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Forse avrei dovuto leggerlo tutto d'un fiato anziché sbocconcellarlo... ma sta di fatto che mi aspettavo qualcosa di più. Scrittura superba, non c'è dubbio. Le riflessioni arrivano ad essere persino poetiche... ma la prospettiva che Levi offre mi pare 'inesatta'.
Testo profondamente riflessivo e introspettivo. Non fosse altro per il fatto che il rapporto con il proprio lavoro (positivo o negativo che sia) per ognuno di noi è un qualcosa che si sente molto in profondità. Si tratta di un romanzo intervista che scolpisce a tutto tondo la figura del protagonista, molto realistica con i suoi pregi e i suoi difetti.
Attraverso l'intervista a questo personaggio, l'argomento lavoro viene sviscerato con delicatezza, passione ed emozione: all'epoca questa cosa poteva essere ottimismo, ma al giorno d'oggi suona tristemente anacronistica. Oggi che il lavoro è diventato schiavitù nelle più varie forme e declinazioni, oggi che vediamo con evidenza che la situazione, rispetto il '78, è peggiorata anziché migliorare, e tuttavia si continua a cercare di prenderci per il naso raccontandoci la vecchia storia che il lavoro nobilita... con queste premesse, il personaggio Faussone finisce per sembrare un po' un marziano. L'amore per il proprio lavoro è qualcosa che può dare felicità, ma avrei voluto leggere qualcosa in più riguardo gli infiniti "se" e "ma" che seguono inevitabilmente a quella riflessione iniziale.
Quattro stelle comunque, per partito preso, a Levi non si potrebbe dare di meno.
Testo profondamente riflessivo e introspettivo. Non fosse altro per il fatto che il rapporto con il proprio lavoro (positivo o negativo che sia) per ognuno di noi è un qualcosa che si sente molto in profondità. Si tratta di un romanzo intervista che scolpisce a tutto tondo la figura del protagonista, molto realistica con i suoi pregi e i suoi difetti.
Attraverso l'intervista a questo personaggio, l'argomento lavoro viene sviscerato con delicatezza, passione ed emozione: all'epoca questa cosa poteva essere ottimismo, ma al giorno d'oggi suona tristemente anacronistica. Oggi che il lavoro è diventato schiavitù nelle più varie forme e declinazioni, oggi che vediamo con evidenza che la situazione, rispetto il '78, è peggiorata anziché migliorare, e tuttavia si continua a cercare di prenderci per il naso raccontandoci la vecchia storia che il lavoro nobilita... con queste premesse, il personaggio Faussone finisce per sembrare un po' un marziano. L'amore per il proprio lavoro è qualcosa che può dare felicità, ma avrei voluto leggere qualcosa in più riguardo gli infiniti "se" e "ma" che seguono inevitabilmente a quella riflessione iniziale.
Quattro stelle comunque, per partito preso, a Levi non si potrebbe dare di meno.