...
Show More
DA PORTOGHESE A PORTOGHESE: PRENDI DUE PAGHI UNO
Accade che finisci un libro e non hai voglia o non sei nello spirito o fa troppo caldo ma soprattutto non trovi il tempo per farlo... sto benedetto commento e.... non è che lo si debba fare per forza e, comunque vada, si prosegue sempre a leggere altro, perché senza leggere non si potrebbe vivere...
Poi accade che a volte, non sempre, quando e solo se c'è la giusta ispirazione si riprende il libro non commentato, e sebbene siano trascorsi pochi giorni è come se fossero passati mesi o anni, siamo già in un diverso orizzonte di letture: nuovi personaggi, epoche, stili, lingue e linguaggi; e allora bisogna fare un triplo salto carpiato e rituffarsi all'indietro laggiù... a Lisbona nel punto più a ovest dell'Europa
dove il mare finisce e la terra comincia
quando in una fredda sera d'inverno, sferzata dalla pioggia e dal vento il Dottor Ricardo Reis il dottore poeta, non lo sa neppure lui se è più medico o poeta insomma - comunque chiunque esso sia - torna dal Brasile, dopo sedici anni di assenza e sbarca sul Tago al molo di Alcantara, nella sua città natale.
Perché torna a Lisbona?
Il lettore non lo saprà mai ufficialmente o lui non lo dirà mai, e la polizia del dittatore portoghese Salazar che nel frattempo è salito al potere perché in Europa soffiano venti di guerra e di totalitarismi, sospetta da parte sua loschi tentativi rivoluzionari.
Ma a Ricardo Reis ufficiosamente la morte di Fernando Pessoa avvenuta in quell'anno del 1936 era sembrata una ragione più che sufficiente per riattraversare l'Atlantico a ritroso, dopo sedici anni di assenza, a dare l'estremo saluto nel piccolo cimitero dove Pessoa riposa.
E infatti l'ombra di Ferdinando Pessoa aleggia su tutto il romanzo perché Saramago, oltre a scrivere un'opera bellissima, intende fare un omaggio al suo insigne connazionale.
Ma una recensione su Saramago non dovrebbe essere una recensione su Pessoa.
Ma Ricardo Reis fa da contraltare a Pessoa perché, come risaputo, è uno dei suoi tanti "eteronimi" la moltitudine di io in cui l'identità del poeta portoghese si è parcellizzata e che non si riesce ad afferrare mai perché il tutto è sempre più difficile da cogliere rispetto alle singole parti.
Ricardo Reis è l'uomo delle scelte non fatte, sempre bloccato nel non amare Lidia perché le differenze sociali sono una barriera insormontabile, ma anche incapace di rendere possibile l'amore spirituale per Marcenda ospite saltuaria dell'albergo dove Reis soggiorna, ché Reis non ha nemmeno l'energia di mettere radici e trovare casa, inetto a riprendere la sua attività di medico.
E Saramago e Pessoa e Ricardo Reis e il romanzo.... tutti sono ugualmente fusi, si confondono contagiati dal virus di una malinconia costante, che è più di una saudade lusitana, da diventare profonda solitudine che non è tanto il vivere da soli bensì il non essere, soprattutto, capaci di far compagnia a qualcuno o a qualcosa che sta dentro noi stessi.
Pessoa autore che (mi) inquieta e spaventa con la sua inquietudine esistenziale, autore che non ho ancora mai avuto il coraggio di affrontare direttamente in prosa, benché lo abbia fatto in poesia, leggendone alcune liriche.
Arrivare a Pessoa via Saramago, avvicinarglisi alla lontana per gradi mi è sembrato una discreta manovra letteraria.
Accade che finisci un libro e non hai voglia o non sei nello spirito o fa troppo caldo ma soprattutto non trovi il tempo per farlo... sto benedetto commento e.... non è che lo si debba fare per forza e, comunque vada, si prosegue sempre a leggere altro, perché senza leggere non si potrebbe vivere...
Poi accade che a volte, non sempre, quando e solo se c'è la giusta ispirazione si riprende il libro non commentato, e sebbene siano trascorsi pochi giorni è come se fossero passati mesi o anni, siamo già in un diverso orizzonte di letture: nuovi personaggi, epoche, stili, lingue e linguaggi; e allora bisogna fare un triplo salto carpiato e rituffarsi all'indietro laggiù... a Lisbona nel punto più a ovest dell'Europa
dove il mare finisce e la terra comincia
quando in una fredda sera d'inverno, sferzata dalla pioggia e dal vento il Dottor Ricardo Reis il dottore poeta, non lo sa neppure lui se è più medico o poeta insomma - comunque chiunque esso sia - torna dal Brasile, dopo sedici anni di assenza e sbarca sul Tago al molo di Alcantara, nella sua città natale.
Perché torna a Lisbona?
Il lettore non lo saprà mai ufficialmente o lui non lo dirà mai, e la polizia del dittatore portoghese Salazar che nel frattempo è salito al potere perché in Europa soffiano venti di guerra e di totalitarismi, sospetta da parte sua loschi tentativi rivoluzionari.
Ma a Ricardo Reis ufficiosamente la morte di Fernando Pessoa avvenuta in quell'anno del 1936 era sembrata una ragione più che sufficiente per riattraversare l'Atlantico a ritroso, dopo sedici anni di assenza, a dare l'estremo saluto nel piccolo cimitero dove Pessoa riposa.
E infatti l'ombra di Ferdinando Pessoa aleggia su tutto il romanzo perché Saramago, oltre a scrivere un'opera bellissima, intende fare un omaggio al suo insigne connazionale.
Ma una recensione su Saramago non dovrebbe essere una recensione su Pessoa.
Ma Ricardo Reis fa da contraltare a Pessoa perché, come risaputo, è uno dei suoi tanti "eteronimi" la moltitudine di io in cui l'identità del poeta portoghese si è parcellizzata e che non si riesce ad afferrare mai perché il tutto è sempre più difficile da cogliere rispetto alle singole parti.
Ricardo Reis è l'uomo delle scelte non fatte, sempre bloccato nel non amare Lidia perché le differenze sociali sono una barriera insormontabile, ma anche incapace di rendere possibile l'amore spirituale per Marcenda ospite saltuaria dell'albergo dove Reis soggiorna, ché Reis non ha nemmeno l'energia di mettere radici e trovare casa, inetto a riprendere la sua attività di medico.
E Saramago e Pessoa e Ricardo Reis e il romanzo.... tutti sono ugualmente fusi, si confondono contagiati dal virus di una malinconia costante, che è più di una saudade lusitana, da diventare profonda solitudine che non è tanto il vivere da soli bensì il non essere, soprattutto, capaci di far compagnia a qualcuno o a qualcosa che sta dentro noi stessi.
Pessoa autore che (mi) inquieta e spaventa con la sua inquietudine esistenziale, autore che non ho ancora mai avuto il coraggio di affrontare direttamente in prosa, benché lo abbia fatto in poesia, leggendone alcune liriche.
Arrivare a Pessoa via Saramago, avvicinarglisi alla lontana per gradi mi è sembrato una discreta manovra letteraria.