...
Show More
Annusare il vento
Il giardino di cemento ha il sapore di una fiaba gotica: ci sono quattro fratelli e una casa e basta. Prima c’erano stati una madre amata e ancora prima un padre scostante. La famiglia non aveva relazioni sociali e alla morte della madre i ragazzi, temendo di essere separati, non fanno sapere a nessuno di essere rimasti soli. Il lento svanire della madre è percepito con chiarezza solo dalla figlia maggiore, gli altri non sembrano spettatori consapevoli. Segue un’estate di abbandono, durante la quale i fratelli assaporano il lutto e la novità di non dover vivere secondo una routine. Annusano il vento e per la prima volta vivono senza guida, facendo solo quello che hanno voglia di fare. La ragazza più grande prende il sole in bikini e comincia a frequentare un boyfriend, quella più giovane legge e scrive un diario dedicato alla madre; il ragazzo smette di lavarsi e cambiarsi, ozia e spia le sorelle, delle quali è geloso , il fratellino più piccolo, di circa sei anni, si fa vestire da bambina. Tutto avviene in una grande casa con giardino, al margine di una periferia in via di trasformazione: case vengono abbattute, grattacieli vengono tirati su, fra la polvere dei cantieri resiste questa casa, avanzo architettonico come i quattro ragazzi sono il residuo di una famiglia. Il piccolo nucleo familiare per paura e disgusto del mondo esterno si ripiega completamente su se stesso, tutti cercano una guida nella sorella maggiore, lei si fa forte della fiducia dei fratelli. Pian piano sembra che l’ordine si stia ricostituendo, i ragazzi si ripuliscono e cominciano a ricreare una routine domestica. I rapporti fra i fratelli diventano sempre più esclusivi, finché l’escluso rompe l’incanto e il cemento e il mondo esterno irrompe nella loro vita. Sono stata colpita dal profondo senso di vuoto sociale che emana questa storia, questo vuoto lascia spazio alle soluzioni trovate dai ragazzi. La storia è raccontata dal punto di vista allucinato del fratello maggiore, che agisce e al tempo stesso è spettatore trasognato degli eventi. McEwan racconta con ammirevole sobrietà questa storia difficile, non troppo incredibile.
Il giardino di cemento ha il sapore di una fiaba gotica: ci sono quattro fratelli e una casa e basta. Prima c’erano stati una madre amata e ancora prima un padre scostante. La famiglia non aveva relazioni sociali e alla morte della madre i ragazzi, temendo di essere separati, non fanno sapere a nessuno di essere rimasti soli. Il lento svanire della madre è percepito con chiarezza solo dalla figlia maggiore, gli altri non sembrano spettatori consapevoli. Segue un’estate di abbandono, durante la quale i fratelli assaporano il lutto e la novità di non dover vivere secondo una routine. Annusano il vento e per la prima volta vivono senza guida, facendo solo quello che hanno voglia di fare. La ragazza più grande prende il sole in bikini e comincia a frequentare un boyfriend, quella più giovane legge e scrive un diario dedicato alla madre; il ragazzo smette di lavarsi e cambiarsi, ozia e spia le sorelle, delle quali è geloso , il fratellino più piccolo, di circa sei anni, si fa vestire da bambina. Tutto avviene in una grande casa con giardino, al margine di una periferia in via di trasformazione: case vengono abbattute, grattacieli vengono tirati su, fra la polvere dei cantieri resiste questa casa, avanzo architettonico come i quattro ragazzi sono il residuo di una famiglia. Il piccolo nucleo familiare per paura e disgusto del mondo esterno si ripiega completamente su se stesso, tutti cercano una guida nella sorella maggiore, lei si fa forte della fiducia dei fratelli. Pian piano sembra che l’ordine si stia ricostituendo, i ragazzi si ripuliscono e cominciano a ricreare una routine domestica. I rapporti fra i fratelli diventano sempre più esclusivi, finché l’escluso rompe l’incanto e il cemento e il mondo esterno irrompe nella loro vita. Sono stata colpita dal profondo senso di vuoto sociale che emana questa storia, questo vuoto lascia spazio alle soluzioni trovate dai ragazzi. La storia è raccontata dal punto di vista allucinato del fratello maggiore, che agisce e al tempo stesso è spettatore trasognato degli eventi. McEwan racconta con ammirevole sobrietà questa storia difficile, non troppo incredibile.