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100 reviews
April 26,2025
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WHY WAS THIS BOOK ON MY TO-READ SHELF FOR SO LONG!?!!

After reading the description and for the first 85% of the book, I thought that this was only going to be a book about a murder mystery that was bookish and based on the works of Alexander Dumas. It was an EXTRAORDINARILY well-written murder mystery, though, and really only ever-so-slightly cheesy, considering the content (c'mon now, how ridiculously hard is it to write a murder mystery based on the works of Dumas and not have it turn out at least a little cheesy?? not possible...). Overall, quite well done. The great writing, interesting storyline, and suspense that Perez-Reverte was able to create (LOTS!!!) was making this one a solid 4 stars. It reminded me a few times of Shadow of the Wind, though its been awhile since I've read that book.

Then, at 85%, the book took a turn. It managed to create even MORE suspense, go in a direction I didn't see coming (this doesn't happen frequently for me in these types of books), and keep me in dire suspense until the literal last paragrraph. I couldn't put the book down through the last 20%ish. I stayed up until 1:30am reading this book (I NEVER do that), and spent another 30 minutes re-reading details, googling tidbits, and mulling over the ending.

Maybe I loved this book a ton because my expectations weren't at this level, but I thought this was great. I am definitely going to look up some more Perez-Reverte. Super reccomend this one, especially since its a pretty "easy" read.
April 26,2025
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A satisfying little occult noire mystery. The only downside is that the movie's ending is so much better than the book's, which kind of peters out rather than going off with a bang.
April 26,2025
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Perché leggere Zafòn quando si può leggere Pérez-Reverte?

La vita è retta dal caso e ben poco viene a collimare, ma quando troviamo lo stesso schema in letteratura ci sentiamo presi un po’ in giro.

Lucas Corso è un mercenario bibliofilo senza scrupoli: compra e vende con metodi poco ortodossi, indaga sulla storia dei libri, giudica vecchi incunaboli, si prostituisce al migliore offerente eseguendo per lui il lavoro sporco, e non esitando ad affidare ad altri quello ancora più sporco.
Corso è privo di emozioni, quando non strettamente attinenti alla sfera dei libri antichi, e bravo a fingere come il migliore dei manipolatori; ha un unico amico –se di amicizia si può parlare-, il libraio dongiovanni Flavio La Ponte (italiano, inutile chiederlo: pare che i nostri uomini all’estero abbiano questa fama), nessuna compagna, nessun legame.
La storia, narrata da un personaggio interno onnisciente -Boris Balkan- inizia prima che Corso compaia in scena, e precisamente con la morte per impiccagione (suicidio od omicidio, difficile stabilirlo) di Enrique Taillefer, influente collezionista di libri antichi. Poco prima di morire, il riccone commissiona a Flavio La Ponte la vendita di un capitolo manoscritto dei Tre moschettieri, “Il vino d’Angiò”, ed è qui che Corso viene incaricato delle indagini dall’amico Flavio. Questo, tuttavia, non è l’unico filo conduttore del romanzo: poco dopo, Corso viene convocato da Varo Borja, collezionista senza scrupoli di libri sul diavolo, che lo ingaggia per provare l’autenticità del suo Le nove porte del regno delle ombre, volume in latino stampato nel XVII secolo e di cui esistono solo tre copie certificate. Aristide Torchia, lo stampatore, fu bruciato dall’Inquisizione insieme alle sue opere per aver dichiarato di essere stato ispirato dal Diavolo in persona. In fondo al volume, nove incisioni che richiamano i Tarocchi e la simbologia esoterica.
Tocca a Corso recarsi a Lisbona ad esaminare il volume della collezione Fargas –appartenente a un nobile in disgrazia- e poi a Parigi per giudicare quello della vedova Ungern, appassionata anch’essa del Diavolo e scrittrice di libri esoterici. Sulle sue tracce, tuttavia, c’è un misterioso figuro dai baffi neri con la faccia sfigurata da una cicatrice, che Corso soprannomina prontamente Rochefort per la sua somiglianza fisica con il mortale nemico di D’Artagnan. E sembra che il feuilleton di Dumas prenda vita, quando anche Milady fa la sua comparsa nella persona di Liana Lausauca, la vedova Taillefer, intenzionata a riprendersi “Il vino d’Angiò” a ogni costo.
L’intreccio, dunque, è già notevolmente complicato: Corso intuisce una connessione tra Dumas e le Nove Porte, e inizia a indagare in quella direzione. Il cardinale Richelieu, infatti, sembrava non essere esattamente estraneo al mondo esoterico. Ulteriori omicidi, inoltre, rischiano di coinvolgere il mercenario nella storia del libro del Diavolo più di quanto non gli aggradi. I personaggi, i luoghi e gli eventi dei Tre Moschettieri sembrano essersi materializzati nella realtà. Lo studio delle incisioni dei tre esemplari delle Nove Porte rivela risultati inaspettati. A complicare il tutto, una strana ragazza dai capelli biondi e corti sembra incrociare troppo spesso la strada di Corso, presentandosi con il nome di Irene Adler, la donna che beffò Sherlock Holmes in uno dei racconti di Conan Doyle.
Arturo Pérez-Reverte non si accontenta di intrecciare tutti i fili della narrazione in uno: ed ecco che il finale del libro non è scontato, nemmeno per chi ha visto il film.

Per farla breve, è apprezzabile il tentativo di Pérez-Reverte di tentare un intreccio così macchinoso e contorto: l’autore, però, non ha tenuto conto del fatto che, quando si carica in questo modo il lettore di aspettative, qualunque sia la risoluzione prescelta quasi certamente non risulterà soddisfacente. Il club Dumas resta in bilico tra il thriller e il gotico, senza sbilanciarsi con troppa convinzione verso quest’ultimo nonostante lo promettesse fin dalle prime pagine, e accelerando inutilmente la narrazione nel finale.
Molto accurato, invece, lo stile dell’autore: superiore a molti suoi connazionali contemporanei, mi viene da suggerire malignamente che il romanzo non abbia venduto quanto L’ombra del vento perché troppo ostico per il lettore medio da spiaggia. Il paragone con quel romanzo in particolare risulta spontaneo, essendo in sostanza entrambi gialli che si muovono nel mondo dei libri. Al contrario di quella di Zafòn, asettica ed elementare, la prosa di Pérez-Reverte è ricca e i periodi sono ragionevolmente lunghi: indugia molto sulla terminologia specifica che riguarda manoscritti e incunaboli. Per di più, il romanzo è accompagnato dalle incisioni delle Nove Porte (di tutti e tre gli esemplari del libro) e dalle tabelle compilate dal protagonista durante i suoi studi sul campo.
Consigliato agli amanti dei thriller, agli appassionati del genere gotico, a chi apprezza Dumas (abbondano i riferimenti alla sua vita e alle sue opere), o semplicemente a chi adora i libri sui libri.
April 26,2025
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Bookopoly 2022. - Adult
Buddy Readathon sa Zdravkom – 1
Globalni ciljevi: autor s neengleskog govornog područja
Nikad prije nisam čitala Revertea, zapravo do nedavno nisam ni čula za njega. A čovjek stvarno lijepo piše. Nije mi jasno kako ga nitko od mojih knjiških prijateljica nije nikad spominjao, niti sam pročitala ikakav članak o njemu.
Knjiga je bila zaista zanimljiva, tematika odlična (volim knjige o knjigama, knjižnicama, knjižarima, uvezivanju knjiga – podsjetila me na diplomski rad koji sam pisala na temu izrade i uvezivanja knjiga u 16. i 17. stoljeću). Atmosferom me jako podsjetila na Zafonovu Sjena vjetra.
Rečenice u knjizi su poprilično dugačke, inteligentne, čitatelj se ponekad mora koncentrirati na ono što čita, pogotovo jer se kroz priču spominju mnogi klasici književnosti i mnoge izmišljene knjige (to sam morala guglati, srećom pa si je netko uzeo vremena i popisao sve knjige koje Reverte spominje).
Okosnicu priče čine Alexandre Dumas, otac i njegova knjiga Tri mušketira. Reverte nam daje jako puno informacija o Dumasovu životu i njegovim djelima. Baš sam se iznenadila kad sam saznala da postoje još dva nastavka Tri mušketira. Zanimljivo je bilo saznati i da zapravo nije sam napisao tu i mnoge druge knjige izdane pod njegovim imenom, već ih je napisao drugi pisac, a Dumas ih je uobličio u pravi roman kakav mi imamo prilike čitati. Osim toga, likovi su bazirani na stvarnim osobama, koje su se doduše većinom bavile nečim drugim u životu, ali zaista su postojale.
Glavni lik, Lucas Corso je „lovac na knjige“. Za bogataše pronalazi rijetke i stare knjige i rukopise. U ruke mu dolazi rukopis jednog od poglavlja Dumasove knjige Tri mušketira za koji treba odrediti je li autentičan. U isto vrijeme dobija knjigu Devet vrata u carstvo sjena u kojoj se navodno nalaze upute kako dozvati vraga. Osim primjerka koji on ima, postoje još dva te je njegov zadatak otkriti koji je od ta tri primjerka original, a koji su krivotvorine.
Potraga ga vodi kroz Madrid, Toledo, Pariz i na tom putu se Corsova stvarnost pomalo isprepliće s izmišljenim i s nadnaravnim. Ili, je li to zaista baš tako? Čitatelj otkriva što se događa u isto vrijeme kao i Corso. Ne dobijamo nikakve informacije prije njega. Kao i on, iznenađeni smo razvojem događaja. Cijelo vrijeme se pitamo što je sad tu stvarnost, što je nadnaravno, postoji li zaista nešto nadnaravno? Jesu li likovi izašli iz priče? Ili su to samo dobri glumci?
Corso je ironičan, grub lik, s prošlošću koja ga još opterećuje, dobar u svom poslu. Imamo tu i jedan comic relief da ne bi sve bilo ozbiljno, mračno. To je njegov prijatelj knjižar La Ponte. „Čuj, ne znam zašto se svađaš sa mnom. U cijeloj toj priči, ja sam samo ševio.“ On nas nekako vraća u stvarnost, prizemljuje sa svojim smotanim ponašanjem i bedastim komentarima.
I sad moram reći još nešto o zadnjoj trećini knjige i samom kraju. Prve dvije trećine su mi odlične, brilijantno napisane. Uživala sam u svakoj riječi. A onda kad smo došli do raspleta... sam rasplet me jo razočarao, Corso me razočarao („Daj mi moj novac!“), klub Dumas me je razočarao (valjda sam očekivala organizaciju poput Masona)... Irene Adler je ostala nedorečena. Možda sam previše očekivala s obzirom na ostatak knjige, ali mi se čini kao da je Reverte imao velike ideje i velike planove i onda ih na kraju nije znao uobličiti. Kraj mi je bio malo razočaranje. Zdravko, živo me zanima što ćeš ti misliti o svemu skupa. Naravno, kad budem mogla, uzimam druge Reverteove knjige, čovjek mi je otkriće!
April 26,2025
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Δεν έχω ακόμα αποφασίσει αν μου αρέσει η γραφή του Pérez-Reverte (άλλωστε, ούτε κι Ο πίνακας της Φλάνδρας με είχε πείσει εντελώς). Η πλοκή σε κάποια σημεία κινείται γρήγορα και αβίαστα κι άλλοτε τόσο δυσκίνητα που πρέπει να είναι κανείς απόλυτα συγκεντρωμένος για να την παρακολουθήσει. Κι εκεί που τα χάνεις από τις πάμπολλες αναφορές σε βιβλία, συγγραφείς και χαρακτήρες, σε αποζημιώνει με μια θεαματική ανατροπή. Σε γενικές γραμμές το βρήκα ένα βιβλίο αντιθέσεων το οποίο δε θα μπορούσα παρά να αξιολογήσω με 2.5, όσο δηλαδή νοιώθω πως διχάζεται μεταξύ της ανιαρής απαρίθμησης περιττών πληροφοριών και της καταιγιστικής δράσης. Στρογγυλοποιείται στα 3 λόγω της φράσης: "Έχουμε τα βιβλία, όπως και τον κόσμο που αξίζουμε". Πόσο αληθινό...

Δεν εκτιμώ καθόλου, ωστόσο, τη συγγραφική επίδειξη γνώσεων (πρέπει να γίνεται αναφορά σε περισσότερα από 30 βιβλία) που κάνει τον αναγνώστη να αισθάνεται ανεπαρκής. Ελλοχεύει, δε, ο κίνδυνος τα βιβλία που ενέπνευσαν το συγγραφέα να επισκιάσουν την πλοκή και τους χαρακτήρες του συγκεκριμένου τίτλου. Γιατί όσο και να προσπαθεί ο Κόρσο δε θα γίνει ποτέ Ντ'Αρτανιάν κι Λέσχη Δουμάς πάντα θα ωχριά μπροστά στους Τρεις Σωματοφύλακες.
April 26,2025
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E' un po' difficile descrivere e commentare Il club Dumas senza fare spoiler e senza entrare nei dettagli che caratterizzano il finale; parlerò quindi più che altro della struttura, e delle mie sensazioni riguardo il romanzo.
Si tratta anzitutto di un thriller, ma un thriller molto insolito: non c'è climax, non c'è tensione, non si avverte un crescente bisogno di voltare pagina il più in fretta possibile per venire a capo di qualche misterioso risvolto; non si riesce a provare una spasmodica curiosità per scoprire cosa sta succedendo, né all'inizio, né sul finale. E questo l'ho trovato abbastanza spiazzante. Anche sonnolento, in alcuni punti.
Il tratto veramente caratteristico, e che ho trovato adorabile, del libro di Pérez-Reverte, è lo sconfinato amore per la letteratura che ne traspare. In particolare, per qualsiasi genere di letteratura, non soltanto per quella "alta" a cui di solito si associano gli elogi presenti in varie opere: dimenticate le definizioni dispregiative che sono state attribuite (troppo) spesso ai romanzi di appendice, qui si elogia qualsiasi forma di arte letteraria; si adora Dumas (ed è, a mio parere, cosa più che giusta), e si erge a genio assoluto.
E' questa creazione di una sorta di metaletteratura, a mio avviso, il punto forte di questo thriller. I rifermenti a personaggi quali Edmond Dantes, Sherlock Holmes, Don Chisciotte creano una singolare atmosfera da sogno, rendendoli più vicini al lettore, che si sente nel suo elemento ripercorrendo le emozioni che le pagine stampate di un libro possono trasmettere.
Il resto? Ho trovato irritanti i capitoli troppo lunghi, sia da un punto di vista "oggettivo" (erano davvero lunghi), sia su un lato più emotivo, nel senso che non ho notato quasi mai coincidenza tra cicli di tensione, episodi narrati ed argomenti trattati, e la suddivisione operata dall'autore. La trama rimane inoltre troppo annacquata, e con una bella scrematura credo si sarebbe facilmente arrivati ad un Club Dumas più breve di almeno una cinquantina di pagine; la storia non ne avrebbe sofferto. Poche frasi davvero in grado di emozionare fanno capolino in mezzo ad una miscellanea di periodi contorti che non sempre funzionano.
Chiude il ciclo un insopportabile protagonista, circondato da un alone di tristezza per un amore finito - anch'esso insopportabile - e da personaggi uno più improbabile dell'altro, di cui se ne salvano pochi (leggete: due). Mi sono piaciuti soltanto la Makarova, singolare barista balcanica, che compare a malapena durante i primi due capitoli, e Fargas, al centro di uno struggente dilemma che è riuscito a commuovermi.

Un attento scrutinio con due compari scagnozzi che hanno fatto il lavoro sporco di riordinare questa lettura con me, mi informa che non ho ben capito il finale, o forse siamo troppo su di giri noi, e vediamo del mistero ovunque quando non ce ne sarebbe bisogno. Grazie Rafael e Filippo!

PS: se non avete ancora letto I tre moschettieri di Alexandre Dumas, ma avete comunque intenzione di farlo in un futuro momento, NON leggete Il club Dumas: ci sono tantissimi spoiler su punti importantissimi, consiglio di aspettare.
April 26,2025
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After reading Jeri's review, I don't really have a lot to add.

I thought the premise was interesting, but the climax was disappointing, the characters were one-dimensional (this might have been purposeful, as he was trying to draw parallels to Dumas' book, but didn't really work for me), and the was protagonist off-putting. I wasn't bothered by the details about bookbinding and famous books as much; those, in my opinion, were more interesting than the plot itself.

I think one of the problems with the book was that the author took two plots that could have been very interesting if fleshed out on their own (the devil book story and the Anjou wine story) and tried to mash them together. The result: neither was really fully developed. Each plot line just seemed to get in the way of the other.

Also, I really thought that if Corso talked about the girl's light green eyes or the way she smelled like "youth and fever" one more time, I was going to have to flush the thing down the toilet.
April 26,2025
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I’m such a sucker for novels about books and book collecting and this is easily one of the most enjoyable examples of that that I’ve read yet.
April 26,2025
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A rainbow is the bridge between Heaven and Hell. It will shatter at the end of the world, once the Devil has crossed it on horseback.

FORTUNA NON OMNIBUS AEQUE. - Fate is not the same for all.
April 26,2025
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I keep thinking if I would have appreciated it more had I read The Three Musketeers?
April 26,2025
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Re-read after ... 24? 23 years? Wow, the time flies.
It used to be one of my favourite novels (and APR one of my favourite authors), but there are so many new interesting books coming, that I had a long break with it.

So, what is TCD?
1. First of all, it's quite far from the movie (if you've seen it) - "The 9th Gate". They are both entrenched in darkness and climax, but I find the movie much more "flat" and oversimplified (because it's just 1 of 2 major plot "threads" in the original book).
2. If I had to compare it to something (that is not by APR), it'd probably be The Foucalt's Pendulum - TCD is easier to read, and there's more actual "action" in the story, but of course, it doesn't charm you with as much erudition as Eco did.
3. The love of books is leaking out of every page of this book.
4. Not all questions get their answers here (oh, I still remember how annoyed I was when I learned that after my first read-through).
5. It builds an insane appetite for something "bigger" - when you gradually learn about the copies of the book, about the illustration, about the ...
6. ... unfortunately, this insane build-up is also the biggest drawback -> it ends as a storm in a teacup (for the reasons I'm not going to spoil for you here).
7. Back then, I put TCD above The Flanders Panel - but I'm having my second thought on that now ...

In the end, I still do recommend it. I still enjoy APR style. I still couldn't put the book away (even when I remembered more or less how it ended). But does this book have a chance to captivate and possess today's reader as it did with me over 20 years ago? Probably not.
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