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"I genitori di Lili ritenevano che la musica fosse una cosa frivola. Per loro solo la politica era seria. Ma non capivano che per Lili e la sua generazione la musica era politica, persino quando le canzoni parlavano d'amore."
Ho letto recensioni de I giorni dell'eternità che mi hanno un po' confusa. Qualcuno dice che è troppo politico e che Follett si è lasciato trasportare dal suo chiaro orientamento di sinistra.
Io mi chiedo cosa ci sia di sbagliato in questa gente. Mi sembra naturale che spesso dalle pagine di un libro simile debba emergere un qualche orientamento, semplicemente perché in questa cosa aliena chiamata romanzo esistono cose ancora più aliene chiamate personaggi, e tali personaggi sono di solito plasmati a immagine delle persone reali. E, correggetemi se sbaglio, le persone reali pensano (lo so, questa dichiarazione stupirà molti; devo tuttavia ammettere che le prove tangibili che ho per suffragarla sono tristemente poche). Non mi pare che che Follett sia pedante, né moralizzante, né che abbia riempito il testo di banalità e tiritere su uguaglianza e diritti. Al contrario, ho trovato pienamente adeguato il modo in cui ha descritto questi anni: come nei due precedenti romanzi, presenta la storia filtrandola attraverso le esperienze personali dei suoi personaggi, positivi, negativi, o via di mezzo che siano. Spesso ci si chiede se la Storia sia un pretesto per presentare le storie o viceversa, e questo non posso che considerarlo un punto a favore, perché in fin dei conti è questo amalgama, queste integrazione e interazione perfette che rendono meravigliosi e appassionanti i volumi della Trilogia del secolo. Questo e un'altra cosa.
Ho parlato dei personaggi come parte del processo storico, ma anche studiati nella loro singolarità la loro forza è, a mio avviso, stupefacente. Alcuni sono statici, altri incredibilmente dinamici; ce ne sono di piatti, certo, ma in compenso ce ne sono anche di magnifici. Nei passati sono rimasta stregata da Ethel, Grigorij, Lloyd e Daisy, di questo mi hanno conquistata Dave, George, ma soprattutto Tanja e Vasilij, la giornalista russa e lo scrittore dissidente.
"Vasilij non era un uomo completamente sconfitto: qualcosa aveva dato a quel relitto d'uomo la forza di scrivere una storia meravigliosa."
Mi ha ricordato -come se ce ne fosse bisogno; ma un promemoria di tanto in tanto non fa mai male- perché amo tanto la letteratura.
Inoltre, trovo semplicemente delizioso il modo in cui le strade di queste cinque famiglie s'intrecciano. Alla fine è un po' come se la famiglia fosse una sola, ma super allargata. Credo che se estraessi a caso da un cilindro due dei loro nomi, con il sessanta per cento delle probabilità questi due sarebbero cugini di un qualche grado. A meno che non stiamo parlando di Lev... in tal caso l'altro sarebbe di certo un suo figlio o nipote.
A questo proposito, devo ammettere che il primo terzo del romanzo mi ha un po' fatto temere per il seguito, farcito com'era di sesso spesso alquanto casuale. Le ultime pagine, di contro, hanno sorvolato fin troppo sugli sviluppi personali per concentrarsi sugli avvenimenti storici, ma suppongo che essendo arrivati già a mille pagine un taglio fosse doveroso, per quanto fastidioso. L'opera nel complesso è però talmente ricca e mi ha soddisfatta talmente tanto che queste pecche non bastano a intaccare significativamente il mio giudizio finale.
Sono abbastanza certa che in futuro rileggerò questa trilogia. Sarà romanzata -anomalo sarebbe il contrario- e forse a tratti anche troppo, ma è innegabile che la documentazione e lo studio di Follett sono incredibilmente solidi, e ancor più innegabile è che quest'uomo ha un dono per la narrazione. Nelle sue mani la storia diventa un'avventura strepitosa anche per i più refrattari. Io credevo di non avere memoria per le date e di non apprezzare particolarmente la materia, ma questa avventura lunga un secolo mi ha fatto cambiare idea. In diversi mi avevano già consigliato La caduta dei giganti, ma io mi sono decisa a prenderlo in mano solamente dopo l'esortazione della mia professoressa di storia e filosofia del quinto liceo. Non so se leggerà mai queste righe, prof, ma, che lo faccia o meno, qui c'è un ringraziamento per lei, uno tra i tanti che le devo.
E nel caso ve lo stiate chiedendo, sì: Follett mi fa diventare sentimentale. Ma d'altronde, dopo cento anni mano nella mano con questi uomini e donne, grandi e piccoli, energici o insulsi, una piccola lacrima credo possa anche scappare.
Ho letto recensioni de I giorni dell'eternità che mi hanno un po' confusa. Qualcuno dice che è troppo politico e che Follett si è lasciato trasportare dal suo chiaro orientamento di sinistra.
Io mi chiedo cosa ci sia di sbagliato in questa gente. Mi sembra naturale che spesso dalle pagine di un libro simile debba emergere un qualche orientamento, semplicemente perché in questa cosa aliena chiamata romanzo esistono cose ancora più aliene chiamate personaggi, e tali personaggi sono di solito plasmati a immagine delle persone reali. E, correggetemi se sbaglio, le persone reali pensano (lo so, questa dichiarazione stupirà molti; devo tuttavia ammettere che le prove tangibili che ho per suffragarla sono tristemente poche). Non mi pare che che Follett sia pedante, né moralizzante, né che abbia riempito il testo di banalità e tiritere su uguaglianza e diritti. Al contrario, ho trovato pienamente adeguato il modo in cui ha descritto questi anni: come nei due precedenti romanzi, presenta la storia filtrandola attraverso le esperienze personali dei suoi personaggi, positivi, negativi, o via di mezzo che siano. Spesso ci si chiede se la Storia sia un pretesto per presentare le storie o viceversa, e questo non posso che considerarlo un punto a favore, perché in fin dei conti è questo amalgama, queste integrazione e interazione perfette che rendono meravigliosi e appassionanti i volumi della Trilogia del secolo. Questo e un'altra cosa.
Ho parlato dei personaggi come parte del processo storico, ma anche studiati nella loro singolarità la loro forza è, a mio avviso, stupefacente. Alcuni sono statici, altri incredibilmente dinamici; ce ne sono di piatti, certo, ma in compenso ce ne sono anche di magnifici. Nei passati sono rimasta stregata da Ethel, Grigorij, Lloyd e Daisy, di questo mi hanno conquistata Dave, George, ma soprattutto Tanja e Vasilij, la giornalista russa e lo scrittore dissidente.
"Vasilij non era un uomo completamente sconfitto: qualcosa aveva dato a quel relitto d'uomo la forza di scrivere una storia meravigliosa."
Mi ha ricordato -come se ce ne fosse bisogno; ma un promemoria di tanto in tanto non fa mai male- perché amo tanto la letteratura.
Inoltre, trovo semplicemente delizioso il modo in cui le strade di queste cinque famiglie s'intrecciano. Alla fine è un po' come se la famiglia fosse una sola, ma super allargata. Credo che se estraessi a caso da un cilindro due dei loro nomi, con il sessanta per cento delle probabilità questi due sarebbero cugini di un qualche grado. A meno che non stiamo parlando di Lev... in tal caso l'altro sarebbe di certo un suo figlio o nipote.
A questo proposito, devo ammettere che il primo terzo del romanzo mi ha un po' fatto temere per il seguito, farcito com'era di sesso spesso alquanto casuale. Le ultime pagine, di contro, hanno sorvolato fin troppo sugli sviluppi personali per concentrarsi sugli avvenimenti storici, ma suppongo che essendo arrivati già a mille pagine un taglio fosse doveroso, per quanto fastidioso. L'opera nel complesso è però talmente ricca e mi ha soddisfatta talmente tanto che queste pecche non bastano a intaccare significativamente il mio giudizio finale.
Sono abbastanza certa che in futuro rileggerò questa trilogia. Sarà romanzata -anomalo sarebbe il contrario- e forse a tratti anche troppo, ma è innegabile che la documentazione e lo studio di Follett sono incredibilmente solidi, e ancor più innegabile è che quest'uomo ha un dono per la narrazione. Nelle sue mani la storia diventa un'avventura strepitosa anche per i più refrattari. Io credevo di non avere memoria per le date e di non apprezzare particolarmente la materia, ma questa avventura lunga un secolo mi ha fatto cambiare idea. In diversi mi avevano già consigliato La caduta dei giganti, ma io mi sono decisa a prenderlo in mano solamente dopo l'esortazione della mia professoressa di storia e filosofia del quinto liceo. Non so se leggerà mai queste righe, prof, ma, che lo faccia o meno, qui c'è un ringraziamento per lei, uno tra i tanti che le devo.
E nel caso ve lo stiate chiedendo, sì: Follett mi fa diventare sentimentale. Ma d'altronde, dopo cento anni mano nella mano con questi uomini e donne, grandi e piccoli, energici o insulsi, una piccola lacrima credo possa anche scappare.