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i figli so piezz 'e core. soprattutto se ti chiami anna d'austria o principessa di condé, e di mezzo c'è il potere sulla francia dove la fronda nobiliare insidia l'autorità della corona. per assicurare una brillante carriera alla progenie, la regina già al centro de i tre moschettieri (qui però son passati vent'anni e a un certo punto dumas, in deficit di riguardo cavalleresco, lo sottolinea pure) si oppone alla sua rivale per vie diplomatiche, il che essendo in un feuilleton vuol dire chiaramente che se ne fanno di ogni.
in primo piano però ci sono altre due dame fedelissime delle precedenti: nanon de lartigues che sta con anna, e claire de cambes supporter della principessa. oltre alle trame politiche, a queste preme contendersi l'amore dello stesso uomo, un monsieur de canolles qualunque che invero, e come spesso capita, non ci pare meritare tutto 'sto zelo. ma il plot è plot e qui si legge con piacere. anche perché nel repertorio c'è tutto: intrighi, assalti, battute brillanti e scambi di persona come è giusto che sia. canolles finirà male (ma parecchio) mentre le due nobildonne si ritroveranno - con scena madre non esente da stereotipi - a cercar riparo dal mondo nella tranquillità di un convento a peyssac, dalle parti di bordeaux. e anche se come approccio letterario noi come monastero si preferiva quello delle carmelitane scalze dietro cui incrociavano le lame moschettieri e guardie del cardinale, a questo in cui le ex acerrime nemiche stringono al petto un medaglione coi capelli del caro estinto, dumas è sempre dumas, e non è che ci si annoi mai.
stupita dall'aver nei giorni scorsi visto il libro in due vetrine diverse, una milanese e una d'oltralpe, l'ho ripreso in un pomeriggio che meteorologicamente chiamava a gran voce: feuilleton! beh, saltellando qua e là mi ci sono proprio divertita. anche del finale, dove dumas mette le mani avanti non escludendo un sequel, e avvertendo che la pretesa pace non è che una tregua, perché «la guerra delle donne non era ancora finita». più che un uomo, una casa editrice.
in primo piano però ci sono altre due dame fedelissime delle precedenti: nanon de lartigues che sta con anna, e claire de cambes supporter della principessa. oltre alle trame politiche, a queste preme contendersi l'amore dello stesso uomo, un monsieur de canolles qualunque che invero, e come spesso capita, non ci pare meritare tutto 'sto zelo. ma il plot è plot e qui si legge con piacere. anche perché nel repertorio c'è tutto: intrighi, assalti, battute brillanti e scambi di persona come è giusto che sia. canolles finirà male (ma parecchio) mentre le due nobildonne si ritroveranno - con scena madre non esente da stereotipi - a cercar riparo dal mondo nella tranquillità di un convento a peyssac, dalle parti di bordeaux. e anche se come approccio letterario noi come monastero si preferiva quello delle carmelitane scalze dietro cui incrociavano le lame moschettieri e guardie del cardinale, a questo in cui le ex acerrime nemiche stringono al petto un medaglione coi capelli del caro estinto, dumas è sempre dumas, e non è che ci si annoi mai.
stupita dall'aver nei giorni scorsi visto il libro in due vetrine diverse, una milanese e una d'oltralpe, l'ho ripreso in un pomeriggio che meteorologicamente chiamava a gran voce: feuilleton! beh, saltellando qua e là mi ci sono proprio divertita. anche del finale, dove dumas mette le mani avanti non escludendo un sequel, e avvertendo che la pretesa pace non è che una tregua, perché «la guerra delle donne non era ancora finita». più che un uomo, una casa editrice.