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100 reviews
April 1,2025
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Plata quemada (1997) es una novela de ritmo vertiginoso que trata sobre un hecho real, un asalto perpetrado en San Fernando, provincia de Buenos Aires, en el año 1965, en el que además de la banda participan algunos políticos y policías que cuentan con una parte del botín. El problema es que, durante la huida, los asaltantes deciden traicionar a estos socios y escapan con todo el dinero, provocando así una cacería que lleva a ambos bandos hasta Montevideo.
Es un relato que empieza con un baño de sangre y que termina de la misma manera. La razón por la cual este libro es palpitante es porque el autor utiliza una refinada técnica de montaje para describir lo que sucede. Prácticamente como en una película, la trama propiamente dicha se mezcla en secuencia feroz con la perspectiva interna y los recuerdos de los maleantes que la protagonizan. Esas historias personales en las que se sumerge el lector mientras sigue la caza a los villanos dejan en evidencia un mundo marginado en el que imperan la miseria y, como consecuencia de ella, la labilidad psíquica. Esos pasajes son chocantes pero a la vez fascinantes. El lenguaje es a veces bastante fuerte, bueno, en realidad, lleno de obscenidades que no sé si serán entendibles para los lectores que no estén familiarizados con el slang súper guarro de corte rioplatense.
Los diálogos entre los ladrones así como también el material histórico se basan en documentos originales del caso real y es precisamente el logrado entrecruzamiento de perspectivas múltiples del nivel de suceso y de recuerdos lo que constituyen el valor de este libro.
Todavía no tengo decidido si esta novela me gustó de verdad. Personalmente lo que más me atrapó fue la técnica del relato y la capacidad del autor para contar en tan pocas páginas una historia y meter de paso un análisis sociológico/psicológico bastante contundente.
April 1,2025
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A good post-modern crime, based on a true story, novel, with much adrenaline, bloody scenes and interesting characters. I think James Ellroy or Quentin Tarantino will like this novel.
April 1,2025
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Este libro es una lección para todo aquel que quiera iniciarse en el arte de la narrativa. Inteligente, intrigante y divertido. No hay momento en que Piglia suelte al lector: de principio a fin te dejas llevar por su narración. 5 de 5.
April 1,2025
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Gran libro de Piglia. Un robo a un banco en la Buenos Aires de los años 60, narrado en clave de tragedia griega.
April 1,2025
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¡Me gustó mucho! Le pongo como 3,5 estrellas en realidad. Entretenido relato de los acontecimientos. Mi único “pero” y esto es opinión completamente personal, es que el autor debería haberse inclinado al 100% por un tono de ficción o no ficción. El libro que leí es un intermedio al que, por lo mismo, le termina faltando corazón. Me habría encantado que la historia ahondara más en las relaciones humanas que existieron entre estos criminales, sobre todo en la parte final, más que ese relato casi sacado de un informe policial.
Creo que había potencial de apretar algo que me hiciera sentir muchísimas más emociones con el destino final del Nene, el Gaucho y el Cuervo. Pero, insisto, es algo completamente personal.
En general me gusta que los personajes se metan en lo más hondo de mi cabeza y que no pueda dejar de pensar en ellos por días. Acá no ocurrió eso.
April 1,2025
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4.5,
Muy al estilo de Capote en su novela de "No ficción" de A Sangre Fría. No obstante, aquí hay menos cuchara de Piglia e intentó hacer el libro lo más fidedigno posible respecto al infame tiroteo. Se nota a leguas cuál fue el personaje que más pudo estudiar y te deja con ganas de más, pero prefirió mantenerse más a la raya de los hechos y eso es algo increíblemente digno. Amargo y lleno de energía como un mate grande sin palo.

"Siempre había sido objeto de interés para los médicos, los psiquiatras: El criminal nato, el hombre que se ha desgraciado de chico, muere en su ley. Era un destino al que no podía escapar..."
April 1,2025
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no me gustó, pero le doy tres estrellas por algunas ideas interesantes que propone al final y por el epílogo narrando el modo de construir la novela
April 1,2025
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Diferente, muy parco, con respecto a lo que he leído de Piglia. Me recordó un poco a Crónica de una muerte anunciada, por el vaivén de versiones sobre una misma trama. Trabajó con demasiadas fuentes de información y eso es admirable. Sin embargo, me impresiona más el trabajo que el resultado. Comoquiera me mantuvo al filo durante la segunda mitad de la novela.
April 1,2025
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La storia è un po’ una narrativa degli anni settanta o ottanta. In modalità riflessa venne scritta per l'abuso di lettura del genere detective: Ricardo Piglia iniziò a leggere quel genere di libri come una deviazione del proprio lavoro, mentre dopo un periodo di circa 10 anni si rese cono che di quel tipo di libri ne aveva e gestiva già una collezione tutta sua.
Nella storia del libro l'incursione dei banditi non servì per creare una storia legata al denaro. Tal volta, nonostante che il modello poliziesco per l'autore era un genere letterario preferito, in qualche modo ha cercato di liberarsi della sua vecchia vita e l’abuso di lettura che in gioventù l’accompagnò da sempre. Una maniera come un'altra di togliersi gli scheletri da l'armadio, anche se poi Plata quemada non fu l’ultimo libro.

Lo scrittore con questa opera consegna ai lettori una storia provocante. Realizzata da una rapina in una banca di Buenos Aires, terra natale dello scrittore: una miscela di crimine nero, commenti, e le sue sanguinose conseguenze. Il racconto si basa da quello che accadde nel 1965, con la storia di un vero crimine.

La storia sarebbe stata un racconto semplice, però la profondità del critico letterario ha reso una narrazione complessa. L’autore con molta abilità ai personaggi principali ha attribuito caratteri di squilibrio mentale: oltre a essere dei criminali, ai protagonisti gli attribuì uno stile di vita che gli farà attraversare momenti di sesso e di droga.
Questi due uomini dopo aver rubato milioni di dollari dalla banca si mettono in fuga. La loro destinazione sarà quella di recarsi a Montevideo, in Uruguay. E' lì che dovranno attendere il ritorno del proprio lider: nonostante hanno un desiderio comune d’iniziare una nuova vita lontano da quello che è stato il loro passato, i due fratelli cadono in un delirio di ricordi dovuto a un abuso di cocaina e whisky.
April 1,2025
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Soldi bruciati è un libro grande e controverso allo stesso tempo. Scritto come una sorta di tributo al filone del new journalism che ha prodotto Operazione massacro, di Rodolfo Walsh, e A sangue freddo, di Truman Capote, la gestazione del romanzo è durata circa trent’anni e nel tempo la stesura ha subito diverse modifiche. Nell’epilogo, l’ultimo capitolo del libro, Ricardo Piglia sintetizza il percorso di creazione del romanzo, specifica le fonti utilizzate e il metodo seguito, ribadendo che ”questo romanzo narra una storia realmente accaduta.”, giocando anche con la finzione letteraria quando afferma che ”mi sono risultati utili soprattutto gli articoli a firma E.R., inviato speciale sul luogo dei fatti per il quotidiano argentino ‘El Mundo’.”
”E.R.” è la sigla di di Emilio Renzi, l’alter ego dell’autore, il cui nome completo è Ricardo Emilio Piglia Renzi.
Emilio Renzi compare spesso nei romanzi e nei racconti di Piglia, a partire dalla raccolta di racconti n  L'invasionen; racconta Piglia in Critica e finzione che ”È un effetto di stile, un tono, un modo di narrare. Al tempo stesso ha alcuni tratti autobiografici che appaiono un po’ parodiati. È un personaggio che osservo con molta ironia. Gli interessa solo la letteratura e questo mi permette di ironizzare anche su me stesso.”. Renzi è presente anche in questo romanzo, è il ”il giovane cronista del Mundo” che il commissario Silva, ”detto il Chancho, il maiale”, indica come ”quell’imbecille irrispettoso, con gli occhialini e i capelli ricci, la faccia da papero, estraneo alla realtà circostante e alla situazione di pericolo, che sembrava caduto dal cielo, l’avvocato d’ufficio o il fratello minore di un detenuto che si lamenta per il trattamento subito dai criminali nei commissariati.”

Nell’epilogo del libro, riferendosi alla storia ascoltata da una protagonista, Piglia afferma di essersi sentito ”di fronte alla versione argentina di una tragedia greca. Gli eroi decidono di affrontare l’impossibile e resistere, e scelgono la morte come proprio destino.” E in queste parole c’è tutto il pathos e lo stile narrativo del romanzo, un crescendo dal ritmo incalzante e spasmodico che raggiunge il culmine nello scontro finale, e che siano tre malavitosi contro trecento poliziotti dice già tutto.
La macchina narrativa è perfetta; quando il commissario Silva pensa e dice a Renzi ”quei signori sono degli psicopatici, omosessuali […] casi clinici, spazzatura umana […] sono freddi, non hanno pietà, praticamente morti viventi, cadaveri ambulanti che vogliono soltanto portarsi all’altro mondo più gente possibile. Sono un esercito in miniatura. L’adrenalina li aiuta a vincere il terrore. Da strafatti, diventano macchine per uccidere” ha ragione, ma la società che esprime questi uomini non è da meno se non per il fatto che si trova dalla parte giusta del potere. Società e istituzioni argentine sono corrotte e colluse con la malavita, il commissario Silva ”non svolgeva indagini, semplicemente torturava e usava la delazione come metodo sistematico. I malavitosi, al momento dell’arresto, si tagliuzzavano gli avambracci e le gambe con la lametta per non essere sottoposti alle scariche elettriche. ‘Se sanguini, niente picana, perché con la corrente ci resti subito secco’[…] Aveva messo insieme uno squadrone della morte seguendo l’esempio dei brasiliani. ma agiva nella legalità, Silva, aveva l’appoggio delle alte gerarchie.”
Tutto ciò, unito al fatto che almeno il Gaucho sia non solo un criminale depravato, ma fondamentalmente deprivato, perché proviene da una storia personale di abuso, violenza, trattamento psichiatrico con elettroshock e in cui da sempre è considerato un predestinato a una fine violenta, contribuiscono a fare sì che chi legge parteggi con i perdenti, perché ”quando sei con le spalle al muro , e la vita non vale più un soldo, tutto quello che devi fare è andare avanti a testa bassa. È l’unica consegna.”

La decisione dei rapinatori assediati di bruciare i soldi della rapina scatena l’odio generale mettendo a nudo il senso comune neoliberista secondo cui ”il denaro è innocente, e anche se causa la morte e spinge al crimine, non può essere considerato colpevole di nulla, perché neutrale, un semplice mezzo che assume un certo significato a seconda dell’uso che ciascuno ne fa.. […] Quel gesto (secondo i giornali) era addirittura peggiore dei crimini che avevano commesso, perché si trattava di un atto nichilista e di un esempio di terrorismo allo stato puro.” In realtà, ricostruzioni successive hanno messo in dubbio che i soldi siano stati effettivamente bruciati o siano volatilizzati in altro modo.

L’aspetto che emerge maggiormente è la relazione omosessuale tra i due gemelli, che gemelli non sono, e che attraversa con sfaccettature diverse tutta la narrazione sino alla fine, quando il Nene morente ”si appoggiò su un gomito e gli sussurrò qualcosa all’orecchio che nessuno potè sentire, una frase d’amore, sicuramente pronunciata solo a metà o forse neppure questo, ma che il Gaucho sentì nitidamente, e lo baciò mentre il Nene spirava.”

Dove finisca il reportage romanzato e dove inizi la fiction vera e propria non è chiaro, questa zona di opacità è costata a Piglia il ritiro del premio assegnato e qualche denuncia per diffamazione. Ma forse, in questo caso, non è così importante, resta un ottimo romanzo.
April 1,2025
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Buena novela, poco que comentar.
Me revuelve un poco el estilo mezclado constante de Piglia, crónica periodística y narración pura. Esta mezcla no ayuda mucho al tramo final. Eso sí, hay tanta sangre nivel Tarantino/Scorsese.
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