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«Io vado alla ricerca della realtà con il linguaggio. Forse vorrei cambiarla tutta in linguaggio».
Nevrotico, tortuoso, ribollente, verboso, magmatico.
Un viaggio interiore - altalenante tra angoscia ed ironia, tra narcisismo e autolesionismo, tra razionalità e farneticazione - per risalire la china dal baratro più profondo dello squallore, della solitudine, del fallimento di una intera esistenza. Di intellettuale, marito, figlio, amico, padre e individuo.
L'indagine e le argomentazioni sulle personali disavventure di Moses Herzog si dilatano ad ogni aspetto della realtà sociale, politica, religiosa, etica, esistenziale, attraverso una serie infinita di lettere - mai spedite - indirizzate ad amici, famigliari, conoscenti e personaggi celebri, viventi o scomparsi da tempo. Perché il linguaggio è per Herzog l'unico strumento idoneo a penetrare la realtà delle cose e il senso stesso della vita.
Romanzo di idee, quindi, più che di avvenimenti. Anche se l'intera vicenda che ha originato la crisi viene progressivamente rivelata attraverso una serie di flashback, situazioni, caratterizzazioni e dialoghi di volta in volta drammatici, intensi, assurdi, burleschi.
Così Moses, armato della sola forza della parola, compie il suo viaggio attraverso il Mar Rosso della depressione che rasenta la follia, verso la terra promessa di una nuova esistenza. E, forse, verso la felicità, che non richiede di pronunciare più "nulla. Neppure una parola".
Saul Bellow, attraverso Herzog, dà vita ad un'opera di straordinaria vitalità: estrosa, audace, complessa. Coltissima, originalissima e ricca di infiniti spunti di riflessione. Geniale sotto ogni aspetto.
E tutti gli aggettivi che ho usato, o potrei usare, non basterebbero a descriverla esaustivamente.
Capolavoro.
Grazie, Io.
Nevrotico, tortuoso, ribollente, verboso, magmatico.
Un viaggio interiore - altalenante tra angoscia ed ironia, tra narcisismo e autolesionismo, tra razionalità e farneticazione - per risalire la china dal baratro più profondo dello squallore, della solitudine, del fallimento di una intera esistenza. Di intellettuale, marito, figlio, amico, padre e individuo.
L'indagine e le argomentazioni sulle personali disavventure di Moses Herzog si dilatano ad ogni aspetto della realtà sociale, politica, religiosa, etica, esistenziale, attraverso una serie infinita di lettere - mai spedite - indirizzate ad amici, famigliari, conoscenti e personaggi celebri, viventi o scomparsi da tempo. Perché il linguaggio è per Herzog l'unico strumento idoneo a penetrare la realtà delle cose e il senso stesso della vita.
Romanzo di idee, quindi, più che di avvenimenti. Anche se l'intera vicenda che ha originato la crisi viene progressivamente rivelata attraverso una serie di flashback, situazioni, caratterizzazioni e dialoghi di volta in volta drammatici, intensi, assurdi, burleschi.
Così Moses, armato della sola forza della parola, compie il suo viaggio attraverso il Mar Rosso della depressione che rasenta la follia, verso la terra promessa di una nuova esistenza. E, forse, verso la felicità, che non richiede di pronunciare più "nulla. Neppure una parola".
Saul Bellow, attraverso Herzog, dà vita ad un'opera di straordinaria vitalità: estrosa, audace, complessa. Coltissima, originalissima e ricca di infiniti spunti di riflessione. Geniale sotto ogni aspetto.
E tutti gli aggettivi che ho usato, o potrei usare, non basterebbero a descriverla esaustivamente.
Capolavoro.
Grazie, Io.