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La contemplazione visionaria di Calvino.
La leggerezza di Calvino.
L’ironia di Calvino.
La prosa elegante e perfetta di Calvino.
La sua razionalità, il suo humor intelligente e sottile.
La crepa che percorre orizzontalmente la realtà segmentandola e porgendola all’occhio ogni volta secondo nuove inattese prospettive.
Ed è così che Calvino non finisce mai di sorprendere.
Come quando descrive gli impercettibili movimenti/sentimenti del soldato in treno verso la silenziosa e seducente vedova, sua compagna di viaggio (“Sul dorso della sua mano ora premeva l’anca della signora in nero; egli la sentiva gravare sopra ogni dito, ogni falange, ormai qualsiasi movimento della sua mano sarebbe stato un inaudito gesto di intimità verso la vedova”).
O quando la povera bagnante finalmente abbandonata al piacere di un’immersione in mare si scopre improvvisamente nuda, ché un movimento più audace le aveva fatto perdere tra le onde lo slip del suo bel costume nuovo (“Invano lei, avvitandolo a gambe serrate, tentava di nasconderlo allo stesso suo sguardo: la pelle del nitido ventre biancheggiava rivelatrice, tra il bruno del petto e delle cosce, e né il muovere di un’onda né il navigare a mezz’acqua d’alghe semisommerse confondevano lo scuro e il chiaro del suo grembo”.).
E l’ossessione del fotografo che vuole fermare sulla pellicola ogni attimo, così simile alla pulsione contemporanea, quella che ci spinge a incorniciare in migliaia di scatti lo scorrere dei nostri giorni, complici gli smartphone onnipervadenti e multifunzione, mentre la vita vissuta per fermarla “è già in partenza commemorazione di sé stessa” (Roland Barthes insegna).
Ma anche quella del lettore compulsivo -in cui non stentiamo a riconoscerci- tanto che le possibili avventure della vita vera non possono eguagliare la perfetta avventura della pagina scritta (“Non c’era altra storia, altra attesa possibile oltre a quella che aveva lasciato in sospeso tra le pagine dov’era il segnalibro, e tutto il resto era un intervallo vuoto.”).
O quella del poeta che, pur nell’idillio con l’amata incorniciato da un mare di cristallina bellezza, non è in grado di trovare le parole ispirate che possano raccontare quello splendore, mentre nella sua mente si affollano tutte quelle adatte a descrivere le brutture del mondo umano e il suo eterno dolore (“ma questa angoscia del mondo umano era il contrario di quella che gli comunicava poco prima la bellezza della natura: come là ogni parola veniva meno, così qua era una ressa di parole che gli si affollavano alla mente: parole da descrivere ogni verruca, ogni pelo della magra faccia mal rasata del pescatore vecchio, ogni scaglia argentata del muggine”).
E infine l’irresistibile effetto cosmicomico dell’avventura di un automobilista che dopo un litigio telefonico con l’amata, pentito, si precipita da lei in macchina, temendo però che anche il suo rivale faccia lo stesso, o che addirittura lei abbia avuto la sua medesima idea e si stia contemporaneamente precipitando da lui…(“guai se io corro da Y geloso di Z e se Y corre da me pentita per sfuggire a Z mentre intanto Z non si è sognato di muoversi da casa…”). E mentre assaporiamo stupefatti tutta questa esilarante elucubrazione silenziosamente ringraziamo che i cellulari controllori del nostro universo siano di là da venire…
Gli amori difficili: tredici “avventure” che ancora ci deliziano grazie all’intramontabile genio narrativo di Italo Calvino .
(Rilettura)
La leggerezza di Calvino.
L’ironia di Calvino.
La prosa elegante e perfetta di Calvino.
La sua razionalità, il suo humor intelligente e sottile.
La crepa che percorre orizzontalmente la realtà segmentandola e porgendola all’occhio ogni volta secondo nuove inattese prospettive.
Ed è così che Calvino non finisce mai di sorprendere.
Come quando descrive gli impercettibili movimenti/sentimenti del soldato in treno verso la silenziosa e seducente vedova, sua compagna di viaggio (“Sul dorso della sua mano ora premeva l’anca della signora in nero; egli la sentiva gravare sopra ogni dito, ogni falange, ormai qualsiasi movimento della sua mano sarebbe stato un inaudito gesto di intimità verso la vedova”).
O quando la povera bagnante finalmente abbandonata al piacere di un’immersione in mare si scopre improvvisamente nuda, ché un movimento più audace le aveva fatto perdere tra le onde lo slip del suo bel costume nuovo (“Invano lei, avvitandolo a gambe serrate, tentava di nasconderlo allo stesso suo sguardo: la pelle del nitido ventre biancheggiava rivelatrice, tra il bruno del petto e delle cosce, e né il muovere di un’onda né il navigare a mezz’acqua d’alghe semisommerse confondevano lo scuro e il chiaro del suo grembo”.).
E l’ossessione del fotografo che vuole fermare sulla pellicola ogni attimo, così simile alla pulsione contemporanea, quella che ci spinge a incorniciare in migliaia di scatti lo scorrere dei nostri giorni, complici gli smartphone onnipervadenti e multifunzione, mentre la vita vissuta per fermarla “è già in partenza commemorazione di sé stessa” (Roland Barthes insegna).
Ma anche quella del lettore compulsivo -in cui non stentiamo a riconoscerci- tanto che le possibili avventure della vita vera non possono eguagliare la perfetta avventura della pagina scritta (“Non c’era altra storia, altra attesa possibile oltre a quella che aveva lasciato in sospeso tra le pagine dov’era il segnalibro, e tutto il resto era un intervallo vuoto.”).
O quella del poeta che, pur nell’idillio con l’amata incorniciato da un mare di cristallina bellezza, non è in grado di trovare le parole ispirate che possano raccontare quello splendore, mentre nella sua mente si affollano tutte quelle adatte a descrivere le brutture del mondo umano e il suo eterno dolore (“ma questa angoscia del mondo umano era il contrario di quella che gli comunicava poco prima la bellezza della natura: come là ogni parola veniva meno, così qua era una ressa di parole che gli si affollavano alla mente: parole da descrivere ogni verruca, ogni pelo della magra faccia mal rasata del pescatore vecchio, ogni scaglia argentata del muggine”).
E infine l’irresistibile effetto cosmicomico dell’avventura di un automobilista che dopo un litigio telefonico con l’amata, pentito, si precipita da lei in macchina, temendo però che anche il suo rivale faccia lo stesso, o che addirittura lei abbia avuto la sua medesima idea e si stia contemporaneamente precipitando da lui…(“guai se io corro da Y geloso di Z e se Y corre da me pentita per sfuggire a Z mentre intanto Z non si è sognato di muoversi da casa…”). E mentre assaporiamo stupefatti tutta questa esilarante elucubrazione silenziosamente ringraziamo che i cellulari controllori del nostro universo siano di là da venire…
Gli amori difficili: tredici “avventure” che ancora ci deliziano grazie all’intramontabile genio narrativo di Italo Calvino .
(Rilettura)