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April 26,2025
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Seguito della trilogia Dei tre moschettieri, a quarant’anni dalle vicende di quello.
Ritroviamo i nostri beniamini in vesti molto diverse dalle precedenti: Aramis è diventato conte d’Herblay, e si occupa di una chiesa di provincia con Bazin; Porthos è proprietario di diversi terreni lasciati dalla moglie deceduta prematuramente, e molto ricco; Athos si è trasferito in una proprietà ereditata ed è diventato il conte di La Fere, dove cresce Raoul, il valoroso ragazzo che crede di aver perso i genitori.
Solo D’Artagnan è rimasto luogotenente dei moschettieri del re, come lo avevamo lasciato.
E quando in città si comincia a temere i frondisti, movimento che, con la guida dei principi, cerca di difendere i diritti del popolo povero e scontento per le tante tasse imposte dal cardinale Mazzarino, italiano che ha sostituito Richelieu, amante della regina che si trova ad essere la reggente del re Luigi XIV, ancora bambino, e il cardinale soprattutto comincia a temere per la propria vita, D’Artagnan propone di ricostituire il gruppo di 4 amici che era tanto infallibile e imbattibile in passato e si reca quindi dai tre per cercare di convincerli con promesse di vario tipo, a riarruolarsi.
Trova però terreno fertile solo in Porthos che, pur avendo tanto, è un po’ annoiato per la mancanza di avventure e desidera un titolo nobiliare per non sentirsi inferiore rispetto ai vicini.

Come sempre Dumas è infallibile.
Leggere di come sia dovuto morire in povertà e solo, ogni volta fa male al cuore, sapendo che genio fosse e come in seguito i posteri gli avrebbero dato l’ampio riconoscimento e l’acclamazione che meritava.
La sua capacità di costruire scenari di finzione su basi storiche è secondo me unica e il lavoro di documentazione che deve aver svolto per riuscire a caratterizzare così bene le figure che compiono tali gesta, deve essere stato profondo e consistente.
E già solo questo vale la fama che ha, se teniamo conto di come ai suoi tempi fosse complicato, non avendo internet e pc.

Se già nel primo però non avessi apprezzato il personaggio di D’Artagnan, qui per tre quarti del libri lo ho proprio odiato, sia per il fatto che pensi di poter convincere gli amici per i propri scopi irretendoli con promesse non fondate, unicamente per i propri personali scopi, sia perché poi si riveli ancora la testa calda che era, incline a prendere fuoco facilmente e allo scontro, a causa del proprio orgoglio. E se questo in un giocane potesse essere giustificabile, in un uomo che abbia superato i 40 anni, riesco ad ammetterlo un po’ meno. Nonostante le origine guascone.
Porthos non è cambiato minimamente rispetto al passato, anzi lo ritroviamo con ancora più voglia di gozzovigliare e di battersi dando sfogo agli istinti più materiali, lasciandosi trascinare dal moschettiere.
Athos e Aramis sono invece diversi, distinguendosi per le aspirazioni più elevate, nonostante Aramis resti comunque molto legato ai piaceri della carne e alle donne, come dice lui stesso “molto più moschettiere ora che è diventato abate, di prima”.
Nonostante Athos sia dipinto come uomo eccelso, di spirito più puro e di alti ideali e principi, compassionevole anche quando forse diventa difficile comprenderlo, per cui gli affetti sono sacri, non diventa fastidioso nella sua perfezione, ma capace di produrre maggiore affetto in me e la voglia di abbracciarlo in tante situazioni dove sembra struggersi per chi non riesca a capirlo.
Solo dal ritorno dalla breve parentesi inglese, il moschettiere muta disposizione d’animo e sembra maturare e crescere e riconoscere che le sue azioni siano state guidate dalla sensazione di inferiorità e di insoddisfazione che lo accompagnava.

La figura di Mazzarino è dipinta come un cardinale furbo, avido, abile macchinatore politico, ma senza spina dorsale, non perfido e ingegnoso come il suo predecessore, tanto che a volte sono finita per provare pietà per lui.
Invece la regina no, ben diversa da come la avevamo conosciuta al fianco del marito Luigi XIII, irriconoscente nei confronti di coloro che si sono battuti per lei rischiando la propria vita, abbandonata agli impulsi e alla rabbia, vendicatrice, mi è ben presto diventata odiosa al punto da desiderare che in uno dei vari attacchi o spostamenti venisse uccisa.
Mordaunt è chiaramente figura di finzione inserita perché ci fosse un vero antagonista malvagio che minacciasse il gruppo, se in un primo momento riesce a fare pietà nel lettore, instillando una minima scintilla di comprensione per essersi visto mancare la madre da giovanissimo, man mano che se ne fa la conoscenza, diventa l’incarnazione del male, fino all’ultimissimo istante di vita, senza possibilità di riscatto o di redenzione alcuna.

Mi sono commossa e anche un po’ arrabbiata con Dumas, per la scelta di lasciar morire Re Carlo, nonostante tutti i tentativi fatti per liberarlo in tempo, non comprendendo il senso di questa scelta.
In fondo però trovo che, così come nel primo, questa come altre scelte narrative, siano ciò che rende i romanzi di Dumas tanto perfetti in quanto corrispondenti a verità nonostante si tratti di romanzi cavallereschi, perché corrispondenti alla realtà, sia storica che umana, dove purtroppo i sentimenti più puri e il bene non possono trionfare sempre.

E questo diventa molto chiaro al ritorno a Parigi dei 4, dove Aramis e Athos, nell’attesa dei due amici, assistono alle macchinazioni dei nobili che, alle spalle del popolo, cercano di trarre dalle contrattazioni unicamente risposta ai propri interessi personali nella maniera più egoistica ed opportunistica, vendendosi il popolo.
Parigi è fortunata in questo caso solo perché dall’altra parte c’è quel cardinale descritto poc’anzi, incapace di comprendere dove gli convenga davvero scendere a patti per evitare conseguenze ben più gravi.
Ma forse l’autore intendeva qui proprio dipingere come, azioni basate su questo tipo di interessi non siano mai affidabili e come ciò che se ne possa trarre finisca per rivelarsi sempre poco stabile e saldo.
Sono infatti i quattro a riuscire a comprendere davvero come muoversi in questo dedalo di intrighi e riuscire a raggiungere gli accordi migliori per tutti.

“Che volete, Athos,” continuò Aramis “gli uomini sono fatti così, e non hanno sempre vent’anni. Noi abbiamo ferito crudelmente, lo sapete, quell’amor proprio che dirige da despota tutti gli atti di D’Artagnan. Egli è stato vinto. Non lo avete udito disperarsi sulla strada? “
April 26,2025
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Pubblicato da Alexandre Dumas appena un anno dopo il grande successo di pubblico dei “Tre Moschettieri”, questo “Vent’anni Dopo” del 1845 riprende il racconto dopo un lungo intervallo storico durante il quale molte cose in Francia sono cambiate: il re di Francia Luigi XIII è morto così come il cardinale Richelieu; la regina Anna d’Austria fa la reggente in attesa che il figlio, il futuro Luigi XIV, raggiunga la maggiore età e ha trovato in Mazzarino, il cardinale che ha preso il posto di Richelieu, non solo un prezioso alleato di governo, peraltro poco gradito ai Francesi ma, a quanto dicono le voci, anche un amante fedele. Ma anche i 4 moschettieri hanno 20 anni di più e, a parte d’Artagnan rimasto in servizio come tenente dei moschettieri, si sono separati non solo fisicamente ma anche politicamente schierandosi, in un momento storico in cui i contrari alla politica vessatoria del governo di Anna d’Austria si definiscono “frondisti”, a due a due nei diversi schieramenti politici. Ma nonostante questo fronteggiarsi politico rimarranno gli amici di sempre, fedeli a un affetto e difesa reciproca che supererà ogni avversità e ogni motivo di apparente attrito. Non meno bello, intrigante e avventuroso del precedente, “Vent’anni dopo” racconta, in mezzo a tante avventure, anche l’insurrezione del popolo parigino contro la regina e Mazzarino nonché il momento conclusivo del regno di Carlo I Stuart d’Inghilterra ai tempi di Oliver Cromwell ma anche l’apparizione di un nuovo nemico per i quattro amici moschettieri, una sorta di fantasma che sembra risorgere dalle ceneri di un passato mai dimenticato. Lettura affascinante e trascinante, questo romanzo non può essere trascurato o ignorato da chi ha letto il primo capitolo di questa saga dei moschettieri.
April 26,2025
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in un matrimonio, i vent'anni oltre a equivalere matematicamente alla pena dell'ergastolo scontata di un terzo - come funziona davanti alla legge nei casi di patteggiamento (e la cosa dovrebbe far riflettere) - sono da taluni festeggiati come nozze di cristallo. che, a dirla proprio tutta, come metafora materica trasmette una certa qual impressione di fragilità (spunto di riflessione due).
nel caso di dumas e dei suoi quattro moschettieri, succede il contrario. mi azzarderei quasi a dire che vent'anni dopo è il capitolo migliore della trilogia, con d'artagnan che batte la francia per andare a ripescare uno a uno i suoi vecchi compagni d'avventura (mazzarino, che ha preso il posto di richelieu, gli ha promesso nel caso ci riesca di farlo capitano dei moschettieri, e il ragazzo è sempre stato ambizioso si sa). diciamo che è un po' come quando jake ed elwood si mettono in testa di ricostituire la banda, solo che invece di andare a stanare i pezzi storici mentre suonano con scarso successo all'holiday inn o friggono grassi idrogenati in una tavola calda, qui gli ex campioni del capitano di treville, dopo aver appeso il fioretto al chiodo, vivono più o meno agiati (ma rosi ciascuno da qualche pensiero) chi in un'abbazia, chi in un castello, chi nella tenuta precedentemente acquisita.
qualcuno ha figliato, qualcuno si farà un po' pregare, ma checcavoli son pur sempre moschettieri di francia. li aspettano (e ci aspettano) fughe rocambolesche, missioni a londra, duelli, tradimenti patiti e vendicati, nessun nazista dell'illinois ma è solo un dettaglio.
certo due personaggi immensi non ci sono più. richelieu, che dumas dipinge comunque come un grande e spietato avversario, è stato rimpiazzato dal meschino e più pusillanime giulio mazzarino (tanto per ribadire la solita simpatia francese verso gli italiani). e milady de winter (vorrei spendere una raffica di epiteti per questo carattere letterario splendido, ma l'hanno già fatto dumas e il fido maquet) è morta lasciandoci irrimediabilmente un po' orfani di perfidia (sappi che mi manchi, anne de breuil: tu e tutti i nomi che hai assunto via via). eppure. eppure questo romanzo ha davvero una solidità e una coesione tutte sue. anche a dispetto del fatto che nel finale la banda non resterà insieme a suonare in prigione. ognuno per la sua strada ma comunque tutti per uno, e il seguito si sa.
April 26,2025
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'E quei quattro uomini erano uniti, voi dite?'
'Come se fossero stati uno solo, come se i quattro cuori avessero battuto in un solo petto... e perciò, che cosa non fecero quei quattro!'
April 26,2025
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Better than "Three Musketeers." Characters are much more developed and fleshed out and mature. More mature and thought-provoking themes. Loved reading every minute of it. Not one dull moment in all its 800+ pages. I love Dumas' sense of humor. d'Artagnan and Porthos really stood out so much more in this one, witty and truly humorous--I really enjoy laughing at true wit in a book. It makes me feel happy.

Dumas plays with history quite a bit and these can't be quite called "historical" in a true sense, but as for a general picture, they are great. It's always fascinating to visit history when told in such a fabulous way.

Some great lines:

Ahthos: "...This child has helped me recover all that I had lost. I have lived not for myself, but for him. Instruction is good for a child; but example is worth more. This I have given him. The vices I had I have corrected. The virtues that I had not I have feigned to have..." (pg 136)

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Athos: "Friendship throws out very deep roots into sincere hearts...it is only worthless people who deny that there is any friendship, because they do not comprehend it." (page 138)

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"...[so and so:] was not a sorcerer, but a learned man, which is quite another thing. He did not foretell the future. He knew the past, which is sometimes much worse." (page 152)

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"My child," said the king to Aramis, "do not grieve so. You ask what God is doing? God sees your devotion and my martyrdom, and believe me, both will be recompensed; then blame men for what happens, and not God. It is men who kill me; it is men who make you mourn." (page 592)

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April 26,2025
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I am super fan of The Three Musketeers and I have both The Three Musketeers and Twenty Years After indeluxe, vintage editions and I pride myself of it (I have the right, yeah? ;) ); yet, to me, Twenty Years After is better! I highly recommend it!
April 26,2025
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Como dicen, las obras suelen ser abandonadas, no acabadas. En ese sentido, una secuela implica negar, de una manera u otra, el final precedente, usualmente feliz, para poder continuar con la historia.

Es así que Dumas dedica la primera sección de “20 años después” a mostrarnos la imperfecta felicidad de los personajes. Además de estar separados y distanciados, cada uno de ellos obtuvo lo que quiso, tal y como vimos al final de “Los tres mosqueteros” pero quieren algo diferente, desean algo o no están contentos con lo que obtuvieron, lo cual es bastante común. Si bien por momentos puede ser algo larga, esta sección termina con una gran reflexión sobre la imposibilidad de la felicidad con una buena escena entre D'artagnan y Mouston.

En la segunda sección, se va perfilando la división de bandos que también es necesaria para agregar tensión a la historia aunque, a diferencia de su antecesora, Athos y D’artagan son los que tienen arcos más claros y completos. Los lacayos, Aramis y Porthos tienen una motivación pero no un desarrollo propio. Si bien Mazarin no es Richelieu, no deja de ser interesante.

En mi opinión, la sección más sólida es cuando todos se encuentran en Inglaterra: llena de aventura, humor, irreverencia e ingenio que recuerda a “Los tres mosqueteros”, un enfrentamiento con los fantasmas del pasado y las consecuencias de las decisiones. El lapso de 20 años elegido por Dumas no es gratuito y el tiempo no pasa en vano.

El final es realmente bueno: una escena paralela e inversa a la de “Los tres mosqueteros” con Anna de Austria, la de Athos con D’artagan y Raúl que me emocionó de sobremanera (no puedo con Athos actuando como padre) y el final de Rochefort. Las últimas palabras de D’artagan son perfectas.

Club Clásico es leerte (julio 2021) - Julio tochon

El audiolibro de Librivox en inglés leído por John Van Stan (Savannah, Georgia) estuvo bien. Tenía algunos errores de pronunciación de las palabras de francés pero la mayoría de voces eran adecuadas y suficientemente diferentes para poder seguir la historia.
April 26,2025
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Al termine di questa avvincente e coinvolgente lettura, di un autore caposaldo della letteratura francese ottocentesca, il mio cuore e la mia mente brulicano, ancora, di strategie di salvataggi e piani per salvare vite, avventure in campi do battaglia e incontri di scherma tra spadaccini, avventure tra le campagne francesi e le campagne inglesi, in passaggi nascosti di palazzi o nei sottorenai cittadini, avventure ricche di sangue freddo e speranze per riconquistare diritti perse o rivendicare sconfitte amare, notti insonni passate in locande o in mezzo a campi in attesa dell'avversario, cattivo e infame, viaggi su barche, a cavallo, in carrozza, tra Parigi e Londra, missioni segrete e incarichi ardui e di cui spesso non si sa quale sia il vero obiettivo. Questo è quanto aspetta al lettore che decide di approcciarsi alla lettura di "Vent'anni dopo", seguito de "I tre moschettieri". Esattamente vent'anni dopo dall'arrivo do D'Artagnan a Parigi, guascone di origine, ma dal cuore impavido e gentile e dai valori forti ed inscindibili decide di difendere e di mettersi a servizio dell'esercito francese, tanto da riuscire con la sua caparbietà a far parte del copro dei moschettieri, prestando servizio a Palazzo Reale alla Corte di Luigi XIII e del cardinale Richelieu. In questo nuovo avvincente capitolo, d'Artagnan a trentanove anni è tenente dei moschettieri reali, al servizio del giovanissimo re Luigi XIV, quattordicenne. I suoi compagni invece hanno abbandonato la criera militare: Aramis è divenuto abate, Athos precettore di un giovane che gli somiglia incredibilmente, di cui tuttavia non vuole ammettere di essere padre. Quando, in seguito alle politiche vessatorie della corona, scoppia la rivolta della "fronda", il cardinale Mazarino, succeduto a Richelieu, chiede a D'Artagnan di ricomporre l'invincibile quartetto: affrontando incredibili peripezie i quattro si riuniranno, e lotteranno non solo per la monarchia francese, ma anche per salvare re Carlo I d'Inghilterra dalla spietata sentenza di morte pronunciata dal generale Cronwell. Fra intrighi di palazzo, guardie e perfide regine, anche questa volta i moschettieri useranno tutta la loro destrezza per concludere l'avventura ricoperti di titoli e onore.

Le ambientazioni realmente esistite ed esistenti, quale Palazzo Reale, rinominato Corte Reale, Louvre, Notre Dame de Paris. Richiamano ad eventi e fatti realmente accaduti nella Francia della Corte di Luigi XIV, bambino, che per legittimità è nuovo regnante in Francia, sotto le direttive della mamma, regina Anna d'Austria e la tuttavia del cardinale Mazarino, che vede solo ed esclusivamente ai suoi interessi. 847 pagine, caratterizzate da uno stile ricercato, avvincente, che cattura il lettore, proprio perché è basato su fonti storiche. L'autore mette insieme la penna di uno scrittore che decide di mettere nero su bianco avventura, intrighi, storia e la penna di un giornalista che vuole fare la cronaca di una città, di un Paese, raccontando delle vicende che si trova a vivere, le contrarietà e anche la gloria. Non con l'occhio di chi vuole semplicemente raccontare, ma con lo sguardo i un osservatore attento, pronto a raccontare con criticità e con distaccatezza le vicende.

Un vero capolavoro che consiglio assolutamente, di cui si potrebbe dire ancora tanto, ma 847 pagine non è facile riassumerle in poche parole, tante vicende che si intrecviano e fatti decondari, che servono a far incastrare ogni singolo pezzo del puzzle insieme. Essendo parti da fonti storiche , Dumas, sviluppa una storia romanzata e deve triavre il modo di far incastrare il tutto e Lui ci riesce perfettamente. La sua abilità si riscontra in modo tangibile in ogni singola frase del romanzo. Non è mai banale, non fa mai calare l'attenzione del lettore, non si perde mai il filo, perché richiama sempre ai personaggi e agli eventi, raccontati ne "I tre moschettieri" o in capitoli precedenti. Ne vale davvero la pena, anche per conoscere una parte di storia della monarchia francese, che non sia quella raccontata nei libri di storia. Per questo motivo la lettura è bella, si imparano sempre cose nuove, si approfondiscono argomenti, si leggono di punti di vista diversi su uno stesso argomento.

Buona lettura, Stefano.
April 26,2025
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It's been twenty years since the close of The Three Musketeers, and only D'Artagnan remains in service to the French Crown. Richelieu is dead and his protege Mazarin now holds the power behind the throne. Anne of Austria rules as regent for her young son, and civil war threatens France.

D'Artagnan is sent to bring the Musketeers out of retirement, but they find themselves at odds between the two sides in the civil unrest. D'Artagnan wants to be promoted to captain and Porthos who wants to be a baron, side with Mazarin, Athos and Aramis with the Fronduers (sp?). However, they soon find that although much has changed, their love and friendship for each other remain intact, particularly when faced with the evil son of Milady, who is bent upon revenge against those who executed his mother.

There's way too much plot to even try to explain, leave it to say that there is much adventure and derring do, from the civil war in France to the conflict between Charles I and Oliver Cromwell in England. I especially enjoyed the nail biting, sit on the edge of your seat excitement during the escape from England and Mordaunt, along with the rescue of D'Artagnan, Porthos and Athos from Mazarin (what fun!). Along with the excitement comes the humor of their constant banter and escapades making for a near perfect read.

I personally liked the parts in England the best, but I think that's because I have a better understanding of English history than French. Even after researching that period in France and Mazarin online, I still got a bit confused at times, but that is a minor issue in comparison to the rest of the story. Dumas is brilliant (as always) and his dialogue is among the best (as always). An awesome sequel to the Three Musketeers, and I am looking forward to starting the next chapter in this story, The Vicomte De Bragelonne.
April 26,2025
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Straordinario! Un romanzo storico pieno di avventure, colpi di scena, personaggi ben delineati.
Scene dall’ilarità unica che tengono vivo il ritmo della lettura. Ho amato il buffo Mosqueton, Athos con la sua saggezza, D’Artagnan con la sua incredibile perspicacia. Ogni personaggio di questo libro è un tassello essenziale alla riuscita della trama che Dumas tratteggia con abile maestria.
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