Community Reviews

Rating(4.1 / 5.0, 99 votes)
5 stars
35(35%)
4 stars
36(36%)
3 stars
28(28%)
2 stars
0(0%)
1 stars
0(0%)
99 reviews
April 17,2025
... Show More
Ah, la magniloquenza dell'autogiustificazione, pensò Herzog. Che genio sapeva suscitare nei mortali, perfino in quelli con il naso più rosso.

Ah, poveretto!- e Herzog per un momento si unì al mondo obiettivo, e da quell'altezza guardò giù, a se stesso. Anche lui poteva sorridere di Herzog e disprezzarlo. Ma rimaneva sempre il fatto. Io sono Herzog. Io sono obbligato a essere quest'uomo. Nessun'altro può esserlo al posto mio.

Mentre parlavo con una cara amica dell'ultimo film di Woody Allen, all'uscita dal cinema, ho avuto la brillante idea di spostare il discorso su uno dei personaggi (la ragazza tutta pose intellettualoidi). Mi ricorda tantissimo C., dico ridendo sotto i baffi, una nostra vecchia conoscenza. Lei, accogliendo la risata con un sorriso un po' più prudente, mi ha detto che in realtà quel personaggio le ha messo addosso la paura di risultare così agli occhi della gente, nel parlare di arte e letteratura al suo solito modo entusiasta. E' stata una stilettata. La risata mi è morta sulla bocca, e la domanda è arrivata in un secondo: è C. o sono io? Cosa mi impedisce di essere la ragazza tutta pose intellettualoidi durante un discorso? Non cerco forse anche io di calcare il personaggio, di dare lustro al mio ego, oltre a esprimere un interesse? Il mio discorso frivolo puzzava.

Ecco, c'è chi queste domande autoindagatorie le evita del tutto, non andando a fondo nel cercare la sorgente della puzza. C'è, poi, chi ricorre alla servizievole, sempiterna filosofia del "eh-ma-io". Rido di un comportamento altrui e, nel momento in cui mi accorgo di aver fatto la stessa cosa qualche tempo prima, reprimo il tutto con un celere cerotto "eh-ma-io", che sembra gonfio di giustificazioni sensate, ma in realtà è solo fumo negli occhi (i miei, gli altri ci credono solo se spinti da un affetto fiducioso). Eh-ma-io l'ho fatto per una ragione. Eh-ma-io l'ho fatto diversamente. Eh-ma-io sono io.

A contorno di questa serata, arriva Herzog con la sua burbera necessità di scrivere lettere a chi gli pare, per lamentarsi, muovere critiche, specificare, spiegare, fare scacco. Scrive, scrive, e non spedisce mai. Quante volte l'abbiamo fatto? Io sono sempre stata un Herzog. In preda alla rabbia o all'umiliazione, ci organizziamo il discorso del secolo, quello capace di far ammutolire il mondo per un istante, la zia arcigna, la cugina con l'acidità nel sangue (più o meno del nostro?), parenti serpenti ed ex amici che ancora si gloriano di avere avuto la meglio su di noi. Ci dedichiamo cumulativamente ore e ore - giorni, anni - a questi sogni a occhi aperti, a queste opere d'arte. Potiamo e innestiamo in modo da ottenere il meglio e vincere che? Solo un sospiro di sollievo dal mondo, che si disperde in fretta e non lascia odore.

Io non ho potuto fare a meno di affezionarmi a Herzog. Con un piede sul suo io imbizzarrito (ora attraverso la prima persona, ora sbirciando le sue lettere), e con l'altro sulla terra solida accanto a lui, Bellow lo osserva da dentro e da fuori, serpeggiando. I personaggi che si avvicendano tra le pagine intorno a Herzog ci sembrano quasi tutti meschini, falsi, capaci di condotte miserande e di mantenere al contempo una brillantissima faccia tosta. Come quelli che popolano il nostro mondo, d'altronde: gli stronzi ci danzano attorno, e noi li guardiamo dal nostro baluardo di innocenza.

Herzog, dal canto suo, è una corda tesa di emozioni, pronte a vibrare al minimo tocco. La rabbia improvvisa limata dall'autoanalisi, la profonda sofferenza, la cecità di fronte all'inganno, la spietata fede nell'amico più caro, l'amore cagnesco che non scompare dopo una raffica di pugni: è un pagliaccio sofferente. Cede alla tentazione dell'eh-ma-io, ma pian piano aggiusta la rotta e se le dà di santa ragione, da solo. Scopre.
Sarebbe anche il nostro turno, magari.

Una nota a margine: c'è una cosa che adoro nei buoni libri, ed è la capacità di descrivere una sensazione passata sulla pelle di tutti in un modo semplice ma efficace. Ecco, in questi libri le descrizioni diventano leggere come poesie. Herzog è pieno di poesie annidate tra le righe.
Ciò che le rende diverse dai libri cattivi (quelli cattivi per me) è che nessuno ti avvisa. Il timbro del narratore non si gonfia di solennità come se avesse tossito per schiarirsi la voce (ascolta bene, sto per illuminarti), ma lascia scorrere le parole come se parlasse d'altro.
Tu afferrale.
April 17,2025
... Show More
Истинско удоволствие беше за мен да чета тази книга. Потопих се дълбоко в живота, словата и личността на Херцог, а и в тъгата му-тя ми бе най-близка и позната.

"О, ти тъгуваш...това е толкова красиво!"

"Тази година прекосих половината свят и срещнах толкова много хора, та ми се струва, че съм видял всички освен мъртвите. Които вероятно търсех."
April 17,2025
... Show More
"She's got more faggots at her feet than Joan of Arc," says one character. This could be an old joke oft-told, but I've never heard it and laughed out loud. "Whatever the man's age...he had an erection. Good currency anywhere. Recognized by the Bank of England," the author writes. This COULD have been a lyric on the Beatle's (mentioned in this book) "Abbey Road", perhaps preceding the line, "I'd love to turn you on." And this: "When he took off his pants, the whore in bed gave a whistle." Then, "Madam, we come to bury Ceasar, not to praise him." This book is full of hilarious one-liners but the author shows not a trace of working toward/for a laugh: Bellow simply writes beautifully. I found the most interesting aspect here to be the relatively normal Herzog: he thinks he's having a tough time, somehow he convinces others he is struggling. But truthfully, his plights are no more serious than anyone else's on this planet...well, other than the peeping-tom thing, a very uncomfortable scene on so many levels. And while it's true Herzog seems focused on lady's thick thighs, don't we all sort of have a thing for some aspect of a person? (Mine is a large bank account, moldy old money, gold, Texas tea, that kind of thing...along with a great sense of humor.) Beautifully structured via letters that Herzog writes to anyone and everyone, brilliantly written (think Nabokov's "Lolita", Updike's "Rabbit, Run") but best of all an ending that's as perfect as in any novel. This is one that I look forward to reading again, one of my qualifications for a 5-star rating.
Leave a Review
You must be logged in to rate and post a review. Register an account to get started.