Community Reviews

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99 reviews
March 26,2025
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Meu primeiro Didion. Num primeiro momento achei brilhante porque a autora ia entremeando a narrativa com sua própria voz dissecando a mesma, isso fica bem marcado no início e no fim do livro, meu porém fica quanto ao meio do livro em que ela deixa de lado essa técnica. Quero dizer que o que torna o livro interessante é a Didion assumindo a própria voz na narrativa e quando ela deixa isso de lado fiquei sem o mínimo interesse pelas personagens que ela retrata, mas ainda é um grande livro.
March 26,2025
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Having only read The Year of Magical Thinking before starting Democracy, I was eager to experience Joan Didion’s writing through a different lens…and oh my gosh, was that expectation met and exceeded. This read was so unique as a work of sharp, humorous meta fiction that Didion inserts herself into…yet so classic at the same time as it beautifully examines age-old U.S. imperialism and counterinsurgency efforts. Within Democracy, Didion crafts a multi-layered narrative oscillating between the Vietnam War and the personal lives of a cast of hollow, upper-class characters whose one-liners and absurd remarks I found to be such well-done satirical work on Didion’s part. After finishing my first read of this book, I can see how this is not a work that can be captured entirely with one read. I know that there are moments from at least the first fifteen to twenty pages that can only be clear now that I reached the end, so I cannot wait to go back and re-examine the story.
March 26,2025
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As much as I am a fan of "Slouching Toward Bethlehem," I think that this is my favorite Joan Didion book. It presumes so much on the part of the reader -- that we already know about the intricacies of the characters' lives and the underbelly of the Vietnam War, and more so, that we care about any of it. In this book, Didion does not seem to write at all for the reader. She seems to be writing to answer some question whispering to her inside her own thoughts. While the novel "The Descendants" (I read the book and saw the movie) clearly strives to explain/explore/speak to the bizarre aristocracy/social hierarchies of the Hawaiian Islands, "Democracy" is the book to turn to if a person wants a truly insightful view into this world (not to mention the worlds of politics and dysfunctional families). Because, as with any insider, this book does not give away all of its secrets. It builds a (very loose) foundation based on the murder of the daughter of a prominent Hawaii family (she is also the sister-in-law of a prominent senator), then skims and skirts around this event with a litheness and absolute disinterest in me as the reader that makes me green with envy.
March 26,2025
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This was an odd book. It was a meta-fiction, fake memoir/biography, mystery with little substance behind it. There were a lot of characters and I found it difficult to keep them all straight, especially when there wasn't much interaction between them. The characters were extremely well developed, but the plot was not at all, and I didn't see the point of the author's inserting herself into the story. I didn't really see the point of the novel, actually. However, let it be known that I pretty much despise post-modernism. So obviously my review is extremely biased.
March 26,2025
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LA PAROLA PERFETTA



Pubblicato nel 1984, ‘Democracy' è il quarto romanzo di Joan Didion, da molti considerato il suo migliore.
Forse il migliore lo è davvero, ma è comunque una bella gara, sono uno più bello dell’altro.

Scrive Edoardo Nesi:
Non sono mai stato capace di decidere se dell'opera narrativa di Joan Didion ammiro più l'esattezza chirurgica dello stile o il distante calore delle lievi, sospese trame; le esemplari descrizioni dei cieli e del sole e delle albe o la glaciale delicatezza con cui sa raccontare il dolore che riempie le tenere e durissime storie d'amore perduto che sempre riempiono e definiscono le sue eroine - perché, com'è giusto, è sempre una donna il personaggio più importante dei suoi romanzi.


Isole e palme e mare e cieli cangianti (non solo per i tramonti, anche per gli esperimenti atomici).

Condivido pienamente l’entusiasmo di Nesi per questa scrittrice, per questa artista il cui stile è come il canto di una sirena, con la sua insistita incessante riscrittura, alla ricerca della parola perfetta (le mot juste, avrebbe detto Flaubert), con quel suo incedere da mantra in effetto stereofonia.

In fondo (in fondo!) si tratta di storie d’amore, per lo più amore perduto, amore sofferto, amore incerto, amore incompreso, amore combattuto. Tragedie romantiche.
E, sempre, al centro dell’obiettivo, perfettamente a fuoco, c’è una donna.
O due, come qui, come anche in ‘Diglielo da parte mia’, la protagonista e la narratrice.



In questo caso, la narratrice è proprio Joan Didion: si presenta, si annuncia, rende esplicito che sta scrivendo un libro su Inez e la sua lunga storia con Jack, interviene, commenta, è presente all’interno della storia, incontra i protagonisti, li intervista, o meglio, li ascolta parlare, e li ascolta tacere, esprime la sua incertezza nel riempire le informazioni e i dettagli mancanti.
Conosco le convenzioni e so rispettarle, so riempire il canovaccio che io stessa ho preparato; so come raccontarvi cosa disse lui e cosa disse lei e soprattutto, dato che il cuore del racconto è un’ellissi calcolata, un contratto tra lo scrittore che promette di sorprendervi e i lettori che accettano di essere sorpresi, so come non dirvi quello che voi non volete ancora sapere.
[Non è puro cinema questo?]



Poi, certo, oltre l’amore (oltre!), c’è tanto altro: anche ‘Democracy’ ci porta indietro agli anni Settanta, alla fine della guerra del Vietnam (l’evacuazione americana di Saigon, la più grande evacuazione della storia compiuta con gli elicotteri, è del marzo 1975) e ci fa viaggiare per il Pacifico e il sudest asiatico, in paesaggi pieni di isole e palme e mare e cieli cangianti (anche per gli esperimenti atomici).
Pagine che fanno riferimento alla politica dell’epoca, alle campagne presidenziali, alle proteste studentesche, ai magheggi della politica e dell’industria delle armi, ai servizi segreti, forse deviati sicuramente contorti, ai rapporti familiari, alle università, alla droga, a ….



Sempre del tutto interna e contemporaneamente esterna ai fatti che narra, criptica, misteriosa, enigmatica, forse anche reticente e ambigua, distante e vicina, fredda e appassionata, Didion costruisce attesa e suspense, comunica una sensazione di ghiaccio bollente, di tango glaciale, di Grande Bellezza.

La storia d’amore di Inez con Jack è un esempio illuminante: non si parla mai dei corpi, del sesso, la stessa parola amore non sono certo venga mai espressa - eppure, la loro è una storia incandescente, piena di sensualità, al calor bianco.

Come altri, mi sono trovato a fare ricerche su Google per saperne di più sui personaggi e scoprire che sono creature di fantasia e finzione, mai realmente esistiti.
Romanzo perché i personaggi sono inventati, pur risultando più veri del vero? Memoir perché l’autrice è parte della storia? In stile New Journalism, o autofiction?
A me sembra talento: uno splendido talento.


L'11 luglio del 2013 Barack Obama ha consegnato a Joan Didion una onorificenza per la sua attività nel campo delle arti.
March 26,2025
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4.3*// joan didion è un genio e voglio leggere tutto quello che ha scritto
March 26,2025
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I don't usually mind when writers insert themselves into their own work. I generally like postmodern fiction/metafiction. I also appreciate it when an author intentionally plays with the traditional "linear" narrative, when "plot" is not "beginning, middle, and end", in that order. Didion does all of those things in Democracy, and she is obviously a talented writer, yet Democracy just doesn't "do" it for me. In Democracy, she comes off as an egotist in her intrusions and ramblings, and she isn't really saying anything new here. Three stars might be generous.
March 26,2025
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Tak krásný rytmicky text už jsem dlouho nečetla. Nechala jsem se unášet a pohupovat se na vlnách toho příběhu aniž bych se nad tím nějak víc zamyslela a bylo to nejlepší rozhodnutí
March 26,2025
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Solitudine emotiva
Dal punto di vista estetico, il libro è piacevolissimo, scritto in modo ricercato ma molto scorrevole. Le frasi sono brevi e quella che segue spesso definisce meglio la precedente, lasciando il tempo al lettore di assaporare l'immagine o l'idea.
Si vede bella gente che si muove in splendide ville con giardini e piscine o alberghi di lusso, su sfondi tropicali.
Le difficoltà della vita sono smussate da amici e collaboratori che offrono drink e cercano voli e sistemazioni discrete. Tutto gradevole e garbato. Mi è piaciuto. Mi sono sfuggite completamente le intenzioni dell'autrice. Come mai mescola il ritiro USA da Saigon con una storia di sguardi fra una giovane possibile first lady e un affascinante uomo d'affari che conosce tutti e del quale sembra che non ci sia nulla da sapere. Perchè ci propone il deus ex machina della signora Inez Victor, nata Christian, come un sobrio gentleman pieno di ottime qualità organizzative e relazionali, come se noi potessimo immaginare un trafficante d'armi solo in abiti stazzonati, avvolto nel fumo del sigaro e dai modi grossolani? Noi non lo pensiamo. Poi addirittura mi viene in mente un altro libro ambientato a Saigon, Niente e così sia, e il minimo che io possa dire è che c'è una certa diversità di spessore, ma sono sicura che Didion ha scritto quello che voleva scrivere. Non un reportage ma una storia che raccontasse uno stato d'animo di distacco, post smobilitazione di Saigon, post tutto. Probabilmente a suo modo aveva intenti provocatori, dato che in piena era No nukes ricorda con elegia il rosa del cielo sugli atolli prima degli esperimenti atomici: nel corso degli anni gli intenti sono un po' svaporati, lasciandosi dietro un'idea di americano sull'albero. Ho dimenticato di chiederle perchè Democracy: il contenuto suggerisce di più Oligarchy. Forse, i postumi del sarcasmo.
March 26,2025
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non ho idea se la storia raccontata in "democracy" sia stata ispirata alla didion da qualche persona realmente esistita: certo è che nei suoi personaggi si trova tanto di quell'america anni '70 che abbiano tutti già conosciuto in parecchi altri libri e film, c'è il vietnam, la guerra, quei personaggi ambigui che in qualche modo con quelle guerre fanno parecchi modi, c'è la politica in quella linea d'ombra tra il crederci e il trasformare l'impegno in mestiere, c'è l'eroina e i giovani che ci cascarono dentro e altro ancora.
il tutto è raccontato attraverso le vicende di una coppia che coppia non è (eppure: che storia d'amore, davvero), e soprattutto attraverso inez victor, i suoi drammi familiari, il suo particolare punto di vista.
lo stile della didion poi è particolare, "spezzato". fatto di particolari ingranditi, di riferimenti che tornano, della sua voce che entra prepotentemente nel romanzo diventando una dei protagonisti.
un gioiello, davvero.
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