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Una storia profondamente malata, che mi ha ricordato molto Abbiamo sempre vissuto nel castello per l’atmosfera macabra, ma senza la forza del libro di Shirley Jackson. A pochi mesi di distanza dalla morte improvvisa del padre, quattro fratelli - Jack, Julie, Susan e il piccolo Tom - si ritrovano a dover far fronte anche alla malattia e alla scomparsa della madre. Per non venire separati e allontanati dai servizi sociali, i ragazzi decidono di non denunciare il decesso e seppellire la madre in un baule in cantina, per continuare poi la loro vita “normale”. Da quel momento, però, si innescano delle dinamiche perverse nei rapporti tra loro, mentre in casa regnano sporcizia, abbandono e puzza di cadavere. Morboso, inquietante, malato, marcio. Se ancora non conoscete McEwan, evitate questo libro e leggete piuttosto Espiazione o La ballata di Adam Henry.