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IL CROLLO
Maxwell Parrish. È l’azzurro fatato delle illustrazioni di Maxfield Parrish, azzurro come i registri azzurri, l’olio azzurro, gli occhi azzurri…
O Capitano! Mio capitano!…
Sono tanti anni, troppi, che non rileggevo questo libro.
E ancora lo shock della seconda parte (libro secondo) che molto presto introduce le lettere di Nicole a Dick, la prima delle quali inizia proprio così, Mon Capitaine, ben meno enfatico della poesia di Whitman e di Robin Williams nel film, e per spiegare lo stato di lei quale miglior spiegazione di:
La guerra è finita e a stento sapevo che c’era una guerra…
Siamo a Zurigo, Svizzera, e la guerra in questione è tutt’intorno quella passata alla storia come Grande Guerra.
Gerald e Sarah Murphy sulla spiaggia di La Garoupe ad Antibes nell’estate del 1926: sono i modelli cui Fitzgerald si ispira per Dick e Nicole. Hemingway, sempre critico verso Fitzgerald, gli scrisse: ”Tenera è la notte” mi è piaciuto e non mi è piaciuto. Parte con quella descrizione meravigliosa di Sarah e Gerald. Poi ti metti a giocare con loro, li fai diventare altre persone e questo, Scott, non lo puoi fare. Se prendi delle persone vere, non gli puoi far fare cose che non farebbero.
Lo shock del libro secondo, la meraviglia del primo, lo strazio emotivo del terzo e ultimo (moglie e marito solo di rado trovavano la parola giusta quando sarebbe servita; arrivava sempre un istante troppo tardi, quando l’altro era ormai fuori portata.)
Sono le stesse dell’altra volta, molto tempo fa? Sì e no: il piacere è sempre tanto, la bellezza che leggo e trovo è la stessa, ma ovviamente l’occhio e l’anima sono diversi, quindi mi pare ovvio che questa volta mi concentri su aspetti che l’altra volta invece…
I coniugi Murphy fotografati nel 1923 insieme ad alcuni amici.
Ancora ricchi, e ancora belli nelle pagine di Fitzgerald. Personaggi seducenti, irresistibili. Fisicamente perfetti. Tutti belli e bianchi, preferibilmente con occhi e capelli chiari.
E se il sospetto che la giovinezza (leggi adolescenza) influisca molto sulla bellezza (sia Rosemary che Nicole quando entrano in scena e fanno innamorare Dick sono adolescenti, la prima appena diciottenne, la seconda ancora più giovane), il sospetto è dissolto dallo stesso Dick che si autodefinisce di mezz’età: Rosemary lo contraddice, si scandalizza per questa definizione che trova esagerata, ma in effetti, nel 1925, 34 anni portavano Dick piuttosto vicino a quel gradino della vita.
Tra gli amici dei Murphy, oltre Scott e Zelda, anche Pablo Picasso, qui insieme a Gerald.
Tender Is the Night rischierebbe di essere uno sdolcinato romanzo rosa eccessivamente romantico se non ci fosse lo sterminato talento di Fitzgerald che riesce a essere più grande del suo Grande Gatsby: quello era un capolavoro, questo è un altro capolavoro, per qualcuno perfino superiore.
…ricordando di non aver mai conosciuto nulla che sapesse di gioventù come le sue labbra, ricordando la pioggia come lacrime piante per lui che si posava sulla dolce luminescenza di quelle guance di porcellana…
Ancora i coniugi Murphy, questa volta in compagnia di Cole Porter e Genevieve Carpenter a Venezia nel 1923.
E Fitzgerald sembra in grado di insegnare cinema anche ai bravi registi: il suo uso di tecniche che appartengono alla settima arte è così accorto e attento da renderlo maestro davanti ai maestri: l’alternanza dei piani temporali - non quella del punto di vista, che è tecnica prettamente letteraria, e Fitzgerald si appropria di tutti, da narratore onnisciente abbraccia prima la prospettiva di Rosemary, per poi alternare quella di Dick a quella di Nicole - di ‘inquadrature’ dal ‘taglio’ diverso, totale, panoramica, campo lungo, primo piano, campo medio…
Colpisce pensare che la settima musa avesse nemmeno quarant’anni quando Fitzgerald pubblicò il romanzo: 1934 il libro, 1895 la nascita convenzionalmente riconosciuta del cinema.
Quando inizia il romanzo, 1925, il cinema è ancora quello muto. E quindi di arte giovane, molto giovane si trattava. Ma Fitzgerald era già in grado di maneggiarne i segreti, di mettere al centro della sua narrazione una giovanissima attrice cinematografica, di metterle intorno registi e colleghi attori, di scrivere che un bacio era più sfocato di quelli dei film.
Eppure non si può dire certo che la sua carriera di sceneggiatore l’abbia reso molto felice o soddisfatto!
La Costa Azzurra negli anni Venti quando il suo mito fu inventato dagli espatriati americani.
È un romanzo meno compatto di Gatsby, sia perché abbraccia un periodo più ampio (1917-1929), sia perché allarga il suo sguardo di qua e di là dell’oceano, Stati Uniti e ancor più l’Europa, sia perché è ricco di spunti e temi - oltre quello probabilmente principale, legato al denaro, alla crescita sociale, alla società classista, al sogno americano (leggi successo) che era già morto (il romanzo si ferma pochi mesi prima del celebre crack di Wall Street nel 1929 che dette inizio alla Grande Depressione), alle palate di autobiografia che spingono alcuni recensori a battezzare Nicole direttamente Zelda - si incontrano tanti altri temi e argomenti: la psicanalisi, la Grande Guerra, gli espatriati americani, la gioventù, l’omosessualità, la violenza sessuale…
Non per niente il cinema ha tentato un solo adattamento, e neppure particolarmente luminoso, nel 1962. Ma pare che siano in corso due versioni televisive, uno inglese l’altro americano: l’ampiezza della serie, o miniserie, sembra indispensabile per poter trasporre tutta la materia di queste pagine.
John Held: illustrazione per la copertina di una raccolta di racconti di Fitzgerald. Pag 420: Somigliava più alle maschiette senza seno di John Held che alla gerarchia di bionde alte e languide che da prima della guerra posavano per i pittori.
Le traduzioni invecchiano più delle opere che le generano. Per questo ho cercato quella che mi sembrava non solo più aggiornata ma anche la migliore. Non so se ci sono riuscito, qui e là qualche perplessità fa capolino – e pur non conoscendo il termine in inglese usato da Fitzgerald, ho problemi ad accettare “compagnia”, termine per palcoscenici, invece di troupe, regolarmente usato in Italia quando riferito al cinema.
Il classico libro che alla fine ti lascia da solo, ti fa sentire la sua assenza. Fitzgerald è solitamente riconosciuto come il grande cantore dell’età del jazz: ma qui, più che il jazz, io sento il blues.
Pensa a quanto mi ami. Non ti chiedo di amarmi sempre così tanto, ma ti chiedo di ricordartelo. Da qualche parte dentro di me ci sarà sempre la persona che sono stasera.
Scott e Zelda.
Maxwell Parrish. È l’azzurro fatato delle illustrazioni di Maxfield Parrish, azzurro come i registri azzurri, l’olio azzurro, gli occhi azzurri…
O Capitano! Mio capitano!…
Sono tanti anni, troppi, che non rileggevo questo libro.
E ancora lo shock della seconda parte (libro secondo) che molto presto introduce le lettere di Nicole a Dick, la prima delle quali inizia proprio così, Mon Capitaine, ben meno enfatico della poesia di Whitman e di Robin Williams nel film, e per spiegare lo stato di lei quale miglior spiegazione di:
La guerra è finita e a stento sapevo che c’era una guerra…
Siamo a Zurigo, Svizzera, e la guerra in questione è tutt’intorno quella passata alla storia come Grande Guerra.
Gerald e Sarah Murphy sulla spiaggia di La Garoupe ad Antibes nell’estate del 1926: sono i modelli cui Fitzgerald si ispira per Dick e Nicole. Hemingway, sempre critico verso Fitzgerald, gli scrisse: ”Tenera è la notte” mi è piaciuto e non mi è piaciuto. Parte con quella descrizione meravigliosa di Sarah e Gerald. Poi ti metti a giocare con loro, li fai diventare altre persone e questo, Scott, non lo puoi fare. Se prendi delle persone vere, non gli puoi far fare cose che non farebbero.
Lo shock del libro secondo, la meraviglia del primo, lo strazio emotivo del terzo e ultimo (moglie e marito solo di rado trovavano la parola giusta quando sarebbe servita; arrivava sempre un istante troppo tardi, quando l’altro era ormai fuori portata.)
Sono le stesse dell’altra volta, molto tempo fa? Sì e no: il piacere è sempre tanto, la bellezza che leggo e trovo è la stessa, ma ovviamente l’occhio e l’anima sono diversi, quindi mi pare ovvio che questa volta mi concentri su aspetti che l’altra volta invece…
I coniugi Murphy fotografati nel 1923 insieme ad alcuni amici.
Ancora ricchi, e ancora belli nelle pagine di Fitzgerald. Personaggi seducenti, irresistibili. Fisicamente perfetti. Tutti belli e bianchi, preferibilmente con occhi e capelli chiari.
E se il sospetto che la giovinezza (leggi adolescenza) influisca molto sulla bellezza (sia Rosemary che Nicole quando entrano in scena e fanno innamorare Dick sono adolescenti, la prima appena diciottenne, la seconda ancora più giovane), il sospetto è dissolto dallo stesso Dick che si autodefinisce di mezz’età: Rosemary lo contraddice, si scandalizza per questa definizione che trova esagerata, ma in effetti, nel 1925, 34 anni portavano Dick piuttosto vicino a quel gradino della vita.
Tra gli amici dei Murphy, oltre Scott e Zelda, anche Pablo Picasso, qui insieme a Gerald.
Tender Is the Night rischierebbe di essere uno sdolcinato romanzo rosa eccessivamente romantico se non ci fosse lo sterminato talento di Fitzgerald che riesce a essere più grande del suo Grande Gatsby: quello era un capolavoro, questo è un altro capolavoro, per qualcuno perfino superiore.
…ricordando di non aver mai conosciuto nulla che sapesse di gioventù come le sue labbra, ricordando la pioggia come lacrime piante per lui che si posava sulla dolce luminescenza di quelle guance di porcellana…
Ancora i coniugi Murphy, questa volta in compagnia di Cole Porter e Genevieve Carpenter a Venezia nel 1923.
E Fitzgerald sembra in grado di insegnare cinema anche ai bravi registi: il suo uso di tecniche che appartengono alla settima arte è così accorto e attento da renderlo maestro davanti ai maestri: l’alternanza dei piani temporali - non quella del punto di vista, che è tecnica prettamente letteraria, e Fitzgerald si appropria di tutti, da narratore onnisciente abbraccia prima la prospettiva di Rosemary, per poi alternare quella di Dick a quella di Nicole - di ‘inquadrature’ dal ‘taglio’ diverso, totale, panoramica, campo lungo, primo piano, campo medio…
Colpisce pensare che la settima musa avesse nemmeno quarant’anni quando Fitzgerald pubblicò il romanzo: 1934 il libro, 1895 la nascita convenzionalmente riconosciuta del cinema.
Quando inizia il romanzo, 1925, il cinema è ancora quello muto. E quindi di arte giovane, molto giovane si trattava. Ma Fitzgerald era già in grado di maneggiarne i segreti, di mettere al centro della sua narrazione una giovanissima attrice cinematografica, di metterle intorno registi e colleghi attori, di scrivere che un bacio era più sfocato di quelli dei film.
Eppure non si può dire certo che la sua carriera di sceneggiatore l’abbia reso molto felice o soddisfatto!
La Costa Azzurra negli anni Venti quando il suo mito fu inventato dagli espatriati americani.
È un romanzo meno compatto di Gatsby, sia perché abbraccia un periodo più ampio (1917-1929), sia perché allarga il suo sguardo di qua e di là dell’oceano, Stati Uniti e ancor più l’Europa, sia perché è ricco di spunti e temi - oltre quello probabilmente principale, legato al denaro, alla crescita sociale, alla società classista, al sogno americano (leggi successo) che era già morto (il romanzo si ferma pochi mesi prima del celebre crack di Wall Street nel 1929 che dette inizio alla Grande Depressione), alle palate di autobiografia che spingono alcuni recensori a battezzare Nicole direttamente Zelda - si incontrano tanti altri temi e argomenti: la psicanalisi, la Grande Guerra, gli espatriati americani, la gioventù, l’omosessualità, la violenza sessuale…
Non per niente il cinema ha tentato un solo adattamento, e neppure particolarmente luminoso, nel 1962. Ma pare che siano in corso due versioni televisive, uno inglese l’altro americano: l’ampiezza della serie, o miniserie, sembra indispensabile per poter trasporre tutta la materia di queste pagine.
John Held: illustrazione per la copertina di una raccolta di racconti di Fitzgerald. Pag 420: Somigliava più alle maschiette senza seno di John Held che alla gerarchia di bionde alte e languide che da prima della guerra posavano per i pittori.
Le traduzioni invecchiano più delle opere che le generano. Per questo ho cercato quella che mi sembrava non solo più aggiornata ma anche la migliore. Non so se ci sono riuscito, qui e là qualche perplessità fa capolino – e pur non conoscendo il termine in inglese usato da Fitzgerald, ho problemi ad accettare “compagnia”, termine per palcoscenici, invece di troupe, regolarmente usato in Italia quando riferito al cinema.
Il classico libro che alla fine ti lascia da solo, ti fa sentire la sua assenza. Fitzgerald è solitamente riconosciuto come il grande cantore dell’età del jazz: ma qui, più che il jazz, io sento il blues.
Pensa a quanto mi ami. Non ti chiedo di amarmi sempre così tanto, ma ti chiedo di ricordartelo. Da qualche parte dentro di me ci sarà sempre la persona che sono stasera.
Scott e Zelda.