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Romanzo che non ha bisogno di commenti. Un ritorno a casa dopo l'esperienza del lager piuttosto complicato per l'aspetto logistico e la conseguente e graduale presa di coscienza di Primo Levi di se' stesso, sopravvissuto nel corpo e profondamente ferito nell'animo. Un aspetto che mi ha fatto riflettere è che aveva 25 anni e che dopo essere scampato alla morte, forse ingenuamente, ha pensato che fosse giusto essere assistito e aiutato da parte dei "liberatori". Ha dovuto invece affrontare una nuova prova. Ci racconta di personaggi sopravvissuti come lui, che vivono di espedienti per necessità e per risentirsi vivi, di paesi attraversati tra le macerie e la miseria degli abitanti, di altra fame e freddo che deve sopportare e sistemazioni precarie a cui adeguarsi. Una graduale riconquista del senso della libertà e della nostalgia che ad un certo punto lo tormenta, il desiderio di testimoniare con la propria esperienza ciò che è accaduto.