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MISE EN ABYME
Otto, detto Casotto.
In La vita degli animali Coetzee sguazza nella metaletteratura come un ippopotamo nel fiume fangoso, e io con lui, sguazzo e godo da fan della narrativa sulla narrativa quale sono.
Very post-modern: ma credo che sentirsi definire così spingerebbe Coetzee a storcere naso e bocca rischiando un attacco allergico.
Gioco di specchi potrebbe stargli meglio: e probabilmente romanzo accademico anche di più.
Ma suppongo che Coetzee, come la maggior parte degli artisti, preferirebbe non essere etichettato, circoscritto, catalogato.
Otto, detto Casotto.
Ha poca importanza l’argomento, la vita degli animali, i loro diritti, il nostro rapprocciarci a loro, capirli o meno, sentirlo o meno, condividerli o meno, la sofferenza che noi animali umani infliggiamo agli animali non umani.
Ha di certo poca importanza per me che avrei goduto leggendo un libro così anche se avesse discusso del sesso degli angeli, di lana caprina, del peso dell’anima, dell’angoscia del portiere prima del calcio di rigore o della perplessità degli artisti sotto la tenda del circo.
Otto, detto Casotto. Lo so, sembra innocuo, dolce, remissivo: ma era un coccodrillo. Molto amato.
Conosco la personale opinione di Coetzee sul tema in questione, eppure è così abile a destreggiarsi che riesce a enunciarla senza sbilanciarsi, senza favoritismi, lasciando che venga contraddetta con argomenti altrettanto credibili e solidi, al punto che si può perfino dubitare sul suo pensiero e sentimento autentico.
Le varie posizioni sono esposte da personaggi che sono tutti accademici, docenti universitari e ricercatori, i quali danno la garanzia di essere ben documentati: etologia, ecologia, poesia, filosofia, religione…
Al punto che alla fine possiamo chiederci se Coetzee abbia davvero parlato degli animali e non invece ‘solo’ del valore della letteratura.
Otto, detto Casotto.
In La vita degli animali Coetzee sguazza nella metaletteratura come un ippopotamo nel fiume fangoso, e io con lui, sguazzo e godo da fan della narrativa sulla narrativa quale sono.
Very post-modern: ma credo che sentirsi definire così spingerebbe Coetzee a storcere naso e bocca rischiando un attacco allergico.
Gioco di specchi potrebbe stargli meglio: e probabilmente romanzo accademico anche di più.
Ma suppongo che Coetzee, come la maggior parte degli artisti, preferirebbe non essere etichettato, circoscritto, catalogato.
Otto, detto Casotto.
Ha poca importanza l’argomento, la vita degli animali, i loro diritti, il nostro rapprocciarci a loro, capirli o meno, sentirlo o meno, condividerli o meno, la sofferenza che noi animali umani infliggiamo agli animali non umani.
Ha di certo poca importanza per me che avrei goduto leggendo un libro così anche se avesse discusso del sesso degli angeli, di lana caprina, del peso dell’anima, dell’angoscia del portiere prima del calcio di rigore o della perplessità degli artisti sotto la tenda del circo.
Otto, detto Casotto. Lo so, sembra innocuo, dolce, remissivo: ma era un coccodrillo. Molto amato.
Conosco la personale opinione di Coetzee sul tema in questione, eppure è così abile a destreggiarsi che riesce a enunciarla senza sbilanciarsi, senza favoritismi, lasciando che venga contraddetta con argomenti altrettanto credibili e solidi, al punto che si può perfino dubitare sul suo pensiero e sentimento autentico.
Le varie posizioni sono esposte da personaggi che sono tutti accademici, docenti universitari e ricercatori, i quali danno la garanzia di essere ben documentati: etologia, ecologia, poesia, filosofia, religione…
Al punto che alla fine possiamo chiederci se Coetzee abbia davvero parlato degli animali e non invece ‘solo’ del valore della letteratura.