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April 26,2025
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Il fardello del Novecento! Se alcuni eventi non si fossero verificati o si fossero verificati eventi diversi, la Storia avrebbe potuto avere un altro decorso?
Steve Erickson immagina, per il secolo breve, dei percorsi alternativi e costruisce una sorta di ucronia distopica. La narrazione si avvolge a spirale tra il 1901 e il 1989 senza seguire necessariamente la linearità temporale, né l’unità spaziale.
Pur cambiando il narratore, il protagonista principale è Banning Jainlight, un uomo non troppo sveglio, ma di dimensioni e forza eccezionali, quasi un Golem, sempre in fuga e la cui vita è intrisa di violenza che spesso può sembrare istintiva e gratuita; una violenza che lo stravolge dal di dentro e che Banning indica come devastazione, ma che è lo specchio della violenza che lo circonda, è la violenza del secolo e anche quella che da sempre è dell’Umanità, ”Sto attraversando la città  a piedi. Potrei prendere il treno o un taxi, ma il fatto è che, be’, sento la devastazione nei piedi, la devastazione mi è tornata nel cuore. Nel giro di ventiquattro, quarantotto, settantadue ore ha iniziato a cambiare tutto, come a volte capita: Kronehelm se ne va, qualcuno mi cerca e io devo abituarmi alla devastazione dei tempi. Ma non ho ancora capito se la devastazione dei tempi è la stessa che ho dentro.”

Che racconti retrospettivamente la sua vita o che rifletta sul flusso della Storia, Banning è ben consapevole di attraversare il Novecento e le sue alternative ucroniche, ”Sto guardando il Novecento dalla finestra, ma non ho ancora modo di sapere se è il mio novecento o un altro, se il 1917 che vedo da quella finestra, il 1928 che vedo da questa e il 1989 che vedo dall’ultima sono gli stessi che conosco, ho conosciuto e conoscerò. […] A volte sono sicuro di vederlo tutto senza ostacoli, il Novecento dalla mia finestra. […] Quello che ho visto dalla finestra era l’altro Novecento che scorreva parallelo al mio, come il secondo ramo di un fiume tagliato in due da un’isola lunga e stretta: lo stesso fiume che bagna sponde diverse. Era il fiume del Novecento, tagliato in due nel momento in cui ti ho vista alla finestra di fronte al negozio di candele, mentre per strada infuriava il caos; il Novecento che ho visto oggi dalla mia finestra era quello in cui non ti vedevo.”
È con il Novecento la dimensione relativistica si adatta anche alle categorie morali del bene e del male e la figura di Einstein compare in due brevi e significativi passi: ”Quel secolo mi attirava mentre lo guardavo dalla finestra, perché in esso venivo assolto da parte della mia mostruosità; ma al tempo stesso sapevo che quella versione del Novecento era falsa. Che né il dominio del male né il suo tracollo potevano essere altro che un’aberrazione in quel secolo, perché si tratta del secolo in cui un altro tedesco, un ometto con i capelli bianchi arruffati, metteva per iscritto ogni Assoluto con la sua nuova poesia sfrenata; in cui l’orologio nero del secolo veniva privato di lancette e numeri. Un tempo in cui non esiste misura di tempo comprensibile a Dio. In un tempo simile i ricordi non significano altro che la frenesia che li inventa: prima di quei ricordi e al di là  di quegli orologi, il bene vede il male come il passeggero di un treno che pur rimanendo immobile sembra filare via agli occhi della campagna. Era impossibile, tutto qui. È bello pensarlo, pensare che il male sia cedevole.

La devastazione che soggioga Banning alimenta anche le sue visioni e i suoi sogni e lo spinge a scrivere storie che virano dal pulp alla pornografia, storie che saranno oggetto di particolare attenzione da parte di Adolf Hitler, di cui diventa il pornografo personale.
La violenza, l’abuso e la colpa individuali si intersecano con quelle collettive, con la deificazione del capo, con l’orrore della persecuzione razziale e dei campi di sterminio; nella realtà storica alternativa Hitler resta in vita e raggiunge la vecchiaia con tutta la sua debolezza e fragilità e Banning, eludendo il controllo militare, riesce a trascinarlo con sé per la resa dei conti. È qui che si fa ardua la lotta tra la rivincita-vendetta e il riscatto-redenzione, tra il rendere evidente che un vecchio uomo, malato e indifeso è il responsabile dei peggiori e più aberranti crimini e che ucciderlo significherebbe sacrificare una parte di umanità e generare il feticcio, il simbolo del male, ”Steso ai miei piedi, il vecchio sanguina dal naso e dalle orecchie. Sono a un passo dal vuotare il sacco. Sono a un passo dal rivelare chi è, nell’improbabile eventualità  che ci credano, è che ho bisogno di dirlo a qualcuno. Ma subito capisco che non lo farò. Non lo farò perché è meglio se si accaniscono contro di me, un uomo enorme e violento da una vita, e non contro un uomo vecchio, debole e malato. Perché esiste sempre l’atroce possibilità  che mi credano, che guardandolo negli occhi si rendano conto che quella è la verità, e allora la pura e giusta ira che anima la loro lotta dovrebbe fare i conti con l’umanità  del suo male. Combattono per un’età  in cui il cuore e la coscienza non sono stati privati dei punti di riferimento che hanno finito per essere negati al tempo e allo spazio: osservando il sanguinoso test di Rorschach del Novecento vi hanno visto un fiore appena sbocciato. Non puoi, mi dico. Se nella tua vita farai soltanto una cosa buona, che sia questa, non distruggere le loro convinzioni, conferma con la tua forma mostruosa la loro idea di ciò che è mostruoso, e quindi di ciò che va difeso.”

I giri dell’orologio nero è senz’altro un libro dalla costruzione complessa ma nonostante ciò e le sue quattrocento pagine resta una lettura interessante, scorrevole e avvincente.
April 26,2025
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The single best effort of migrating narratives I have ever read.
April 26,2025
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Awesome and impossible to describe...you just have to immerse yourself...gotta read it again!
April 26,2025
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This was a beautiful read - Erickson's prose is like a mix of Philip K Dick and Toni Morrison. This is an excellent example of magical realism - the relationship between Banning Jainlight, Client Z, and Dania is gripping in its intensity, and it didn't particularly bother me as the reader that there was some sort of magic involved.

I have only two complains:

1. I'm not sure what's gained from exploring this alternate history where Adolf Hitler doesn't pursue Barbarossa. Obviously, it creates an alternate universe where Germany and Russia have some sort of alliance and WWII doesn't end. Hitler lives to be 80-something, which *is* interesting due to the way other characters treat him as a senile old man worthy of pity. But I'm not sure how this relates to the rest of the book, unless it's simply a continuation of the earlier theme of appearances defying reality (see Banning's "bigness," which is often mistaken for stupidity).

2. I thought the end sort of sucked. I was really engrossed in the novel until about 2/3 of the way through it, and then it just sort of petered out.
April 26,2025
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Steve Erickson has a terrific imagination, but this book is a cartoon. Though I have to give him credit for the ingenious way he weaves the story out of initially separate threads, ultimately I didn't think the characters were worth all his effort.

It's odd that, although Erickson is using Nazism and WWII to describe the "Twentieth Century" as a cesspool of evil, he never engages with anything resembling real history or politics. It's as if Erickson considers the ideological and societal dimension of Hitler's atrocities too boring, and so he asserts that they just emanated from his evil soul. Also curious is the fact that while Erickson appears to condemn the way the male imagination fetishizes and dehumanizes women, he himself only portrays women as mythic objects of adoration or awe.

Erickson's histrionics are too silly to take seriously, but he's far too self-important for this to be much fun.
April 26,2025
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"She is a dancer. She dances men to death." This unusual and even bizarre novel posits two twentieth centuries; one where Einsteinian space/time prevails and everything, from politics to morality, and the other Hitler's century, where all is absolute and only one point of view can and will prevail. TOURS has no plot per see, rather a series of vignette's involving tours of various times and spaces.
April 26,2025
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I didn't really like this the first time I read it. But there was just something about Erickson's writing, and I tried another book by him. Now he's one of my favorite writers. I liked this one a lot more my second time.
April 26,2025
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Let's be honest: the plot does not satisfy the hunger for a story. Somehow, the language holds you to the viscera of the text, igniting the hope in your mind that on the last page it will all make sense. It doesn't, as it should (rather shouldn't) if one is to read an intriguing and truly historical novel. Truly, meaning not in the least, and the point is just that, there is no point. Not a starting one and certainly not narratively speaking. Read this without an agenda, because it will destroy any you may have.
April 26,2025
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Wow. Just wow. Somewhat frustrating at times - although probably not entirely the book's fault. I've been so busy it has been hard for me to read more than a page at a time and so both this and The Universe Doesn't Do Second Chances have suffered - but well worth it in the end. A fever dream. Reminds me quite a bit of William S. Burrough's Red Night Trilogy.
April 26,2025
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I'll say it, I'm an Erickson Stan. This is by far my favorite of his publications. Sometimes a book hits you at exactly the right moment in life. That was this book for me.
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