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Piccole Donne è LA saga familiare. È la capostipite di tutte. È l'origine. Ed è stupenda.
Questo libro è una raccolta di tutti i volumi della saga scritta dalla Alcott, che sono rispettivamente Piccole donne, Piccole donne crescono, Piccoli uomini e I ragazzi di Jo.
I primi due volumi sono due romanzi veri e propri che, seguendo un ordine cronologico più o meno coerente e costante, raccontano la vita delle quattro sorelle March dall'infanzia e prima adolescenza fino all'inizio dell'età adulta.
Sono anche i due volumi che mi sono piaciuti maggiormente e che mi hanno letteralmente tenuta incollata alle pagine.
Gli altri due libri invece non si concentrano più sulle sorelle March, ma con un focus nella vita di Jo, si concentrano sui ragazzi di Plumfield (il collegio appunto che Jo dirige).
Dai primi due libri agli ultimi due si ha quindi anche un "passaggio di testimone" dalla famiglia March alla famiglia Bhaer.
Il ritmo degli ultimi due libri è diverso, non lineare né coerente, ma la differenza maggiore che si riscontra sta nel fatto che questi non raccontano, come i primi due, una serie di eventi successivi tra loro e collegati ma piuttosto una serie di eventi "presi a caso" che l'autrice - come dice lei stessa - ritiene salienti per farci conoscere i protagonisti. Ma li presenta sotto forma di cronaca, di resoconto. Ovviamente un certo filone temporale di sottofondo non manca, ma i capitoli per la maggior parte sono fondamentalmente slegati tra loro. Una certa vicenda inizia e finisce nello stesso capitolo, e quello successivo si focalizza su altro di completamente distinto. Manca quindi quel filo rosso che unisce un capitolo all'altro e che lascia il lettore con il fiato sospeso e la voglia di continuare.
Nonostante mi siano piaciuti, questo fattore ha contribuito molto al rallentamento nella lettura di Piccoli uomini (soprattutto) e di I ragazzi di Jo.
Piccoli uomini è il libro in cui questo "scarto" tra un capitolo e l'altro è maggiormente evidente. Già con I ragazzi di Jo l'autrice è un po' ritornata sui suoi passi.
Proprio per questo l'ultimo libro mi è piaciuto più del terzo. Un altro punto a favore de I ragazzi di Jo, è il fatto che tornano i nostri cari amati protagonisti iniziali: pian piano riconquistano il loro posto sulla scena e, assieme ai nuovi protagonisti, ci salutano per l'ultima volta.
Ho amato davvero tanto questa saga e nonostante, appunto, abbia avuto qualche punto debole qua e là è sicuramente un capolavoro.
Questo libro è una raccolta di tutti i volumi della saga scritta dalla Alcott, che sono rispettivamente Piccole donne, Piccole donne crescono, Piccoli uomini e I ragazzi di Jo.
I primi due volumi sono due romanzi veri e propri che, seguendo un ordine cronologico più o meno coerente e costante, raccontano la vita delle quattro sorelle March dall'infanzia e prima adolescenza fino all'inizio dell'età adulta.
Sono anche i due volumi che mi sono piaciuti maggiormente e che mi hanno letteralmente tenuta incollata alle pagine.
Gli altri due libri invece non si concentrano più sulle sorelle March, ma con un focus nella vita di Jo, si concentrano sui ragazzi di Plumfield (il collegio appunto che Jo dirige).
Dai primi due libri agli ultimi due si ha quindi anche un "passaggio di testimone" dalla famiglia March alla famiglia Bhaer.
Il ritmo degli ultimi due libri è diverso, non lineare né coerente, ma la differenza maggiore che si riscontra sta nel fatto che questi non raccontano, come i primi due, una serie di eventi successivi tra loro e collegati ma piuttosto una serie di eventi "presi a caso" che l'autrice - come dice lei stessa - ritiene salienti per farci conoscere i protagonisti. Ma li presenta sotto forma di cronaca, di resoconto. Ovviamente un certo filone temporale di sottofondo non manca, ma i capitoli per la maggior parte sono fondamentalmente slegati tra loro. Una certa vicenda inizia e finisce nello stesso capitolo, e quello successivo si focalizza su altro di completamente distinto. Manca quindi quel filo rosso che unisce un capitolo all'altro e che lascia il lettore con il fiato sospeso e la voglia di continuare.
Nonostante mi siano piaciuti, questo fattore ha contribuito molto al rallentamento nella lettura di Piccoli uomini (soprattutto) e di I ragazzi di Jo.
Piccoli uomini è il libro in cui questo "scarto" tra un capitolo e l'altro è maggiormente evidente. Già con I ragazzi di Jo l'autrice è un po' ritornata sui suoi passi.
Proprio per questo l'ultimo libro mi è piaciuto più del terzo. Un altro punto a favore de I ragazzi di Jo, è il fatto che tornano i nostri cari amati protagonisti iniziali: pian piano riconquistano il loro posto sulla scena e, assieme ai nuovi protagonisti, ci salutano per l'ultima volta.
Ho amato davvero tanto questa saga e nonostante, appunto, abbia avuto qualche punto debole qua e là è sicuramente un capolavoro.