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Non è più tempo di sarabanda
Vent'anni sono passati per tutti, non solo per i Quattro.
Chissà come sarebbe stato leggere Vent'anni dopo a 14 anni, o a 24. Invece l'ho letto ora e mi è rimasta una strana sensazione.
Si potrebbe parlare d'altro, di qualche smagliatura nei raccordi tra gli innumerevoli capitolipuntate, di qualche trucchetto di troppo per tenere avvinti i lettori, di qualche didascalia che aveva senso nell'edizione a puntate, ma suona ripetitiva per chi legge il romanzo tutto intero.
Ma la lettura mi convince ancor di più che i difetti di Dumas sono messi lì apposta per stanare i pedanti, i cacciatori di virgole, i rabdomanti del dettaglio inutile. Che pena dev'essere. Come scrisse C. Saint-Beuve, Dumas raccontava con gioia fisica e con la stessa gioia lo leggo io, anche se questi vent'anni non sono stati una passeggiata e la sarabanda ha lasciato il posto a un ritmo più malinconico.
"La sua giovinezza gli riapparve portando tutti i ricordi soavi, che sono profumi piuttosto che pensieri. Da quel passato al presente c’era un abisso. Ma la fantasia ha il volto dell’angelo e del baleno; essa varca i mari nei quali abbiamo corso il rischio di naufragare, le tenebre dove si sono perdute le nostre illusioni, gli abissi che hanno inghiottito la nostra felicità".
Nota: devo ringraziare la mia amica anobiana Dragoval per aver segnalato nel suo commento ai Tre Moschettieri le pagine di Citati su Dumas (tratte da Il male assoluto) e vi rimando ai suoi commenti ai romanzi, oltre a quelli degli anobiani Gabrilu e Procyon Lotor. Bastano e avanzano.
Vent'anni sono passati per tutti, non solo per i Quattro.
Chissà come sarebbe stato leggere Vent'anni dopo a 14 anni, o a 24. Invece l'ho letto ora e mi è rimasta una strana sensazione.
Si potrebbe parlare d'altro, di qualche smagliatura nei raccordi tra gli innumerevoli capitolipuntate, di qualche trucchetto di troppo per tenere avvinti i lettori, di qualche didascalia che aveva senso nell'edizione a puntate, ma suona ripetitiva per chi legge il romanzo tutto intero.
Ma la lettura mi convince ancor di più che i difetti di Dumas sono messi lì apposta per stanare i pedanti, i cacciatori di virgole, i rabdomanti del dettaglio inutile. Che pena dev'essere. Come scrisse C. Saint-Beuve, Dumas raccontava con gioia fisica e con la stessa gioia lo leggo io, anche se questi vent'anni non sono stati una passeggiata e la sarabanda ha lasciato il posto a un ritmo più malinconico.
"La sua giovinezza gli riapparve portando tutti i ricordi soavi, che sono profumi piuttosto che pensieri. Da quel passato al presente c’era un abisso. Ma la fantasia ha il volto dell’angelo e del baleno; essa varca i mari nei quali abbiamo corso il rischio di naufragare, le tenebre dove si sono perdute le nostre illusioni, gli abissi che hanno inghiottito la nostra felicità".
Nota: devo ringraziare la mia amica anobiana Dragoval per aver segnalato nel suo commento ai Tre Moschettieri le pagine di Citati su Dumas (tratte da Il male assoluto) e vi rimando ai suoi commenti ai romanzi, oltre a quelli degli anobiani Gabrilu e Procyon Lotor. Bastano e avanzano.