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Il romanzo, ambientato tra Buenos Aires e Montevideo, narra una storia realmente accaduta.
Ricardo Piglia imbastisce il suo racconto, fondandolo su "un caso secondario e ormai dimenticato di cronaca nera", che aveva assunto per lui "a mano a mano che svolgevo le ricerche, i contorni e il pathos di una leggenda."
Può essere letto come un romanzo poliziesco, se ci si mantiene sul primo livello di lettura.
Ma è molto altro.
Quattro malviventi squilibrati (due dei quali li chiamavano i gemelli, perché erano inseparabili), apparentenenti a un gruppo di estrema destra, sono i protagonisti di una rapina da cinquecento mila dollari: il loro sogno è quello di lasciare l'Argentina per andare con quei soldi in America.
Ma il sogno, realizzato con mezzi illeciti, si scontra con la realtà, o meglio con il rispetto della legalità: i poliziotti faranno di tutto per recuperare la somma e incastrare i rapinatori. In particolare, quelli argentini, per coprire la corruzione interna attraverso cui si è realizzato questo grande colpo, proverà a chiudere per sempre le bocche di Brignone, detto il Nene, e di Dorda, il Gaucho Biondo.
Lo scontro con i poliziotti dura a lungo e i quattro, sotto l'effetto delle droghe, riescono a resistere.
E poi il colpo di scena.
"«Bruciare soldi è una brutta cosa, è peccato. Un vero peccato», diceva Dorda, con in mano una banconota da mille, nel bagno dove andava a farsi di amfetamina, e l’accendino Ronson che aveva fregato a una matta; le diede fuoco e la lasciò bruciare, e guardandosi nello specchio, rise. Il Nene se ne stava sulla porta, lo fissava e non diceva niente."
E se bruciare soldi, agli occhi della gente normale, è un atto di cannibalismo, perché quel denaro potrebbe essere usato a scopo benefico, allora questo gesto è addirittura più grave di tutti gli altri crimini, compresi gli omicidi.
Ed ecco il paradosso: “«Sono malati di mente».
«Uccidere dei malati di mente non è ben visto dai giornali», ironizzò il cronista. «Bisognerebbe portarli al manicomio, non eliminarli...»
[.]
«E ammazzare i sani è ben visto?», ribatté Silva nel tono svogliato di chi deve spiegare qualcosa di fin troppo evidente.”
Un romanzo intenso, che parte dal pretesto della rapina, per denunciare l'assenza dello Stato che non si prende cura dei deboli, che li abbandona alle loro devianze, anzi, le procura, con gli spietati e disumani strumenti di tortura.
“Il criminale nato, l’uomo che fin da piccolo ha preso la strada sbagliata fa la fine che si merita. Era un destino a cui non poteva sfuggire e verso il quale veniva inesorabilmente condotto come Anselmo nel vagone di seconda classe del Ferrocarril del Sur.”
Ma esistono davvero i criminali nati?
Non c'è mai possibilità di salvezza per chi imbrocca la strada sbagliata?
La malattia mentale è un processo irreversibile, una strada senza ritorno.
La si può prevenire?
Oppure bastava incontrare qualcuno che provasse ad accogliere il disagio causato da ferite profonde:
“Mia madre l’ha sempre saputo che ero destinato a non essere capito e nessuno mi ha mai capito ma nonostante ciò sono riuscito a farmi volere bene da qualcuno.”?
In quel "nonostante ciò", quella crepa in quel muro intriso di predestinazione e di ineluttabilità, trovo che ci sia la forza di questo romanzo.
Ricardo Piglia imbastisce il suo racconto, fondandolo su "un caso secondario e ormai dimenticato di cronaca nera", che aveva assunto per lui "a mano a mano che svolgevo le ricerche, i contorni e il pathos di una leggenda."
Può essere letto come un romanzo poliziesco, se ci si mantiene sul primo livello di lettura.
Ma è molto altro.
Quattro malviventi squilibrati (due dei quali li chiamavano i gemelli, perché erano inseparabili), apparentenenti a un gruppo di estrema destra, sono i protagonisti di una rapina da cinquecento mila dollari: il loro sogno è quello di lasciare l'Argentina per andare con quei soldi in America.
Ma il sogno, realizzato con mezzi illeciti, si scontra con la realtà, o meglio con il rispetto della legalità: i poliziotti faranno di tutto per recuperare la somma e incastrare i rapinatori. In particolare, quelli argentini, per coprire la corruzione interna attraverso cui si è realizzato questo grande colpo, proverà a chiudere per sempre le bocche di Brignone, detto il Nene, e di Dorda, il Gaucho Biondo.
Lo scontro con i poliziotti dura a lungo e i quattro, sotto l'effetto delle droghe, riescono a resistere.
E poi il colpo di scena.
"«Bruciare soldi è una brutta cosa, è peccato. Un vero peccato», diceva Dorda, con in mano una banconota da mille, nel bagno dove andava a farsi di amfetamina, e l’accendino Ronson che aveva fregato a una matta; le diede fuoco e la lasciò bruciare, e guardandosi nello specchio, rise. Il Nene se ne stava sulla porta, lo fissava e non diceva niente."
E se bruciare soldi, agli occhi della gente normale, è un atto di cannibalismo, perché quel denaro potrebbe essere usato a scopo benefico, allora questo gesto è addirittura più grave di tutti gli altri crimini, compresi gli omicidi.
Ed ecco il paradosso: “«Sono malati di mente».
«Uccidere dei malati di mente non è ben visto dai giornali», ironizzò il cronista. «Bisognerebbe portarli al manicomio, non eliminarli...»
[.]
«E ammazzare i sani è ben visto?», ribatté Silva nel tono svogliato di chi deve spiegare qualcosa di fin troppo evidente.”
Un romanzo intenso, che parte dal pretesto della rapina, per denunciare l'assenza dello Stato che non si prende cura dei deboli, che li abbandona alle loro devianze, anzi, le procura, con gli spietati e disumani strumenti di tortura.
“Il criminale nato, l’uomo che fin da piccolo ha preso la strada sbagliata fa la fine che si merita. Era un destino a cui non poteva sfuggire e verso il quale veniva inesorabilmente condotto come Anselmo nel vagone di seconda classe del Ferrocarril del Sur.”
Ma esistono davvero i criminali nati?
Non c'è mai possibilità di salvezza per chi imbrocca la strada sbagliata?
La malattia mentale è un processo irreversibile, una strada senza ritorno.
La si può prevenire?
Oppure bastava incontrare qualcuno che provasse ad accogliere il disagio causato da ferite profonde:
“Mia madre l’ha sempre saputo che ero destinato a non essere capito e nessuno mi ha mai capito ma nonostante ciò sono riuscito a farmi volere bene da qualcuno.”?
In quel "nonostante ciò", quella crepa in quel muro intriso di predestinazione e di ineluttabilità, trovo che ci sia la forza di questo romanzo.