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Il sogno è una prigione da cui scappare.
A Chabon piace giocare con il lessico. L'uso delle parole è brillante: neologismi, italianismi, gallicismi, Yiddish. La struttura delle frasi è proustiana: lunghe digressioni, lunghe frasi incapsulate l'una nell'altra. Leggere il romanzo in inglese, per un lettore non madrelingua, è una faticaccia ma è fattibile: la scrittura di Chabon è razionale. Ovvero, le frasi possono essere complesse, ma la chiave interpretativa è a portata di mano, aa differenza di quello che accade nei romanzi di Pynchon. La chiave per capire i periodi di Pynchon non è a portata di mano e chissà dove sia, sempre che esista).
Dopo aver finito il libro, ero sorpreso e pensieroso. Avevo letto di almeno due sogni americani. Il primo è la conquista del successo, impersonato da Joe Kavalier, il geniale disegnatore. Il secondo è farsi una famiglia e vivere in una casa confortevole, in una condizione di comfort e serenità, impersonato da Sammy Clay.
Il problema è che Chabon ama fare brutti scherzi ai suoi personaggi e non lascia che si realizzino i loro sogni facilmente (quante volte è citato Citizen Kane?). Prevedibilmente (per coloro che hanno già letto Chabon) l'autore li mette nella posizione di non essere in grado di godere della realizzazione dei loro sogni. I loro sogni diventano prigioni da cui fuggire, incubi.
Ma questa è una terribile semplificazione, il romanzo è un tomo da 800 pagine e non insiste troppo a lungo sui dolori dei giovani Kavalier e Clay. Tanta roba, tante storie. Inevitabilmente dispersivo, un po' fuori fuoco rispetto a "L'unione dei poliziotti Yiddish".
A Chabon piace giocare con il lessico. L'uso delle parole è brillante: neologismi, italianismi, gallicismi, Yiddish. La struttura delle frasi è proustiana: lunghe digressioni, lunghe frasi incapsulate l'una nell'altra. Leggere il romanzo in inglese, per un lettore non madrelingua, è una faticaccia ma è fattibile: la scrittura di Chabon è razionale. Ovvero, le frasi possono essere complesse, ma la chiave interpretativa è a portata di mano, aa differenza di quello che accade nei romanzi di Pynchon. La chiave per capire i periodi di Pynchon non è a portata di mano e chissà dove sia, sempre che esista).
Dopo aver finito il libro, ero sorpreso e pensieroso. Avevo letto di almeno due sogni americani. Il primo è la conquista del successo, impersonato da Joe Kavalier, il geniale disegnatore. Il secondo è farsi una famiglia e vivere in una casa confortevole, in una condizione di comfort e serenità, impersonato da Sammy Clay.
Il problema è che Chabon ama fare brutti scherzi ai suoi personaggi e non lascia che si realizzino i loro sogni facilmente (quante volte è citato Citizen Kane?). Prevedibilmente (per coloro che hanno già letto Chabon) l'autore li mette nella posizione di non essere in grado di godere della realizzazione dei loro sogni. I loro sogni diventano prigioni da cui fuggire, incubi.
Ma questa è una terribile semplificazione, il romanzo è un tomo da 800 pagine e non insiste troppo a lungo sui dolori dei giovani Kavalier e Clay. Tanta roba, tante storie. Inevitabilmente dispersivo, un po' fuori fuoco rispetto a "L'unione dei poliziotti Yiddish".