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Sapore di mare
Probabilmente ho iniziato a leggere questo libro con l'approccio sbagliato, o forse semplicemente senza lo stato d'animo giusto. Fatto sta che io e il libro ci siamo separati quasi subito; dopo una decina di pagine la mia mente vagava, la noia cresceva, la comprensione scemava, l'impazienza montava, il mare l'avrei prosciugato con l'atomica e ogni parola era un'occasione per criticare ferocemente libro e autore. Uno sforzo enorme, come si può facilmente immaginare, arrivare alla fine.
Alla fine cosa potevo fare? Valutare il libro una stella e scrivere un commento che esternasse il profondo schifo che mi aveva suscitato la lettura?
No, non l'ho fatto. Non so come e non so perché ma mi sono fatto scrupoli e l'ho semplicemente ricominciato da capo.
E... luce fu.
Il libro si regge su una portante malinconica, su un ostinato sottofondo di tristezza dovuta principalmente alla lenta elaborazione di un lutto. Il protagonista rivede la sua vita passando in continuazione tra la sua infanzia, il suo presente, il suo passato prossimo con un effetto molto coinvolgente, ma solo a patto di cogliere quella portante dolorosa di cui accennavo prima. Tutto diviene malinconico se ci si concentra su ciò che poteva essere e non è stato e se lo sguardo è rivolto esclusivamente all'indietro, al nostro passato.
"Forse tutta la vita non è altro che una lunga preparazione a lasciarla"
Raffinato, elegante, colto, delicato, equilibrato, malinconico, sfumato, introspettivo, cupo, emotivo e emozionante, terso e freddo come una giornata al mare in inverno.
Un libro bellissimo, se letto nel momento giusto.