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April 17,2025
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Puoi trovare questa recensione anche sul mio blog, La siepe di more

Ci ho messo un bel po’, ma alla fine ho proseguito la cosiddetta Trilogia di Auschwitz, alias i tre libri scritti da Primo Levi sulla sua esperienza come prigioniero nel campo di sterminio e il suo successivo ritorno in Italia. Proprio del ritorno si occupa La tregua, scritto molti anni dopo Se questo è un uomo e molto più ponderato.

Non ho molto da scrivere: La tregua fa parte di quei libri che si leggono e dai quali si cerca di formarsi gli anticorpi per non costringere mai più nessun essere umano in un abisso di disumanità tale da dover rimparare a vivere per come siamo abituatз – così tanto abituatз che è difficile dare una definizione di cosa sia esattamente vivere. Non ce la stiamo cavando granché bene e questo fin da quando Levi era ancora vivo: ma d’altro canto, lui stesso ci ha detto che è una lotta continua, che bisogna sempre mantenere la guardia alta, senza mai rilassarsi.

A questo proposito, e ben conscia dell’irragionevolezza del paragone tra la nostra situazione attuale con quella storica dei campi di concentramento, qualcosa si è smosso dentro di me nel leggere della tregua tra Auschwitz e l’incubo di Auschwitz. Ne leggo ovunque e la sento dentro di me: la sensazione di essere sull’orlo del cambiamento e di star cadendo indietro, dalla parte delle risposte fallimentari che ci hanno portato a questo presente pantanoso.

Nel mio piccolo e per assurdo, ho sentito l’angoscia di quello che è stato e potrebbe ritornare e che, purtroppo, in alcune zone del mondo, è già ritornato. Ma anche senza l’orrore estremo dei campi di sterminio, nel mondo ci sono innumerevoli segnali di pericolo, minimizzati e sdrammatizzati con la sicurezza di chi è convintǝ che quella è storia vecchia, passata, da studiare sui libri di scuola per prendere la sufficienza e via.

Ci siamo rilassatз troppo. Come se ne esce adesso? Come si riprende la retta via senza deragliare di nuovo?
April 17,2025
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¡precioso! nunca me había puesto a pensar seriamente en lo que había pasado después de que los liberaran de los campos de concentración. Ha sido una gran sorpresa leer este libro.
April 17,2025
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La tregua funciona como bisagra entre los momentos en el campo y la vida tras el campo.

Es la historia de los meses que pasan desde la liberación hasta el regreso a casa. No es un libro indispensable pero sí que cuenta algo que yo personalmente desconocía todo lo que nos cuenta.

Me extiendo más en

https://lahierbaroja.com/2024/08/29/l...
April 17,2025
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Este é o relato do regresso de Primo Levi a casa, após a libertação de Auschwitz pelos russos. De finais de janeiro a 19 de outubro de 1945, data em que chegou a casa, em Turim, foi uma viagem longa, com incerteza, obstáculos e várias paragens.

Mesmo depois da retirada dos alemães, muitos não resistiram e morreram por falta de tratamento, de fome, de frio. Ao longo dos meses que se seguiram, apesar de já não serem prisioneiros, sofreram provações e não tiveram a vida facilitada.
Da Polónia, passando por várias localidades soviéticas, pela Roménia, Hungria, Checoslováquia, Alemanha e Áustria, foram meses de desespero e pouca informação. A Europa estava destroçada pela guerra e seus povos confrontados com a miséria e muitas vezes o medo.

Primo Levi deixou um testemunho precioso do Holocausto e da crueldade de que os homens são capazes. Um testemunho importante e tão necessário nos nossos dias.
Vivemos num tempo em que assistimos constantemente a retrocessos e violações dos direitos humanos, não só em locais mais distantes mas também no chamado mundo desenvolvido. A literatura de testemunho pode ser uma arma poderosa para combater a desinformação.

No dia 27 de Janeiro assinala-se, o Dia Internacional em Memória das Vítimas do Holocausto. Passados 80 anos, é essencial recordar que a desumanização e o ódio resultaram em milhões de mortos no Holocausto. A literatura de testemunho é muito importante para que nunca sejam esquecidos.
April 17,2025
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Guerra è sempre.

Anni dopo l'orrore dell'indicibile, di Auschwitz, Primo Levi ci fa il dono de La tregua: non solo il racconto del viaggio di ritorno, una serie di peripezie attraverso l'Europa orientale, ma un inno alla vita che per un momento di pausa, un momento per l'appunto di tregua, rinasce, si riafferma.

Di qui l'insistenza di Levi nel racconto corale di un'umanità che dopo il processo di annullamento spirituale ancor prima che fisico del Lager esplode, una serie di personaggi (persone) che lasciano il segno nella mente e nei ricordi dei lettori - uno su tutti Cesare (Lello Perugia), il figlio del sole, protagonista delle pagine più leggiadre dello scritto - per la loro carica vitalistica: nel bene e nel male, nelle virtù ma anche nei vizi, si riappropriano di ciò che significa essere umani.

Però il viaggio resta viaggio, parentesi, discorso sospeso: tra il Male reificato, il Lager, e tutto ciò che verrà dopo, l'abisso che si è ormai rivelato incancrenito nelle viscere dell'Europa e del mondo, per sempre. Le ultime pagine sono le più atroci, in un certo senso, struggenti: paradossalmente, più la fine dell'esilio si avvicina, più il ritorno a casa si avvicina, più il tono si incupisce, si impietra: il paragrafo sul perché Levi provi solo pena quando si ritrova tra i tedeschi per la prima volta dopo Auschwitz è un macigno.

Nell'appendice al mio volume, Levi riporta una frase rivelatrice: il Lager, quello che è stato il Lager, non si può e non si deve comprendere, perché la comprensione implica un processo empatico che è da evitare. Non capire, dunque, ma conoscere, conoscere sempre, conoscere tutto.

Sapere tutto.
April 17,2025
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Attaisnojamas gaušanās, ja tāda izskanētu, vietā asprātīgs atmiņu izklāsts. Dikti aizraujoša grāmata.
April 17,2025
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La tregua è un intervallo fra due guerre. La prima è quella narrata in "Se questo è un uomo", la seconda è quella che inizia alla fine di questo romanzo, quando l'autore torna finalmente a casa. "Dove avremmo attinto la forza per riprendere a vivere, per abbattere le barriere, le siepi che crescono spontanee durante tutte le assenze, intorno ad ogni casa deserta, ad ogni covile vuoto?"
Presto, ci dice Levi, sarebbe iniziata una nuova battaglia "contro nemici ancora ignoti, dentro e fuori di noi". I lunghi mesi trascorsi nel viaggio di ritorno, allora, costituiscono una tregua, "una parentesi di illimitata disponibilità, un dono provvidenziale ma irripetibile del destino."
April 17,2025
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n  Guerra è sempren

Gennaio 1945.
L’assurda e disperata ritirata nazista di fronte all’arrivo dell’Armata Rossa, svuota Auschwitz.
I malati vengono abbandonati al loro destino e Primo Levi è tra loro.
E’ il 27 gennaio (quello che oggi celebriamo come giorno della Memoria) quando arrivano le prime pattuglie russe.



Incomincia un racconto vorticoso che partendo dall’infermeria del Lager di Buna-Monowitz e poi al campo grande di Auschwitz attraversa un Europa devastata da una guerra che ancora non si è fermata.
Levi racconta minuziosamente luoghi e persone in una faticosa presa di coscienza di essere scampati alle atrocità del lager ma ci sono incubi da cui è impossibile fuggire:

... nulla mai più sarebbe potuto avvenire di cosí buono e puro da cancellare il nostro passato, e che i segni dell’offesa sarebbero rimasti in noi per sempre, e nei ricordi di chi vi ha assistito, e nei luoghi ove avvenne, e nei racconti che ne avremmo fatti.”




Alla fame costante di cibo si aggiunge quella dei rapporti umani negati ed ora così spontanei.
Una girandola di voci e di storie attraverso l’Europa orientale con l’obiettivo di tornare a casa.

“La tregua” segue il racconto di “Se questo è un uomo” ed anche qui in esergo una poesia parla di un incubo che non abbandona e non può essere abbandonato.


"Sognavamo nelle notti feroci
Sogni densi e violenti
Sognati con anima e corpo:
Tornare; mangiare; raccontare.
Finché suonava breve sommesso
Il comando dell’alba:
«Wstawać».;
E si spezzava in petto il cuore.
Ora abbiamo ritrovato la casa,
Il nostro ventre è sazio, Abbiamo finito di raccontare.
È tempo.
Presto udremo ancora
Il comando straniero:
«Wstawać».


(11 gennaio 1946.)


La tregua è illusione.
La guerra è sempre


NB- Non metto stelline a memorie ed autobiografie.
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n  Rilettura Aprile 2022n


n  ...poiché non è dato all’uomo di godere gioie incontaminate.n

Un viaggio come reale sospensione delle convenzionali misure di tempo e spazio.
M’immagino quest’Europa ferita, brulicante di donne e uomini vestiti di stracci.
Ognuno con il suo pesante bagaglio di dolori: valigie che alcuni non riescono a chiudere, altri serreranno per anni, forse per sempre.
Donne e uomini che per motivi diversi (a volte opposti) si spostano e si incrociano su sentieri determinati dal caos.
Ognuno teso a ricollocarsi nel proprio spazio con l’ansia timorosa di scoprire che il ricordo non coincide più con il reale.
Sono pagine scritte con sorriso per la gioia di una nuova e insperata libertà.
Sono ricordi di una grande fame di incontri e relazioni con l’Altro dopo due anni di paralisi.
Un viaggio che è ”una piccola odissea ferroviaria entro la nostra maggiore odissea”.
Una grande opera storica, letteraria, umana.

April 17,2025
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"Atelpa" ir Primo Levi personiskais stāsts par atgriešanos no Aušvicas. Ceļš uz mājām nav viegls – tas prasa spēku, pacietību un ticību. Lai gan brīvība ir sasniegta, tā nāk ar jaunām grūtībām, aukstumu, izsalkumu un bailēm.

Grāmatā ir daudz informācijas, tā ir dokumentāla un ar filozofisku pieskārienu, tā lasās lēni, bet sniedz dziļu ieskatu vēsturē un cilvēka izturībā.

Ļoti gribētos, lai latviski tiktu izdoti vēl citi Levi darbi, piemēram, "Vai tas maz ir cilvēks", kas ir šīs grāmatu sērijas pirmā daļa.

"Brīvība bija mums visapkārt, taču tai bija nežēlīga, tuksnesīga līdzenuma veidols. Mūs gaidīja jauni pārbaudījumi, jaunas grūtības, jauns izsalkums, aukstums un bailes."
April 17,2025
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Primo Levi's trilogy of books about Auschwitz are a staggering achievement. He writes without compromise of the atrocities that men are capable of but also of the triumph of the human spirit of the interned. Most significantly he deals with issues that are particularly difficult: does a prisoner who steals food from a dying man bear the same guilt as the nazis? Who should or shouldn't be forgiven?
He despairs over whether the world will someday forget what happened and felt obligated to write his story just as we all should feel obligated to read it. His suicide came as a great blow to me--this gentle and eloquent man yet another casualty of Auschwitz.
April 17,2025
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La tregua - Primo Levi

"Sognavamo nelle notti feroci
Sogni densi e violenti
Sognati con anima e corpo:
tornare; mangiare; raccontare.
Finché suonava breve sommesso
Il comando dell’alba;
«Wstawać»;
E si spezzava in petto il cuore.
Ora abbiamo ritrovato la casa,
il nostro ventre è sazio.
Abbiamo finito di raccontare.
È tempo. Presto udremo ancora
Il comando straniero:
«Wstawać»."

Comincia con questa poesia il
secondo libro della trilogia d'Auschwitz, dopo "Se questo è un uomo" e prima de "I sommersi e i salvati".
Crudo, duro e straziante il primo, dolceamaro il secondo. Racconta il tortuoso e infinito viaggio di ritorno dopo la fine della guerra; viaggio cominciato nel gennaio 1945 e terminato nell'ottobre dello stesso anno.
Dolce per l'indefinibile felicità della prospettiva del ritorno, amaro perché chi ha vissuto gli anni del Lager nazista non riuscirà a dimenticare facilmente.
La fame, la sete, le malattie, la disperazione impotente per coloro che non ce l'hanno fatta si ripresenteranno ancora per molto tempo nei pensieri, nei sogni e nei gesti quotidiani. La nostalgia è impellente e diviene dolorosa come una ferita.

"La nostalgia è una sofferenza fragile e gentile, essenzialmente diversa, più infima, più umana delle altre pene che avevamo sostenuto fino a quel tempo [...] un dolore limpido e pulito, ma urgente: pervade tutti i minuti della giornata, non concede altri pensieri, e spinge alle evasioni."

Una parola in particolare imperversa come un incubo, "wstawac", che in polacco significa "alzarsi"; la parola che dà la certezza della propria fine.
È avvincente questo romanzo, nelle descrizioni, nella storia, nel ritmo del racconto.
Levi descrive i suoi compagni con trasporto: il cinico e disilluso greco Mordo Nahum, il romano e furbo affarista Cesare e gli altri secondari personaggi che faranno da contorno nelle lunghe soste e durante il difficile viaggio.
Ci sono anche alcuni momenti che strappano un sorriso: le modalità d'acquisto della gallina o gli sketch teatrali organizzati sui due piedi.
È un romanzo emozionante e tenero nella sua durezza; sicuramente una trilogia imperdibile per chi vuol rendere omaggio al "giorno della memoria" con una testimonianza reale ed evocativa.
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