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April 17,2025
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Este es un libro que hay que leer aunque a veces falten fuerzas. Lamento haber llegado a él ahora. Nunca es tarde, pero es un libro que leer cuando uno es joven y está seguro de todo; porque Levi arrasa, con prosa sorprendentemente suave, todas las convicciones.

Hasta leerlo, viendo películas o visitando memoriales dedicados al Holocausto, uno llega a pensar que Exterminio es un concepto cuantitativo, terrible en su dimensión, pero estático. El horror que eso puede comunicar es limitado. La memoria de Levi da de bruces con la realidad, la experiencia del Exterminio individual, la anulación de lo humano, la experiencia viva, no la congelada en un expositor. Es literatura. Me pregunto, al final de todo, posiblemente a pesar del autor, quiénes eran los que realmente habían renunciado a la humanidad y si es tan fácil como parece caer en esa locura. En este sentido, el apéndice de 1976 tiene un fondo de pesimista declaración de alguien que se obliga a ser optimista. Quizá lo que más me ha emocionado del libro es que el único momento de alegría, de alivio, venga con Ulises.

A cualquiera que crea que por ideología o creencias es mejor que otro le conviene este libro. Sabrá a qué ferocidad puede llegar una ideología cuando nadie se la cuestiona. Y espero que sea libro de lectura obligada entre los responsables, porque lo sucedido en los Lager va mucho, mucho más allá del pecado.
April 17,2025
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I have always avoided films and literature about the death camps. War literature ... no problem, but Auschwitz, Buchenwald, Sobibor activated my defense mechanisms, something like "I believe so, it will go away a little bit, I don't have to go through the mud with my nose". But in a few weeks time I heard the name Primo Levi for the first time a number of times and I was made aware of “The Truce” by a newspaper article. Especially the first part of the trilogy hit me like a bomb. Many times I have put the book aside to process the contents, to imagine it as if I were in a sealed freight wagon between 45 people .... “There was the train and the armed surveillance waiting for us. There we also received our first blows ... a feeling of bewilderment ... how can you hit another person without anger? " ..... or had to stand naked for hours in a drafty room to be disinfected ... or got a number tattooed, or standing daily for hours in wafer-thin clothing in the freezing cold on an appeal. Many examples of ultimate humiliation follow, far too many to be remembered here. What can a person tolerate physically and mentally, but especially what can one person do to another as if it is less than a stinky beast.
A painful as well as an educational report that a person is capable of. We have to allow this reality to penetrate deeply into us, in fact a person turns out to be less than an animal. I just bought the third part of this trilogy “The Drowned and the Saved”.
April 17,2025
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Se questo è un uomo - *****

Ci sono libri sui quali mi trovo in difficoltà a fare qualunque commento, perchè mi sembra di non rendere giustizia alla loro grandezza; è particolarmente vero per Se questo è un uomo dato che non si può tradurre a parole l'intensità di quest'opera, importantissima non solo come testimonianza sugli orrori della shoah ma anche dal punto di vista umano e letterario: non c'è rabbia in queste pagine, solo urgenza di raccontare; l'attenzione più che sulle atrocità (comunque sempre presenti e vive nella sua memoria e nelle nostre coscienze) è concentrata sull'animo umano, messo a nudo con una lucidità spietata ma mai cinica.
Insomma si potrebbe parlare all'infinito di questo libro e di tutto quello che ha significato e continua a significare, ma forse è ancor meglio restare in silenzio e lasciare che parli da se.
Una lettura imprescindibile, di sicuro uno dei libri della mia vita.
April 17,2025
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Questi due volumi di Levi sono senz'altro una sfida. Non aggiungono "nulla" all'immaginario del nazismo che molti di noi conoscono come orripilante e disumano, ma leggendo ci si chiede di continuo "ma può essere vero?", Perchè nella letteratura o la storia si inventa facendo ricerche e scrivendo di fatti verosimili o si basa su fatti veramente accaduti in tempo di guerra. Questa invece è esperienza di primo pelo con però varie peculiarità.
Primo Levi è un ebreo torinese che nell'anno della sua cattura aveva raggiunto la resistenza. Il combattimento non era la sua vocazione e non a caso faceva il chimico. La resistenza di cui accenna è più di intenti che di azioni perchè c'è volontà di agire, ma non formazione. Tutte le teste pensanti furono già state eliminate. Levi ed i suoi compagni furono traditi, internati a Fossoli e poi indirizzati ad Auschwitz ed in particolare nel lager di Monowitz.
Ci aspetteremmo una narrazione piena di dolore e odio, rancore. Invece Levi scrive con l'intento di offrire testimonianza e la testimonianza deve essere limpida. Non si sentono ne odio ne ira. A tratti nemmeno compassione che comunque era pericolosa. Era difficile rimanere uomini in un campo di concentramento. Si viene brutalizzati e guai a contravvenire agli ordini. Si vive nella lordura e si pretende pulizia ed ordine dagli ospiti cui però si tolgono i mezzi per farlo. Le persone vengono rese animali, trattate come tali (non a caso inizialmente li marchiano col numero e li tosano, costretti a vivere ammassati gli uni agli altri). L'umanità, la compassione, il pensiero o sono caratteristiche dei suicidi che durano poco o comunque vengono uccise prima, si impara a non ammazzarsi di lavoro per sopravvivere.
Si instaura anche una gerarchia tra gli occupanti del lager e sta al più furbo sopravvivere tra se e gli altri. Si forma una sorta di mercato nero, La Borsa, dove si commercia tutto quel che può anche avere un vago valore. Si rischia di aumentare la propria fame togliendosi misere ed orribili razioni di pane e minestra per altri vantaggi. Gli aguzzini vengono visti raramente, si interagisce coi loro sottoposti del campo.
Fortunatamente Levi ha qualche piccola alleanza, qualche furbizia la impara, la sua specializzazione in chimica non lo protegge ma lo aiuta, fatalmente positivo il ricovero in infermeria a ridosso della liberazione da parte dei russi poichè i malati vengono abbandonati dai tedeschi e lasciati alla loro sorte, miserevole ed atroce per molti.
Da qui inizia la Tregua, libro scritto quattordici anni dopo la liberazione che narra del viaggio di ritorno da KAtowice, dove furono portati in seguito all'uscita dal lager. Un viaggio lungo che porta Levi dalla Polonia alla Russia e poi a casa a Torino.
Nei pressi di Zmerinka il convoglio che doveva portare gli esuli italiani ad Odessa dove sarebbe partita la navigazione per l'Italia viene interrotto. Da li verranno condotti a Sluzk e poi a piedi a Starye Doroghi, villaggio minuscolo nella steppa dove però gli italiani verranno trattati bene.
Aspetterano un'intera estate, fino al 15 settembre 1945 l'organizzazione del convoglio che li riporterà in Italia per davvero e anche li con mille traversie. D'altronde il dopo guerra è stato assai caotico e l'organizzazione russa assai vaga.
Memorabili alcuni amici e persone importanti presentate da Levi, spesso sopravvissuti:, Henri(che Levi non desidera rivedere) un ospite del lager che le conosceva tutte per farcela,l'ingegner Alfred L che dimostrò gran disciplina ed ordine conseguiti a fatica e si fece notare positivamente dalle SS (Levi non dubita che possa essere sopravvissuto grazie ad astuzia ed impegno),Charles e Arthur, francesi vosgi conosciuti in infermeria prima della liberazione,il greco Mordo NAhur (molto cinico e realista, il diletto deve essere poco e molto il dovere a suo dire) con cui passò parte del suo periodo della liberazione a KAtowice, il gioviale commerciante romano Cesare che poi ritorna da solo in Italia stufo di aspettare a Starye Doroghi(impresa non facile con le dogane e frontiere); l'amico e infermiere Leonardo che lo aiutano nella malattia. Purtroppo Alberto, l'ex camerata di lager ed amico di Levi, morrà prima.
Levi ci presenta un mondo. A Starye Doroghi troviamo umani che si avvicinano più facilmente alla vita campestre senza gran sforzo, anche cittadini. Uno di esse, il Velletrano, viveva nel bosco ed era autosufficente.
In quegli anni, in prigionia e dopo, in esilio e nel ritorno, ci si arrangiava a sopravvivere, ci si ingegnava (ad esempio Cesare cucinò funghi strani e ne diede piccole porzioni a tutti. L'esperimento fu rischioso ma un successo poichè chi ha fatto la fame non si permette di sprecare nulla, timoroso di soffrirne ancora).
Questo memoriale è stato scritto da Levi appena tornato in Italia nel tempo libero dal lavoro (ad eccezione della tregua scritto più avanti) perchè il desiderio impellente di raccontare era troppo forte. Se non fosse stato internato probabilmente non avrebbe scritto mai. E' incredibile sapere che Levi non perdonò mai i suoi aguzzini e complici, ma non vive nell'odio e che i fatti passati rimasero passati. Certo, resta l'incubo che il lager sia eterno e che il periodo buono sia illusione, ma non vive nel terrore del ricordo. Non parla di camere a gas, di folli uccisioni. Sapeva che coi tedeschi si moriva, le esecuzioni c'erano, ma era una realtà lavorativa quella del suo campo.
Questo libro è un'importante lettura per noi. Levi stesso ci dice che adesso (morì nel 1987, quindi indico il suo adesso pressapoco in quegli anni) è facile reperire informazioni da una stampa pressochè libera, non essere perseguiti per le proprie idee. E' dunque importante informarsi. QUando fascismo e nazismo si imposero i pochi informati ed oppositori dei regimi erano un'elite annientata subito. E' una delle spiegazioni per cui nessuno intervenne durante il conflitto. La massa è facilmente soggiobabile. La stessa popolazione tedesca era ignorante e se anche poteva sapere preferiva l'ignoranza. Inoltre l'informazione era univoca e non si potevano sbandierare troppo le proprie idee. Ora c'è il dovere di informarsi, di ricordare e prevenire questi orrori e nel caso dovessero tornare regimi terrificanti organizzarsi subito per abbatterli. E' triste per lui constatare l'allora sistema totalitarista russo con tutto l'aiuto che ricevette dai russi come altri italiani, ma non può negare quello che fecero di cattivo i russi. Per quanto i loro campi di concentramento erano meno mortali di quelli tedeschi. Si faceva la fame, si pativa il freddo, ci si ammalava e moriva per queste cause, ma non erano organizzativamente mortali come la macchina tedesca. C'era la speranza di uscire. Erano un luogo punitivo più veritiero del lager che condannava.
Rattrista sapere che in realtà questi orrori esistono ancora. Lontano da noi ma anche vicino a noi benchè questi ultimi in forme più sottili ( e da qui purtroppo è un attimo arrivare al terrore e chissà se non ci aiuterebbe ad aprire gli occhi e la testa!).
April 17,2025
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A book with weight, where there is something at stake. The harrowing account of circumstance and psychology at Auschwitz from a man who beat the one-in-twenty odds of surviving. Endurance in the skeleton of humanity. Incredibly, there are even glimpses of beauty. He parallels Viktor Frankl’s teaching, the ultimate human freedom is a mental freedom—the power to refuse consent; the ability to choose one’s attitude in any given circumstance. And Levi is a great prose writer. A book I’ll revisit.
April 17,2025
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Стигаш до края и наистина не знаеш какво да кажеш...
April 17,2025
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Não vou classificar este livro.
É um testemunho real, cruel e devastador, logo não tem classificação possível.
Recomendo todas as pessoas a lerem este testemunho, não só para saber um pouco mais do quotidiano nos
campos de concentração, mas sobretudo saber um pouco mais sobre a condição humana.
É realmente deprimente saber o que um ser humano consegue fazer quando cego por algo, credo ou ideia, a pura maldade humana.
Também e não menos deprimente é a transformação dos seres civilizados e livres em animais grotescos e sem princípios capazes do impensável, quando privados das suas necessidades básicas.
Não há comparação possível, mas mesmo assim se olharmos com alguma atenção o mundo, por vezes basta o nosso pequeno "mundinho" podemos ver/perceber pequenos resquícios desses sentimentos mas em mínima escala.
April 17,2025
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Ένα αντιπροσωπευτικό δείγμα του πώς ένα πονημα χωρίς ιδιαίτερες εκφραστικές και υφολογικές αρετές, μπορεί να μετουσιωθεί σε ένα κλασικό αριστούργημα. Ένα βιβλίο με στρωτή, δωρική γλώσσα, χωρίς ωραιοποιημένες περιγραφές και καλλιέπεια έκφρασης, ακροβατεί ανάμεσα στο χρονικό, τη μαρτυρία, το ημερολόγιο, το μυθιστόρημα και το δοκίμιο, συμπυκνώνοντας πολυεπίπεδα νοήματα σε κάθε ξεχωριστή φράση.

Με απίστευτα ψύχραιμη ματιά (πολλώ δε μάλλον για κάποιον που έζησε το Άουσβιτς εκ των έσω) προκαλεί πόνο χωρίς να το επιδιώκει, γεννά την οργή στον αναγνώστη χωρίς να καταφεύγει σε εξάρσεις και συναισθηματικές κορώνες. Ενας άνθρωπος που θα είχε κάθε λογο να εξαπολύσει ένα δριμύ «κατηγορώ» για το Ολοκαύτωμα, μας δίνει μια σπάνια αντικειμενική οπτική, σαν να υπήρξε ενας εξωτερικός παρατηρητής.

Σε λίγες σελίδες προλαβαίνει να μας προβληματίσει για τον βιολογικό ντετερμινισμό και το πώς διατήρησαν ή όχι τα βασικά στοιχεία του χαρακτήρα τους οι κρατούμενοι των στρατοπέδων συγκέντρωσης, ή πώς αντίστοιχα παραδόθηκαν στην επίκτητη κόλαση των κρεματορίων, απεκδυόμενοι κάθε ανθρώπινο χαρακτηριστικό.

Η ανθρωπογεωγραφία, η εθνολογική κατανομή, η κοινωνική ιεραρχία του Άουσβιτς, γίνονται μερικά μόνο από τα βέλη στη φαρέτρα του κορυφαίου Ιταλού, ο οποίος παραδίδει σε όλες τις επόμενες γενιές ένα πραγματικό λογοτεχνικό διαμάντι
April 17,2025
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If I could I would make this book required reading for everyone over 18. It's not that long and it's not that depressing. Levi recounts events that must not be forgotten, but he does so with a spirit and humanity that I have never found in other prisoner of war type stories.
April 17,2025
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“Auschwitz is outside of us, but it is all around us, in the air. The plague has died away, but the infection still lingers and it would be foolish to deny it. Rejection of human solidarity, obtuse and cynical indifference to the suffering of others, abdication of the intellect and of moral sense to the principle of authority, and above all, at the root of everything, a sweeping tide of cowardice, a colossal cowardice which masks itself as warring virtue, love of country and faith in an idea.”
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