...
Show More
Ostico. Più degli altri libri di Saramago che ho letto, per le frequenti enumerazioni di conventi, processioni e affini, che ricordano alcuni romanzi dell’ottocento francese, riesce comunque a mantenere vivo l’interesse e difficilmente ci si stacca dalle pagine. Non è un romanzo facile. Per chi ormai frequenta il Sommo da tempo il suo periodare non è più una sorpresa, ma in questo libro è particolarmente complesso l’intreccio di voci, dei personaggi e del narratore, e tutto ciò richiede molta attenzione. Le frequenti digressioni storiche non aiutano a sentir vivo questo romanzo, che regala sì dei bei personaggi, ma che la Storia con la S maiuscola ingoia spesso, facendoci partecipi della grandiosità degli eventi e riportando i singoli al loro posto, granelli di sabbia del tempo.
Non si pensi che avendo amato il Saramago sociologo (Cecità, Saggio sulla lucidità, Le intermittenze della morte) sia scontato possa piacere anche questo. Il narrato in questo libro segue un ritmo ipnotico che poco si presta ad accelerate brusche per finir prima una pagina. Somiglia in questo a Un paese chiamato Alentejo.
Affascinante figura (storica) Bartolomeu de Gusmão, che meriterebbe una storia a sé.
Non lo consiglierei a chi ama leggere solo libri d’evasione o a chi vuole tentare un primo approccio con Saramago.
Non si pensi che avendo amato il Saramago sociologo (Cecità, Saggio sulla lucidità, Le intermittenze della morte) sia scontato possa piacere anche questo. Il narrato in questo libro segue un ritmo ipnotico che poco si presta ad accelerate brusche per finir prima una pagina. Somiglia in questo a Un paese chiamato Alentejo.
Affascinante figura (storica) Bartolomeu de Gusmão, che meriterebbe una storia a sé.
Non lo consiglierei a chi ama leggere solo libri d’evasione o a chi vuole tentare un primo approccio con Saramago.