The Assistant

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Bernard Malamud’s second novel, originally published in 1957, is the story of Morris Bober, a grocer in postwar Brooklyn, who “wants better” for himself and his family. First two robbers appear and hold him up; then things take a turn for the better when broken-nosed Frank Alpine becomes his assistant. But there are complications: Frank, whose reaction to Jews is ambivalent, falls in love with Helen Bober; at the same time he begins to steal from the store.

Like Malamud’s best stories, this novel unerringly evokes an immigrant world of cramped circumstances and great expectations. Malamud defined the immigrant experience in a way that has proven vital for several generations of writers.

246 pages, Paperback

First published January 1,1957

About the author

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Bernard Malamud was an American novelist and short story writer. Along with Saul Bellow, Joseph Heller, Norman Mailer and Philip Roth, he was one of the best known American Jewish authors of the 20th century. His baseball novel, The Natural, was adapted into a 1984 film starring Robert Redford. His 1966 novel The Fixer (also filmed), about antisemitism in the Russian Empire, won both the National Book Award and the Pulitzer Prize.

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99 reviews All reviews
April 17,2025
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این اولین رمانی بود که از برنارد مالامود خوندم نویسنده ای یهودی تبار آمریکایی که ظاهرا بیشتر در داستان هاش به مسائل یهودیان پرداخته و این بار در این کتاب با خانواده بابر همراهیم ،موریس بابر مردی که در عنفوان جوانی عین سربازی از دیار خودش به امید آینده ای بهتر فرار میکنه و وارد آمریکا میشه خانواده تشکیل میده مغازه خواربارفروشی راه میندازه و سخت کار میکنه و طی سی سال کار کردن هر چه می دوه کمتر میرسه و حالا هم با اومدن هایپر مارکت ها و فروشگاه‌های بزرگ اون نتونسته رو این موج جدید سوار بشه ومغازه کوچیک اون در حال بلعیده شدنه و اون خودشو می بینه ک ه به قول خودش تو اون مغازه دفن میشه انگار و کم کم خودشم  تبدیل میشه به یه وسیله پوسیده درست مثل اکثر اسباب اثاثیه اون تو و بعد گذشت این همه سال می بینه زندگی براش دستاوردی غیر از افسردگی ،انعطاف ناپذیری ،انواع و اقسام امراض جسمی و ... نداشته و موریس به اون چیزی که آرزوشو میکرده نرسیده و از همه بدتر اون خودشو مسئول بدبختی زن و تنها دخترش ،هلن میدونه از ابن جهت که هیچ وقت نتونسته تو زندگی ش یه تصمیم درست و حسابی یا به موقع بگیره البته که داستان بیشتر حول محور فرانک آلپاین ،آسمون جلی که به شکلی وارد زندگی بابر ها میشه میچرخه ولی موریس به نحو غم انگیزی منو و یاد پدرم انداخت و تو افکار و شخصیت هلن ،افکار گذشته خودم و دیدم زمانی که جوونتر بودم و فکر میکردم بابا چرا نتونسته با یه تصمیم مهم و طلایی تو زندگی مون خودش و مثل اکثر اطرافیان مون بکشه بالا و زندگی مون دگرگون کنه ،چرا همش در جا می زنیم و حتی این تبدیل شده بود به یه دلخوری پنهان از پدر و مادر ولی الان که خودم مادرم، روزی نیست که از خودم نپرسم من واسه بهتر شدن آینده بچه ها چه می کنم و شوربختانه که هنوز نتونستم پاسخ درخوری واسه این دغدغه هر روزه م پیدا کنم !

کتاب ،کتاب متوسطی بود بعضی جاها داستان کند جلو میرفت و تکرار مکررات می‌کرد گاهی  و هیجان کافی رو نداشت که البته یه بار ارزش خوندن و داشت و ترجمه هم تقریبا روون بود .

امتیازم به کتاب سه از پنج هست.
April 17,2025
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"Il commesso" ricorda un'atmosfera di altri tempi, un'atmosfera dal sapore e dalla bellezza vintage.
Il negozio in cui si muove e che il S.gr Boder gestisce è un negozio polveroso e sudicio che ricorda i romanzi di Dickensiana memoria.
La miseria e il sudiciume del negozio si rispecchiano anche nella miseria interiore dei personaggi. Tutti i personaggi, dal gestore del negozio alla figlia sino al commesso cercano in tutti i modi di uscire dalla loro situazione di disagio e di difficoltà in un'America degli anni'50 che è senza promessa.
Mi piace definire "Il commesso", il romanzo delle possibilità o meglio sulle possibilità, le possibilità di crescere, di istruirsi, di imparare e di riuscire a trovare quel briciolo di speranza utile per un futuro migliore.
Una storia dalla bellezza struggente e delicata alla quale è impossibile non affezionarsi.
April 17,2025
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Malamud ist ein großartiger Erzähler, ganz im Sinne der jüdischen Tradition. Es war sehr aufschlussreich, einen Blick in die Denkweise dieser altehrwürdigen Kultur zu werfen, die hier in Brooklyn auf die neue Welt trifft, im Lebensmittelladen des glücklosen Schlemihls Morris Bober, wo der junge Italiener Frank Alpine als Gehilfe beginnt, auch er ein geborener Unglückswurm, ein Schlemihl, nur eben ein Goji. Der gutmütige Händler, seine rigide Frau, die Tochter im heiratsfähigen Alter und der neue Gehilfe geraten immer tiefer in einen psychodynamischen Teufelskreis aus falschen Erwartungen, Leidenschaft, Pflichtgefühl, Angst, Schuld und Selbstvorwürfen. Das Dasein zeigt sich ausschließlich von seiner beschissenen Seite, alles geht schief, alle tragen schwer an ihrem Leiden und an dem der anderen, jeder Hoffnungsschimmer erlischt in neuem Unglück.
Der oilem is a goilem, das Leben ist ein Jammertal.
Malamud scheint ein großer Humanist gewesen zu sein, aber auch ein Moralist. Auch wenn ich das Buch gerne und flott gelesen habe, blieben mir die Geschichte und auch die Figuren in ihrem Selbstverständnis und ihrem moralischen Anspruch fremd.
April 17,2025
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Giobbe a New York
E' una prova completamente ebraica questa di Malamud: una declinazione nel nuovo mondo dell'eterno tema dell'uomo soggetto alle prove della vita - ma non c'è Dio a far soffrire il piccolo ed indifeso Morris Bober, è l'America che consuma le energie del negoziante, quell'America che promette felicità e successo a chiunque, basti che si impegni e lavori con tutto se stesso. Questo fa Morris, ma la stessa America lo mette alle corde, attraverso le terribili leggi del mercato dove i clienti lo abbandonano senza scrupoli, dove il fratello ebreo Karp agisce da voce pratica ed egoista che fa solo il proprio interesse, dove il commesso italo-americano trova nel suo negozio un rifugio da sfruttare. Proprio il commesso è l'altra figura fondamentale: debole nel cedere alle tentazioni del furto, incapace di controllare le proprie pulsioni, velleitario nel promettersi di migliorare, granitico nel rimanere nel negozio per rendersi indispensabile alla famiglia Bober nella miseria della situazione. Frank diviene così un simbolo del complesso rapporto tra gentili e popolo eletto: è attratto dagli ebrei, ma li respinge, divenendo quasi una nemesi quando tragedia e dolore colpiscono tutti (geniale e terribile la scena del funerale, dove Frank finisce incredibilmente per cadere nella fossa e calpestare la bara di Morris) , alla ricerca di vie d'uscite impossibili. Una scrittura piana e schietta, con Malamud che conosce ed indaga ogni pensiero dei personaggi - ciò che conta è la storia, gli eventi, la realtà che incombe sui protagonisti; una narrazione classica, da solido romanzo ottocentesco, che crea figure icastiche e memorabili.
April 17,2025
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“Il dolore lo esasperò e lo ispirò.”
Questo è il tema di un romanzo in cui il vero unico protagonista è il dolore. Ogni personaggio si porta il proprio fardello: Morris il commerciante, sua moglie Ida, sua figlia Helen, Frank Alpine il commesso. Tutti, tranne Frank, sono ebrei. Cosa significa essere ebreo? chiede Frank a Morris. Avere un cuore buono, risponde Morris. Essere onesti, rispettosi degli altri, compassionevoli verso ogni altro essere umano, questo significa essere ebreo. Ma essere tutto ciò porta all’ebreo soltanto una vita di squallore e stenti, di miseria e sofferenza. E’ il suo destino soffrire. Così Frank, “il gentile”, con fatica immensa, impara la lezione che Morris e la sua famiglia gli impartiscono: la dignità e l’umiltà sono i valori che rendono grande l’uomo, l’accettazione della sofferenza fa di te un “piccolo grande uomo ebreo”.
Un romanzo commovente, delicato e bellissimo, i cui personaggi restano nel cuore.
April 17,2025
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Ho letto gran parte di questo libro durante un lungo viaggio in treno. Amo questo tipo di viaggio perché rende la lettura carica di altre immagini. Così non potrò mai dimenticare che dopo aver letto di un fiore intagliato nel legno ritrovato nel bidone della spazzatura, nella tristezza ho alzato gli occhi e ho visto la luce del sole che si rifletteva nel mare e lo illuminava. Un viaggio reale, uno letterario ed anche uno interiore.
La storia è veramente bella e la voce di Malamud è antica, sa di vecchie storie raccontate vicino al caminetto per farsi compagnia e riflettere sulla vita degli altri per imparare a vivere un po' meglio.
Le tre vite su cui ruota la vicenda sono una osmosi tra rimpianto e voglia di riscatto, brama di possesso e ricerca di perdono. Morris, Frank e Helen. Ho pensato tanto a loro perché mi sono parsi così fragili e al contempo veri: si protendono verso il miglioramento, ma poi non hanno la scaltrezza per ottenerlo.
Il romanzo mi ha ricordato Un albero cresce a Brooklyn per le atmosfere e quel senso di povertà dignitoso, vissuto senza tragedie, aprendosi agli altri e cercando ogni giorno la bellezza nell'arte e nella letteratura. Un mondo che non esiste più, ma che sa di buono come un panino caldo e un bicchiere di latte e una giornata tersa e il cuore pieno di speranza.
April 17,2025
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Questo romanzo è la storia di una metamorfosi. Infatti, lentamente, ma inesorabilmente, Frank Alpine, il commesso, si trasforma in Morris Bober, il proprietario del disastrato negozio di alimentari in cui si svolge l’azione, poco dopo la fine della seconda guerra mondiale.

Ed è proprio Morris Bober che, a dispetto del suo cognome che significa “qualcosa che vale poco”, giganteggia in questa narrazione. La sua dignità e la sua voce, benché sommessa, sono la luce che illumina un cammino preciso ed esatto. Un cammino che Frank Alpine seguirà passo a passo, sino alla fine, convertendosi alla religione ebraica, simbolo estremo di una trasformazione interiore che, paradossalmente, lo porterà a essere il “padre” di Helen, anziché il suo “spasimante”.

Quel che io, però, non posso proprio compartire, né condividere, è la fondamentale “religiosità” del testo, benché negata dall’autore stesso. Eppure la si percepisce lo stesso. Qui sta, per me, il suo limite. E’ un bellissimo romanzo, ma viaggia su binari che non sono i miei.

PS: Prima di commentarlo, avrei voluto rileggere “L’inverno del nostro scontento”, di Steinbeck, ma, purtroppo, la faccenda sta andando per le lunghe, perché ho poco tempo ultimamente. Comunque, ci tornerò sopra, prima o poi. Mi frullano per il capino diverse “assonanze”. Vedremo.
April 17,2025
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L'ideale dell'ostrica a Brooklyn

*** Attenzione: anticipazioni sulla trama ***

Bernard Malamud è considerato uno dei padri della letteratura ebraico-statunitense del secondo dopoguerra, accanto a nomi come Saul Bellow, Norman Mailer, J.D. Salinger e altri, cui seguirono autori ancora attivi quali Philip Roth, Chaim Potock e Paul Auster, tanto per citare i più noti.
Tra la fine degli anni '40 e il decennio successivo gli Stati Uniti vissero, in seguito alla vittoria della guerra e a tutto ciò che questo comportò in termini economici, lo straordinario boom che avrebbe cambiato per sempre la società: furono anni in cui venne confezionato il sogno americano di una nazione in grado di offrire a tutti una possibilità. Questo sogno era però basato, esattamente come ora, sull'esaltazione della competizione, sulla colpevolizzazione e sull'abbandono di chi non ce la faceva, oltre che sull'instillazione scientifica della paura del diverso, soprattutto del comunista, al fine di esercitare un rigido controllo politico volto a estirpare qualsiasi voce che mettesse in discussione seriamente il sistema.
Anni esaltanti, per certi versi, ma anche crudeli per una parte non indifferente della popolazione. Il disagio sociale e esistenziale che quel modello di società - in tumultuosa evoluzione e basato su un darwinismo sociale appena mitigato dalle nascenti politiche di welfare – creava, colpiva maggiormente quelle componenti del melting pot provenienti da aree diverse e legate a tradizioni culturali non identificabili con quella dominate, di matrice anglosassone.
Non è un caso, quindi, che proprio in questo periodo – dopo sporadici antefatti quali Chiamalo sonno di Henry Roth (1934) o le opere di Nathanael West – si sviluppi una specifica letteratura ebraico-statunitense i cui autori, quasi sempre emigrati o figli di emigrati dall'Europa, hanno in comune il tema dell'analisi delle contraddizioni che la società nordamericana apre rispetto all'essere ebreo, tema esplorato a partire dalla diversa sensibilità e con le svariate modalità espressive di ogni autore. Ovviamente il fatto che questa generazione di autori si trovi a scrivere pochi anni dopo la shoah non è irrilevante nel determinare il tono complessivo della loro opera.
Bernard Malamud si inserisce in questa corrente narrativa con una propria, pacata specificità. La sua opera, fatta di alcuni romanzi e numerosi racconti, non presenta la profondità analitica di Saul Bellow o la visionaria violenza di Norman Mailer: si caratterizza piuttosto per un realismo desolato che rifiuta qualsiasi sperimentalismo espressivo e mette in scena attraverso una prosa piana e attenta ai dettagli storie di ordinaria solitudine e desolazione, storie di vinti dalla società ma anche storie di possibilità di una redenzione, legata per lo più al riconoscimento e all'accettazione della propria condizione.
In questo senso Il commesso, secondo romanzo dell'autore, edito nel 1957, è a mio avviso un'opera paradigmatica della poetica di Malamud, e può essere letta in continuità con i suoi maggiori racconti, non a caso scritti negli stessi anni.
Il romanzo narra di Morris Bober, ebreo immigrato decenni prima dalla Russia zarista, che ormai sessantenne è proprietario di un negozio di alimentari in un quartiere popolare di Brooklyn abitato quasi solo da gentili. Il negozio, piccolo e poco fornito, va molto male, perché nei dintorni ne sono stati aperti di nuovi, tanto che Bober pensa di venderlo, anche se sa che vi ricaverebbe ben poco. Bober ha una moglie, Ida, che lo aiuta nella gestione del negozio, e una figlia ventitreenne, Helen, frustrata sia perché deve fare la segretaria per aiutare la famiglia, mentre vorrebbe andare all'Università, sia perché sente il tempo scorrerle via senza riuscire ad avere una vita sentimentale degna di questo nome.
La situazione peggiora ulteriormente quando Bober viene rapinato da due giovani mascherati, uno dei quali lo colpisce alla testa ferendolo seriamente. Pochi giorni dopo, tornato giocoforza in negozio seppure ancora debole e fasciato, Bober conosce un giovane vagabondo che da poco frequenta la zona, un venticinquenne italiano di nome Frank Alpine, proveniente dall'ovest. Nei giorni successivi scopre che Frank dorme nella cantina del negozio, rubandogli latte e pane per fare colazione. Frank, per farsi perdonare, si offre di lavorare gratis in negozio, e Bober accetta nonostante la diffidenza della moglie, commosso dalla povertà del ragazzo e dalla sua volontà di riscatto.
Frank si dimostra un ottimo commesso, affabile e competente, tanto che gli affari del negozio vanno meglio. Ida però continua a diffidare di lui, sospettando che miri ad Helen, prospettiva a cui è nettamente contraria essendo il giovane uno spiantato e per di più un goy.
In effetti, dopo un periodo di indifferenza da parte di Helen, alle prese con un senso di colpa per una sua precedente relazione, tra i due nasce una amicizia che presto si trasforma in qualche cosa di più profondo.
Quando gli affari del negozio ricominciano ad andare male, a causa della concorrenza di un nuovo esercizio, Frank si sfinisce di lavoro per ridurre le perdite, rivelandosi però incapace di gestire sia la relazione con la fragile Helen sia il rapporto di fiducia con Bober, per cui viene scacciato dal negozio.
Bober, ormai disperato, cerca di svendere il negozio e di trovare un nuovo lavoro, senza riuscirvi: in breve tempo muore di polmonite. Frank, dopo essere stato al suo funerale, si reinstalla nel negozio, da dove Ida e Helen non hanno il coraggio di scacciarlo di nuovo. Gli affari vanno un po' meglio e Frank, ancora innamorato di Helen, cerca di riallacciare il rapporto, scontrandosi con il suo rifiuto. Nel repentino finale, Helen riconsidera ciò che è accaduto tra lei e Frank, e quest'ultimo prima si fa circoncidere poi si converte all'ebraismo. Non sapremo mai se i due si rimetteranno davvero insieme.
Sono stato costretto, come altre volte, a raccontare la trama, sia pure elidendo quanto possibile, perché senza alcuni elementi della storia non è possibile commentarla e analizzarla facendo intendere ciò che ritengo essere i tratti essenziali del romanzo.
A mio avviso Il commesso è essenzialmente la storia di una redenzione che avviene, se così posso dire, per convergenza unilaterale.
Il romanzo ruota infatti attorno ai due personaggi principali: Morris Bober e Frank Alpine.
Morris è un vinto, e la sua condizione esistenziale ci è rivelata sin dal nome: Bober, in yiddish, significa infatti persona da poco. Ha perso tutte le battaglie della vita: costretto ad emigrare dai pogrom della Russia zarista, avrebbe voluto fare il farmacista ma si è dovuto sposare, divenendo commerciante; ha perso il figlio maschio; verremo a sapere che ha perso molti soldi venendo truffato da un socio in affari, ed ora sta perdendo il suo negozio e la precaria sicurezza economica a causa del cambiamento della struttura del commercio, con l'esplosione dei supermercati e dei negozi di lusso. Emblema del suo fallimento, ma anche del suo orizzonte esistenziale, è lo squallore, evidenziato da Malamud con tocchi da maestro, del negozio – con il suo gelido retrobottega nel quale Bober passa la gran parte del suo tempo – e della casa in cui abita, situata sopra il negozio; egli simbolicamente non esce praticamente mai da questo spazio chiuso, se non quando va a cercare un altro lavoro, trovando solo porte chiuse; da notare che significativamente Malamud conclude il capitolo dedicato a questo unico, inutile peregrinare di Morris Bober con uno dei rari interventi diretti dell'autore nel testo: la notazione Ecco l'America.
Morris però è vinto perché non ha rinunciato alle sue basi morali. Innanzitutto è di una integerrima onestà: rifiuterà la proposta di Frank di adottare trucchetti usuali nel commercio, e con i clienti si comporta sempre in modo irreprensibile. È anche buono e tollerante, come dimostra tutto il suo atteggiamento nei confronti di Frank ed anche il fatto che ha ormai perdonato l'ex socio in affari che lo ha truffato. Muore per un atto di generosità, spalare la neve dal marciapiede per i cristiani che vanno a messa. Sono proprio queste sue qualità che hanno determinato la sua sconfitta sociale, come pensa lucidamente Helen al suo funerale: ”Che valore aveva la sua onestà se non gli permetteva di esistere in questo mondo? […] Povero papà. Era onesto per natura e non credeva che per gli altri essere disonesti è una cosa altrettanto naturale. […] Non era un santo. In qualche modo era un debole”.
Per molti versi contrapposto a Morris è Frank Alpine. Oltre ad essere giovane, quindi con una prospettiva di vita diversa rispetto a Morris, è un goy italiano (quindi presumibilmente cattolico, come si può dedurre dalla sua ammirazione per San Francesco), ma soprattutto non è onesto, anche se la sua disonestà è conseguenza della povertà: ha dimestichezza con il crimine, e anche nei confronti dello stesso Morris, nonostante le opportunità che questi gli offre, non si comporta irreprensibilmente. È però conscio della necessità di cambiare, e più volte, nel corso della narrazione, si descrive come uno che ci ha provato, sbagliando però qualcosa quando era vicino al traguardo.
Vive quindi l'opportunità che gli fornisce Morris come un ulteriore, definitivo tentativo di redenzione, e tutta la sua vicenda nel romanzo è il racconto dei suoi passi avanti e degli errori che compie sulla via di questa redenzione esistenziale, prima ancora che sociale. Il suo amore per Helen è in questo senso la prova più impegnativa a cui si sottopone, perché farsi accettare da lei significa essere disposto ad entrare in un mondo nuovo, a lui del tutto sconosciuto, come ben testimonia l'episodio dei libri che ella gli presta e lui fatica a capire. Nonostante tutti i tentativi e la buona volontà Frank sembra però fallire ancora una volta, venendo scacciato sia da Morris sia da Helen: prevalgono infatti in lui gli istinti ancestrali, che lo fermano sulla soglia del traguardo, costringendolo per l'ennesima volta a ricominciare daccapo.
Nel finale aperto il percorso di redenzione di Frank si completa, e quello che era stato un percorso, sia pur accidentato e con molti rinculi, di avvicinamento di Frank a Morris, ai valori espressi da Morris, diviene immedesimazione: Frank diventa Morris, come si può intuire anche dall'episodio (forse l'unico impregnato di humor ebraico del libro) della sua caduta nella fossa aperta al cimitero; diventa Morris perché lo sostituisce, ormai di nuovo accettato dalla famiglia, in negozio. È significativo infatti che l'ultima mattinata nel negozio descritta nel libro ripeta le medesime situazioni della prima: la polacca che compra le sue poche cose, Nick Fuso che vergognandosi va a fare la spesa in un altro negozio: nulla è cambiato, tranne il fatto che dietro al banco non c'è più Morris ma Frank. Ma Frank diventa Morris soprattutto perché si fa ebreo, condizione necessaria per essere davvero redento. Non sapremo, come detto, se questo sarà sufficiente a fargli riconquistare l'amore di Helen ma, anche se tutto lascia supporre di sì, non è forse questo l'importante. L'importante è che il vinto Morris Bober diviene alla fine il vero vincitore, perché i valori su cui ha basato la propria vita, non compresi neppure all'interno della sua famiglia, rivivono in un altro-da-sé che è divenuto di fatto lui. La sua vittoria non è sociale - il negozio presumibilmente continuerà ad andare male - ma morale, perché ha potuto trasmettere a Frank sé stesso.
La convergenza unilaterale di cui parlavo sopra è quindi quella di Frank, che partendo da posizioni sociali ed umane lontanissime si avvicina sempre più al mondo di Bober sino ad entrarvi completamente. Morris, come tutti gli altri personaggi del libro, rimane uguale a sé stesso per tutto il romanzo: l'unico che cambia è Frank, convergendo unilateralmente verso Bober, verso un vinto che però esprime un universo valoriale ricco anche se misconosciuto.
Ecco quindi che secondo Malamud lo scontro con la società della competizione e del successo a tutti i costi non deve essere combattuto con le sue stesse armi, ma opponendole un sistema di valori che egli individua nell'essenza dell'ebraismo, fatta soprattutto di accettazione serena del proprio destino (“Cadde senza un grido. […] Era il suo destino, altri ne avevano uno migliore”, dice di Morris quando viene colpito dai rapinatori). È una posizione che potrei definire, con una mezza bestemmia, analoga all'ideale verghiano dell'ostrica, e che se ha il pregio di evidenziare il valore di una sorta di resistenza passiva da mettere in atto contro una società ingiusta e crudele evidenzia anche a mio avviso lo stesso grado di problematicità della concezione verghiana quanto a capacità di fornire risposte efficaci ai problemi che pone. Prova ne sia che Ecco l'America possiamo dirlo, con ancora maggior sgomento, anche oggi.
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