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Libertà prossima ventura
Devo ad Edward Luce l'incontro con la distopia felice di Aldous Huxley, laddove la sua analisi dei nostri tempi di regressione demagogica ed in sostanza autoritaria (modello Trump, Putin, Erdogan o i politici italiani odierni) lo porta ad associarli non al modello esplicitamente repressivo della distopia '1984' di Orwell, ma più al modello di società scientificamente plagiata e pianificata dalla élite al potere ipotizzata ne 'Il mondo nuovo'. Un modello molto più subdolo ed efficace, un modello con cui probabilmente, e più o meno consciamente, già conviviamo.
D'altronde, son tempi in cui il modello di democrazia occidentale partecipativa è profondamente in crisi. Come Huxley accenna nella sua postfazione 'Ritorno al mondo nuovo' e condiviso da Luce, è vero che se il liberalismo fiorisce in prosperità, è nella mancata crescita che declina. Tempi in cui hanno successo tesi che si appellano agli istinti di sopravvivenza del gregge, avvelenato dalla propaganda dogmatica ove le cose sono o bianche o nere. Se i saggi si appellano al lettore singolo e al suo pensiero critico, il demagogo parla alle masse e ne induce il pensiero comune. I nostri tempi.
Come Hitler ieri applicò in modo scientifico e relativamente poco noto, così anche oggi i pubblicitari della ricerca motivazionale e i mercanti della politica non fanno appello alla nostra crescita morale e intellettuale, ma alle nostre debolezze e i candidati vendono sé stessi come fossero dei prodotti. Quando oggi compri un profumo, spesso lo fai perché un messaggio pubblicitario lo associa a concetti nobili come amore, libertà, successo che nulla hanno a che fare col prodotto. Così oggi i nuovi politici si associano a ideali bellissimi, che nulla hanno a che fare con la verità delle cose.
Ora, la funzione principale di una antiutopia o distopia è per lo scrittore quella della diagnosi precoce e dell'avvertimento di fronte alle possibilità nefaste per la nostra evoluzione. Per Huxley, queste possibilità non sono solo proprie di remote ed esotiche dittature. Già nel 1937 in Inghilterra fu creato un istituto per l'analisi della propaganda al fine di preparare gli studenti alla critica, ma furono gli stessi alleati a chiuderlo in prossimità della guerra, perché avevano deciso di approfittare degli stessi metodi propagandistici del nemico. E forse da allora non hanno mai smesso.
Oggi, come Huxley aveva ipotizzato, l'evoluzione della scienza e le tecniche e le tecnologie che ne sono derivate rendono ancora più drammatico e reale questo pericolo e ci stanno conducendo in un mondo in cui una élite non politica, ma economica gestisce lo status quo garantendosi la sopravvivenza. Lasciando i giovani alla tranquillità del loro consumismo, alle loro droghe perfette (ancora migliori delle religioni e dell'alcool di antica data), ai limiti ben circoscritti delle loro possibilità, alla rinuncia dell'autogoverno e della propria evoluzione. Liberi, in un mondo nuovo.
Devo ad Edward Luce l'incontro con la distopia felice di Aldous Huxley, laddove la sua analisi dei nostri tempi di regressione demagogica ed in sostanza autoritaria (modello Trump, Putin, Erdogan o i politici italiani odierni) lo porta ad associarli non al modello esplicitamente repressivo della distopia '1984' di Orwell, ma più al modello di società scientificamente plagiata e pianificata dalla élite al potere ipotizzata ne 'Il mondo nuovo'. Un modello molto più subdolo ed efficace, un modello con cui probabilmente, e più o meno consciamente, già conviviamo.
D'altronde, son tempi in cui il modello di democrazia occidentale partecipativa è profondamente in crisi. Come Huxley accenna nella sua postfazione 'Ritorno al mondo nuovo' e condiviso da Luce, è vero che se il liberalismo fiorisce in prosperità, è nella mancata crescita che declina. Tempi in cui hanno successo tesi che si appellano agli istinti di sopravvivenza del gregge, avvelenato dalla propaganda dogmatica ove le cose sono o bianche o nere. Se i saggi si appellano al lettore singolo e al suo pensiero critico, il demagogo parla alle masse e ne induce il pensiero comune. I nostri tempi.
Come Hitler ieri applicò in modo scientifico e relativamente poco noto, così anche oggi i pubblicitari della ricerca motivazionale e i mercanti della politica non fanno appello alla nostra crescita morale e intellettuale, ma alle nostre debolezze e i candidati vendono sé stessi come fossero dei prodotti. Quando oggi compri un profumo, spesso lo fai perché un messaggio pubblicitario lo associa a concetti nobili come amore, libertà, successo che nulla hanno a che fare col prodotto. Così oggi i nuovi politici si associano a ideali bellissimi, che nulla hanno a che fare con la verità delle cose.
Ora, la funzione principale di una antiutopia o distopia è per lo scrittore quella della diagnosi precoce e dell'avvertimento di fronte alle possibilità nefaste per la nostra evoluzione. Per Huxley, queste possibilità non sono solo proprie di remote ed esotiche dittature. Già nel 1937 in Inghilterra fu creato un istituto per l'analisi della propaganda al fine di preparare gli studenti alla critica, ma furono gli stessi alleati a chiuderlo in prossimità della guerra, perché avevano deciso di approfittare degli stessi metodi propagandistici del nemico. E forse da allora non hanno mai smesso.
Oggi, come Huxley aveva ipotizzato, l'evoluzione della scienza e le tecniche e le tecnologie che ne sono derivate rendono ancora più drammatico e reale questo pericolo e ci stanno conducendo in un mondo in cui una élite non politica, ma economica gestisce lo status quo garantendosi la sopravvivenza. Lasciando i giovani alla tranquillità del loro consumismo, alle loro droghe perfette (ancora migliori delle religioni e dell'alcool di antica data), ai limiti ben circoscritti delle loro possibilità, alla rinuncia dell'autogoverno e della propria evoluzione. Liberi, in un mondo nuovo.