L'archetipo

Riletto dopo oltre quarant'anni,, esperienza radicalmente diversa.
C'è dentro tutto: religione scienza e tecnica; paura ed attrazione verso l'ignoto ed il diverso; economia, innovazione e lotta di classe; tolleranza e solidarietà; e poi, potere della scrittura e nascita del romanzo moderno.
Se noi occidentali proviamo a risalire sul come si sono formate le nostre opinioni più consolidate,, condivise ed avversate, risalendo a ritroso, alla fine passiamo di qui.
Proviamo ad immaginare tutta la produzione culturale come un immenso gioco di specchi che si riflettono l'un l'altro: questo è certamente uno dei più potenti.

Commento l'edizione in cui sono presenti: la storia classica e le ulteriori storie.

La drammatica storia di un naufrago che non ha nulla di drammatico.
Ho trovato, con molto rammarico, la prima parte, quella maggiormente conosciuta, deludente sotto molti aspetti, la narrazione in prima persona e la prosa non di mio gusto.

Le vicissitudini del "famoso" naufrago, invece di presentare le difficoltà insite nel corpo e nello spirito tipiche in quella situazione critica, sembrano invece la cronaca di un tizio che, approdato in un bel villaggio turistico, si gode la solitudine e il panorama. Robinson trova tutto quello di cui necessita e si adatta perfettamente alla sua "nuova" situazione senza mai trovarsi davvero in difficoltà. Una vera e propria villeggiatura su di un'sola deserta in attesa della salvezza che arriverà.

Le numerose digressioni in campo religioso sono onnipresenti e noiose, ridondanti e stancanti. La provvidenza è ovunque, tutto si risolverà per incanto.
Ok, è un racconto del '700 per lettori del '700, con idee del'700: colonialismo, schiavismo e religione sopra ogni cosa, ma a me ha lasciato ben poco altro. Lo stile di scrittura è semplice e ripetitivo, senza personalità e adatto ad un pubblico giovane.

Sulla seconda parte stendo un velo pietoso, non sono giunto a concluderlo.