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April 25,2025
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Down and Out in Lovecraft and Borges

At some point (but not today) I intend to do a review of Borges and Lovecraft together. Not to say anything important but merely to understand how they depend on one another. I think it is clear that Borges borrowed from Lovecraft. And I think it is just as clear that we read Lovecraft in light of what Borges did with the genre of fantasy/horror.

At least a half dozen stories have been identified by readers as ‘cross-overs’ as it were from Lovecraft to Borges. And it is difficult to conceive of an interpretation of the genre that doesn’t presume the philosophical challenges put by Borges. But I think the influences may be much more widely seen in the detail of the stories.

One obvious connection is the way both authors use the Arabic world, and Islam especially, as a focus for spiritual mystery. Borges admitted to trying to write in the Arabic tradition during a seminar in the 1970's. Lovecraft flirted with Islam in his young adulthood and clearly is familiar with Islamic, particularly Sufi, mythology.

Another connection between the two authors is their use of space in a story to represent spiritual awakening, often in an inverted form: Lovecraft tends downward, inward into the earth and to the South when he enters the realm of the soul, hell, and fear. Perhaps this reflects his New England upbringing and the remnants of Puritan myth. Borges also goes downward but then typically rises upwards and puts his most primitive worlds in the North. Could the swamps and relative wildness of Uruguay and the Ibera Wetlands be a sort of gnostic symbol of earthly chaos directly opposed to Protestant certainties?

Who knows, maybe in my twilight years something will emerge.
April 25,2025
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Sin intención de herir susceptibilidades, pero, ¡Que pinche rebuscado está esta madre, "man"!, Ya se que el tren del mame de Borges es un Maglev con pitomil vagones de tres pisos, y cualquier crítica que tenga hacia la manera de escribir de este "güey" va a ser automáticamente bloqueada por uno de sus defensores con el revire típico de "... no te gustó porque estás muy menso para entenderlo" o algo por el estilo; pero me vale, ahí va mi muy humilde opinión.

La neta, las premisas de sus historias están chingonas, El Zahir, El Aleph y El Muerto tienen ideas bien "tripeadotas", pero no me capturaron tanto como si me las hubiera contado uno de mis compitas mariguanos (El "Stroke") en la peda como a eso de la 3 AM cuando la "partysona" ya murió y los únicos que quedan son tu y un par de "homies" diciendo puuuura pendejada con el vocabulario limitado pero conciso que solo un "vato" pasado de copas puede tener.

Ya cuando el "jijiji/jajaja" se acabó, cuando te cansaste de llorar por tus desgracias personales maximizadas y aumentadas por el alcohol, cuando te aburriste de rayarle la cara y las nalgas al pobre ingrato que decidió (o no pudo evitar) quedarse "dompeado" en el piso de la sala, a esa hora cuando ya es tan temprano que ya se te hizo tarde pa dormir y lo único que te queda es ayudar a tus camaradas a aguantar 3 horas mas pa' ganarle al sol, cuando el cerebro ya las está dando y no sabe si lo que viste pasar era una bolsa de basura, un ratón o uno de esos aliens/araña que se te trepan a la cara, a esa hora es cuando el potencial para contar/escuchar "bembadas" ha llegado a su apogeo y es cuando estas historias pueden trascender.... pero nada más ahí.

Si agarras el Aleph después de una buena dormida mientras te tomas tu cafe a las 10 AM ya bien desayunadito te vas a preguntar a ti mismo que chingados estás leyendo.

Finalmente, lo de que está bien enredoso, el vato este se quedó ciego y sus últimas obras las hizo dictándole a su morrita, pero pa' ser honesto había veces que me imaginaba a este viejillo dictando y a su doña escribiendo cualquier otra mensada menos lo que le dictaron mientras le paraba el dedo riéndose de el, había lineas que "ayjoesumare" las tenía que leer varias veces.

Un compa me dijo que agarré el libro mas difícil y que debí de haber empezado con Funes o el de Ficciones, y a lo mejor es verdad, pero en un buen rato no lo voy a saber porque no me quedaron ganas de meterme lineas de este cabrón, tal vez en un par de años.
April 25,2025
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All'interno di questa raccolta ogni storia oltre a racchiudere un universo a sè stante, riesce a contenere almeno una parte della grande sapienza di Borges.
L'Aleph è un insieme di racconti fantastici, che dimostrano la grande capacità dell'autore di fondere la finzione e la realtà, lasciando il lettore in un apparente stato di sbalordimento.
Sono storie brevi estremamente colte, ricche di riferimenti a testi e autori tutt'altro che noti. Sono storie religiose, orientali, mitologiche, esoteriche, fantastiche ma spesso anche realistiche.
I temi principali che spesso vengono affrontati in questa raccolta sono il destino e l'infinito (con una particolare attenzione rivolta ai labirinti). Sono due argomenti difficili da sviluppare, anche se ovviamente, Borges li affronta con grande lucidità mettendo sempre in primo piano l'individuo e riuscendo a commuoversi davanti all'elemento tragico sempre presente nella vita umana.
Ci sono tante storie su cui varrebbe la pena soffermarsi: ad esempio il bellissimo racconto Storia del guerriero e della prigioniera. Nel quale viene narrata la triste storia del barbaro Droctulft che mentre assedia Ravenna, decide di abbandonare i suoi e si unisce ai nemici dopo essere rimasto attonito davanti alla grandezza dei monumenti, pur non riuscendo a comprendere il significato delle iscrizioni. La vicenda viene poi accomunata con una storia più personale vissuta dallo stesso Borges.
Ma anche La casa di Asterione un testo breve ma geniale che riesce a rendere umano uno dei personaggi più mostruosi della mitologia, con un finale davvero acuto.
E non potrei non citare il racconto forse più importante: L'Aleph che ha per protagonista proprio l'autore del libro, anche se l'elemento principale è l'Aleph: uno dei punti dello spazio che comprendono tutti i punti e da dove si riesce a vedere ogni luogo della terra da tutti gli angoli. Uno strumento (non so quanto sia corretto definirlo in questo modo) estremamente sofisticato che riesce a definire nel modo più preciso la concezione stessa dell'infinito.
Nonostante la grandezza di questi racconti, devo però rivedermi su alcune cose, dopo aver letto Finzioni, L'aleph non è riuscito veramente a stupirmi, forse perché molte delle storie presenti in questa raccolta (pur avendo un'identità totalmente diversa) sono al limite dell'analogia.
L'Aleph è comunque una raccolta davvero degna di nota: imprescindibile, inconfondibile e indimenticabile, che come le altre opere di Borges stravolge la letteratura, la reinterpreta ma soprattutto la cambia.
Una piccola Bibbia di universi mai esistiti, ma che potrebbero comunque esserci.

April 25,2025
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Raccolta di racconti di Borges successiva a “Finzioni” è “L'Aleph”, composta anch'essa di molti scritti precedentemente apparsi in quotidiani e riviste culturali e anch'essa ampliata e riveduta in successive edizioni. I diciassette racconti presenti in questa raccolta, a detta di molti lettori l'opera più riuscita, nota e rappresentativa di Borges, appartengono, come sostiene l'autore, al genere fantastico (all'infuori di due, più realistici: “Emma Zunz” e “Storia del guerriero e della prigioniera”). E in tutti questi si nota, infatti, una prosecuzione delle tematiche già approfondite nelle opere precedenti.

Quasi onnipresente è il simbolo del labirinto, sia esso un edificio appositamente costruito per confondere e stupire, una prigione, un'abitazione o un insieme di costruzioni, o addirittura una città caotica, il mondo o l'intero universo. In tutti i casi, ci troviamo di fronte ad una potentissima metafora del mistero intricato, del garbuglio insondabile, dell'inconoscibilità del reale.

Inoltre, vengono ampiamente sviluppati anche i temi dell'apocrifo e del falso: ad esempio, nella descrizione minuziosa di luoghi, di oggetti e di libri immaginari, mai realmente esistiti, eppure armonicamente e deliziosamente inseriti nella realtà che ci circonda e che è stata; finzioni comunicanti con essa in un continuo gioco di specchi, oscillanti tra il vero ed il fittizio. Anche qui deriva la confusione, l'impossibilità di discernere tra reale e immaginario, tra verità e finzione.

Altre tematiche toccate e approfondite in questi racconti sono quelle dell'eresia e del doppio, del cosmo come caos e del nulla come autentica realtà, della relatività del tempo e dell'eterno ritorno, delle vite già vissute e dei destini tragici ed inevitabili, dell'identità degli opposti e della Storia universale come infinita concatenazione di cause e di effetti, della visione estatica del divino e dell'universo.

L'ambientazione onirica, sognante, di questi racconti attinge alle fonti più disparate: dal mito greco alla cabalistica ebraica, dalle leggende arabe alla scolastica cristiana, dalla mitologia scandinava alla filosofia tedesca, fino all'epica argentina. La narrazione viene poi intrisa di simboli e allegorie, di citazioni colte e di fini speculazioni, di acute riflessioni che continuamente sembrano rimandare alle grandi questioni filosofiche, teologiche e metafisiche su vita e destino, morte ed immortalità.

Inutile fare un riassunto dettagliato di ogni singolo racconto: di sicuro non ci si pentirà di averli letti. I miei preferiti: il primo racconto, “L'immortale”, storia di un soldato romano che insegue la leggenda della mitica Città degli Immortali, e che la trova nel deserto africano; “I teologi”, narrazione giocata sulle vite opposte eppure uguali di un eresiarca condannato, Giovanni di Pannonia, e di un teologo autorevole, Aureliano di Aquileia; “Storia del guerriero e della prigioniera”, una sorta di analogia tra la vita del barbaro Droctulft, che cambiò schieramento, senza essere considerato traditore, e difese la città di Ravenna, e quella della nonna di Borges, inglese in esilio in Sud America; “La casa di Asterione”, una rivisitazione del mito del Minotauro, vista dalla prospettiva di quello che “più che un mostro, è un freak. Combina molti tratti diversi e contraddittori. Ha qualcosa di animale, di umano e anche di divino. Commette crimini orribili, ma è anche in qualche modo innocente, inconsapevole di quello che fa”; “Deutsches Requiem”, memorie del nazista Zur Linde, “una specie di santo, ma sgradevole e stupido, la cui missione è ripugnante. Discendente di eroi militari, ma il suo eroismo è torturare e uccidere Ebrei indifesi. Pratica una specie di etica dell'infamia”; “Lo Zahir”, racconto fantastico in cui la voce narrante è ossessionata dal ricordo di una moneta che crede magica, ma maledetta, e dalla quale si è voluta liberare (rifacendosi al Corano, Zahir “in arabo, vuol dire notorio, visibile; in questo senso, è uno dei novantanove nomi di Dio” ed è “simbolico specchio dell'universo”: in altri termini, una visione mistica); “I due re e i due labirinti”, una leggenda araba che sembra uscita dalle “Mille e una notte”, e che l'autore vuole farci credere provenire proprio da queste; e, infine, l'ultimo racconto, “L'Aleph”, che dà il titolo all'opera e che sembra chiudere la narrazione circolare di questa raccolta.

Molto significativa, infatti, è la scelta di inserire in ultima posizione il racconto che dà titolo all'intera opera: l'Aleph è la prima lettera dell'alfabeto ebraico e nella tradizione cabalistica designa la divinità e l'armonia dell'universo, e analogamente in questo racconto è un ineffabile oggetto (ispirato all'uovo di cristallo di un famoso racconto di Wells), o meglio un misterioso “luogo che contiene tutti i luoghi del mondo” (nella prima stesura del racconto questo luogo era chiamato Mihrab, termine mutuato dall'ambito culturale islamico). Alla conoscenza di questo luogo, il protagonista del racconto (che è Borges stesso: l'autofiction non è un espediente letterario così recente!) viene iniziato da un poetastro, Carlos Argentino Daneri (forse un omaggio, ma anche una parodia, di Dante Alighieri). L'Aleph è dunque una finestra sull'infinità di tutto ciò che esiste, una visione mistica grazie alla quale l'osservatore può sperimentare un'unione panteistica, senza tuttavia poterla riferire con precisione. In questi termini, l'Aleph può essere visto come il simbolo centrale dell'intera opera di Borges.

È la prima volta che leggo integralmente “L'Aleph”, ma ricordo ancora benissimo, nonostante i molti anni passati, le sensazioni che provocò in me la lettura, in un'antologia scolastica, de “La casa di Asterione”. Pura meraviglia, con un pizzico di tristezza e malinconia.

Certo, tutti racconti notevoli e alcuni davvero imperdibili, questi de “L'Aleph”: ma forse, l'aver già letto “Finzioni”, opera straordinaria anche perché è stata la prima di questo particolare genere di racconti, un po' abbassa l'entusiasmo, lo stupore e la meraviglia di fronte all'inaspettato, e rende in qualche modo prevedibile la lettura di questa successiva raccolta. Lo disse anche Borges, che con “L'Aleph” chiuse una prima stagione “fantastica” per passare, con “Il manoscritto di Brodie” ad un taglio narrativo più realistico: la principale motivazione stava nell'essersi “reso conto che il tipo di storia dell'Aleph e di Finzioni sta diventando qualcosa di abbastanza meccanico, e che la gente ormai si aspetta da me quel tipo di cosa”.

L'immaginazione e la cultura di Borges sono state sconfinate: secondo alcuni, ha inventato un nuovo modo di fare letteratura, mentre per altri la sua grandezza è stata non tanto nella creazione di qualcosa di nuovo, ma nel saper rinnovare ciò che già era presente negli infiniti campi della conoscenza. In questo senso, lo scrittore argentino ha saputo rimanere nel solco dei grandi del passato, pur essendo unico nella sua potentissima e vivacissima fantasia: la sua opera è come se fosse un'enorme enciclopedia plasmata dall'immaginazione, un continuo esercizio di stile, un'infinita dichiarazione d'amore per la letteratura, per la filosofia e per la cultura in generale, un irrequieto interrogarsi sul destino dell'uomo e sulla sua esistenza, eterna e fragile, eccezionale e tragica, dolorosa e inutile, solitaria e misteriosa.
April 25,2025
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Perfecto el libro y perfecto el cuento.

Éste cuento se puede leer como una anti-Divina Comedia, o digamos una Prágmática Tragedia.



El protagonista es acompañado por un poeta (ahora un mal poeta) a descender al inframundo (la escalera y la bodega de una simple casa) donde presenciará la revelación de su amada (el ideal de Beatriz, que se llama igual en Dante, ahora es desidealizado: la muestra no virtuosa, se le insinúa pecadora y "Borges" ve el cáncer en su pecho y luego su cadáver), además la revelación de todo lo que existe (ve todo pero no está el Creador, no lo hay).

En la original, el protagonista ya ascendido va a contemplar a Dios. Dante -ante la tamaña dificultad de describirlo- recurre a una solución que no diré (muy atrevida para la época). Borges, recurre a otra, que tampoco diré: cuando el individuo tiene la visión de la totalidad de experincias del universo (lo que para Borges es casi "Dios" -uno Spinoziano-) algo paradojal le será revelado.

Borges juega con la concatenación de sus cuentos. El Aleph no es uno solo (como objeto) aunque sólo exista uno a la vez (como el mutante Zahír, otro cuento de Borges). Lo anterior, a su vez, participa de la idea del eterno retorno con la que Borges ensayó en otros escritos. Es increíble como este escritor de inicio a fin, en sus más de 50 años escribiendo, siempre tuvo claro el norte de su obra como totalidad: los motivos que se repiten o desarrollan, las preguntas y respuestas (con décadas de diferencia entre una y otra).

En sus inicios Borges crea un cuento donde el minotauro del laberinto espera sin beligerancia al héroe (parte por el fin). Luego, casi cercano a su muerte, crea un poema donde se versa la hazaña heroíca de Teseo (el inicio conocido por todos), cerrando el gran círculo de su obra y del tiempo.
April 25,2025
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-Diferente, interesante, atractivo y generador de tendencias incluso en la actualidad.-

Género. Relatos.

Lo que nos cuenta. Recopilación de relatos (el autor prefería la palabra cuentos, así que respetemos eso) de Borges, que nos llevarán desde el hallazgo de un objeto increíble hasta conocer los recuerdos de un inmortal, pasando por los pensamientos de un peculiar protagonista en su todavía más peculiar hogar o un juicio en el Punjab, entre otras tramas.

¿Quiere saber más de este libro, sin spoilers? Visite:

http://librosdeolethros.blogspot.com/...
April 25,2025
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Mi primer libro de Borges. De él solo leí un microrrelato muy bueno, pero nada más.

El Aleph es un libro que exige al lector/a una gran parte. Cada cuento es un universo cargado de referencias, de significados; es un paseo a la biblioteca y a las experiencias del autor.
A su vez, las historias van a lo concreto, en el sentido de que deja las florituras de lado, y te muestra con genialidad y eficacia la construcción de un cuento. Un estilo único.

Pienso que es fundamental que el lector o lectora vaya con paciencia porque es un contraste comparándolo con la mayoría de los libros de hoy en día (sin ser despectivo). Acompañarlo con un audiolibro pienso que mejora la experiencia, y si luego se busca un análisis de cada cuento para que no quede nada suelto, aún mejor.
April 25,2025
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اغلب داستان‌های این کتاب با کتابخانه بابل و باغ گذرگاه‌های هزارپیچ مشترکه و به‌نظر من ترجمه میرعلایی و سیدحسینی روان‌تره.
April 25,2025
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«Ma non ho soltanto immaginato giuochi; ho anche meditato sulla casa. Tutte le parti della casa si ripetono, qualunque luogo di essa è un altro luogo. Non ci sono una cisterna, un cortile, una fontana, una stalla; sono infinite le stalle, le fontane, i cortili, le cisterne.»

Non manca molto al trentennale della prima lettura, eppure ricordo ancora dove ero, in che posizione stavo mentre leggevo, la sensazione di vedere spalancarsi stanze nella mia testa, il desiderio e la vertigine di attraversale tutte.
April 25,2025
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کتاب شامل هفده داستان کوتاه است. ترجمه‌ی کتاب سنگین بود؛ پر از کلمات دشوار و جملات سخت خوان. در متن داستان ها ارجاعات و نام‌های تاریخی فراوانی وجود دارد که خواندن کتاب را باز هم دشوارتر می‌کند.
اما در مورد محتوا؛ ایده‌های طرح شده در برخی داستان‌ها هیجان‌انگیز، پر مغز و عجیب هستند. ممکن است با کاهنی دربند مواجه شوید که در میان خطوط بدن ببری، کلام خدا را شهود می‌کند و به قدرت مطلق دست می‌یابد، یا با شاعر دیوانه‌ای که در زیرزمین خانه‌اش -بر روی آجری- الفی نقش بسته که در آن تمام جهان پیداست.
از متن کتاب:
کدام نیت ناشناخته‌ای (از خودم می‌پرسم) وادارم کرد آن سر شب آن گلوله‌ها و این نقص عضو را پیدا کنم؟ یقینا خوف از جنگ نبود، از این بابت آگاهم؛ بلکه چیزی عمیق تر از آن. سرانجام سر از آن در آوردم. مردن در راه یک مذهب، آسان‌تر از زیستن‌اش با تمام وجود است.
April 25,2025
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Alef je tačka u prostoru koja sadrži sve ostale tačke. Svako ko pogleda u nju, može da vidi sve u svemiru iz svakog ugla istovremeno, bez izobličenja, preklapanja ili zbrke...
Nije li Internet jedna vrsta Alefa, jer u njemu možemo videti (skoro) sve u (skoro) isto vreme?
April 25,2025
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Tercera vez en mi vida que leo este libro y cada vez encuentro nuevas puertas metaliterarias por las que ingresar. Cada frase de estos relatos es una referencia intertextual. Es literatura sobre la literatura. Los hilos que cosen las composiciones están a la vista: el narrador sabe que narra, que ha leído, que está citando, que parafrasea y que su identidad es un reflejo, una mímesis desvergonzada de su autor. Borges es un personaje más de su literatura y trae consigo a sus abuelos, sus lecturas, sus sueños, sus poesías. La palabra laberinto se repite infinidad de veces, los guiños a autores reales (Kipling) o inventados también abundan. Quiero recordar esa técnica de remate que Borges maneja tan bien, ordenando todos los componentes para que sea la última frase, la final, la que devele todo el sentido previo. También, que es sucinto, solo dice lo que necesita para que la historia se comprenda, sin decoraciones innecesarias. El barroco aquí es de la prosa; no de la estructura. Gusta de las palabras rebuscadas, que honestamente no creo que en él sea un acto de pedantería, sino el reflejo honesto de su refinado léxico. Es difícil entrar al mundo borgiano, a veces hace sentir que hay que haber leído mucho para disfrutarlo; otras, creo que solo es complejo en su vocabulario, porque la anécdota es limpia y visible. Siempre es la misma historia la de Borges, la de la paradoja, la de los paralelismos, la de los laberintos. Helénico, místico, mítico, teológico y poético. Escribe en español con chispazos de inglés, italiano, latín. Quiero perdirle disculpas públicas porque una vez le tuiteé un epíteto soez. Es un grande el caballero, nomás un poco pasado a falocentrismo. Sus citas son de autores varones y habla de "el hombre". Todo texto que caiga en aquello de reducir la humanidad a la masculindiad me merece un epíteto. Hasta Gabrielita Mistral lo hacía. No creo yo que eso se deba a un tiempo pasado, sino a una forma patriarcal de pensamiento. Tanta astucia, tanta inteligencia y aun así, repetir vicios machistas. No me gusta, me cae mal. Como sea, me arrodillo ante la grandeza de quien puede escribir magnánimamente. Arrúyame, viejito Borges, cuéntame tus cuentos al oído. Gracias a mí misma por haber robado esta edición vieja y pinochetista del Aleph, a mi santa madre, que fue la primera bibliotecóloga que en mi vida conocí.
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