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"Sono stati fatti bei tuffi dai trampolini più fragili"
I romanzi di Fitzgerald sono spirali di distruzione. Quando un personaggio cade a pezzi si addensa una nube di macerie finissime che ricopre il paesaggio circostante. Prendete in mano qualsiasi dei suoi libri, la polvere è la vera protagonista. E così nel dolorosissimo "Tenera è la notte". Il rapporto di Dick e Nicole non si spezza. Si dissolve. E nell'aria rimane quella polvere di sogno. Questo è quello che ti spezza il cuore: la cenere, costante memorandum di ciò che è stato, di ciò che è finito ma di cui non puoi liberarti. Come granelli di sabbia, Nicole si era inserita nelle più inacessibili pieghe del suo animo. Impossibile liberarsene. La lotta ferina ingaggiata dai due a suon di recriminazioni, sorrisi sarcastici, risate isteriche, sguardi vacui, li ha ridotti a brandelli. Il contrasto penoso tra sanità e follia, una doppia serpe che avviluppa la loro relazione, fino a soffocarli. Si riaffaccia prepotentemente la questione meschina del denaro. Nicole, bella e sfacciatamente ricca. Un doppio incantesimo, difficile da spezzare per Dick, sempre distante (come medico) e subordinato (di estrazione sociale irrimediabilmente inferiore). Nonostante tutto, percepisci il loro amore spettrale. Una catena che li tiene legati. Lui l'ha salvata. Lei gli ha regalato sprazzi di "felicità incoerente". Tenera è la notte. L'oscurità che li avvolge è dolce. "Davanti a noi, chilometri di notte".
Il romanzo a cui Fitzgerald ha lavorato nove anni, il suo lavoro più ambizioso, più maturo. Ricco di riferimenti autobiografici, situazioni topiche della sua letteratura (incidenti in macchina, narratori esterni ingenui, confronti tra gli amanti, uno romantico, l'altro rozzo), riferimenti autoreferenziali che richiameranno più di un deja-vu alla mente del lettore affezionato. Proprio per questo gli ho preferito Gatsby. Struttura più coesa, meno limacciosa. In più punti, l'angoscia e l'estrema dilatazione temporale dell'agonia dei personaggi ti procura quel pruriginoso fastidio che ti spinge ad allontanarti dal romanzo. Tuttavia sono stati solo dei momenti trascurabili: la maturazione artistica dello scrittore è evidente, lo stile impareggiabile. Il solito magnifico Fitzgerald.
"Come un'indifferenza costantemente alimentata o lasciata a se stessa si trasforma in un vuoto, così lui aveva imparato a essere vuoto di Nicole, comportandosi con lei con negazione e distacco sentimentale. Si parla di cicatrici guarite, una vaga similitudine tratta dalla patologia della pelle, ma nella realtà non esiste una cosa simile. Esistono ferite aperte, a volte piccole come una puntura di spillo, ma sono pur sempre ferite. I segni della sofferenza possono essere paragonati al massimo alla perdita di un dito o di un occhio; potremmo non perderli mai, nemmeno per un minuto all'anno, ma se capitasse non ci sarebbe più nulla da fare"
I romanzi di Fitzgerald sono spirali di distruzione. Quando un personaggio cade a pezzi si addensa una nube di macerie finissime che ricopre il paesaggio circostante. Prendete in mano qualsiasi dei suoi libri, la polvere è la vera protagonista. E così nel dolorosissimo "Tenera è la notte". Il rapporto di Dick e Nicole non si spezza. Si dissolve. E nell'aria rimane quella polvere di sogno. Questo è quello che ti spezza il cuore: la cenere, costante memorandum di ciò che è stato, di ciò che è finito ma di cui non puoi liberarti. Come granelli di sabbia, Nicole si era inserita nelle più inacessibili pieghe del suo animo. Impossibile liberarsene. La lotta ferina ingaggiata dai due a suon di recriminazioni, sorrisi sarcastici, risate isteriche, sguardi vacui, li ha ridotti a brandelli. Il contrasto penoso tra sanità e follia, una doppia serpe che avviluppa la loro relazione, fino a soffocarli. Si riaffaccia prepotentemente la questione meschina del denaro. Nicole, bella e sfacciatamente ricca. Un doppio incantesimo, difficile da spezzare per Dick, sempre distante (come medico) e subordinato (di estrazione sociale irrimediabilmente inferiore). Nonostante tutto, percepisci il loro amore spettrale. Una catena che li tiene legati. Lui l'ha salvata. Lei gli ha regalato sprazzi di "felicità incoerente". Tenera è la notte. L'oscurità che li avvolge è dolce. "Davanti a noi, chilometri di notte".
Il romanzo a cui Fitzgerald ha lavorato nove anni, il suo lavoro più ambizioso, più maturo. Ricco di riferimenti autobiografici, situazioni topiche della sua letteratura (incidenti in macchina, narratori esterni ingenui, confronti tra gli amanti, uno romantico, l'altro rozzo), riferimenti autoreferenziali che richiameranno più di un deja-vu alla mente del lettore affezionato. Proprio per questo gli ho preferito Gatsby. Struttura più coesa, meno limacciosa. In più punti, l'angoscia e l'estrema dilatazione temporale dell'agonia dei personaggi ti procura quel pruriginoso fastidio che ti spinge ad allontanarti dal romanzo. Tuttavia sono stati solo dei momenti trascurabili: la maturazione artistica dello scrittore è evidente, lo stile impareggiabile. Il solito magnifico Fitzgerald.
"Come un'indifferenza costantemente alimentata o lasciata a se stessa si trasforma in un vuoto, così lui aveva imparato a essere vuoto di Nicole, comportandosi con lei con negazione e distacco sentimentale. Si parla di cicatrici guarite, una vaga similitudine tratta dalla patologia della pelle, ma nella realtà non esiste una cosa simile. Esistono ferite aperte, a volte piccole come una puntura di spillo, ma sono pur sempre ferite. I segni della sofferenza possono essere paragonati al massimo alla perdita di un dito o di un occhio; potremmo non perderli mai, nemmeno per un minuto all'anno, ma se capitasse non ci sarebbe più nulla da fare"