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99 reviews
April 17,2025
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È lontano da quelli che penso siano i miei gusti.
Però è stato un piacere.
Mi ha appassionato e coinvolto,
devo riconsiderare le idee che ho sulle mie preferenze :)
April 17,2025
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“Provò una stretta al cuore alla vista della sua nudità. Un irresistibile desiderio di amarla e al tempo stesso la coscienza di qualcosa di perduto, di non aver mai avuto quello che aveva desiderato e altri sentimenti del genere che non gli andava proprio di ricordare. Helen aveva un corpo giovane, morbido, bello. I seni come piccoli uccelli in volo, il sedere come un fiore, eppure era un corpo malinconico. Nonostante la sua bellezza, anzi ancora più malinconico per questo. I corpi soli sono malinconici, pensò.”
Certi libri raccontano storie che non brillano d'azione, ma è proprio la qualità del racconto a fare tutta la differenza. La prosa lineare, vicina, senza nessun lirismo di troppo; la voce dell'autore che riesce passo dopo passo a scavarsi un posto in testa. Si annida dentro di te. E' un particolare tipo di conforto che ben pochi libri riescono a dare.
Il commesso è una storia di redenzione; una storia quasi biblica. Sembra una parabola. L'uomo che si è macchiato del peccato, che ha compiuto sempre le scelte sbagliate, impara da chi ha derubato. Il processo di conversione è lento e molto doloroso, non solo per il soggetto in se stesso ma per coloro che lo circondano. E deve essere così, viene da pensare, e il processo del cambiamento di Frank, l'uomo peccatore, accompagna ed è accompagnato dalla scrittura fluida di Bernard Malamud. Ne avevo sentito parlare, ovviamente, scrittore ebreo e americano famoso, e subito si è scavato un posticino nei miei pensieri.
“Si chiedeva che soddisfazione potesse ricavare Helen dal contatto con tutta questa miseria umana, e sospetto che, avendolo scoperto a spiarla nel bagno, si servisse dei libri per punirlo. Ma poi pensò che era poco probabile. Comunque non poteva smettere di pensare alla rapidità con cui andavano in rovina le vite di certe persone che non riuscivano ad agire in un determinato modo al momento giusto. Lo turbava il pensiero della facilità con cui un uomo poteva distruggere tutta la propria vita con un solo gesto sbagliato. Poi qualunque cosa facesse per riparare al suo sbaglio, uno era destinato a soffrire per sempre. A volte, a tarda notte, tenendo tra le dita rigide e arrossate un libro, il commesso provava una strana sensazione. Come se si stesse allontanando da quelle pagine stampate e stesse invece leggendo qualcosa sul proprio conto.”
Ciò che mi ha colpito di più è stata la bellezza, la profondità delle riflessioni e la nettezza con cui assumono uno spessore reale. La sensazione di stare leggendo qualcosa che non ti lascerà da solo, durante la lettura, o anche dopo, è carezzevole e importante. Sono queste le carezze letterarie che mi piacciono, nonostante il libro riservi momenti cupi, dolorosi e molto tristi.
La sofferenza, pensava, è come una merce. Scommetto che gli ebrei riuscirebbero a cavarne un vestito. Con asserzioni del genere secondo me Malamud racconta proprio cos'è l'essere ebrei, e come questi vengono percepiti. Un pezzo perfetto, come anche il dialogo in cui Frank e il negoziante, l'ebreo Morris Bober, parlano di cosa significhi veramente essere ebrei. Secondo Morris è essere onesti. Mentre l'individualità di Frank lo spingeva alla violenza, alla sopraffazione, ad un individualismo completamente opposto a quello dell'ebreo e che si riassume benissimo così:
“Frank, qualche volta le cose non vanno secondo i nostri piani. Non ci stia male”.
“Il giorno che non ci starò più male, spero che mi seppelliscano.”

Raramente provo la sensazione di volere che un libro non termini, ma infine, quando ho letto queste parole, avrei voluto continuare a leggere: Il dolore lo esasperò e lo ispirò.
Uno splendido finale che non ha bisogno di altro, in realtà. Strano come i libri migliori, con le migliori conclusioni in senso di trama e costruzione narrativa, comunichino comunque la voglia di continuare a leggere.
April 17,2025
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Malamud sade ve etkileyici bir dili var. Derdini sakince, olayları ajite etmekten anlatıyor. Yaşananlara karşı mesafesini çok iyi korumuş. Karakter insani yönleriyle ve içinde bulundukları durumlar ile ele alındığı için yaşayan, okuyucu ile bağ kuruyor. Açık sonunun da kitaba yakıştığını düşünüyorum.
April 17,2025
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Il commesso di B. Malamud è una lettura che consiglierei ad occhi chiusi.
Frank Alpine, italo-americano, pieno di rimorsi e sensi di colpa, diventa un commesso modello in un negozio di alimentari, gestito da ebrei, che è ormai sull’orlo del fallimento. La sua vita si intreccia a quella della malinconica Helen, aggravata dai pesi dell’ambizione e del fiorire, e quella di Morris, l’ebreo che ha consumato la sua esistenza per portare avanti un mestiere che gli toglie vitalità e lo ha prosciugato da ogni senso.
È un grande testo.
E mi sono commossa nel leggerlo e nel pensarlo in questi giorni.
Fluide, le parole si susseguivano le une alle altre con una semplicità disarmante, e insieme, c’è una grande capacità di trattare i grandi temi della vita: la prigionia dell’esistenza, l’esilio dal mondo, e dunque la ghettizzazione autoimpostasi da tutti i personaggi. Ho colto, poi, la violenza brutale di chi vuole arricchirsi e nient’altro. A questo, si aggiunge un amore pungente che si mescola alla diseducazione e al desiderio; due ingredienti che possono diventare letali per qualunque fiore pronto a sbocciare.
L’ossessione di Frank Alpine per una vita che non riesce ad afferrare, per le sue opportunità che si sono bruciate tutte, nel lungo cammino percorso, per diventare un eroe che mai fino in fondo sarà. È questa la condanna di chi espatria? Di chi non sarà mai accettato nell’America di allora e nel mondo di oggi?
La miseria del cuore degli uomini, come quello di Ward o Karp, mista all’onestà di Morris (o alla sua incapacità di rompere il sistema a cui appartiene e di riconoscere i suoi desideri…), porteranno al perdono dei peccati commessi? Il perdono. Ecco la parola finale che ora affiora nella mia mente. Viviamo vite intere senza mai più chiederci se il perdono sia, in fondo, poi così necessario.

Il commesso: che grande testo.
April 17,2025
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La vita era ben povera cosa e il mondo cambiava in peggio. L'America era diventata troppo complicata e un uomo non contava più nulla.

Una vera Storia, quella del povero negoziante ebreo Morris Bober e del suo italiano commesso. Una Storia come non se ne trovano spesso, con un'introduzione dei personaggi che sembra una stretta di mano; un avvicendarsi incalzante e armonioso; un epilogo splendido e significativo.
Una riflessione soffice sul destino, l'ingiustizia della vita e le colpe del passato. Un’apologia della bontà.
Se ve ne hanno parlato bene, non l'hanno fatto abbastanza.
April 17,2025
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Il sentimento che pervade questo libro è senza dubbio la mestizia, una speranza di rivalsa continuamente disattesa, ma che non si spegne mai. I personaggi, ognuno a suo modo, fanno del loro meglio per andare avanti come sanno fare, cercando di non abbandonarsi alla disperazione. Il finale sembra aperto a nuove possibilità, lascia uno spiraglio aperto al futuro, ma se dovessi descrivere questo libro con un colore, sarebbe grigio. Bella la scrittura, accurata la descrizione dei personaggi e i loro travagli interiori. Bel romanzo, se si è pronti ad affrontarlo.
April 17,2025
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Un libro che è già un classico contemporaneo.
Forse per questo ho rimandato così tanto il confronto, pur avendolo consigliato ad altri decine di volte.

Buona parte della storia si svolge nel negozio di alimentari di Morris Bober, un ebreo poco ortodosso, dove un giorno arriva Frank Alpine (che nome eccezionale) a stravolgere tutto, nel bene e nel male.

E’ una storia dura, triste, a tratti struggente. Di lacerazione dei rapporti umani, di cadute improvvise e lenti tentativi di rimettersi in piedi.
Una storia di sguardi e gesti piccoli, sul tentativo di redimere il passato e sulle occasioni mancate.
E poi c’è l’amore (impossibile?) tra Frank e Helen, così giovane e già così piena di rimpianti.

Ma è, al di là di tutto, una fotografia fedelissima di un luogo, un periodo e una cultura ben precisi.

La scrittura è misurata, limpida, infallibile. Semplice, almeno in superficie.

Forse mi aspettavo qualcosa di diverso, meno “realismo” e più schermaglie alla Roth, ma star sotto le quattro stelle sarebbe un sacrilegio. [75/100]
April 17,2025
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Rimorsi, speranze, dignità…

Romanzo di forti passioni che si manifestano attraverso i pochissimi personaggi, prigionieri di una soffocante unità di luogo e di un tempo anch’esso ristretto in un asfittico presente, povero di speranze nella vana illusione di un diverso futuro che forse non arriverà mai.

In apparenza l’elemento che domina il dramma delle tormentate vite di Morris, Frank, Helen, Ida, è il denaro che, pur straordinariamente carente, occupa con costanza ossessiva i pensieri e le inquietudini di tutti i personaggi: denaro prestato, rubato, restituito, regalato, sognato, guadagnato soldo per soldo con un ritmo troppo lento, scandito dal suono della cassa del negozio che ingoia sempre meno monete di quante servirebbero a soddisfare le vite e le aspirazioni di ognuno.

Ma sotto al misero scorrere del denaro albergano le passioni e i tumulti dell’anima, sentimenti contraddittori di generosità e grettezza, altruismo ed egoismo, soprattutto dignità nei Bober, padre e figlia, mentre l’ondivago Frank, il cui ruolo dà il titolo al romanzo, è l’elemento instabile del dramma, costantemente preda di slanci di illusoria redenzione alternati a ricadute nelle tortuose spire della sua sensibilità capricciosa e irresponsabile.

Nella Brooklyn ebrea del dopoguerra, oltre la quale non sembrano esistere orizzonti, l’estraneo goy dovrà lottare contro la diffidenza, che col suo comportamento ampiamente giustifica, e provare a riconquistare la fiducia da parte di Morris e l’amore di Helen, fallendo su ambedue i fronti, fino alla scelta estrema della conversione, il cui effetto viene giustamente lasciato sospeso dal finale aperto.
April 17,2025
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Es el libro más aclamado de Malamud, aunque no es para menos, genial la lucha de ese padre, la familia, la transformación del barrio. Hace un relato absolutamente creíble y da una visión de la comunidad judía, parece que muy fiel.
April 17,2025
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Questo romanzo si muove in un microcosmo privato: Malamud ci dice che ci troviamo a New York, zona di Brooklyn, ma in realtà il piccolo negozio di Morris Bober potrebbe trovarsi in qualunque angolo buio e desolato dell’universo. Le luci e il caos della città sono lontani e noi possiamo calarci senza distrazioni nella sfortunata esistenza di questo commerciante ebreo, che con gli scarsissimi incassi che riesce a racimolare fatica ad arrivare a fine giornata e mantenere se stesso, la moglie Ida e la figlia Helen.
Morris è un uomo dalla grande moralità, dignitoso, ma destinato a raschiare il fondo, prima di risalire: viene rapinato, brutalmente colpito alla testa e mentre cerca di recuperare le forze conosce Frank Alpine, giovane vagabondo di origine italiane che riesce a farsi prendere come assistente in negozio e che sembra assestare una nuova spinta agli affari di Bober.

Dirvi altro della trama sarebbe un grande errore, perché questa è una storia che merita di essere svelata pezzo per pezzo, senza fretta. Con uno stile limpido ma ipnotico, l’autore costruisce per i propri protagonisti un cammino difficile, fatto di miserie e rarissimi sprazzi di felicità, un percorso di espiazione, redenzione e grande crescita.
Da scrittore di origine ebrea, Malamud sceglie di rappresentare non l’ortodossia ebraica fatta di leggi ferree e divieti, quanto piuttosto la sua moralità e la Legge, quella che vede nella bontà la più grande delle virtù, seppur forgiata da mille sofferenze.
Non a caso, di Morris Bober viene detto che “l’onestà era la sua palla al piede”.

Non mi sarei mai aspettata di leggere le ultime pagine con gli occhi lucidi. Eppure, questa storia mi ha commossa e mi è entrata dentro.
Non soltanto è scritta e si snoda in modo magistrale, con una profonda introspezione dei personaggi, ma è una grande riflessione sulla tragicità del destino, sul fallimento del sogno americano ma anche sull’onestà e la possibilità, a dispetto di tutte le disgrazie e le sfortune, di continuare a sperare nel futuro.
Magnifico.
April 17,2025
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Ne Il commesso il sogno americano è irrealizzato, o meglio sembra quasi irrealizzabile. I personaggi principali sono vittime di numerosi eventi sfavorevoli, ma nonostante tutto continuano a condurre una difficile ricerca al fine di migliorare non solo la propria condizione economica, ma anche se stessi. In questa America molto lontana dal sembrare un luogo di opportunità si incrociano le esistenze di Morris, immigrato ebreo dalla Russia zarista, e la sua famiglia con quella di Frank Alpine l'italyener che farà di tutto per riuscire a redimersi dal suo passato. In questo affresco americano dove la situazione dei personaggi è veramente complicata, continua ad esserci una seppur minima speranza.
La grande semplicità di questo romanzo mi ha ingannato, solamente quando ho finito di leggerlo mi sono accorto che in fondo è una storia tutt'altro che lineare. Il commesso ha molto da offrire: lo si nota nei personaggi, che a me sono sembrati veramente concreti, nei loro sogni e nelle delusioni, nelle illusioni e nei loro fallimenti ma soprattutto nei difficili amori e nei complicati tentativi di migliorarsi. È difficile non riconoscersi, nel mio caso ovviamente, in almeno uno degli aspetti di questi personaggi. Perché in questo libro vengono mostrate l'imprevidibilità e i sogni di (quasi) ogni vita attraverso una narrazione semplice e piacevole.
April 17,2025
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...fatto sta che io tale Bernard Malamud non l'avevo ancora incrociato sulla mia impervia strada di lettore che, per carità, qualche libro l'ho letto anche io dello sterminato panorama americano del '900 (gente, leggete Steinbeck! Leggete Barth! Leggete Carver! E Yates! Leggete Roth-DeLillo-e tutto il resto!), ma lui proprio non l'avevo neanche sentito. E quando un autore neppure l'ho sentito nominare, mi è naturale storcere un po' il naso davanti alle acclamazioni di giubilo e di capolavoro, un senso di diffidenza che penso (e ogni tanto ci spero, ma forse non è così) non sia solo mio.

Fortuna vuole che, ad un passo dal centenario della sua nascita, la Minimum Fax ha rispolverato quello che è considerato il capolavoro di tale Malamud, ovvero "Il commesso", facendomelo così saltare subito all'orecchio. Il tempo di metterlo in wishlist sull'accoppiata aNobii-Goodreads, uscire di casa, 2 minuti a piedi per raggiungere la biblioteca qui davanti e mi ritrovo con già in mano il libro. Naturalmente edizione antidiluviana del 1962, i famosi Nuovi Coralli della Einaudi, quelli che dopo 50 anni nei magazzini della mia amata biblioteca oramai non è che sono vissuti, praticamente sono costituiti al 98% di polvere e il restante 2% di cellulosa, senza dimenticare gli scarabocchi del marmocchio di turno ad impreziosire le pagine interne di questo capolavoro. Sto divagando? Sto divagando.

La storia, in breve, è quella di Morris Bober, commerciante ebreo di origini russe oramai in là con gli anni e sempre più impossibilitato, fisicamente ed economicamente, a portare avanti il proprio negozio di alimentari. Ad aiutarlo si presenta inaspettatamente Frank Alpine, giovane di origini italiane, ladruncolo e imbroglione (senza tanta fortuna) alla disperata ricerca di un posto onesto per guadagnarsi da vivere, anche a costo di fingersi commesso. E poi c'è la famiglia di Morris Bober, la moglie e soprattutto la figlia, Helen, determinata a costruirsi un avvenire, che non può che fare breccia nel cuore del giovane e sfortunato Frank...

Perché "Il commesso" è un piccolo capolavoro? (Non so se avete notato, ho saltato in tronco la parte in cui disquisisco di argomenti futili tipo l'apertura della prima pagina, il mio rimanere a bocca aperta, il divorare il libro in meno di due giorni, e forse è meglio che mi fermo qui altrimenti non è vero che l'ho saltata in tronco, no?) È un piccolo capolavoro perché c'è dentro TUTTO quello che l'America del periodo post-bellico ci può dare. C'è il sogno americano, la voglia di riscatto del singolo, l'integrazione culturale e al tempo stesso la voglia di staccarsi da certi "cliché culturali", c'è la fine del proibizionismo, ci sono le prime avvisaglie dell'industrializzazione e della spietata concorrenza in campo lavorativo, ci sono le ambizioni della persona che si deve costruire un futuro completamente con le sue mani, ci sono i sentimenti (quanti sentimenti in meno di 300 pagine!). Lo stile asciutto e mai dispersivo di Malamud scorre per 271 pagine con toni pacati, fra il malinconico e il tragicomico, mai indulgente con i personaggi né pronto a giudicarli: è tutta qui la semplicità di Malamud, una semplicità che rende il libro un racconto se vogliamo "semplice" dal punto di vista narrativo, ma talmente semplice da risultare più vero. Abbiamo poi bisogno di storie inventate, noi lettori?

Un'ultimo appunto da parte di uno (parlo di me) che ha il blog (ho un blog, sembra una malattia) intitolato "L'inverno del nostro scontento", che è chiaramente riferito all'omonimo romanzo di Steinbeck. Ecco, "Il commesso" e "L'inverno..." hanno in comune praticamente tutta l'ambientazione e anche alcuni dei temi trattati, cosa che non deve meravigliare visto che la pubblicazione dei due libri avviene nello stesso identico periodo (1957 per Malamud, 1961 per Steinbeck) e sono ambientati nella stessa zona geografica (Manhattan e Long Island). Quindi, consiglio personale a chi non mastica la letteratura americana: andate in libreria o in biblioteca, prendeteli entrambi in blocco e passate un paio di giorni a leggere questi due libri e a trarne le vostre conclusioni.

P.S.: la versione della Einaudi è identica per traduzione alla recentissima ristampa Minimum Fax. Inedita è però l'introduzione che, assente nella versione einaudiana, ci viene proposta in quella della Minimum da parte di Marco Missiroli, introduzione che potete leggere qui: http://www.minimaetmoralia.it/wp/il-c...
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