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So it goes
Troppo doloroso per Vonnegut scrivere questo libro. Tra i fatti raccontati e la loro rappresentazione ha dovuto mettere un tempo sufficiente, vent'anni, per smorzarne il terrore, l'orrore, il dolore.
Sì, perchè qui c'è lui e la sua esperienza nella seconda guerra mondiale, come fante americano impegnato nella liberazione dell'Europa dall'esercito tedesco. Prigioniero di guerra, si ritroverà sotto uno dei più terribili bombardamenti della storia, quello di Dresda, di cui a tutt'oggi non ci sono neppure cifre certe sul numero dei morti, visto che la potenza di fuoco ha ridotto tanti ad un mucchietto di cenere. Si è salvato grazie al rifugio trovato nel mattatoio nr. 5.
Ce la racconta in modo affatto originale, fuori dagli schemi, con un pizzico di ironia/humor nero, ed efficacemente. In prima persona e nei panni del suo alter ego, Billy Pilgrim, incastona quell'evento nel nastro temporale della vita di un uomo, srotolato attraverso continui salti temporali. Una vita che come tutte si sviluppa in modo spesso casuale e con eventi ed esiti imprevedibili, talvolta negativi, talvolta positivi. E sebbene il bilancio finale sia tutto sommato in attivo, quell'evento rimane lì, non evitabile, neppure fuggendo sul pianeta Tralfamadore.
E quindi, che fare? La speranza che la politica e l'umanità impari dal passato non aiuta. Il commilitone ritrovato, il ritorno a Dresda, l'amicizia con un taxista locale che ha perso la madre in quel bombardamento, ci emozionano, già nel primo capitolo, prima di realizzare che Dresda è sotto il dominio sovietico in piena guerra fredda. Nell'ultimo capitolo, amaramente, V. rileva che mentre termina questo libro gli USA sono impegnati nella guerra del Vietman e Kennedy e M.L.King sono stati da poco assassinati. Potremmo continuare noi, fino al presente.
"Puu-tii-uiit?" cinguetta e ci interroga l'uccello che attraversa il libro, incapace di comprendere la nostra insensatezza.
Forse aiuta tornare a srotolare il nastro della propria vita e trovare conforto e carburante in tutte le cose buone che ci sono e ci sono state, e prendere il resto come viene, perché così va la vita (so it goes).
Guernica, Picasso
Troppo doloroso per Vonnegut scrivere questo libro. Tra i fatti raccontati e la loro rappresentazione ha dovuto mettere un tempo sufficiente, vent'anni, per smorzarne il terrore, l'orrore, il dolore.
Sì, perchè qui c'è lui e la sua esperienza nella seconda guerra mondiale, come fante americano impegnato nella liberazione dell'Europa dall'esercito tedesco. Prigioniero di guerra, si ritroverà sotto uno dei più terribili bombardamenti della storia, quello di Dresda, di cui a tutt'oggi non ci sono neppure cifre certe sul numero dei morti, visto che la potenza di fuoco ha ridotto tanti ad un mucchietto di cenere. Si è salvato grazie al rifugio trovato nel mattatoio nr. 5.
Ce la racconta in modo affatto originale, fuori dagli schemi, con un pizzico di ironia/humor nero, ed efficacemente. In prima persona e nei panni del suo alter ego, Billy Pilgrim, incastona quell'evento nel nastro temporale della vita di un uomo, srotolato attraverso continui salti temporali. Una vita che come tutte si sviluppa in modo spesso casuale e con eventi ed esiti imprevedibili, talvolta negativi, talvolta positivi. E sebbene il bilancio finale sia tutto sommato in attivo, quell'evento rimane lì, non evitabile, neppure fuggendo sul pianeta Tralfamadore.
E quindi, che fare? La speranza che la politica e l'umanità impari dal passato non aiuta. Il commilitone ritrovato, il ritorno a Dresda, l'amicizia con un taxista locale che ha perso la madre in quel bombardamento, ci emozionano, già nel primo capitolo, prima di realizzare che Dresda è sotto il dominio sovietico in piena guerra fredda. Nell'ultimo capitolo, amaramente, V. rileva che mentre termina questo libro gli USA sono impegnati nella guerra del Vietman e Kennedy e M.L.King sono stati da poco assassinati. Potremmo continuare noi, fino al presente.
"Puu-tii-uiit?" cinguetta e ci interroga l'uccello che attraversa il libro, incapace di comprendere la nostra insensatezza.
Forse aiuta tornare a srotolare il nastro della propria vita e trovare conforto e carburante in tutte le cose buone che ci sono e ci sono state, e prendere il resto come viene, perché così va la vita (so it goes).
Guernica, Picasso