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Non fatevi ingannare dalle premesse.
Il libro si intitola “Viaggi” e la quarta di copertina lo descrive come avventure, esperienze ed esplorazioni vissute dal grande scrittore. In copertina campeggia la sagoma dell’Africa sfumata sotto una rosa dei venti e l’indicazione dei quattro punti cardinali. Tutto fa pensare a un libro che descriva viaggi e come tale infatti viene venduto nel reparto dedicato alle guide turistiche.
Peccato che non sia così.
Infatti fino a pagina 127, di viaggi non ce n’è nemmeno l’ombra. Ci si ritrova piuttosto a confrontarsi con le esperienze, alcune persino piuttosto cruente, di Michael con i suoi anni di studio in medicina.
La realtà è che il libro è il racconto di Crichton delle sue esperienze di vita, insegnamenti spirituali e incontri col paranormale in un crescendo di scoperte strabilianti fino ad un excursus finale che mette a confronto l’atteggiamento della scienza verso la parapsicologia. Il fatto che in alcuni capitoli, per ritrovare se stesso, egli compia viaggi nei più disparati angoli del mondo è solo un fatto marginale che lo aiuta a raccontare le lezioni filosofiche che ne trae.
Se si supera l’ostacolo di ritrovarsi per le mani qualcosa di diverso da quanto ci si era aspettati e ci si pone con mente aperta a una simile lettura di filosofie alternative, il libro è persino bello. Crichton ci porta a una rapida carrellata di esperienze che vanno dalla semplice meditazione, al viaggio astrale, alla trance medianica e persino alla possessione. Ma vengono trattate in modo talmente leggero che non disturbano nemmeno gli animi più sensibili. E se anche non si vuole credergli, queste digressioni lasciano comunque ampio spazio a spunti che fanno riflettere.
Due cose però mi lasciano perplessa.
La prima è che ho idea che solo lui e pochi altri possano permettersi i viaggi che ha fatto nella sua vita. Avere tempo, soldi e organizzazione per fare e vedere tutto quanto dice di aver visto non è cosa da tutti. E se anche lo si volesse prendere ad esempio, un simile percorso spirituale sarebbe decisamente al di fuori dalla portata di noi comuni mortali.
La seconda cosa è la naturalezza con cui afferma di riuscire senza sforzi in tutte le sperimentazioni che fa. Cioè, anche a me è capitato di meditare e cercare di raggiungere altri stati di coscienza, ma non ho sentito alcuna voce, avuto alcuna visione, né percepito quel che lui racconta di aver raggiunto in solo un paio di settimane di lavoro. Il che può significare solo due cose, o sono io che sono negata, o è lui ad essere particolarmente dotato.
Oppure ha abbellito un po’ la realtà dei fatti? Non lo sapremo mai.
Il libro si intitola “Viaggi” e la quarta di copertina lo descrive come avventure, esperienze ed esplorazioni vissute dal grande scrittore. In copertina campeggia la sagoma dell’Africa sfumata sotto una rosa dei venti e l’indicazione dei quattro punti cardinali. Tutto fa pensare a un libro che descriva viaggi e come tale infatti viene venduto nel reparto dedicato alle guide turistiche.
Peccato che non sia così.
Infatti fino a pagina 127, di viaggi non ce n’è nemmeno l’ombra. Ci si ritrova piuttosto a confrontarsi con le esperienze, alcune persino piuttosto cruente, di Michael con i suoi anni di studio in medicina.
La realtà è che il libro è il racconto di Crichton delle sue esperienze di vita, insegnamenti spirituali e incontri col paranormale in un crescendo di scoperte strabilianti fino ad un excursus finale che mette a confronto l’atteggiamento della scienza verso la parapsicologia. Il fatto che in alcuni capitoli, per ritrovare se stesso, egli compia viaggi nei più disparati angoli del mondo è solo un fatto marginale che lo aiuta a raccontare le lezioni filosofiche che ne trae.
Se si supera l’ostacolo di ritrovarsi per le mani qualcosa di diverso da quanto ci si era aspettati e ci si pone con mente aperta a una simile lettura di filosofie alternative, il libro è persino bello. Crichton ci porta a una rapida carrellata di esperienze che vanno dalla semplice meditazione, al viaggio astrale, alla trance medianica e persino alla possessione. Ma vengono trattate in modo talmente leggero che non disturbano nemmeno gli animi più sensibili. E se anche non si vuole credergli, queste digressioni lasciano comunque ampio spazio a spunti che fanno riflettere.
Due cose però mi lasciano perplessa.
La prima è che ho idea che solo lui e pochi altri possano permettersi i viaggi che ha fatto nella sua vita. Avere tempo, soldi e organizzazione per fare e vedere tutto quanto dice di aver visto non è cosa da tutti. E se anche lo si volesse prendere ad esempio, un simile percorso spirituale sarebbe decisamente al di fuori dalla portata di noi comuni mortali.
La seconda cosa è la naturalezza con cui afferma di riuscire senza sforzi in tutte le sperimentazioni che fa. Cioè, anche a me è capitato di meditare e cercare di raggiungere altri stati di coscienza, ma non ho sentito alcuna voce, avuto alcuna visione, né percepito quel che lui racconta di aver raggiunto in solo un paio di settimane di lavoro. Il che può significare solo due cose, o sono io che sono negata, o è lui ad essere particolarmente dotato.
Oppure ha abbellito un po’ la realtà dei fatti? Non lo sapremo mai.