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Questo breve romanzo mi è piaciuto più di quanto pensassi, viste le tematiche un po' lontane da ciò che leggo di solito. Tutto il racconto è in sostanza è la trascrizione di un lungo dialogo (ripreso in momenti diversi della narrazione) tra Faussone, un montatore di 35 anni, e il narratore del racconto che si identifica dichiaratamente con l'autore stesso. Faussone racconta alcune avventure che gli sono capitate durante le sue trasferte di lavoro all'estero o in Italia, mentre nella parte finale del romanzo è il narratore a ricambiare raccontando a sua volta una propria esperienza. Nonostante il grande spazio che viene dato a dettagli tecnici relativi al lavoro di montatura di gru o tralicci (tutti comunque comprensibilissimi anche ai non addetti ai lavori, grazie alla narrazione molto discorsiva, che ricalca perfettamente l'oralità, alle integrazioni di Levi e alle molte metafore o similitudini) ci sono anche momenti di riflessione di più ampio respiro, sulla letteratura (a cui il narratore/Levi decide di dedicarsi esclusivamente alla conclusione del suo ultimo lavoro come chimico), su tematiche esistenzialistiche, sul valore del lavoro, sulle differenze culturali nei vari paesi dove Faussone è mandato a lavorare, ecc. Insomma, a me è piaciuto molto ed è stato anche interessante perché mi ha permesso di approfondire alcuni aspetti della figura di Primo Levi che non conoscevo (finora avevo letto solo i """"romanzi""""" - ovviamente tra molte virgolette - dedicati ad Auschwitz e poco altro sapevo). La chiave a stella è infatti il primo vero romanzo di Levi e personalmente lo consiglio, soprattutto per chi studia letteratura è imprescindibile.