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April 25,2025
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"Avete mangiato qualcosa che v'ha fatto male?" indagò Bernardo.
Il Selvaggio fece cenno di sì. "Ho mangiato la civiltà."


Non so perché abbia aspettato così tanto a leggere questo testo. E dire che è praticamente universalmente considerato il terzo legittimo membro di quel trittico distopico che include 1984 e Fahrenheit 451.
Il mondo nuovo è esattamente il rovescio del capolavoro orwelliano, come rivendicato dallo stesso autore: lì il controllo forzato attraverso un sistema di punizioni, qui un controllo più morbido attraverso un sistema di premi. Alla gente viene dato esattamente ciò che vuole: e questo basta a mantenerla inerme e inerte, persino si riesce a disinnescare qualunque conflitto. Con l'aiuto di qualche trovata eugenetica (per niente buona, in realtà) e l'applicazione rigorosissima del condizionamento psicologico ed ipnagogico. In una società ormai mondiale, che ha annullato il gioco politico nell'apoteosi legittimata di una classe dirigente-casta; che è stata preventivamente indotta ad accettare una classificazione in caste di uomini superiori o inferiori, super intelligenti o malformati, ma tutti messi nelle condizioni di poter raggiungere la propria felicità (illusoria); che si riconosce unicamente nel rispetto dei suoi tre principi di Comunità, Identità, Stabilità; che ha sdoganato la libertà sessuale, rinunciando per sempre, tuttavia, alla genitorialità e all'istituzione familiare (al punto che il concetto stesso di genitore suscita orrore e ribrezzo!) - in questa società si consuma il dramma esistenziale di John, il Selvaggio, uno dei pochi esseri umani a vivere in una realtà ancestrale e ancora naturale, lasciata ai margini dalla totalizzante società di questo brave new world, che, una volta entrato in contatto con essa, rimane letteralmente intossicato dalla civiltà. Nello scontro tra il Selvaggio, figlio di genitori naturali, esponente di una umanità ancora naturale, e che ama declamare versi di Shakespeare, e la vasta gamma di personaggi che incontra, l'autore fa rivivere lo scontro tra la civiltà umana e la natura, tra l'era delle macchine e del progresso e l'età innocente, quella contrapposizione tra natura e società tanto cara a Rousseau. E se, da un lato, Huxley propende esplicitamente per l'esaltazione della sua utopia naturale (che, trent'anni più tardi, dipingerà nel suo ultimo romanzo, L'isola), d'altra parte la lotta non può che terminare a favore del più forte.
Se pure la storia è costituita da ingredienti semplici, un intreccio minimo ed uno stile piuttosto pallido e insapore, il romanzo è ben sorretto da una grandissima visionarietà, da un elevato spirito critico e da un ricchissimo complesso di conoscenze nei campi più disparati, dalla genetica alla psicologia, dalla clonazione al condizionamento. Ai giorni nostri ormai si perde, eppure va sentito l'ardore della sua immaginazione, che negli anni Trenta riusciva a parlare di clonazione, procreazione artificiale e condizionamento in un modo che ancora oggi risulterebbe abbastanza inquietante. Fondamentale, dunque, la seconda parte del libro, Ritorno al mondo nuovo, un'appendice scritta decenni dopo che raccoglie tutte le considerazioni di Huxley, dalla politica alla psicologia. Se anche risultano ormai accettate le visioni da incubo del progresso tecnologico di Huxley, nondimeno restano amaramente attuali i problemi sollevati, il conflitto tra società ed individuo, il problema sociale delle droghe, l'illusione della felicità, il compromesso, soprattutto, tra realizzazione personale e progresso della società. E resta ancora, pesante come un macigno, l'interrogativo senza risposta: fino a quanto siamo disposti a rinunciare alla nostra libertà per perseguire la realizzazione di una felicità illusoria?
April 25,2025
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In questa distopia il Governo esercita un controllo più subdolo: le persone vengono "persuase" ad attuare i comportamenti desiderati, vengono offerte continue distrazioni per non permettere loro di pensare, vengono premiati con una pillola magica che permette di scacciare qualsiasi emozione negativa e senza effetti collaterali.
E tutto questo in cambio della "sola" libertà.

Ma il mondo nuovo sarà destinato a scontrarsi con il mondo vecchio attraverso la figura di John il Selvaggio:

"Non si possono fare delle macchine senza acciaio, e non si possono fare delle tragedie senza instabilità sociale. Adesso il mondo è stabile. La gente è felice; ottiene ciò che vuole, e non vuole mai ciò che non può ottenere. Sta bene; è al sicuro; non è mai malata; non ha paura della morte; è serenamente ignorante della passione e della vecchiaia; non è ingombrata né da padri né da madri; non ha spose, figli o amanti che procurino loro emozioni violente; è condizionata in tal modo che praticamente non può fare a meno di comportarsi come si deve. E se per caso qualche cosa non va, c’è il soma… che lei getta via, fuori dalle finestre, in nome della libertà, signor Selvaggio. Libertà!”

« Ma io amo gli inconvenienti. »
« Noi no » disse il Governatore. « Noi preferiamo fare le cose con ogni comodità. »
« Ma io non ne voglio di comodità. Io voglio Dio, voglio la poesia, voglio il pericolo reale, voglio la libertà, voglio la bontà. Voglio il peccato. »
« Insomma » disse Mustafà Mond « voi reclamate il diritto d’essere infelice. »
« Senza parlare del diritto di diventare vecchio e brutto e impotente; il diritto d’avere la sifilide e il cancro; il diritto d’avere poco da mangiare; il diritto d’essere pidocchioso; il diritto di vivere nell’apprensione costante di ciò che potrà accadere domani; il diritto di prendere il tifo; il diritto di essere torturato da indicibili dolori d’ogni specie. »
Ci fu un lungo silenzio.
«Io li reclamo tutti » disse il Selvaggio finalmente.


Piccolo gioiellino è Ritorno al mondo nuovo, una raccolta di scritti dove Huxley analizza i temi principali del romanzo, ventisette anni dopo la stesura, alla luce dei nuovi avvenimenti intercorsi, in particolar modo i totalitarismi.
(E non mancano i dissing a 1984 di Orwell.)

"Date all'uomo pane abbondante e regolare tre volte al giorno, e in parecchi casi egli sarà contentissimo di vivere di pane solo, o almeno di pane e circensi."
April 25,2025
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Si supponga per assurdo che...

... in un futuro imprecisato si costituisca una società in cui:

- sia deprecato avere rapporti monogami
- l'uomo si riproduca attraverso la manipolazione genetica, e sempre per il tramite di essa si decida a priori la classe di appartenenza dell'essere così generato
- non esistano i sentimenti, i legami, ma uno stato di tranquillità perenne indotto dalla soddisfazione degli istinti primari
- si faccia uso legale di una droga, 'soma', per il cui tramite la tristezza o l'inquietudine non siano più stati d'animo contemplati
- non si educhi, si condizioni.
- il condizionamento sia non solo lecito, ma la modalità accettata e condivisa, ciò che consente alle persone di vivere con serenità in quanto "questo è il segreto della felicità e della virtù: amare ciò che si deve amare."
- la solitudine sia abolita
- la vecchiaia sia abolita
- la morte avvenga tra l'indifferenza più totale in quanto nessuno è legato a nessuno
- tutto profumi, anche nello scarico del water scenda acqua di colonia
- il progresso scientifico venga indirizzato al controllo della società
- la lettura dei classici sia abolita, anzi in realtà la lettura sia abolita
- Dio sia soppiantato da un certo signor Ford, mente ideatrice del modello sociologico applicato

Ehm... ma siam sicuri di ragionare così tanto per assurdo?

"La gente è felice; ottiene ciò che vuole, e non vuole mai ciò che non può ottenere. Sta bene; è al sicuro; non è mai malata; non ha paura della morte; è serenamente ignorante della passione e della vecchiaia; non è ingombrata né da padri né da madri; non ha spose, figli o amanti che procurino loro emozioni violente; è condizionata in tal modo che praticamente non può fare a meno di condursi come si deve. E se per caso qualche cosa non va, c'è il "soma"... "

Ed voilà. ...ecco la stabilità!
Come dire... inquietante!

E Se, in questo mondo agghiacciante, all'interno di una riserva, esistesse anche solo un uomo non condizionato e non condizionabile? E se quest'unico uomo non omologato reclamasse a gran voce: "Io voglio Dio, voglio la poesia, voglio il pericolo reale, voglio la libertà, voglio la bontà. Voglio il peccato"?

Vien da chiedersi quanto distiamo da quel modello.
Vien da rimanere stupefatti e ammirati da un visione così lungimirante e profetica. Questa favola, come la chiama Huxley, è stata scritta nel 1931.

Ammazza se fa riflettere.
April 25,2025
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“The nature of psychological compulsion is such that those who act under constraint remain under the impression that they are acting on their own initiative. The victim of mind-manipulation does not know that he is a victim. To him the walls of his prison are invisible, and he believes himself to be free. That he is not free is apparent only to other people. His servitude is strictly objective.”


While its illustrious counterpart, Orwell’s 1984, has entered our cultural lexicon in more significant ways – who doesn't know about Doublethink, Newspeak, Memory Hole, or The Ministry of Truth? - Huxley’s concocted fable of a scientifically authored future for mankind remains the most clinically, rationally approached - and thus more prescient - one. In a far off future, this vision, penned down in 1931, could very well prove to be correct, making the noble attempt of his former student Orwell seem almost crude and laughable in comparison.

Indeed, in 2017 a Brave New World scenario is more near than we’d like to imagine. All the technical tools - even if still primitive - are available, all that need be added are the right circumstances and a powerful, unopposed group strong-willed enough to bring it into reality.

Yet for all its prophetic potency, at the same time this is exactly where the issue lies with Brave New World: as a work of art, it doesn’t cleave to you. It’s a novel almost solely composed of ideas. And so, judged purely as a novel, it shows itself to be rather threadbare in its construction, offering up little more than a dry summation of what are admittedly intriguing concepts, but ultimately showing an acute deficiency in its ability to evoke any deep emotion.

This, primarily, is the fault of its underdeveloped, two-dimensional characters, and a lacklustre, almost lazy plot that doesn’t necessarily invite further contemplation by the reader on the intricacies of what by all rights should be a richly textured world (or on its history for that matter). It's mind-bogglingly restricted, superficial, and (how ironic) sterile.

One wouldn't be wrong in asserting this might have been Huxley’s exact intention, so as to make the future all the more devoid of humanity and thus frightening to us, but that shouldn't serve as an excuse for tedium. All good fiction does need to have these emotional anchors in place. Here, sadly, it falls short in that regard. A historically significant work to be sure, but aesthetically lacking.

Brave New World Revisited (1958) however, Huxley’s later commentary on the viability of the future he envisioned, I found to be much more preferable. Dispensing with characterization or concern for plot, Huxley can engage at heart’s content in some intellectual freestyling: ruminating, extrapolating, pursuing various strands of thought, etc.. His comparision of the different techniques of mind manipulation (both of individuals and of crowds) employed by the authoritarian regimes of Nazi Germany and Soviet Russia were particularly insightful. I could have tolerated it being more lengthy than it is, actually.

In essence, it is both a sobering account of how malleable, and indeed easily influenced, human beings in the main really are when put in the “right” conditions, and a manual on how to counteract the ambitions of those in possession of the vulgar will to power. A vigilant defense of freedom in all its forms, education and a deep awareness of our inherent corruptability and faults, Huxley argues, are still our best bulwarks against further encroachment by budding tyrants.

In this case prophesy, for all intents and purposes, thankfully remains a mug’s game.
April 25,2025
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n  Brave New Worldn

A difficult book to rate. I thoroughly hated the journey. Random thoughts that popped into my head along the way included:

-tI’d like to go to Iceland. Right now.
-tI could really use a soma tablet.
-tDystopia is so not my cup of tea

The ideas communicated are both profound and profoundly disturbing, but the vehicle used to communicate them to the reader is simply excruciating. Lame, shallow characterizations along with a simplistic and simply boring plot = a lethal combination. In the excellent foreword (which I don’t recommend reading until the end), Christopher Hitchens suggests that the characters are two-dimensional for a reason – because the Society of BNW has snuffed out their emotional and intellectual depth. This may be so, but it makes for painful reading. Nabokov detested the “novel of ideas” for very good reason – they just aren’t much fun.

And yet I thoroughly enjoyed the climactic conversation between the Savage and the World Controller. Here we get to hear Aldous – channeled via Mustapha Mond – brilliantly lay out his full dystopic vision. I just couldn’t bear the path taken to get me there.

n  Brave New World Revisitedn

The earlier chapters on population pressures, over-organization, and propaganda are quite prescient and interesting. I lost interest once he began delving into how the future state will brainwash and distract the individual, and I suspect he did as well. In the end notes, Huxley is quoted as saying, upon completing BNW Revisited, “I am sick and tired of this kind of writing."

Finally, it must be said that Huxley was a futurist but was also inevitably a product of his time. His obsession with eugenics, his belief in the hereditary nature of intelligence, and his obvious anti-Semitism detract and distract from his core message.

Still, I couldn’t have hated it all that much as I just added n  Islandn and n  Point Counter Pointn to my GoodReads queue…

April 25,2025
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outdated and kinda mid compared to all the other great dystopian authors. it felt very … thrown together characters wise. like what even happened to lenina? idk. replacing ford with god was hilarious. this novel is a lot more funny than it is disgusting. i also didn’t love huxley’s “revisit” as it was just icky. little racist, little sexist, little antisemitic, you feel me?
April 25,2025
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Una felicità universalmente riconosciuta, ma artificiale è preferibile ad un'esistenza dove sentimenti e aspirazioni sono repressi, la libertà individuale è preclusa e il concetto di bellezza e di famiglia - affinché non venga meno la stabilità della popolazione - viene sacrificato assumendo una connotazione "obsoleta"? Questa la domanda che riecheggia per l'intero romanzo... Huxley ci scaraventa in una società distopica certamente più soft e meno brutale rispetto a quella orwelliana, ma comunque d'effetto poichè la quotidianità delle persone è scandita dalle nozioni con cui sono state plagiate durante la fase dell'ipnopedia e, alla minima difficoltà, obnubilate e intontite dagli effetti allucinogeni e antidepressivi del "soma". Eppure è il saggio critico n  "Ritorno al mondo nuovo"n la vera perla, infatti, l'autore sviscera con minuzia le tematiche che ha trattato, ricollegandosi alle successive scoperte scientifiche e non che si sono verificate dalla pubblicazione del romanzo. Una monografia, questa, punteggiata da un cinismo e pessimismo di fondo, se si pensa che questo libro è datato 1931 è davvero stupefacente quanto sia stato lungimirante e visionario l'autore.
April 25,2025
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La distopia nell'utopia.

Huxley ne Il mondo nuovo dipinge un futuro apparentemente impeccabile, dove non esiste il concetto di infelicità, dove ogni individuo, come i componenti di una macchina, hanno un proprio posto e ruolo da svolgere. Come un bullone non sogna di essere un pistone, allo stesso modo un Epsilon non sogna di essere un Alfa. Tutti sono condizionati fin dallo stato embrionale ad essere esattamente ciò che sono: individui di un mondo perfetto.
Ma è anche un mondo dove nessuno è libero di essere semplicemente se stesso, in quanto è un pensiero che gli è impossibile concepire.

Una potente idea distopica che Huxley però racchiude, quasi nasconde, in una storia che dopo un inizio spumeggiante non decolla mai. Né nella trama né nello sviluppo dei personaggi.
Manca la scintilla, quel guizzo presente in 1984 di Orwell o Fahrenheit 451 di Bradbury, opere che a distanza di anni dalla prima lettura mi trasmettono ancora sentimenti d'angoscia e fascino.

Il breve saggio a fine libro Ritorno al mondo nuovo, scritto 27 anni dopo, è decisamente la parte più interessante, nonostante l'autore dedichi la metà del tempo a gareggiare con Orwell su chi ne abbia azzeccate di più invece di approfondire la sua stessa opera.

Mi aspettavo di più da uno degli autori della santa trinità distopica.
April 25,2025
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Il futuro dipinto da Huxley è un 'mirabile mondo nuovo' in cui lo 'Stato mondiale' recita impietosamente il suo motto: 'Comunità, Identità, Stabilità'.
L'identità fisica e mentale fra gli individui viene raggiunta attraverso la biochimica applicata, la quale permette una standardizzazione genetica di uomini e donne. L'individuo, pertanto, privato del suo fondamento biologico, non è più un essere umano, ma un essere disumano. In partica, un automa. La dovizia di particolari su come tecnicamente questo avvenga, nei 'Centri di comunicazione e di condizionamento' rende lo scenario iniziale, già tetro e gelido, inquietante. Anche perché il mondo nuovo non si limita a covare embrioni, sostituendosi a madri e padri, ma li predestina a una condizione sociale. Ciascuna è utile, col suo compito prestabilito, al funzionamento del tutto e ciascuna è condizionata a essere cosciente della sua utilità, per la Comunità, di se stessa e delle altre. Il condizionamento avviene durante l'infanzia grazie alla psicologia e alla biologia applicata (ipnopedia). Il totalitarismo perfetto, però, perfetto ancora non è. I centri commettono, anche se raramente, dei piccoli errori, creando degli automi che mentalmente possiedono ancora la capacità di porsi interrogativi. É il caso di Bernard Marx...
buona lettura!
April 25,2025
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Molto belli entrambi. Ritorno al mondo nuovo è un saggio che fa venire i brividi per quanta verità contiene,e ormai sono passati 70 anni da quando Huxley ha riflettuto sui alcuni dei grandi problemi dell'umanità,tra cui la sovrappopolazione. Pensare di essere andati anche oltre le sue previsioni più pessimistiche mette davvero tristezza e ansia al contempo.
April 25,2025
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E se tutti noi fossimo stati concepiti e prodotti industrialmente in provetta vorremmo davvero saperlo?
E se ci fosse un regime totalitario che ci manovra come burattini pianificando ogni nostra azione vorremmo davvero che qualcuno ci informasse di ciò?
E se ci fosse data la possibilità di mettere fine alla fame nel mondo, alle guerre, alle malattie saremmo disposti a sacrificare ogni emozione e sentimento in cambio del progresso evolutivo?
Il destino dell'umanità in mano a chi ha avuto la forza di cambiarlo rinunciando alla sua di umanità, anzi a quella di tutti.

"Ma la gente non è mai sola al giorno d'oggi(...)noi facciamo sì che gli uomini detestino la solitudine e disponiamo la loro vita in tal modo che sia loro quasi impossibile conoscerla mai"
April 25,2025
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I found the story interesting, but definitely dated, and it took me a good 50-75 pages to get into the novel/start finding it entertaining. The characters are definitely one-dimensional and not terribly interesting, but the book IS interesting in the ways in which the author, Aldous Huxley, forsees many modern-day issues/social ills. I would definitely recommend that anyone interested in the novel read the version with the "Brave New World Revisited" included. It allows a reader to get inside Huxley's head and better understand the issues he raises in the novel itself and how/why he was analyzing them. I didn't find myself marking anything when reading the novel, but did mark many "aha moments" or interesting thoughts in the Revisited section of the book.

Comments I noted in the Revisited section:

"No people that passes abruptly from a state of subservience under the rule of a despot to the completely unfamiliar state of political independence can be said to have a fair chance of making democratic institutions work. [I can't help by thinking of much of the Arab Spring when reading this line, and find Huxley's understanding of such issues as early as 1958 fascinating] Again, no people in a precarious economic condition has a fair chance of being able to govern itself democratically. Liberalism flourishes in an atmosphere of prosperity and declines as declining prosperity makes it necessary for the government to intervene ever more frequently and drastically in the affairs of its subjects." [Making me think of the 9-11 attacks in the US, the resulting Patriot Act, and a resulting restriction on civil rights] Huxley then goes on to say, "There are certain historical, economic, demographic and technological conditions which make it very hard for Jefferson's rational animals, endowed by nature with alienable rights and an innate sense of justice, to exercise their reason, claim their rights and act justly within a democratically organized society."

"Propaganda in favor of action that is consonant with enlightened self-interest appeals to reason by means of logical arguments based on the best available evidence fully and honestly set forth. Propaganda in favor of action dictated by the impulses that are below self-interest offers false, garbled or incomplete evidence, avoids logical argument and seeks to influence its victims by there mere repetition of catchwords, by the furious denunciation of foreign or domestic scapegoats, and by continually associating the lowest passions with the highest ideals, so that atrocities come to be perpetrated in the name of God and the most cynical kind of Realpolitik is treated as a matter of religious principle and patriotic duty." [Bring me to mind Fox News, Donald Trump's current presidential campaign, and even such movies as "American Sniper" as the ways in which it attempts to inaccurately re-write historical fact]

Huxley notes on the same topic later, "In their propaganda today's dictators rely for the most part on repetition, suppression and rationalization -the repetition of catchwords which they wish to be accepted as true, the suppression of facts which they wish to be ignored, the arousal and rationalization of passions which may be used in the interests of the Party or the State. As the art and science of manipulation comes to be better understood, the dictators of the future [democratic leaders as well?] will doubtless learn to combine these techniques with the non-stop distractions which, in the West, are now threatening to drown in a sea of irrelevance the rational propaganda essential to the maintenance of individual liberty and the survival of democratic institutions." [Reminds me of the differing ways in which the Republican versus Democratic parties "appeal" to their voter bases in today's media]

"The survival of democracy depends on the ability of large numbers of people to make realistic choices in the light of adequate information. A dictatorship, on the other hand, maintains itself by censorship or distorting the facts, and by appealing,, not to reason, not to enlightened self-interest, but to passion and prejudice, to the powerful "hidden forces," as Hitler called them, present in the unconscious depths of every human mind."

"In Brave New World non-stop distractions of the most fascinating nature (the feelies, orgy-porgy, centrifugal bumble-puppy) are deliberately used as instruments of policy, for the purpose of preventing people from paying too much attention to the realities of the political and social situation." [Little did Huxley realize that modern governments would not need to make such "distractions" (tv, entertainment, modern music) a deliberate tool of policy, but that instead people would seek such diversions on their own... although it IS possible that such things ARE being used deliberately by others in an effort to keep people from focusing on socio-political realities that are unpleasant in their time.]
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