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April 17,2025
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A differenza di "Se questo è un uomo" in cui si parla del lavoro forzato e coatto nei campi di concentramento, qui Levi omaggia la passione per il proprio mestiere. Un mestiere rappresentato nella figura di Fassone, un operaio che ha lavorato a lungo in una catena di montaggio, portando sempre con sé la sua chiave a stella, simbolo del suo lavoro. Come un moderno Ulisse, ha dato alla sua vita una nuova svolta, viaggiando in tutto il mondo montando gru e ponti sospesi. Un omaggio, una dedizione al lavoro e a quello che è in grado di insegnare e dare. Il lavoro è così un modo per crescere, cercando di diventare gli uomini di domani.
La chiave a stella è il rapporto dell'uomo con il lavoro permettendogli di essere vivo e utile, oltre che d'insegnamento ai giovani che si apprestano a iniziarlo.
April 17,2025
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«Il fatto è che di lavorare si parla tanto, ma quelli che ne parlano più forte sono proprio quelli che non hanno mai provato»

«Il suo, e il mestiere di chimico che gli somiglia, perché insegnano a essere interi, a pensare con le mani e con tutto il corpo, a non arrendersi davanti alle giornate rovescie ed alle formule che non si capiscono poi per strada»

«Di incontrare un assistente biellese in un posto così fuori mano, non mi ha fatto neanche tanta meraviglia, perché se uno gira il mondo, in tutti i cantoni trova un napoletano che fa la pizza e un biellese che fa i muri»

«Il termine "libertà" ha notoriamente molti sensi, ma forse il tipo di libertà più accessibile, più goduto soggettivamente, e più utile al consorzio umano, coincide con l'essere competenti nel proprio lavoro, e quindi nel provare piacere a svolgerlo»
April 17,2025
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Titled "The Wrench," translated by Nathaniel Rich for the English language Complete Works.

As I've read through Levi's writings, I have been drawn to his treatment of gender and the gendered elements of life. I was intrigued by the juxtaposition of Levi's masculinity (e.g., his approach to literature as recording) and Faussone's (e.g., womanizing and manual labor). The final chapters "The Aunts" and "Anchovies" (I and II) were especially interesting in this regard.
April 17,2025
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Benedetta la dimenticanza di caricare la batteria dell’ebook reader.
Avevo in programma una bella mattinata finalmente in spiaggia dopo un luglio faticoso. Mi pregustavo la fine della lettura di un bel Simenon, e invece, al momento di uscire e prendere l’autobus al volo, trak, batteria quasi a zero. Urge infilare in borsa un libro in carta e ossa, ma piccolo, leggero, che già in spiaggia io mi porto la casa (l’asciugamano doppio, lo stuoino morbido per non sentire i sassi aguzzi, che sono una affezionata alla spiaggia libera, le scarpette in neoprene che l’entrata in mare è pure lei sassosa, la protezione solare, una bottiglia di acqua congelata, ecc, ecc) che sembra che vado al rifugio invece che al mare.
E così acchiappo al volo “La chiave a stella” che mi gira nei dintorni del comò da un po’.
E mi si schiude un’altra Italia.
”Il termine “libertà” ha notoriamente molti sensi, ma forse il tipo di libertà più accessibile, più goduto soggettivamente, e più utile al consorzio umano, coincide con l’essere competenti nel proprio lavoro, e quindi nel provare piacere a svolgerlo.”.
Un libro che parla di quella quasi ignota civiltà della competenza che pure esisteva in Italia e in cui rivive l’antica nobiltà dell’artigiano che fa le cose con le proprie mani. E il paragone con il lavoro del montare e dello smontare, che si tratti di gru, ponteggi, formule chimiche, o di storie da raccontare.
Un’Italia che non c’è più? Ma no, anche là troviamo “quelli che battono la lana”, quelli chi si mettono sempre in mutua, quelli che combinano “truschini” bravi a imbrogliare la gente, la solita Italia, insomma ma che oggi sembra aver preso il sopravvento. Perché i primi, quelli che credono nel valore della competenza se ne stanno andando altrove regalando ad altri Paesi la cultura del lavoro e delle capacità che abbiamo sempre avuto.
Morale: il libro in spiaggia l’ho finito, così mi sono presa una bella strinata, io che non ricorro mai all’ombrellone!
Questo finisce dritto dritto nel piccolo scaffale dei preferiti.
April 17,2025
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Debbo ringraziare un conoscente per avermi consigliato questo libro che, confesso, non avevo neppure mai sentito nominare. Una sorpresa. Una piacevolissima sorpresa. Conoscevo il Primo Levi che raccontava dei campi di concentramento. Ma non conoscevo questo Primo Levi così gioioso. Perché questo è un libro “sereno”. Ed è un libro che ho sentito così vicino da esserne quasi commossa.

La struttura non è originalissima, ovvero si tratta di una serie di racconti, che potrebbero anche vivere e stare in piedi se presi a se stanti, ma che sono invece legati da un’altra storia, che fa loro da “cornice” e lo trasforma in un tutt’uno armonioso. Primo Levi incontra, durante un viaggio di lavoro, Libertino Faussone, di professione montatore. Poco importa se è vero o no. Come egli stesso scrive nel finale, citando Conrad, n  "Se anche fosse vero che il Capitano MacWhirr non ha mai camminato o respirato su questa terra, posso tuttavia assicurare ai lettori che egli è perfettamente autentico."n E, infatti, Faussone è così: autentico e vero. Almeno qui da queste parti.

Originalissima è, al contrario, la materia di questo raccontare. Libertino, che così si chiama perché l’ingenuo padre pensava che tra “Libero” e “Libertino” vi fosse la stessa differenza che c’è tra “Giovanni” e “Giovannino” e, non potendo imporgli il primo, gli ha imposto il secondo, dopo aver incontrato questo suo connazionale nelle lontane terre russe, narra a ruota libera del suo lavoro. Ed il suo lavoro è montare gru, innalzare tralicci, tirare i cavi di ponti sospesi, far galleggiare giganteschi derrick, saldare silos e piloni della luce. E lo fa in un modo appassionante, quasi creando una certa suspanse, tanto che il lettore si stacca a fatica dalle sue pagine. E lo sapete perché? Perché Faussone ama il proprio lavoro.

Questo è, infatti, il nodo centrale del libro, l’amore per il lavoro.

n  "Se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino ci può donare, l’amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di pochi) costituisce la miglior approssimazione concreta alla felicità sulla terra: ma questa è una verità che non molti conoscono. Questa sconfinata regione, la regione del rusco, del boulot, del job, insomma del lavoro quotidiano, è meno nota dell’Antardide, e per un triste e misterioso fenomeno avviene che ne parlano di più, e con più clamore, proprio coloro che meno l’hanno percorsa. Per esaltare il lavoro, nelle cerimonie ufficiali viene mobilitata una retorica insidiosa, cinicamente fondata sulla considerazione che un elogio o una medaglia costano molto meno di un aumento di paga e rendono di più; però esiste anche una retorica di segno opposto, non cinica ma profondamente stupida, che tende a denigrarlo, a dipingerlo vile, come se del lavoro, proprio od altrui, si potesse fare a meno, non solo in Utopia ma oggi e qui: come se chi sa lavorare fosse per definizione un servo, e come se chi, per converso, lavorare non sa, o sa male, o non vuole, fosse per ciò stesso un uomo libero. […] E’ malinconicamente vero che molti lavori non sono amabili, ma è nocivo scendere in campo carichi di odio preconcetto: chi lo fa, si condanna per la vita a odiare non solo il lavoro, ma se stesso ed il mondo. Si può e si deve combattere perché il frutto del lavoro stesso non sia una pena, ma l’amore o rispettivamente l’odio per l’opera sono un dato interno, originario, che dipende molto dalla storia dell’individuo, e meno di quanto si creda dalle strutture produttive entro cui il lavoro si svolge."n

Ho riportato per esteso questo brano perché in esso vi è l’essenza del messaggio espresso da Primo Levi in quest’opera, benissimo resa proprio da Faussone. Faussone che ha quella faccia espressiva come “il fondo di una padella”, Faussone che racconta alla sua maniera e s’incazza se lo si interrompe, Faussone che non fa mai complimenti, Faussone i cui silenzi avvicinano invece di isolare, Faussone le cui mani “solide e veloci” esprimono più delle parole stesse, Faussone che se sta fermo per più di tre giorni si sente ammalare.

Già, Faussone ama il proprio lavoro, proprio come l’amava suo padre. Tanto che, talvolta, entrambi sono tornati a vedere quello che avevano costruito, così, solo per il piacere di sapere che quanto era uscito dall’abilità delle proprie dita era ancora lì, in piedi, a testimoniare della bontà dell’opera compiuta:

n  "Il termine ‘libertà’ ha notoriamente molti sensi, ma forse il tipo di libertà più accessibile, più goduto soggettivamente, e più utile al consorzio umano, coincide con l’essere competenti nel proprio lavoro, e quindi nel provare piacere a svolgerlo."n

Ma non si fermano qui i pregi di questo libro che, con un linguaggio meravigliosamente concreto, sa suscitare riflessioni che possono portare assai lontano. Perché, a volte noi tutti proviamo un magone no? n  "E allora uno si domanda magari fino delle domande che hanno nessun senso, come per esempio che cosa ci stiamo nel mondo a fare, e se uno ci pensa su non si può mica rispondere che stiamo al mondo per montare tralicci, dico bene?"n

Gradevolissime anche le figure minori che fanno da contorno ai due principali narratori: le due vecchie zie di Faussone, decise ad accasarlo; gli operai che coadiuvano il suo lavoro, ognuno con le proprie manie ed i propri tic; il suo capo, che si lecca le dita non solo per facilitare l’operazione di voltare la pagina di un libro, ma anche prima di aprire una porta od un cassetto; gli ingeneri ed i progettisti che paiono aver l’aria di “sognar patate”; le poche donne che Faussone ha conservato nella sua memoria; il padre, poco capito in vita, ma compreso a fondo dopo la sua morte.

Meraviglioso libro, che resta nel cuore.
April 17,2025
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libro sbagliato al momento sbagliato, non mi ha preso per nulla, ma dato che solitamente apprezzo molto primo levi magari lo rileggerò in futuro
April 17,2025
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While it pains me to pan a Primo Levi work, this is uniformly terrible. I might trudge through this thoroughly boring novel were it not for the racist and sexist ruminations of the storyteller Faussonne. I can't imagine gaining anything from such a character.
April 17,2025
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in futuro spero di amare il mio lavoro con la delicatezza e la sincerità di queste pagine
April 17,2025
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Primo Levi's "The Wrench," is a rare thing: a moving novel about work.

Levi's touch is light, but in these amiable, often funny conversations between a chemist contemplating a career change and a hardworking rigger, so much about our lives is examined.

What is at stake in our work? How do the tools we use for work end up defining us? How does our work bond or alienate us?

This joins the ranks of David Foster Wallace's unfinished "The Pale King" and Pietro Di Donato's "Christ in Concrete" as beautiful art about ordinary work.
April 17,2025
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Se ti piace il tuo lavoro...
Apologia del lavoro, quello "vero", fatto con gli attrezzi (la chiave a stella) e il ferro, all'aperto, la fatica, l'opera che cresce, che ha un inizio e una fine, si collauda e si vara.
Le storie del lavoro, gli aneddoti e le lezioni di vita, le persone i posti le facce.
Queste storie mi hanno ricordato i racconti di mio padre, che a volte contenevano una morale ma in generale erano ricordi incasellati vividamente nella sua memoria, spesso rievocati e (credo) ogni volta arricchiti di qualche particolare, diventando man mano episodi di un'epopea giovanile che alle mie orecchie di bambino appariva mitica e lontanissima nel tempo.
Oltre a quest'aura (che forse ci vedo solo io) in questi racconti c'è anche parecchia tecnica: ci viene spiegato come si stagna una pentola di rame e come si tira su un derrick alto 250 metri in mezzo al mare, tutte cose molto interessanti (se a uno interessano) che danno al libro un aspetto anche un po' didattico. Qui scatta la frase un po' fatta, "da far leggere nelle scuole", ma forse sì, andrebbe letto anche a quell'età, perché io trovo che quando si è ragazzi (ma non solo, però a quell'età si è ancora in tempo) a volte si fa un po' fatica a capire che cosa vuol dire lavorare, che cos'è un lavoro, che cosa si vuole e anche che cosa si può fare nella vita, che il mondo è vario e i lavori anche, numerosi come le infinite attività dell'uomo e non esistono solo i medici gli avvocati e gli ingegneri.
April 17,2025
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sorry. I found this plodding and uninteresting. The analogies were plodding and uninteresting.

There are about a million better books... or, at least, less plodding and uninteresting.
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