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April 17,2025
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Lettura coinvolgente, ho divorato questo romanzo.
Poetica e commovente la figura del proprietario dell'alimentari, il sig. Morris. Onesto e semplice fino all'inverosimile. Pronto a perdonare e aiutare chiunque sia in difficoltà ma purtroppo sempre usato e sfruttato da chi fa ragion di vita la disonestà. Alla fine anche il caso, la fortuna o se vogliamo Dio stesso impietosamente lo prende in giro e infierisce su di lui e i suoi cari. "...era l’onestà fatta persona – non poteva proprio sfuggirle, era la sua palla al piede; sarebbe scoppiato se avesse imbrogliato qualcuno; eppure si fidava degli imbroglioni – non invidiava nulla a nessuno e diventava sempre più povero." Durante la lettura avevo l'impressione di conoscere Morris Bober, come fosse un amico che da tanto tempo non vedevo e ricordavo. Verso metà del romanzo ho capito il perchè di questa sensazione, Morris Bober mi ricordava una figura a me cara, quella di Giovanni di Bernardone, cioè san Francesco d'Assisi. Simpatica sorpresa nel finale del romanzo, l'autore mentre descrive un personaggio che sta leggendo un libro, la Bibbia, scrive "...Leggendo ebbe una piacevole visione. Vide san Francesco uscire danzando dai boschi con il suo lacero saio marrone, mentre un paio di esili uccelli gli svolazzavano intorno al capo..."
April 17,2025
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The Disciple and the Jew

When Bernard Malamud explained his famous “All men are Jews” by the following: "I think it is an understandable statement and a metaphoric way of indicating how history, sooner or later treats all men." He seemed to suggest that Jewishness is not only a question of religion, but some sort of moral norm, that is, a synonym of redemption by suffering that marks mankind’s path to maturity.

Indeed, The Assistant seems to focus less on cultural and religious differences and more on the ethic ones, its principal theme being the conversion of the self by the power of example. For it is quite obvious that Frank Alpine’s evolution under a Jew’s guidance is incidental, that is, it is Morris Bobber the man and not the Jew who impresses and influences and guides him on a new path, especially as at the beginning he feels irritated and prejudiced against the Jews and not the man himself:

That’s what they live for, Frank thought, to suffer. And the one that has got the biggest pain in the gut and can hold onto it the longest without running to the toilet is the best Jew. No wonder they got on his nerves.

Even his final gesture, the conversion to Judaism comes more from a desire to honour his spiritual teacher than from a religious belief. Had Morris been, say, Buddhist, he would have been expected to become one, too. When Morris dies, Frank’s transformation is completed, for he takes his place in more than one sense – he has learnt how to be like Morris Bober and by the final act – switching to his religion – he will become another Morris Bober, to take care of his family, to promote his values and maybe to become a role model for another disciple.

Therefore, The Assistant follows two destinies: one caught in full progress – changing from an antihero to a hero and finding gradually his way after committing all the sins imaginable, the other immutable (as usually moral values are) an ironic hero, whose inflexible ethics seems inutile and embarrassing within a ruthless and dishonest society, and who will become a hero only for Frank while showing him almost unknowingly what sacrifice, honesty and ultimately love really mean, to become little by little the voice of his conscience, his inner censor:

“When a man is honest he don’t worry when he sleeps. This is more important than to steal a nickel.”
Frank nodded.
But he continued to steal. He would stop for a few days then almost with relief go back to it.
(…) …he could not explain why, from one day to another, he should begin to feel bad about snitching the bucks from Morris, but he did.



Overall, an interesting enough psychological novel, well written but a little dull (at least for me), whose greatest interest lies exactly in its background – the encounter of two cultures, of two ways of life. And in little dialogues like this one :

"The Idiot.Do you know it?”
“No. What’s it about?”
“It’s a novel.”
“I’d rather read the truth,” he said.
“It is the truth.

April 17,2025
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Becoming Morris...
Qualcuno mi spieghi perchè i capolavori devono essere tristi che più tristi non si può. E di tristezza qui ce n'è da bastare per tre, forse persino quattro altri libri!
Morris Bober ha un negozio di alimentari sull'orlo del fallimento, un po' per la crisi, un po' tanto per incapacità. E' onesto o dignitoso, umano e gentile, ma inadatto a fare il commerciante. Una persona normale se ne sarebbe accorta subito e sarebbe passata a altro ma se lo faceva allora il libro dove finiva? E fortuna che l'America è il paese delle opportunità!
Quindi Morris persevera verso il disastro e lo fa fidandosi del commesso, tale italoamericano Frank Alpine, che non ha nessuno dei pregi di Morris, ma possiede un certo qual fascino, quello di chi è diviso tra onestà e disonestà, tra bontà e cattiveria.
Poi c'è Helen, figlia di Morris, che ha ancora qualche aspettativa dalla vita, e che forse ce la farà, nonostrante l'errore di fidarsi - pure lei - di Frank. Errore che paga in prima persona, ma che mette in moto il riscatto morale di Frank. La trama prosegue tra sfortune e dolori fino a un finale che sembra aprirsi alla speranza e al riscatto ma che invece crolla su se stessa.
Ma almeno Morris è morto con la speranza nel cuore, ignaro del nuovo schiaffo che il destino darà alla sua famiglia.

Qualcuno dovrebbe evitare di mettere prefazioni piene di anticipazioni sulla trama all'inizio del libro, soprattutto se trattasi di ebook te le leggi e poi quando il libro non ti piace ti senti pure intellettualmente inferiore (cosa che probabilmente pure sono, eh).

Tre stelle perchè ho faticato a finirlo ma l'ultima parte è davvero bella e per il personaggio di Morris che è adorabile.

Per tutta la lettura ho avuto in mente l'immagine della Pietà Bandini, chissà perchè.
April 17,2025
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A mia memoria, la storia più triste che abbia mai letto, tra Singer e Yeats (che al confronto sono la sagra degli allegroni).
Questo peso schiacciante sul petto, questa ineluttabilità del vivere che non lascia scampo alla buona sorte. Anche se qualcuno sulla Terra statisticamente potrà essere felice, per Bober e per i suoi conoscenti non c'è mai il sole: tre quarti del libro risentono tragicamente del freddo dell'inverno – fisico e metaforico, e splendidamente descritto - che si infila anche nelle viscere del lettore, e non dà tregua.
La colpa è indefinibile, e per questo irrisolvibile.
April 17,2025
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Romanzo generalmente quotato - direi troppo: le mie tre stelle valgono il "così così" - nel quale spicca l'alternanza tra situazioni opposte. Frank, il commesso del titolo, rapina il negoziante ebreo Morris, ma poi lo aiuta, salvo derubarlo di nuovo e poi aiutarlo ancora; Helen, la figlia del negoziante che inizialmente detesta Frank, poi lo ama, quindi non più, ma poi forse ancora... E via dicendo. Alternanze continue, un gioco degli opposti abbastanza snervante finché (ultime quattro righe) il non ebreo Frank decide di diventare ebreo, circoncisione compresa: ah, finalmente, dopo tanta attesa... l'irreversibile!
April 17,2025
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Morris Bober, ebreo, insieme a sua moglie Ida e alla figlia Helen gestiscono un piccolo negozio/emporio, in una via poco trafficata, dove gli affari scarseggiano, per cui arrancano per arrivare alla fine del mese. È un uomo a cui la vita non ha fatto tanti regali.
All'improvviso nella loro vita compare Frank Alpine, un italiano, che si offre di aiutare Morris, in cambio di vitto e alloggio e le cose miglioreranno. Morris, a differenza di sua moglie Ida, si fiderà fin dall’inizio di Frank, non sapendo quale segreto quest'uomo nasconda.
Il libro ti coinvolge fin dall'inizio, Malamud sa descriverti così bene l'atmosfera che regna in questo negozio che ti sembra di poterli realmente vedere, di essere lì con loro.
Per me sono 4 e non 5 stelline principalmente per due motivi, entrambi legato al carattere dei due personaggi maschili.
1. Morris: sicuramente un uomo onesto, infaticabile, legato al suo lavoro, caparbio ma anche scialbo, poco propenso al cambiamento, statico, tanto da farsi consegnare lo stipendio della figlia per poter mandare avanti la famiglia.
"Pensava alla sua vita con tristezza. Non aveva provveduto alla sua famiglia: il disonore dei poveri"
2. Frank: eternamente incerto tra sensi di colpa e voglia di ripulirsi la coscienza, tante belle parole e pochi fatti. Di quest'uomo non ho amato il fatto che imponesse la sua presenza senza essere richiesta e lo fa più volte durante il racconto e non si ferma nemmeno dopo il funerale, perché non ci pensa un attimo a prendere il posto di Morris.
Inoltre, come donna, leggendo dell'abuso, nel libro la cosa non è molto chiara, ma per me abuso c'è stato, non posso che condannarlo, essere innamorati non giustifica certi atti.
Un libro che da spunto a tante discussioni, proprio perché Malamud ci fa vedere la storia da piú punti di vista e lo fa egregiamente grazie alla sua bella scrittura, grande maestria. Bella lettura!
April 17,2025
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There is not one character in this whole book that hasn't been broken down by something in life. There's no 'the grass is green on the other side' mentality here.
It's as real as it possibly could be given the circumstance.

I commend Malamud by giving each character their day. Even minor characters are drawn out and you can see them for who they really are.

Came for the story, left depressed and sad.

Thumbs up.
April 17,2025
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Storia di un misero commerciante ebreo di Manhattan, alla quale si intrecciano altre storie di vite (sofferenze, tradimenti, speranze, delusioni, …) e la crisi economica, la povertà del periodo storico in cui è ambientata.
Romanzo dalle varie sfaccettature, mi è piaciuto, benché non abbia apprezzato il coprotagonista, Frank Alpine – forse perché sono scettica sulla redenzione completa e disinteressata delle persone.
April 17,2025
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Com’è dura la vita dell’antieroe inconsapevole di esserlo perché per lui così vanno le cose nell’ unico mondo che conosce.
Com’è dura la vita per l’antieroe tormentato dalla vergogna e dai sensi di colpa a ogni sgarro dalle regole sociali non valide per l'eroe omerico, eroe per antonomasia. Quello che ha un obiettivo da raggiungere e machiavellicamente non deve badare ai mezzi e ai suoi effetti collaterali. Il motto dell’eroe convinto è “cu mancia fa muddichi”.

L’antieroe si abbandona volentieri all’autocommiserazione ma si pente subito. Le circostanze, il caso e il destino svaniscono come neve al sole davanti al mea culpa di non aver colto, anzi voluto cogliere, e sfruttato l’occasione a qualunque costo.
Di autorevolissimi antieroi è piena la letteratura: chi lo è per viltade, chi perché senza qualità, chi per accidia e chi per sfiga come il nostro Frank Alpine, italo americano di prima generazione capitato nel quartiere ebraico di Brooklyn.
Avete presente “I soliti ignoti”? Beh, Frank è un tipo così: mariuolo per necessità, senza un briciolo di autostima, con un cuore dolce come una meringa e assoluta mancanza di autoironia. Forse Malamud pecca lui stesso di questa qualità ma avendo immaginato un personaggio a cui non gliene va bene una, inserito in un contesto che dire di sfigati è riduttivo, mi chiedo come avrebbe potuto fare a prenderlo in giro allegramente.

Non so se essere autolesionisti è sinonimo di buono, ma Frank per tutto il romanzo si flagella a dare una mano, lui cattolico, al buonissimo bottegaio ebreo sempre sull'orlo del fallimento e di cui fa il commesso a gratis. Dico: manco il San Sebastiano di Reni.
E si innamora anche della figlia che cattiva non è ma ha le sue ideuzze, le sue ambizioni di scalata sociale anche se modeste e le sue evasioni: fa la preziosa con la puzzetta sotto il naso ma frequenta la biblioteca del rione come il commesso che ha chiaro il ruolo di promozione sociale della cultura: “Galeotto fu il libro e chi lo scrisse” e scoppia l’amore …

Quasi sempre i melodrammi fanno venire il latte alle ginocchia: troppe lacrime e sangue stroppiano e l’antieroe di Malamud non è il principe Myškin. Alla fine, però, Frank non è malaccio. Anzi: immedesimandoti ti senti autorizzato a dare la stura all'autocommiserazione che non ti permetti, di solito, manco tra te e te.
April 17,2025
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"Comunque non poteva smettere di pensare alla rapidità con cui andavano in rovina le vite di certe persone che non riuscivano a decidersi ad agire in un determinato modo al momento giusto; lo turbava il pensiero della facilità con cui un uomo poteva distruggere tutta la propria vita con un solo gesto sbagliato. Poi, qualunque cosa facesse per riparare al suo sbaglio, uno era destinato a soffrire per sempre. A volte, a tarda notte, seduto nella sua stanza tenendo tra le mani rigide e arrossate un libro, con la testa intorpidita dal freddo nonostante il cappello, il commesso provava una strana sensazione, come se si stesse allontanando da quelle pagine stampate e stesse invece leggendo qualcosa sul proprio conto. "
April 17,2025
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Ho affrontato la versione audio di questo titolo che già da tempo volevo leggere e devo dire che l'interpretazione è stata più che azzeccata. La lentezza, l'enfasi di pensieri, virgole, sospiri, era veramente ben congegnata e egregiamente si sposava con il peso che Il Commesso reca con sé: la povertà più logorante che cammina a braccetto con la più devota speranza. La profonda tristezza che ammanta tutta la vicenda, il desiderio di riscatto di Frank Alpine, la disillusione di Helen Bober, l'amara sconfitta di Morris Bober, emozioni descritte così intensamente da esser percepite con sofferta vividezza dal lettore. Una lettura che davvero merita di esser affrontata.
April 17,2025
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St. Francis of Assisi, the one with the birds, chose poverty.
'He gave everything away that he owned, every cent, all his clothes off his back. He enjoyed to be poor. He said poverty was a queen and he loved her like she was a beautiful woman.'

Sam shook his head. 'It ain't beautiful, kiddo. To be poor is dirty work.'

'He took a fresh view of things.'

Everyone is poor in The Assistant, desperately, grindingly poor, Raskolnikov poor, even Hunger poor. Morris Bober works 16-hour days in a dire grocery, barely managing to feed himself and his wife Ida and daughter Helen. An assistant arrives.

The assistant is Frank Alpine, who is not good. It's not a surprise when you learn that he was involved in the robbery of the grocery that begins the novel. He peeks in the window to watch Helen shower. He steals. It gets worse. He saves Helen from rape, only to rape her himself.

It's going to sound lame when I say it, but the question is who is getting assisted. Frank saves Morris's grocery; his energy, charisma and non-Jewishness bring in fresh business, and when Morris is incapacitated Frank saves him from disaster. But Frank wants to be good, although by all evidence he is congenitally bad, and it's Morris's example that he follows - Morris, who insists on giving food away to those even marginally poorer than himself.

It comes off as a fable. The Assistant is one of those perfectly constructed, tight novels, every page leading directly to the next. Malamud writes clearly and unpretentiously, so when he flashes out with an occasional burst of poetry - "Who was he making into a wife out of snowy moonlight?" - it stops you in your tracks.

Frank is bad enough that you're not exactly rooting for him to have a happy ending. And Malamud doesn't exactly give him one. He hints at it. But in a twist ending that works once it arrives, Frank gets himself circumcised and Jewishized to end the novel; Malamud leaves the rest up in the air.

Rape is such an enormous crime that its presence bends a novel; once rape appears, you might feel that the novel is about rape. Malamud chooses a massive crime because, like Dostoevsky, he's arguing that redemption is always possible. Your call whether you're comfortable with that or not. Although the novel has drive and a message, Malamud doesn't traffic in absolutes; it all feels real and rooted and ambiguous. He's subtler than Dostoevsky.

Malamud is usually lumped in with a trio of Jewish American mid-20th century authors - him and Bellow and Roth. But Malamud has faded sharply; I'd never even heard of him until recently. Why? Maybe it's because Roth killed him, Oedipus-style. I don't know. Tell you what though: I don't love Bellow and I don't even like Roth, but I loved this book. "I want the moon so all I get is cheese," complains Frank. Sometimes cheese is enough.
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