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April 26,2025
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127th book of 2020.

I’ve been wanting to read this for a long time: It is a book that has managed to elude me, by being hard to get hold of or else expensive to get hold of. I am in debt to my old university housemate who bought and gifted me this. Despite wracking my brain for a Calvino related anecdote involving us, I cannot think of one. The only thing that comes to mind is reading my first ever Calvino, Invisible Cities, whilst lying on my bed in our old house in Chichester. So can give only my thanks; it was worth it.


- Italo Calvino

All that can be done is for each one of us to invest our own ideal library for our classics; and I would say that one half of it should consist of books we have read and that have meant something for us, and the other half of books which we intend to read and which we suppose might mean something to us. We should also leave a section of empty spaces for surprises and chance discoveries.

Calvino writes with grace in both his fictions and his essays. He is a fantastic writer in the fact I believe he is quite multifaceted, and by that I also mean that my own view of him is multifaceted. My lecturer referred to him once as being ‘icy’ – a term I have adopted as my own in reference to him. In fact, the full quote, as I have quoted before in my The Baron in the Trees review: “An icy postmodernist”, whom one “admires more than enjoys”. In some cases, I would agree. I am in awe of If on a Winter's Night a Traveler, but my enjoyment when reading it is another matter entirely. Any iciness, postmodernist-ness, is void here – what is left is Calvino at his intelligent and most graceful self.

The first essay is the title essay, and Calvino attempts to define a ‘classic’ novel, which ironically, his own novels fall into, in my opinion. He proposes 14 definitions, headings, and then further expansion into several; my favourite headings are:

5. A classic is a book which even when we read it for the first time gives the sense of rereading something we have read before.

6. A classic is a book which has never exhausted all it has to say to its readers.

9. Classics are books which, the more we think we know them through hearsay, the more original, unexpected, and innovative we find them when we actually read them.


After the title essay, in a further 35 essays, Calvino journeys through many essays on a number of writers and novels. He covers Conrad, Hemingway, Borges, Stevenson, James, Dickens, Twain, Tolstoy, Homer, Dafoe and more. Though I would only recommend these essays to readers particularly interested in the writers, Calvino’s thoughts on them and their style and influence, or simply in the grace and ease of his essay writing in general. Even essays concerning writers I was not aware of, or else uninterested in, I found great enjoyment through Calvino’s prose. The essays are dated between the 60s and the 80s. Of course, the most interesting essays for me were about writers I care for and read: Hemingway, Borges, Twain, Conrad, etc. The essays that surprised me the most were on Gadda and Pliny.

I considered adding quotes and thoughts on Calvino’s thoughts on other writers, but for one, I’d spoil it, and for another, it would end up being too like a Borges story, wouldn’t it? My thoughts, on Calvino’s thoughts, on someone else. Or even, sometimes, my thoughts, on Calvino’s thoughts, on another writer’s thoughts, on a final writer. We don’t have time.
April 26,2025
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" آههه که چه رنج ومشقتی کشیدم تا تمومش کنم اونم با این ترجمه سخت وبد فهم ،اونم با کلمات وجملات بشدت ناگیرا

اینجوری بگم کلاسیک نوشته شده ولی بد ترجمه شده
بنظرم باید با نویسنده های این کتاب کمی تا حدی آشنایی داشته باشی وگرنه جاهایی هست که بشدت آدمو به دردسر میندازه
من خودم خیلی توی گوگل زدم تا از بیشتر مطالب سر دربیارم
کلا کتاب پر دردسریه شاید بخاطر ترجمه ش شاید بخاطر ذهن ناکارآمد من

اونایی که من ازشون راحت لذت بردم:
"گزنفون_آسمان انسان فیل_هفت پیکر نظامی_رابینسون کروزوئه_چارلز دیکنز_دوقزاق لئون تولستوی_حقارت آدمی نزد آنتوان چخوف_همینگوی وما"

اوناییکه یه کمی ابهامات داشتن با کمی لذت
"کتاب بزرگ طبیعت_سیرانو _دنی دیدرو_سه قصه گوستاو فلوبر_فرانسیس پونژ_خورخه لوریس بورخس_افسانه ریمون کنو_مارک تواین_پیر و ژان_

اونایی که بشدت ابهام دارن:
یوجینیو منتاله _رابرت لوئیس استیونسن_جیاماریا اورتس_و و و و و و خیلی های دیگه
April 26,2025
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Ο Καλβίνο δεν είναι μόνο σημαντικός συγγραφέας, αλλά και ικανότατος δοκιμιογράφος / λογοτεχνικός κριτικός, όπως φαίνεται στο εν λόγω βιβλίο.

Όχι, λοιπόν, καμία απορία δεν είχα "Γιατί να διαβάζουμε τους κλασικούς", καθώς στην τρέχουσα φάση της ζωής μου, το ερώτημά μου είναι "Γιατί να διαβάζουμε οτιδήποτε άλλο πλην των κλασικών".

Εντούτοις, ο εξαίρετος αυτός πνευματικός άνθρωπος δίνει τη δική του ερμηνεία και ανάγνωση σε έργα του Ομήρου, του Οβιδίου, του Αριόστο, αλλά και Φλωμπέρ, Πάστερνακ κ.ο.κ.

Και αυτό αναζητεί κάποιος/όποιος. Την προσωπική οπτική, το βλέμμα που επικεντρώνει "εκεί" και όχι "αλλού", όχι απαραίτητα το σύνολο, αλλά το επιμέρους. Αλλά εκεί ακριβώς κρύβεται η τέχνη: στα συστατικά της μέρη, στη ματιά, στον ρυθμό, στη δομή και όχι στις μεγάλες ιδέες που έρχονται και παρέρχονται. Και ο Καλβίνο διαπρέπει και σε αυτό.

https://fotiskblog.home.blog/2019/01/...
April 26,2025
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Very interesting study about literature, greek-roman poetry and science.
Every chapter is from a published essay from different times.
Some chapters are about :
The Odessa , Ovid , Stendhal , Tolstoy, Dickens, Balzac , Conrad , Pasternak and Borges .
and more interesting people and literary works , a book worth reading and Calvino proves he is a capable writer and literary critic .
April 26,2025
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Italo Calvino è un grande intellettuale. Ma è soprattutto un grandissimo bastardo.

No, dico: mi tuffo in Perché leggere i classici perché m'ispira, chissà di cosa troverò in questa raccolta di saggi...
... e tu, caro Italo, mi parli di Omero, di Plinio il Vecchio, di Senofonte, di Miguel de Cervantes, Ludovico Ariosto, Nezami, Robert Louis Stevenson, Lev Tolstoj, Joseph Conrad, nonché dei vari Stendhal, Dickens, Balzac, Pasternak, Twain etc. con tale passione!!! Come faccio io a non rimpinguare la mia già pingue wishlist?
Come faccio io, scoprendo dei classici che mi descrivi come delle perle, a rimanere insensibile?

Caro Italo, ti rinnovo tutta la mia stima. Ma sei un bastardo!!!
In senso affettuoso, ovvio.

Detto ciò... se vi accingete ad affrontare questo libro, non fatevi trarre in inganno dal titolo. "Perché leggere i classici" è il titolo del saggio (interessantissimo, peraltro) che apre la raccolta, ma senza pretendere di esserne il filo conduttore; perché è pur vero che Calvino parla di classici, nella raccolta, ma ne analizza particolari aspetti senza mai spiegare (se non implicitamente... vedi le prime righe del commento!) perché leggerli.
E poi, un lettore non ha bisogno che qualcuno gli fornisca dei motivi per leggere un libro. È il libro che glieli fornisce da solo. Calvino, parlandoci di queste meravigliose e famigerate storie, narrate dagli autori di tutti i tempi, non è che un mezzo per avvicinarci ad esse.
April 26,2025
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Calvino, Italo (1991). Perché leggere i classici. Milano: Mondadori. 2010. ISBN 9788852015915. Pagine 332. 2,99 €

Ho letto questa raccolta postuma di saggi di Italo Calvino (o meglio, l’ho “riletta”, perché i classici si rileggono sempre, non si leggono mai una prima volta) perché Maria Popova ne ha parlato lo scorso 6 luglio 2012 in un post intitolato Italo Calvino’s 14 Definitions of What Makes a Classic.

Il testo che dà il titolo alla raccolta (che fu pubblicata dopo la morte dell’autore dalla moglie) merita da solo la piccola spesa (l’ebook costa meno di 3 euro, ma anche l’edizione Oscar in brossura costa 9,50 e amazon.it la offre a 8,62).

Ricordavo di avere letto questo testo di Calvino, anche se penso di poter escludere di averlo fatto in occasione della sua pubblicazione originaria (sotto il titolo «Italiani, vi esorto ai classici» su L’Espresso del 28 giugno 1981), dal momento che all’epoca non acquistavo né ero un lettore assiduo del pur glorioso settimanale.

Seguirò l’esempio di Maria Popova e metterò soltanto le 14 regole proposte da Calvino, ma vi dico subito che i commenti e le notazioni che seguono ciascuno dei punti sono assolutamente da leggere. Conto di farvi venire voglia di correre a leggere.

I classici sono quei libri di cui si sente dire di solito: «Sto rileggendo…» e mai «Sto leggendo…»
Si dicono classici quei libri che costituiscono una ricchezza per chi li ha letti e amati; ma costituiscono una ricchezza non minore per chi si riserba la fortuna di leggerli per la prima volta nelle condizioni migliori per gustarli.
I classici sono libri che esercitano un’influenza particolare sia quando s’impongono come indimenticabili, sia quando si nascondono nelle pieghe della memoria mimetizzandosi da inconscio collettivo o individuale.
D’un classico ogni rilettura è una lettura di scoperta come la prima.
D’un classico ogni prima lettura è in realtà una rilettura.
Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire.
I classici sono quei libri che ci arrivano portando su di sé la traccia delle letture che hanno preceduto la nostra e dietro di sé la traccia che hanno lasciato nella cultura o nelle culture che hanno attraversato (o più semplicemente nel linguaggio o nel costume).
Un classico è un’opera che provoca incessantemente un pulviscolo di discorsi critici su di sé, ma continuamente se li scrolla di dosso.
I classici sono libri che quanto più si crede di conoscerli per sentito dire, tanto più quando si leggono davvero si trovano nuovi, inaspettati, inediti.
Chiamasi classico un libro che si configura come equivalente dell’universo, al pari degli antichi talismani.
Il «tuo» classico è quello che non può esserti indifferente e che ti serve per definire te stesso in rapporto e magari in contrasto con lui.
Un classico è un libro che viene prima di altri classici; ma chi ha letto prima gli altri e poi legge quello, riconosce subito il suo posto nella genealogia.
È classico ciò che tende a relegare l’attualità al rango di rumore di fondo, ma nello stesso tempo di questo rumore di fondo non può fare a meno.
È classico ciò che persiste come rumore di fondo anche là dove l’attualità incompatibile fa da padrona. [625-715]

Mi rendo conto, nel riportare questi 14 punti, che ho ceduto anch’io all’insopportabile (perché inflazionata, o meglio inFazionata) mania degli elenchi. Pazienza. Vi risparmio però la lista dei miei dieci classici preferiti.

* * *

Il resto del volume è una raccolta di saggi, articoli occasionali, prefazioni a volumi tenuti insieme da un riferimento non proprio stringente ai “classici”. Certamente, vi si trovano rispecchiate molte preferenze di Calvino. Ma, come spesso accade in questi casi, non tutte le cose sono dello stesso livello, né dello stesso interesse.

Con le sue curiosità e le sue divagazioni, Italo Calvino sarebbe stato un blogger eccelso. Anche soltanto per questo varrebbe comunque la pena di leggere il libro e io, da parte mia, vi metto di seguito un florilegio di citazioni. Il riferimento è come di consueto alle posizioni sul Kindle:

«Dati biografici: io sono ancora di quelli che credono, con Croce, che di un autore contano solo le opere. (Quando contano, naturalmente.) Perciò dati biografici non ne do, o li do falsi, o comunque cerco sempre di cambiarli da una volta all’altra. Mi chieda pure quel che vuol sapere, e Glielo dirò. Ma non Le dirò mai la verità, di questo può star sicura» [lettera a Germana Pescio Bottino, 9 giugno 1964] [48]

«Credo giusto avere una coscienza estremista della gravità della situazione, e che proprio questa gravità richieda spirito analitico, senso della realtà, responsabilità delle conseguenze di ogni azione parola pensiero, doti insomma non estremiste per definizione» [430: Risposta a un'inchiesta di Nuovi argomenti sull'estremismo, nel 1973]

[Sempre nel 1973] Viene ultimata la costruzione della casa nella pineta di Roccamare, presso Castiglione della Pescaia, dove Calvino trascorrerà d’ora in poi tutte le estati. Fra gli amici più assidui Carlo Fruttero e Pietro Citati. [432: chi sa chi si nasconde sotto il mio pseudonimo sa anche perché riporto questo dato biografico di Calvino]

Nell’inconscio collettivo, il principe travestito da povero è la prova che ogni povero è in realtà un principe che ha subìto un’usurpazione e che deve riconquistare il suo regno. [794: parlando dell'Odissea]

In Senofonte è già ben delineata con tutti i suoi limiti l’etica moderna della perfetta efficienza tecnica, dell’essere «all’altezza della situazione», del «far bene le cose che si fanno» indipendentemente dalla valutazione della propria azione in termini di morale universale. Continuo a chiamare moderna questa etica perché lo era quando ero giovane io, ed era questo il senso che si ricavava da tanti film americani, e anche dai romanzi di Hemingway, e io oscillavo tra l’adesione a questa morale tutta «tecnica» e «pragmatica» e la coscienza del vuoto che si apriva sotto. [920]

D’un solo aspetto della vita umana Plinio non si sente d’indicare primati o di tentare misurazioni e confronti: la felicità. Chi sia e chi non sia felice è indecidibile, in quanto dipende da criteri soggettivi e opinabili. («Felicitas cui praecipua fuerit homini, non est humani iudicii, cum prosperitatem ipsam alius alio modo et suopte ingenio quisque determinet», VII, 130). [1217]

Il falcon che sul nido i vanni inchina,
porta Raimondo, il conte di Devonia.
Il giallo e negro ha quel di Vigorina;
il can quel d’Erbia; un orso quel d’Osonia.
La croce che là vedi cristallina,
è del ricco prelato di Battonia.
Vedi nel bigio una spezzata sedia:
è del duca Ariman di Sormosedia.
[1637: è un'ottava dell'Orlando furioso sull'araldica in cui l'Ariosto traduce buffamente la toponomastica inglese. Meraviglioso «il ricco prelato di Battonia»: pare di vederlo, pallido e grassoccio come il mago Otelma]

«Vedevo immagini aeree che sembravano composte di minutissimi anelli come di una maglia di ferro (“lorica”) sebbene io non ne avessi allora mai viste, e che sorgevano dall’angolo destro ai piedi del letto, salivano lentamente tracciando un semicerchio e scendevano all’angolo sinistro dove sparivano […]» [1742: è una citazione da Gerolamo Cardano e fa pensare alla descrizione di un'aura che precede l'attacco di emicrania]

Di Cardano, Calvino cita anche la passione (anche scientifica) per il gioco d’azzardo, che fu per una parte della sua vita, un modo di sbarcare il lunario:
[…] la passione dominante per il gioco (dadi, carte, scacchi) […] [1763]
[…] un trattato sui giochi d’azzardo (De ludo aleae). Quest’ultima opera ha un’importanza anche come primo testo di teoria della probabilità: così viene studiato in un libro americano che, capitoli tecnici a parte, è molto ricco di notizie e godibile, e mi pare l’ultimo studio apparso su di lui a tutt’oggi (Oystein Ore, Cardano the gambling scholar, Princeton 1953). [1773]

La Luna ospita tra l’altro il Paradiso impropriamente detto terrestre, e Cyrano casca proprio sull’Albero della Vita impiastricciandosi la faccia con una delle famose mele. Quanto al serpente, dopo il peccato originale Dio lo relegò nel corpo dell’uomo: è l’intestino, serpente avvoltolato su se stesso, animale insaziabile che domina l’uomo e lo obbliga ai suoi voleri e lo strazia coi suoi denti invisibili.
Questa spiegazione è data dal profeta Elia a Cyrano che non sa trattenersi da una salace variazione sul tema: il serpente è anche quello che spunta dal ventre dell’uomo e si tende verso la donna per schizzarle il suo veleno, provocando un gonfiore che dura nove mesi. Ma Elia questi scherzi di Cyrano non li gradisce affatto, e a una impertinenza più grossa delle altre lo caccia dall’Eden. Il che dimostra che in questo libro tutto scherzoso, ci sono scherzi che vanno presi come verità e altri detti solo per scherzo, anche se non è facile distinguerli. [1931]

Questo saggio spirito spiega perché i Lunari non solo s’astengano dal mangiare carne, ma anche per gli ortaggi usino particolari riguardi: mangiano solo cavoli morti di morte naturale, perché decapitare un cavolo è per loro un assassinio. Nulla ci dice infatti che gli uomini, dopo il peccato d’Adamo, siano più cari a Dio dei cavoli, né che questi ultimi siano più dotati di sensibilità e di bellezza e fatti più a immagine e somiglianza di Dio. «Se dunque la nostra anima non è più il suo ritratto, non gli somigliamo di più per le mani, i piedi, la bocca, la fronte, le orecchie che il cavolo per le foglie, i fiori, il gambo, il torsolo e il cappuccio». E quanto all’intelligenza, pur ammettendo che i cavoli non abbiano un’anima immortale, forse partecipano d’un intelletto universale, e se delle loro conoscenze occulte non ci è mai trapelato nulla è forse solo perché noi non siamo all’altezza di ricevere i messaggi che ci mandano. [1941: sempre su Cyrano, che ci spiega che i seleniti sono vegani ante litteram]

«l’anima si sazia di tutto quello che è uniforme, anche della felicità perfetta» [2334: è una citazione di Stendhal]

Proprio perché l’esistenza è dominata dall’entropia, dalla dissoluzione in istanti e in impulsi come corpuscoli senza nesso né forma, egli vuole che l’individuo si realizzi secondo un principio di conservazione dell’energia, o meglio di riproduzione continua di cariche energetiche. Imperativo tanto più rigoroso quanto più egli è vicino a comprendere che l’entropia sarà comunque alla fine la trionfatrice, e dell’universo con tutte le sue galassie non resterà che un vorticare d’atomi nel vuoto. [2520: ancora su Stendhal]

Non è mai né comico né tragico, è curioso. [2755: Calvino cita Pavese che parla di Balzac]

«Quale onore, – disse la madre offrendo da baciare una guancia sensibile e affettuosa quanto la parte convessa d’un cucchiaio» [2849: è una citazione da Il nostro comune amico di Dickens]

Capire come Tolstoj costruisce la sua narrazione non è facile. Quel che tanti narratori tengono allo scoperto – schemi simmetrici, travi portanti, contrappesi, cerniere rotanti –, in lui resta nascosto. Nascosto non vuol dire che non ci sia: l’impressione che Tolstoj dà di portare pari pari sulla pagina scritta «la vita» (questa misteriosa entità per definire la quale siamo obbligati a partire dalla pagina scritta) non è che un risultato d’arte, cioè d’un artificio più sapiente e complesso di tanti altri. [2906: a completamento della metafora di Gauss e Renzo Piano]

I racconti che hanno per tema il denaro sono ben indicativi di questa duplice tendenza: rappresentazione d’un mondo che non ha altra immaginazione che economica, in cui il dollaro è l’unico deus ex machina operante, e insieme dimostrazione che il denaro è qualcosa di astratto, cifra d’un calcolo che esiste solo sulla carta, misura d’un valore in sé inafferrabile, convenzione linguistica che non rimanda ad alcuna realtà sensibile. In The Man That Corrupted Hadleyburg (1899), il miraggio d’un sacco di monete d’oro scatena la degradazione morale d’un’austera città di provincia; in The $ 30,000 Bequest (1904) un’eredità fantomatica viene spesa nell’immaginazione; in The £ 1,000,000 Bank-Note (1893), una banconota di taglio troppo grosso attira la ricchezza senza bisogno d’essere investita e neppure cambiata. Nella narrativa dell’Ottocento il denaro aveva avuto un posto importante: forza motrice della storia in Balzac, pietra di paragone dei sentimenti in Dickens; in Mark Twain il denaro è gioco di specchi, vertigine del vuoto. [2996: un utile complemento/collegamento a The End of Money di David Wolman]

Contro alle più diffuse analisi negative dello stalinismo, che partono pressappoco tutte da posizioni trozkiste o bukariniane, cioè parlano di degenerazione del sistema, Pasternak parte dal mondo mistico-umanitario della cultura russa pre-rivoluzionaria, per giungere a una condanna non solo del marxismo e della violenza rivoluzionaria, ma della politica come principale banco di prova dei valori dell’umanità contemporanea. [3424: la la recensione del Dottor Zivago, che pure ha delle intuizioni molto profonde, mi pare troppo condizionata dalla prudenza dovuta all'appartenenza comunista del Calvino dell'epoca]

Il romanzo di Roma, scritto da un non romano. Gadda infatti era milanese e s’identificava profondamente con la borghesia della sua città natale, i cui valori (concretezza pratica, efficienza tecnica, principî morali) sentiva travolti dal prevalere d’un’altra Italia, arruffona e chiassosa e senza scrupoli. Ma anche se i suoi racconti e il suo romanzo più autobiografico (La cognizione del dolore) hanno le radici nella società e nella parlata dialettale di Milano, il libro che lo mise in contatto col grande pubblico è questo romanzo scritto in gran parte in dialetto romanesco, in cui Roma è vista e compresa con una partecipazione quasi fisiologica anche ai suoi aspetti infernali, da sabba stregonesco. [3657]

[…] la Prima guerra mondiale combattuta e sofferta come ufficiale scrupoloso, con l’indignazione che non era mai venuta meno in lui per il male che può essere provocato dall’improvvisazione, dall’incompetenza, dal velleitarismo. Nel Pasticciaccio, la cui azione è supposta svolgersi nel 1927, agli inizi della dittatura di Mussolini, Gadda non si limita a una facile caricatura del fascismo: analizza capillarmente quali effetti provoca sull’amministrazione quotidiana della giustizia il mancato rispetto della divisione dei tre poteri teorizzata da Montesquieu (e il richiamo all’autore dell’Esprit des lois viene fatto esplicitamente). [3676]

[…] Forse un mattino andando in un’aria di vetro, una delle poesie che ha continuato a ruotare più sovente sul mio giradischi mentale […] [3761]

«… riflettei che ogni cosa, a ognuno, accade precisamente, precisamente ora. Secoli e secoli, e solo nel presente accadono i fatti; innumerevoli uomini nell’aria, sulla terra e sul mare, e tutto ciò che realmente accade, accade a me…» [4257: è una citazione di Borges, Il giardino dei sentieri che si biforcano

«Nel tempo reale, nella storia, ogni volta che un uomo si trova di fronte diverse alternative, opta per una ed elimina e perde le altre; non così nell’ambiguo tempo dell’arte, che assomiglia a quello della speranza e dell’oblio.» [4276: ancora Borges]

«Ma la logica è anche un’arte, e l’assiomatizzazione un gioco. L’ideale che si sono costruiti gli scienziati nel corso di tutto questo inizio di secolo è stato una presentazione della scienza non come conoscenza ma come regola e metodo. Si dànno delle nozioni (indefinibili), degli assiomi e delle istruzioni per l’uso, insomma un sistema di convenzioni. Ma questo non è forse un gioco che non ha nulla di diverso dagli scacchi o dal bridge? Prima di procedere nell’esame di questo aspetto della scienza, ci dobbiamo fermare su questo punto: la scienza è una conoscenza, serve a conoscere? E dato che si tratta (sin questo articolo) di matematica, che cosa si conosce in matematica? Precisamente: niente. E non c’è niente da conoscere. Non conosciamo il punto, il numero, il gruppo, l’insieme, la funzione più di quanto conosciamo l’elettrone, la vita, il comportamento umano. Non conosciamo il mondo delle funzioni e delle equazioni differenziali più di quanto “conosciamo” la Realtà Concreta Terrestre e Quotidiana. Tutto ciò che conosciamo è un metodo accettato (consentito) come vero dalla comunità degli scienziati, metodo che ha anche il vantaggio di connettersi alle tecniche di fabbricazione. Ma questo metodo è anche un gioco, più esattamente quello che si chiama un jeu d’esprit. Perciò l’intera scienza, nella sua forma compiuta, si presenta e come tecnica e come gioco. Cioè né più né meno di come si presenta l’altra attività umana: l’Arte». [4430: è una lunga citazione di Queneau]

I versi essendo 14, si avranno virtualmente 1014 sonetti, ossia centomila miliardi. [4547, ma anche 4309: per due volte, parlando di Cent mille milliards de poèmes di Queneau trovo questo curioso errore, 1014 invece di 1014. Nell'edizione Oscar che sono riuscito a consultare su Google Books a p. 294 è scritto correttamente 1014 ma a p. 277 erroneamente 1014]
April 26,2025
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A bundle full of love for literature, but at times quite hermetic and jarringly focussed on works from men
4) Every rereading of a classic is as much a voyage of discovery as the first reading.

5) Every reading of a classic is in fact a rereading.

6) A classic is a book that has never finished saying what it has to say.

9) The classics are books that we find all the more new, fresh, and unexpected upon reading, the more we thought we knew them from hearing them talked about.

11) Your classic author is the one you cannot feel indifferent to, who helps you to define yourself in relation to him, even in dispute with him.


A collection of essays on literature from Italo Calvino. Especially the first 14 statements on what a classic read should or could be is brilliant. Some of them I’ve included above, you can find the rest via below link:
http://www.openculture.com/2014/08/it...
Interestingly enough in this essay Calvino already notes that literature has it hard versus the buzz of modern life in a tv age (and before the internet).

The 30 odd essays that follow are on classics as defined by Calvino. The pieces, introductions, commentaries in newspapers and obituaries, are put in a chronologic order and range from Homer to Cesare Pavese, with special fondness for French and Italian authors.

Jarringly, despite a nod to Jane Austen and Virginia Woolf, not one female writer comes back in an essay, and besides one Persian author, the same goes for none Western writers.

The pieces are highly cerebral and often insightful.
The Odyssee for instance is presented as a tale of restoration, a tale not unlike the abandoned princesses who turn into stepdaughters, before being made once more into a princess in fairytales. The unreliability of Odysseus, and how his tale can just be a story to explain away in an acceptable manner his absence, is an other perspective brought up by Calvino.
The possibility of older, more supernatural mythology clashing and being integrated into then “modern” hero tales like the The Iliad is an other view I never thought of while reading Homer.

The essays put behind each other shows a kind of progression in literature till about Stendhal and can serve as a good intro to Western literature development till that point.
Orlando Furioso triggered my interest, and Galileo Galilei dissing Acrimboldo is also a new thing for me. The perspective on Cyrano de Bergerac as 17th century sf writer, predicting amongst others gramophones, DNA and supernova’s made me curious. Also the way Calvino writes about Charles Dickens, Jorge Luis Borges and Raymond Queneau intrigued me.

In general it is nice to get some background on the setting of the writers and how this influenced their books. Interestingly, Calvino often doesn’t pick the more known works of the writers. Sometimes the picks are so obscure, like a nautical non-fiction from Joseph Conrad instead of Heart of Darkness, that it feels a bit show off erudite like from Calvino’s side.

The bundle is sometimes not very inviting at times, maybe also because Italian poetry is not my thing. The love for literature is however clearly present and I can imagine myself returning to this bundle when I end up picking up some of the books Calvino writes about in Why Read the Classics?.
April 26,2025
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just too heady for me!!
Dissing the Western canon has become our age's greatest literary spectator sport. But in "Why Read the Classics?" Italo Calvino comes to the defense of those (predominantly) Dead White Males. Singing the praises of Homer and Voltaire, Conrad and Borges, he answers his own question with typical, epigrammatic eloquence.
April 26,2025
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In fairness, let me start by saying I didn't read this cover to cover-- I skipped around and ultimately only read about 2/3 of the content.

This is a collection of essays on works that Calvino considered Classic. Many of them are firmly in the English Literature canon, but some of them are little more obscure and unfamiliar. If you know the work being discussed, the observations and theories are particularly interesting, but if you don't it feels a little like showing up for class without having done the reading.

I found the title essay the most useful.
April 26,2025
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In this wonderful collection of short essays, Calvino writes about his favorite literary works, from the forgotten fantastical Medieval epic poem Orlando Furioso, which Calvino describes as a Western pre-cursor to The Arabian Nights, to Stendahl's masterpieces The Red and the Black and The Charterhouse of Parma. There are also essays on Joseph Conrad, Mark Twain, and Jorge Louis Borges.

The title is a little misleading: Apart from the brief introductory essay, Calvino does not lecture the reader on the importance of reading the classics, nor does he offer a defense for their relevance. Instead, he celebrates his literary influences in his typically intelligent and entertaining style.
April 26,2025
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L'aspettativa che ho avuto per questo libro, probabilmente mi ha proibito di gustarmelo pienamente. Perchè? Innanzitutto perchè dall'introduzione (tra l'altro apprezzata) mi aspettavo degli scritti più empatici con il classico recensito, invece ho trovato che Calvino analizza freddamente le opere descritte, quasi fosse un docente scolastico che tiene una lezione ai propri alunni. A tratti sembra quasi che si rivolga ad un pubblico che ha già letto il testo in questione, con il quale apre un dibattito per analizzare chirurgicamente ogni aspetto del libro (e non mancano spoiler del testo stesso - perchè non venitemi a dire che su un classico non è possibile fare spoiler, sfido chiunque ad averli letti tutti!); in realtà, avrei preferito un saggio che mi invogliasse a leggere un classico piuttosto che un altro, ma per me non è stato così.
April 26,2025
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Un classico è un'opera che provoca incessantemente un pulviscolo di discorsi critici su di sé, ma continuamente se li scrolla di dosso. (Calvino).
Calvino è, come me, un lettore onnivoro, e il leggere questa raccolta di articoli che ha scritto durante la sua vita è stato arricchente e interessante. Proprio l'anno scorso ho letto un libro simile a questo ma riguardante George Orwell, Letteratura palestra di libertà. Saggi su libri, librerie, scrittori e sigarette. Inutile fare l'elenco degli autori che lui recensisce, ma sono stato contento di scoprire, tra quelli che ci presenta, che lui amava Stevenson e i libri di avventura.
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