...
Show More
Volere è potere
Sul testo ci si rompe sicuramente la testa, forse più che in altri suoi. Una scrittura da cui sono banditi dialoghi (cosa che mi garba moltissimo) e punteggiatura con i relativi a capo (e questo un po' meno, ma se di parlato si tratta non si può che farci l’abitudine). Ma chiari sono i due pilastri su cui si regge tutto il romanzo:
Le donne:
le ultime non sono solo le popolane ma ognuna è ultima nel suo ambiente anche in quello dove la fame è una straniera… chi si consuma nell'implorare al cielo un figlio non è il re, ma la regina, e anche qui per due ragioni. La prima ragione è che un re, e tanto più se del Portogallo, non chiede quel che unicamente è in suo potere dare, la seconda ragione perché, essendo la donna, naturalmente, vaso per ricevere, dev'essere naturalmente supplice, sia in novene organizzate che in orazioni occasionali.
Non a caso sceglie una donna, Blimunda, come protagonista: una veggente nel senso letterale del termine. A digiuno è in grado di vedere dentro gli uomini e le cose. E tutto ciò l’ha appreso perché Sono stata ad occhi aperti nel ventre di mia madre, da lì vedevo tutto. Ti immagini un uomo che possa dire queste parole?
Ma non tutte le donne sono, anche se sempre neglette, all'altezza del ruolo che la natura ha dato loro:
Oggi, tuttavia, è giorno di allegria generale, forse la parola sarà impropria, perché il piacere viene dal profondo, magari dall'anima, guardare questa città che esce dalle sue case, che si riversa per le strade e le piazze, che scende dalle colline, che si riunisce al Rossio per veder giustiziare ebrei e conversi, eretici e stregoni… Alle finestre che danno sulla piazza ci sono le donne, vestite e acconciate di tutto punto, alla tedesca, in omaggio alla regina, con il loro carminio sulle guance e sulla scollatura, facendo smorfie con la bocca sì da renderla piccola e stretta, facce diverse e tutte girate verso la strada, chiedendosi ciascuna dama fra sé e sé se siano ben fermi i nei del viso, all'angolo della bocca il tirabaci, sul brufoletto il correttore, sotto gli occhi il pazzerellino, mentre il pretendente approvato o sospirante passeggia sotto col fazzoletto in mano e facendo volteggiare la cappa.
Gli Ultimi:
Memoriale del convento è un romanzo storico che si svolge nei ventotto anni, tra il 1713 e il 1730, della costruzione del convento di Mafra, avvenuta per volontà di Giovanni V re di Portogallo: un ex-voto per grazia ricevuta di un erede al trono. Nella Storia, come fece il buon Alessandro, inserisce la storia, quella dei dimenticati e accanto ai personaggi che saranno celebrati da statue a grandezza d’uomo o di dio, erme, medaglioni, quadri, targhe e via così, infila i dimenticati immaginari rappresentanti di tutti coloro che non avendo niente, a volte nemmeno la prole, cullano un sogno: non quello ad occhi aperti ma quello che, utilizzando la povera materia che hanno a disposizione, gli permetterà di realizzarlo.
Per sentieri bui salirono fino in cima alla Vela, … in tutte queste baracche ci sono degli uomini che dormono o che cominciano già a svegliarsi, sono costruzioni di fabbricazione precaria, per la maggior parte, quelli che sono qui sono sterratori, gente di molta forza e pochi complimenti… in rozze dimore perché vi si riposino le ossa gli stanchi uomini della vanga e della zappa, fra poco suoneranno le trombe perché anche qui c'è l'esercito, ormai non va più a morire in guerra e quel che fa è tenere a bada queste rozze legioni o dar aiuto dove l'uniforme non soffra umiliazioni, in verità, a malapena si distingue chi guarda da chi è guardato, rotti gli uni, strappati gli altri. Uno sguardo alla Pasolini, mi viene da dire: i soldati come l’altra faccia del proletariato.
Oppure
…si puniscano pure i negri e i villani perché non si perda il valore dell'esempio, ma si onori la gente dabbene e da beni, non esigendo che paghi i debiti contratti, che rinunci alla vendetta, che corregga il suo odio e se ci saranno cause, non potendosi evitarle del tutto, si faccia ricorso al cavillo, alla truffa, all'appello, alla prassi, alle ambagi, perché vinca tardi chi per giusta giustizia dovrebbe vincere presto, perché tardi perda chi dovrebbe (...)
E ancora nel trasportare dal monte una immensa pietra da collocare nella chiesa dell’immenso monastero di Mafra:
Oggi, dal levar del sole fino al pomeriggio inoltrato, hanno fatto un millecinquecento passi, meno di mezza lega delle nostre, o, se vogliamo giudicare per comparazione, l'equivalente di duecento volte la lunghezza del masso. Tante ore di sforzo per tanto poca strada, tanto sudore, tanta paura, e quel mostro di pietra che scivola quando dovrebbe star fermo, immobile quando dovrebbe muoversi, maledetto sia tu, e chi t'ha fatto togliere dalla terra e ti fa trascinare da noi per queste plaghe. Gli uomini si buttano per terra, senza forze, rimangono lì col fiatone, a pancia all'aria, a guardare il cielo che lentamente si oscura.
Tra questi operai ci sta Baltasar Settesoli, il compagno di Blimunda, e per un attimo ti sembra di avere davanti Renzo e Lucia.
I’immarcescibile anticlericalismo
di Saramago che, non per forza, si sposa con il suo ateismo. La chiesa in questo senso è stata sempre autonoma rispetto all’idea di Dio e alle Sue idee. Da nessuna parte, nei sacri testi, si parla di Sant’uffizio e di autodafè.
Un'altra contrarietà attesa è l'auto da fé, non per la chiesa che se ne giova come di un rinforzo pietoso e per altri suoi utili, né per il re che, quando siano stati inclusi nell'auto proprietari di terra brasiliani, si giova della loro fattoria, ma per chi si prende le frustate, o è esiliato, o è bruciato sul rogo, per fortuna questa volta ne è uscita alleggerita della carne solo una donna, non sarà molto il lavoro di dipingerne il ritratto nella chiesa di S. Domingos, accanto a quello di altri rosolati, arrostiti, dispersi e soppressi, che pare ignobile come non serva di monito agli uni il supplizio di tanti, magari piacerà agli uomini soffrire oppure ci tengono di più alla convinzione dello spirito che non alla conservazione del corpo, Dio non sapeva in che cosa si metteva quando creò Adamo ed Eva.
E ora dobbiamo parlare del Sogno di Baltasar Settesoli e Blimunda Settelune, cominciato dopo l’incontro, all’autodafè, con un monaco visionario, Padre Bartolomeu Lourenço de Gusmão, il Volatore, personaggio storico ma rimaneggiato da Saramago a sognatore capo, scopritore del carburante che fa decollare l’uccellaccio nell’etere:
la volontà, perché l'etere, in fondo, … non è fatto delle anime dei morti, ma è fatto, ascoltate bene, delle volontà dei vivi.
La fine
Nove anni cercò Blimunda. Cominciò col contare le stagioni, poi ne perse il senso. Migliaia di leghe percorse Blimunda, quasi sempre scalza e …
non posso di più perché svelerei quello che è bene scoprire da soli. Mi basta dire che se vi stancate a stare dietro alle ironiche o partecipate descrizioni, minuziose perché la vita sta nei particolari, e perdete il filo o questo vi sembra stiracchiato oltre ogni limite non arrendetevi: la fine non ve l’aspettate oppure sì ma speravate che per una volta non accadesse. E la commozione non sarà vostra debolezza ma umanità (parola abusata perché diventata solo un nome) che riprende il suo posto dentro di voi.
Sul testo ci si rompe sicuramente la testa, forse più che in altri suoi. Una scrittura da cui sono banditi dialoghi (cosa che mi garba moltissimo) e punteggiatura con i relativi a capo (e questo un po' meno, ma se di parlato si tratta non si può che farci l’abitudine). Ma chiari sono i due pilastri su cui si regge tutto il romanzo:
Le donne:
le ultime non sono solo le popolane ma ognuna è ultima nel suo ambiente anche in quello dove la fame è una straniera… chi si consuma nell'implorare al cielo un figlio non è il re, ma la regina, e anche qui per due ragioni. La prima ragione è che un re, e tanto più se del Portogallo, non chiede quel che unicamente è in suo potere dare, la seconda ragione perché, essendo la donna, naturalmente, vaso per ricevere, dev'essere naturalmente supplice, sia in novene organizzate che in orazioni occasionali.
Non a caso sceglie una donna, Blimunda, come protagonista: una veggente nel senso letterale del termine. A digiuno è in grado di vedere dentro gli uomini e le cose. E tutto ciò l’ha appreso perché Sono stata ad occhi aperti nel ventre di mia madre, da lì vedevo tutto. Ti immagini un uomo che possa dire queste parole?
Ma non tutte le donne sono, anche se sempre neglette, all'altezza del ruolo che la natura ha dato loro:
Oggi, tuttavia, è giorno di allegria generale, forse la parola sarà impropria, perché il piacere viene dal profondo, magari dall'anima, guardare questa città che esce dalle sue case, che si riversa per le strade e le piazze, che scende dalle colline, che si riunisce al Rossio per veder giustiziare ebrei e conversi, eretici e stregoni… Alle finestre che danno sulla piazza ci sono le donne, vestite e acconciate di tutto punto, alla tedesca, in omaggio alla regina, con il loro carminio sulle guance e sulla scollatura, facendo smorfie con la bocca sì da renderla piccola e stretta, facce diverse e tutte girate verso la strada, chiedendosi ciascuna dama fra sé e sé se siano ben fermi i nei del viso, all'angolo della bocca il tirabaci, sul brufoletto il correttore, sotto gli occhi il pazzerellino, mentre il pretendente approvato o sospirante passeggia sotto col fazzoletto in mano e facendo volteggiare la cappa.
Gli Ultimi:
Memoriale del convento è un romanzo storico che si svolge nei ventotto anni, tra il 1713 e il 1730, della costruzione del convento di Mafra, avvenuta per volontà di Giovanni V re di Portogallo: un ex-voto per grazia ricevuta di un erede al trono. Nella Storia, come fece il buon Alessandro, inserisce la storia, quella dei dimenticati e accanto ai personaggi che saranno celebrati da statue a grandezza d’uomo o di dio, erme, medaglioni, quadri, targhe e via così, infila i dimenticati immaginari rappresentanti di tutti coloro che non avendo niente, a volte nemmeno la prole, cullano un sogno: non quello ad occhi aperti ma quello che, utilizzando la povera materia che hanno a disposizione, gli permetterà di realizzarlo.
Per sentieri bui salirono fino in cima alla Vela, … in tutte queste baracche ci sono degli uomini che dormono o che cominciano già a svegliarsi, sono costruzioni di fabbricazione precaria, per la maggior parte, quelli che sono qui sono sterratori, gente di molta forza e pochi complimenti… in rozze dimore perché vi si riposino le ossa gli stanchi uomini della vanga e della zappa, fra poco suoneranno le trombe perché anche qui c'è l'esercito, ormai non va più a morire in guerra e quel che fa è tenere a bada queste rozze legioni o dar aiuto dove l'uniforme non soffra umiliazioni, in verità, a malapena si distingue chi guarda da chi è guardato, rotti gli uni, strappati gli altri. Uno sguardo alla Pasolini, mi viene da dire: i soldati come l’altra faccia del proletariato.
Oppure
…si puniscano pure i negri e i villani perché non si perda il valore dell'esempio, ma si onori la gente dabbene e da beni, non esigendo che paghi i debiti contratti, che rinunci alla vendetta, che corregga il suo odio e se ci saranno cause, non potendosi evitarle del tutto, si faccia ricorso al cavillo, alla truffa, all'appello, alla prassi, alle ambagi, perché vinca tardi chi per giusta giustizia dovrebbe vincere presto, perché tardi perda chi dovrebbe (...)
E ancora nel trasportare dal monte una immensa pietra da collocare nella chiesa dell’immenso monastero di Mafra:
Oggi, dal levar del sole fino al pomeriggio inoltrato, hanno fatto un millecinquecento passi, meno di mezza lega delle nostre, o, se vogliamo giudicare per comparazione, l'equivalente di duecento volte la lunghezza del masso. Tante ore di sforzo per tanto poca strada, tanto sudore, tanta paura, e quel mostro di pietra che scivola quando dovrebbe star fermo, immobile quando dovrebbe muoversi, maledetto sia tu, e chi t'ha fatto togliere dalla terra e ti fa trascinare da noi per queste plaghe. Gli uomini si buttano per terra, senza forze, rimangono lì col fiatone, a pancia all'aria, a guardare il cielo che lentamente si oscura.
Tra questi operai ci sta Baltasar Settesoli, il compagno di Blimunda, e per un attimo ti sembra di avere davanti Renzo e Lucia.
I’immarcescibile anticlericalismo
di Saramago che, non per forza, si sposa con il suo ateismo. La chiesa in questo senso è stata sempre autonoma rispetto all’idea di Dio e alle Sue idee. Da nessuna parte, nei sacri testi, si parla di Sant’uffizio e di autodafè.
Un'altra contrarietà attesa è l'auto da fé, non per la chiesa che se ne giova come di un rinforzo pietoso e per altri suoi utili, né per il re che, quando siano stati inclusi nell'auto proprietari di terra brasiliani, si giova della loro fattoria, ma per chi si prende le frustate, o è esiliato, o è bruciato sul rogo, per fortuna questa volta ne è uscita alleggerita della carne solo una donna, non sarà molto il lavoro di dipingerne il ritratto nella chiesa di S. Domingos, accanto a quello di altri rosolati, arrostiti, dispersi e soppressi, che pare ignobile come non serva di monito agli uni il supplizio di tanti, magari piacerà agli uomini soffrire oppure ci tengono di più alla convinzione dello spirito che non alla conservazione del corpo, Dio non sapeva in che cosa si metteva quando creò Adamo ed Eva.
E ora dobbiamo parlare del Sogno di Baltasar Settesoli e Blimunda Settelune, cominciato dopo l’incontro, all’autodafè, con un monaco visionario, Padre Bartolomeu Lourenço de Gusmão, il Volatore, personaggio storico ma rimaneggiato da Saramago a sognatore capo, scopritore del carburante che fa decollare l’uccellaccio nell’etere:
la volontà, perché l'etere, in fondo, … non è fatto delle anime dei morti, ma è fatto, ascoltate bene, delle volontà dei vivi.
La fine
Nove anni cercò Blimunda. Cominciò col contare le stagioni, poi ne perse il senso. Migliaia di leghe percorse Blimunda, quasi sempre scalza e …
non posso di più perché svelerei quello che è bene scoprire da soli. Mi basta dire che se vi stancate a stare dietro alle ironiche o partecipate descrizioni, minuziose perché la vita sta nei particolari, e perdete il filo o questo vi sembra stiracchiato oltre ogni limite non arrendetevi: la fine non ve l’aspettate oppure sì ma speravate che per una volta non accadesse. E la commozione non sarà vostra debolezza ma umanità (parola abusata perché diventata solo un nome) che riprende il suo posto dentro di voi.