This book is a confidence trick. I mean that in the most complimentary way possible however; Perez-Reverte takes a perverse delight in not just yanking the rug out from under you but practically rebuilding the house around you while you are reading, without you noticing until it is almost too late!

Put simply, this is a Quest novel. The protagonist (Corso) takes the Hero's Journey and all the archetypes are present and correct - indeed, one of them may be more of an archetype than even Corso (or the reader) suspects - and yet neither Corso nor the reader are truly aware of what quest they are actually on.

It also falls into that group of novels that require other reference points to properly appreciate. Just like a whole layer of Bridget Jones' Diary is lost if the reader is not well acquainted with Pride and Prejudice, so too The Dumas Club is much better if you've read the d'Artganan books (notably The Three Musketeers.)

And the clever intertwining plotlines that keep the reader as baffled as Corso, whilst allowing you to remain just that half-a-step ahead is a fine juggling act that only really loses its way right at the end (indeed The Ninth Gate - the film version - manages to improve on the ending of the book, although it should be observed that it only does so by abandoning one whole half of the plot!)

And this hook also belongs in that small group of novels in which the illustrations form an essential part of the plot (I can only think of Jasper Fforde's First Among Sequels that uses illustrations as an integral part of the story in a similar way.)

So, despite the small flaw in the ending (which doesn't truly diminish the book, but is disappointing), this is a genuine classic.

Da lettore ormai abbastanza esperto di Perez Reverte posso dire di aver trovato ciò che mi aspettavo: scrittura preziosa e stile raffinato ma comunque scorrevole; personaggi tormentati; trame intricate. In più questo Club Dumas offre citazioni e riferimenti colti degni quasi di un Umberto Eco (o di un fumetto di Martin Mystère, se preferite) e diversi piani di lettura, in un intreccio inestricabile tra realtà del mondo narrato e realtà sovra e meta-letteraria (paroloni che qui hanno davvero un senso, quasi quanto in un racconto di Pirandello).

La trama si presenta, all'apparenza, molto simile ai thriller storico-esoterici che allora (nel 1993) andavano già di moda e che poi sono esplosi negli anni 2000 con dan Brown. Perez-Reverte però è superiore ai suddetti e inserisce, in questo genere, un piano letterario estremamente intrigante e ben gestito. Come si evince dal titolo, Dumas e le sue opere (i tre moschettieri, soprattutto) rivestono un ruolo molto importante. Più in generale, l'autore esplora il mondo della collezione di libri, dell'antiquariato, del sapere (anche esoterico) di età moderna e premoderna.

Tutto ruota attorno a due manoscritti, che vengono affidati per essere studiati al protagonista: un'originale capitolo di Dumas e una misteriosa opera del '600 dai caratteri demoniaci. A questo si aggiungono diversi delitti nel mondo dei collezionisti di libri, bibliofili e mercanti del settore. Oltre all'intrico della trama, Perez-Reverte aggiunge un piano meta-letterario. Alcuni personaggi, in corso d'opera, si interrogano se essi stessi non stiano rivivendo una riedizione delle avventure di D'Artagnan e compagni. Questo permette l'instaurarsi di un "gioco" tra autore e lettori colti (cioè che hanno letto almeno Dumas).

Perez-Reverte a questa trama ne aggiunge un'altra, che sembra convergere con la prima, cioè quella relativa al libro del '600. Qui i toni sono da ricerca esoterica.

Queste due anime (quella esoterica e quella di thriller letterario-storico) convivono a lungo e sembrano confondersi fino all'incredibile (ma forse un po' affrettato?) finale, che ha richiesto da mia parte un'attenta rilettura per essere capito.

Un punto debole per me sono stati il protagonista: il suo essere un lupo solitario, il cui mondo interiore vive di ricordi di altri (un parente) nell'epoca napoleonica, era interessante, un po' meno i classici caratteri (cliché?) del tormentato. Come al solito, c'è un corollario di personaggi davvero interessanti e tutti memorabili: si vede che Perez-Reverte è uno che ha girato il mondo.

In sostanza, si tratta di un libro che cerca di mescolare toni serissimi da thriller esoterico con quelli di un giallo colto che assume in certi momenti l'aspetto di un racconto ironico. Un'operazione molto difficile che molti altri autori avrebbero fallito; Perez-Reverte invece riesce a gestire il tutto fino alla fine e i momenti malriusciti sono stati pochissimi.

Avrei dato voto massimo, ma tolgo una stella perché entrambi i protagonisti (soprattutto la ragazza) mi sono stati abbastanza antipatici.
Consigliato.

All’inizio ero gasatissimo, ogni singolo aspetto del mistero legato ai libri in modo intrigante, e mi sentivo pure in difetto quando non coglievo le citazioni letterarie, dinnanzi ad un’atmosfera che rappresentava un eden di cui mi ritenevo indegno spettatore… la sola cosa ad annoiarmi stava nella passione in scala del protagonista per Napoleone. Proseguendo le descrizioni cominciano a cincischiare, non era necessario ripetere continuamente i tratti degli attori principali, soprattutto utilizzando sempre i medesimi termini! Rendendo così esasperante ogni occasione in cui il personaggio di turno prendeva la parola, ritrovandoci nuovamente di fronte a: capelli corti…, oppure seni prosperosi…, o ancora il ghigno da coniglio/lupo/pantegana… una pecca fastidiosa insomma.
Pur tuttavia la storia procedeva alla grande, sin quando non ha iniziato a far capolino l’ammore o qualche sentimento limitrofo. Verso il finale infatti è successa una di quelle cose che ha rovinato più di un mystery: il protagonista fa coppia con una papabile fiamma (che diviene poi puntualmente effettiva). Sull’onda dell’entusiasmo iniziale del rapporto, il nostro indagatore è troppo preso dalla diabolica tentatrice per occuparsi bene del caso come faceva prima. Il silenzio reverenziale di librerie e biblioteche viene bruscamente interrotto dal letto cigolante, mentre l’attenta ricerca si perde in sguardi languidi. Il colpo di grazia però è arrivato entrando nell’autentico arco conclusivo… WTF?! Entrambe le questioni sono state portate a termine in modo pietoso, sembra quasi una burla; si resta davvero esterrefatti, come Corso, anzi direi pure di più.
Eppure ho dato 3 stelle come voto, il perché è presto detto: Nonostante il modo indecoroso in cui è stata chiusa questa storia, non posso disconoscere il fascino innegabile che ha esercitato su di me l’unire il mistero ai libri. Luoghi in cui inebriarsi col profumo delle pagine, incuriositi maliziosamente da titoli proibiti, con scambi di battute empatiche per i lettori appassionati. Un’atmosfera eccezionale dove indagare per trovare la chiave dell’enigma, davvero un peccato che non sia stata usata degnamente fino alla fine.

лукас корсо — приватний детектив. тільки от шукає він не людей, його робота — знаходити рідкісні видання книжок на замовлення різних заможних типів. одного разу до нього потрапляє нібито рукопис розділу “трьох мушкетерів”, і тепер пан корсо має дізнатись справжня це робота, чи майстерна підробка. а тут ще й інший сич зі своєю окультною книжкою про диявола причепився, теж хоче зʼясувати її автентичність. чи зможе лукас корсо вбити двох зайців одним пострілом? відповідь знайдете в тексті.

що всередині? на вас чекає: сатанік панік, кабалістика та герметика, інсайти в середньовічні техніки книгодруку, несподівано глибокий аналіз александра дюма та купи його персонажів, кмітлива руйнація четвертої стіни, неочікувано адекватна самоусвідомленість автора, замішування вигаданих речей з реальними, оскаженілий неймдропінг і термінальна метанасиченість референсами, інтертекстуальність, косяк червоних оселедців, декілька самовиконуваних пророцтв, та дуже вміла гра в жанровість. впродовж історії з вами будуть такі архетипи: нуарний слідчий, базовий комік ріліф, харизматична фам фаталь, мовчазний і брутальний сайдкік, охоронець з надприродними здібностями, мудрий старець (в асортименті), шейді замовник (теж декілька) тощо.

як це зроблено? типу як умовний невибагливий детектив для споживання у відпустці, але автор — головатий задрот і начитаний бібліофіл, тому вийшло не просто гостросюжетно, а ще й з біса мультишарово.

чому це круто? бо якщо ви читаєте цей текст на гудрідс, то скоріш за все теж любите книжки. а “клуб дюма” — не просто книжка про книжки, а ще й цікава постмодерністська гра в дусі кальвіно, еко, борхеса. і як то водиться з усіма вищепереліченими, вона непогано працює і як прямолінійна детективна історія. 

p.s. прочитав в інтернеті, що дюма — улюблений письменник переса-реверте. ніфіга собі присвята вийшла.

Δεν το ολοκλήρωσα διότι έχει "προαπαιτούμενα" αναγνώσματα για να εμβαθύνει κάποιος στην πλοκή του βιβλίου και να την παρακολουθήσει ανεμπόδιστα.

Dopo aver ignorato a lungo questo libro a causa di un mio diminuito interesse nei confronti dell’autore, lo spagnolo Arturo Pérez-Reverte, recentemente ho voluto leggiucchiarne le prime pagine perché il titolo mi intrigava particolarmente dopo la mia recente lettura de “I Tre Moschettieri” di Alexandre Dumas…e devo ammettere che la curiosità, pagina dopo pagina, si è rapidamente trasformata in attenzione e una volta preso l’abbrivio ne ho continuato piacevolmente la lettura fino all’ultima pagina. Il romanzo ha come protagonista Lucas Corso un segugio di libri antichi che lavora per conto di personaggi pronti a offrire anche grosse somme pur di assicurare alla propria raccolta libri rari: uno di questi collezionisti chiede a Corso di verificare l’autenticità di un manoscritto apparentemente autografo del capolavoro di Dumas entrato in suo possesso e contemporaneamente di riscontrare la completezza di un antico libro demoniaco stampato nel XVI secolo e corredato da illustrazioni dell’epoca di non chiara interpretazione. Nel mezzo della sua scorribanda attraverso mezza Europa per adempiere all’incarico, Corso si accorgerà ben presto di essere fatto bersaglio di occulte trame da parte di strani personaggi con modalità che all’incredulo protagonista richiamano alcuni episodi chiave di agguati e fatti d’arme narrati nel capolavoro di Alexandre Dumas. Tra momenti esilaranti ed altri drammatici, inseguimenti e omicidi, enigmi e misteri, Pérez-Reverte dà il meglio di sé trascinando il lettore in una sarabanda di inseguimenti, depistaggi, morti violente e complicati interrogativi fino allo scioglimento finale un po’ nebuloso e “tirato per i capelli” ma è l’unica, giustificabile mancanza di una bella lettura.

Ugh. This was awful.

So the reason I went to read this book was because my husband put on the Johnny Depp movie based on it the other night. The Ninth Gate. I didn't enjoy the movie, but it part of the reason I didn't really like it was that it didn't make a ton of sense. Okay, yes, I was only paying 1/3 of my full attention to it because I had thought it dumb, but still. The characters were pretentious and overly wooden, like they were trying to say, "oh, I'm so mysterious because I have no emotions". There was so much disrespect towards the books they were supposed to revere: smoking and drinking near them, Corso legit SMUSHED ONE OF THE BOOKS SO HE COULD COPY A PAGE. It's supposed to be a three-hundred-year-old book, one of three known copies in the whole world, and HE SMUSHES IT ONTO A COPY MACHINE. I was ready to throw hands. I'm getting all worked up again thinking about it now. Anyhow, I was unsatisfied by the ending, so I thought, "I'll look into the actual book". When I saw it was only 5 hours long on audiobook, I thought I might as well read it. Then I made the delightful discovery that it was narrated by actor David Warner, whose work I very much enjoy. He was the crazy captain in the Hornblower mini-series and the "undertaker of a manservant" in Titanic. He's narrated several other books I've read and he's excellent. Lots of gravitas.

TRAGICALLY, he was wasted on this book. This book was awful. It was pretentious for pretentiousness's sake 3/4 of the time, and then there was another 1/4 that poked fun at its pretentiousness but, like, you're just muddling yourself. It wasn't funny, it wasn't poignant, it didn't shift my paradigm, it just made me go, "okay, what's your point?" Are we supposed to be believing in the devil? Are we not? I appreciated the points Boris Balkan made about series novels and TV and such. Humans like stories and we don't really care if it's the same story over and over again. I agree and I enjoyed that.

But the rest of it was like a really arrogant and overbearing train wreck. It was full of really minute references from the works of Dumas (obviously fitting since that's the main premise of the novel), but, like, unless I've deeply pored over the various works of Dumas, particularly The Three Musketeers, I won't really get most of the references and thus the whole thread of the novel. Dude, this is fan fiction. This is about a bunch of overly wealthy white dudes who have ridiculous boners for Alexandre Dumas and just want to indulge in their overblown fantasies of romantic heroism and derring-do.

Speaking of fantasies, COULD WE STOP TALKING ABOUT BOOBS? This book was so, so, so obviously written by a man. Was Arturo Perez-Reverte not getting any or was he just a huge, huge pervert? My god, I swear not a page went by without a gratuitous and completely unnecessary reference to female anatomy. It felt very much like, "and her breasts breasted breastily". Like, literally, there's a fight scene towards the end where Corso falls on a lady's front, thinks about the "resilience of her breasts" (I am not kidding), and POPS A BONER. IN THE MIDDLE OF A FIGHT. Also, casual rape. There's a scene where he and this lady (who is obnoxiously young for him and like, he's the most boring little rat man I can imagine and she's this gorgeous glamazon and she's like, please ravage me, like no) are going to have sex and he can't get it up. Okay, whatever. But then they go to sleep and halfway through the night he wakes up with a raging hard-on and is like, "well, she wanted it earlier, so I'll just finish what I started" and proceeds to shove his dingaling in her WHILE SHE'S ASLEEP. That is not consent, that is not okay, that is casual rape. Plus, it was wildly, wildly unnecessary. There was mayyyyyybe one sex scene where it furthered the plot or character development: Liana has sex with Corso to get her book back, and then after he's done pumping and humping (god knows she didn't have an orgasm), he's like, "well, I didn't cross my heart and hope to die, so no book for you". She rightly rages and tries to scratch his eyes out and I was really rooting for her. Ugh, this book is just FULL of gorgeous women throwing themselves at astonishingly mediocre, boring men who just objectify them and then call them "whore" as soon as they don't do exactly as these pompous pricks want. Plus, Corso drinks like a fish. I was half hoping that he would die of liver failure before the end of the novel.

Finally, at the very end with the "let's summon the devil" sequence, Corso's just like blundering around shouting about getting paid. Like, don't you see that he's in the middle of a satanic ritual? When will your stupid lizard brain realize that he doesn't give a shit about you and literally no foot-stomping on your part is going to get him to change his attitude or pause in his satanic ritual. Also, the girl is the devil? And we're all just super chill about it? Okayyyyy.

Don't read this. It was boring, overblown, pretentious, and obnoxious. Save yourself.

[ITA/ENG]
(Prima lettura: 5/5, seconda lettura: 4/5)
Lessi Il Club Dumas una prima volta e rimasi folgorato dal fascino decadente di questo libro.
Riletto a distanza di qualche anno l'esperienza si è rivelata comunque piacevole, seppur con alcuni difetti che mi hanno impedito di goderne appieno e hanno fatto lievemente abbassare il voto assegnato a questo "thriller".
Uso il termine tra virgolette perché viene definito tale, ma di un thriller questo libro non possiede alcuni dei tratti fondamentali: il ritmo della narrazione è lento, la tensione costruita è poca e non aumenta con l'avanzare della vicenda (aspetto importante, per un thriller degno di questo nome). La parte più propriamente "investigativa", inoltre, non è particolarmente appassionante e presenta alcune forzature che possono risultare indigeste.
Gli altri difetti riscontrati in questa rilettura possono essere annoverati nella scrittura propriamente detta: i periodi e i capitoli sono lunghi e a volte piuttosto contorti, la prosa (in particolare nelle descrizioni) è spesso ripetitiva.

Nonostante queste pecche, il libro resta a mio parere comunque godibile e molto affascinante, con un immenso pregio: trasuda a ogni pagina amore per i libri. Amore per la carta stampata, per le biblioteche antiche e polverose, per gli autori meno celebri e ingiustamente dimenticati. Amore per la letteratura, nella sua interezza.
Non a caso, il libro può essere visto come un grande omaggio al feuilleton, tipologia troppo spesso considerata ingiustamente letteratura "di serie b", e in particolare a Dumas, che di tale genere è maestro indiscusso. Gli ammiccamenti e i richiami alle opere di quest'ultimo e di tanti altri autori sono numerosissimi e contribuiscono a creare il "gioco letterario" che Il Club Dumas rappresenta.
Questo libro parla di libri e di letteratura e lo fa con una passione ricca, sincera e incondizionata. Emblematico in tal senso uno dei personaggi più belli del libro, Fargas, accanito bibliofilo alle prese con uno straziante e insolubile dilemma "letterario".
Tra gli altri personaggi, a onor del vero (volutamente?) piuttosto insopportabili e a volte stereotipati, spicca l'intrigante Irene Adler, con il mistero legato alla sua identità.
La scrittura, nonostante i difetti descritti, è ricercata. Trasmette un costante senso di straniamento e un'eterea atmosfera di sospensione e "magia" che sono parte integrante del fascino di queste pagine. Alcuni passaggi, poi, hanno slanci di lirica bellezza.
Non mi soffermerò sulla trama, in quanto è difficile parlarne senza fare spoiler sulla storia. Mi limiterò a dire che diverse questioni trattate si prestano a molteplici letture, in grado di sovvertire drasticamente e pressoché totalmente il senso del libro a seconda dell'interpretazione scelta. Un meccanismo molto complesso in cui Pérez-Reverte è riuscito tutto sommato a destreggiarsi bene, a mio parere. E che aggiunge ulteriore fascino alla lettura, specie una volta terminato il volume.

Un avviso ai potenziali lettori: nel testo si parla estesamente della trama dei Tre moschettieri. Attenzione nel caso non l'abbiate letto e abbiate intenzione di farlo!

***

(First reading: 5/5, second reading: 4/5)
When I read The Club Dumas for the first time, I was struck by the decadent charm of this book.
After a few years, the new reading experience turned out to be pleasant, even if with some flaws that have prevented me to fully enjoy it. So I decided to slightly lower the rating assigned to this "thriller".
This is the genre assigned to this book, but The Club Dumas is an atypical thriller. The rhythm of the narration is slow, the tension built is minimal and doesn't increase with the progress of the story (important aspect, for a thriller worthy of the name). Moreover, the "investigative" part is not particularly exciting and has some stretchings which may be unbereable.
The other lacks I found in this second reading are in the writing itself: the periods and the chapters are long and twisted, the prose (in particular in the descriptions) is often repetitive.

Despite these flaws, the book remains in my opinion still enjoyable and very fascinating. With an immense value: it shows in every page a deep love for books. Love for the printed paper, for the ancient and dusty libraries, for the less famous and unjustly forgotten authors. Love for literature, in its entirety.
It is not by chance that the book can be seen as a great tribute to the feuilleton, that is too often considered "second-class" literature, and to Dumas, who is the undisputed master of this genre. Winks and references to the works of Dumas himself and many other authors are numerous. They contribute to create the "literary game" that The Club Dumas represents.
This book talks about books themselves and literature with a rich, sincere and unconditional passion. In this sense, one of the most beautiful characters in the story is Fargas, an avid bibliophile dealing with a harrowing and insoluble "literary" dilemma. Among the other characters, to be honest (deliberately?) rather unbearable and sometimes stereotypical, the intriguing Irene Adler stands out, with the fascinating mistery about her identity.
The writing, despite the flaws described, is refined. It transmits a constant sense of estrangement and an ethereal atmosphere of "magic". Some excerpts are lyrically beatiful.
I will not examine in depth the plot, as it is difficult to talk about it without spoilers. I'll write only that the text offers multiple interpretations, capable of drastically and almost totally subverting the meaning of the book. A very complex mechanism in which Pérez-Reverte managed to maneuver well, in my opinion. And this ambiguity adds further charm to reading, especially once the volume is finished.

A warning to potential readers: the text speaks extensively about plot of The Three Musketeers! Consider it in case you have not read this book and you intend to do it.

I liked this. I really, really liked this.

Give me some modern day people figuring out hidden meanings in classical literature, and I’m all over it. Thank you, Sean Gibson, for suggesting this to me. It was PERFECT.

I realized as I got 1/4 into this book that I've read it before. It's sort of a confusing tale - I was pretty sure I had read this years ago when I read The Flanders Panel and The Seville Communion. The book I thought it was started with a man in the library of a home that is burning down, but the summary on the back cover wasn't ringing any bells, so I thought that maybe I was wrong about reading it before. I was right that I'd read it before, but it wasn't the book with the man in the fire.

It's difficult to give much information plot-wise about The Club Dumas without spoiling anything, so I'll just say that it involves rare book collectors, The Three Musketeers, books that are portals to the Devil, and five bajillion book references. It's a thriller and mystery for bibliophiles, one of my favorite types of books.

Its only weakness is the ending, something I've found in all of Pérez-Reverte's books. I remember getting to the end of The Flanders Panel and saying, eh? what? He does such a fantastic job weaving a mysterious tale that just pulls you along, and then the endings sort of throw out a solution that isn't wholly satisfying. I think my main issue is that I never really understand the motivations of the villains. I always wonder if something was lost in translation, if Pérez-Reverte just isn't very good at ending things, or if I'm just obtuse.

Despite that, I still think Pérez-Reverte is a magnificent author and I didn't mind reading this again. I would certainly recommend reading The Three Musketeers first to fully enjoy the pervasive references -- if you haven't read it, you need to run, not walk, to your library or bookstore ASAP because there's just no excuse for that!

As a side note, I'd appreciate any recommendations that are in a similar vein (books about books, especially mysteries or thrillers), and if anyone knows what book I was referring to in my first paragraph with the guy in the burning library (it also featured collectors of occult books), I'd love it if you refreshed my memory about its title.

This book was everything I was hoping for! It had suspense, a marvellous plot and for someone like myself, who enjoys classic literature, the links to classics made the story even more interesting. The story is very much linked to The Three Musketeers by Alexander Dumas and Dumas has always been one of my favourite writers. Reading “The Club Dumas”, I have learned a lot about Dumas, his life and his books.
I would happily give 5/5 stars to this book, if only it wasn’t for the rather disappointing ending. The ending feels rushed, rather expected , but at the same time leaves unanswered questions in relation to the plot, But, other than the ending itself, the book is super!

Set in Spain, Portugal, and France, antiquarian book dealer Lucas Corso is hired to research the authenticity of a rare manuscript purportedly written by Alexander Dumas. He is provided a copy of another book, The Nine Doors, that is rumored to contain information on how to summon Satan, and asked to investigate the two remaining copies, which may be forgeries. During these two investigations he meets people who resemble characters in Dumas’ The Three Musketeers.

This is a book for lovers of books. It contains a mystery within a mystery. It contains a plethora of literary references, past book printing and binding techniques, historical information about the life of Alexander Dumas, and an in-depth examination of the characters in The Three Musketeers. This book requires active engagement by the reader and is not a quick read. It is an elaborate puzzle, and the reader will need to pay close attention to details, especially early in the story, as these come into play later on. Though the author provides context, to get the most out of this book, it is helpful to have somewhat recently read The Three Musketeers.

I enjoyed the portions about Corso traveling around Europe to immerse himself in ancient book collections. Once it gets to the possible connections to the occult, it gets a little outlandish. Do not be surprised if it is difficult, if not impossible, to solve the mystery before being provided a large amount of information near the end.

3.5