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Pensare intensamente al futuro
Il fascino di questa raccolta di racconti è legato alla grande eleganza della scrittura e alla trasparenza con la quale immagini e pensieri transitano da Brodkey al lettore: sono così vividi che sembrano non passare dalla carta. I racconti sono popolati di adolescenti o giovani studenti universitari, accomunati da Saint Louis e dagli studi universitari a Harvard. Ci si aspetta di trovare un legame fra le storie, ma è indiretto: è il pensare intensamente al futuro, studio, ammissione all’università, evoluzione personale, amicizie, grand tour in Europa, primo amore (prove di amore casto e amor profano), matrimonio, figli. Si tratta di giovani di belle speranze che nel 1958 fanno progetti per il futuro, in una dimensione dello spazio-tempo lontana dal rock and roll e dalla contestazione giovanile degli anni sessanta. Al massimo, si può pensare a una colonna sonora dei Beatles (versione non lisergica). Sono molto convincenti anche i personaggi femminili, sviluppati anche in modo più originale e caratterizzato dei personaggi maschili.
Mi è piaciuto particolarmente il racconto che dà il nome al libro, protagonista un ragazzo che frequenta l’high school e guarda con affetto la sorella maggiore che si fa strada nel modo più convenzionale possibile, frequentando il buon partito che le consentirà la vita adeguata agli standard materni. Il ragazzo non giudica, osserva il microcosmo femminile di vestiti, orecchini e accessori vari che frulla per la casa, si astiene dagli affanni e partecipa solo alla felicità familiare.
E’ interessante curiosare in queste famiglie americane e nei progetti dei “bravi ragazzi” del 1958, mi viene spontaneo pensare alla mia adolescenza e alle mie aspettative del tempo. In realtà, come diceva Frieda (l’amica di Linus, quella dei riccioli naturali), non vedevo l’ora di guastarmi.
Volendo trovare un difetto, si può dire che la scelta di dare voce a un campione così ristretto della società americana che pure è molto variegata è abbastanza strana. In genere nelle raccolte di racconti si trova molta più varietà di argomenti. Comunque è così e si può aggiungere che il titolo Storie in modo quasi classico starebbe benissimo anche a questo libro.
Il fascino di questa raccolta di racconti è legato alla grande eleganza della scrittura e alla trasparenza con la quale immagini e pensieri transitano da Brodkey al lettore: sono così vividi che sembrano non passare dalla carta. I racconti sono popolati di adolescenti o giovani studenti universitari, accomunati da Saint Louis e dagli studi universitari a Harvard. Ci si aspetta di trovare un legame fra le storie, ma è indiretto: è il pensare intensamente al futuro, studio, ammissione all’università, evoluzione personale, amicizie, grand tour in Europa, primo amore (prove di amore casto e amor profano), matrimonio, figli. Si tratta di giovani di belle speranze che nel 1958 fanno progetti per il futuro, in una dimensione dello spazio-tempo lontana dal rock and roll e dalla contestazione giovanile degli anni sessanta. Al massimo, si può pensare a una colonna sonora dei Beatles (versione non lisergica). Sono molto convincenti anche i personaggi femminili, sviluppati anche in modo più originale e caratterizzato dei personaggi maschili.
Mi è piaciuto particolarmente il racconto che dà il nome al libro, protagonista un ragazzo che frequenta l’high school e guarda con affetto la sorella maggiore che si fa strada nel modo più convenzionale possibile, frequentando il buon partito che le consentirà la vita adeguata agli standard materni. Il ragazzo non giudica, osserva il microcosmo femminile di vestiti, orecchini e accessori vari che frulla per la casa, si astiene dagli affanni e partecipa solo alla felicità familiare.
E’ interessante curiosare in queste famiglie americane e nei progetti dei “bravi ragazzi” del 1958, mi viene spontaneo pensare alla mia adolescenza e alle mie aspettative del tempo. In realtà, come diceva Frieda (l’amica di Linus, quella dei riccioli naturali), non vedevo l’ora di guastarmi.
Volendo trovare un difetto, si può dire che la scelta di dare voce a un campione così ristretto della società americana che pure è molto variegata è abbastanza strana. In genere nelle raccolte di racconti si trova molta più varietà di argomenti. Comunque è così e si può aggiungere che il titolo Storie in modo quasi classico starebbe benissimo anche a questo libro.