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Concedetemi un po' di autobiografismo, perché Tolkien non può essere recensito.
Era il gennaio del 2002 quando gli amici del liceo mi invitarono a vedere un film d'avventura. Il Signore degli anelli, questo il titolo della pellicola, e per le mie conoscenze letterarie d'allora poteva benissimo essere la biografia di un gioielliere. Andai tuttavia a vederlo con loro, entrando in sala senza alcuna idea di ciò che avrei dovuto aspettarmi.
Due ore e mezza dopo, uscii dalla sala con la bocca ancora aperta.
Diciotto ore dopo tornai a vederlo da sola.
Avevo finalmente ricondotto il titolo del film a un volume ingiallito e dalla rilegatura scassata che vagava periodicamente in giro per casa (la storica edizione Rusconi), continuamente prestato e restituito reciprocamente tra mio padre, mio nonno, mia zia e mio zio -di chi fosse quella copia, poi, mai si è saputo con certezza- da vent'anni a quella parte. La lettura, però, dovette attendere la trasposizione cinematografica de Le due torri, quando cioè compresi che non avrei mai potuto aspettare un anno per conoscere la fine della trilogia.
Sono trascorsi quasi dieci anni dall'uscita del primo film, rivisto innumerevoli volte insieme ai suoi seguiti; un'altra volta ho letto il libro dopo la prima; una copia l'ho regalata a una persona per me importantissima, riuscendo a invogliarla al mondo della letteratura e del fantastico, e quella persona importantissima a sua volta mi ha fatto dono dell'edizione illustrata che ho appena finito di leggere. Adesso la copia ingiallita la sta leggendo mio fratello minore, e dopo essere passata tra le mani di mio nonno, mio zio, mia zia, mio padre, mie, credo sia giunto il momento che vada a lui.
Era il gennaio del 2002 quando gli amici del liceo mi invitarono a vedere un film d'avventura. Il Signore degli anelli, questo il titolo della pellicola, e per le mie conoscenze letterarie d'allora poteva benissimo essere la biografia di un gioielliere. Andai tuttavia a vederlo con loro, entrando in sala senza alcuna idea di ciò che avrei dovuto aspettarmi.
Due ore e mezza dopo, uscii dalla sala con la bocca ancora aperta.
Diciotto ore dopo tornai a vederlo da sola.
Avevo finalmente ricondotto il titolo del film a un volume ingiallito e dalla rilegatura scassata che vagava periodicamente in giro per casa (la storica edizione Rusconi), continuamente prestato e restituito reciprocamente tra mio padre, mio nonno, mia zia e mio zio -di chi fosse quella copia, poi, mai si è saputo con certezza- da vent'anni a quella parte. La lettura, però, dovette attendere la trasposizione cinematografica de Le due torri, quando cioè compresi che non avrei mai potuto aspettare un anno per conoscere la fine della trilogia.
Sono trascorsi quasi dieci anni dall'uscita del primo film, rivisto innumerevoli volte insieme ai suoi seguiti; un'altra volta ho letto il libro dopo la prima; una copia l'ho regalata a una persona per me importantissima, riuscendo a invogliarla al mondo della letteratura e del fantastico, e quella persona importantissima a sua volta mi ha fatto dono dell'edizione illustrata che ho appena finito di leggere. Adesso la copia ingiallita la sta leggendo mio fratello minore, e dopo essere passata tra le mani di mio nonno, mio zio, mia zia, mio padre, mie, credo sia giunto il momento che vada a lui.