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April 1,2025
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Ciò che sapeva Miss M. (cit.)

Ritengo che gli anni ‘20 del novecento rappresentino uno dei periodi letterariamente più importanti e fecondi di sempre. È in tale decennio che vengono pubblicati la gran parte della Recherche, i tre romanzi di Kafka, l’Ulisse, le opere maggiori di Virginia Woolf, La coscienza di Zeno, La paga del soldato, le Elegie duinesi, L’opera da tre soldi, il Manifesto del surrealismo, e che tantissimi altri scrittori producono opere che leggiamo ancora oggi. Le motivazioni di tanta vivacità artistica sono ovviamente storiche: l’immane carneficina della guerra mondiale è terminata da poco, lasciando interi paesi in miseria mentre altri vivono una illusoria frenesia economica; il mondo, e in particolare l’Europa, è attraversato da fermenti sociali cui la Rivoluzione d’Ottobre ha dato nuova linfa, ed ai quali la borghesia dominate si prepara a dare risposte di stampo repressivo quando non apertamente autoritario, allestendo i prodromi della seconda, più grande, tragedia del secolo.
Questo decennio d’oro e di piombo non smette mai di riservare al lettore curioso piacevolissime sorprese; ad esempio è al suo inizio, nel 1921, che in Gran Bretagna uno scrittore conosciuto soprattutto come autore di racconti per bambini e poesie in stile georgiano pubblica il suo più significativo romanzo, Memoirs of a midget - titolo tradotto in italiano, a mio avviso malamente, con La donna in miniatura - il quale, pur non potendo certo essere accostato ai capolavori sopra citati è senza dubbio un piccolo gioiello letterario che merita ampiamente l’appellativo di classico.
Walter John de la Mare nacque nel 1873 a Charlton, cittadina ormai da tempo inglobata nel Greater London, in una famiglia della media borghesia, di discendenza ugonotta da parte di padre. Iniziò a scrivere all’inizio del XX secolo, mentre lavorava negli uffici londinesi della Standard Oil per mantenere la numerosa famiglia: ebbe infatti quattro figli dalla moglie, l’attrice Elfie Ingpen, sposata nel 1899. Nel 1908 ottenne un vitalizio statale, che gli permise di dedicarsi esclusivamente alla scrittura. La sua produzione letteraria comprende cinque romanzi, decine di racconti, poemi, raccolte di poesie e qualche saggio di tema letterario. Morirà nel 1956. Di lui in Italia è stato pubblicato poco: alcuni volumi di racconti e questo romanzo - la cui traduzione risale al 1947 e che, dopo questa edizione risalente al 2008, è scomparso dagli scaffali.
Analizzando la produzione in prosa di questo autore emerge il suo dualismo tematico: da un lato la letteratura per ragazzi, fra la quale spicca il romanzo The Three Mulla Mulgars, dall’altro il gusto per il mistero e il soprannaturale, che si esprime soprattutto in molti racconti e nel romanzo The Return, apprezzati tra gli altri da H. P. Lovecraft, che lo definì un raro maestro di acuta potenza narrativa. De la Mare era anche scrittore molto colto e raffinato, e nelle sue opere si ritrovano spesso citazioni, richiami e rimandi alla grande letteratura, soprattutto anglosassone, da Shakespeare a Blake, da Jane Austen alle Brontë, da Dickens a James.
La donna in miniatura, romanzo fiabesco, evocativo e misterioso, raffinato e crudele, riassume le varie sfaccettature della personalità artistica dell’autore, con un risultato a mio avviso di grande spessore letterario, sia formale sia sostanziale.
Come si intuisce dal titolo originale, il romanzo è scritto sotto forma di memorie della protagonista, Miss M., donna di dimensioni minuscole: quali esse siano effettivamente il romanzo non lo specifica, e nel corso del racconto queste sembrano mutare considerevolmente: all’età di cinque o sei anni se ne sta seduta su un vasetto di pomata e legge libri standoci sdraiata sopra; più tardi si maschera per sembrare un bambino di dieci anni, ma pochi mesi dopo viene trasportata in una gabbia per uccelli. Data la precisione e la minuzia della prosa di de la Mare, mi sento di escludere che tale indeterminatezza dimensionale sia dovuta a sviste narrative: le ridotte dimensioni della protagonista sono soprattutto una condizione spirituale, e rispetto a ciò le sue vere dimensioni fisiche sono scarsamente significative. Le memorie di Miss M. (che nella datata traduzione di Margherita Santi Farina, ripresa anche in questa edizione moderna, diviene la signorina M.) riguardano soprattutto avvenimenti accaduti tra i suoi venti e ventuno anni, che costituiscono il cuore del romanzo. Secondo un artificio classico della letteratura sette-ottocentesca, le memorie vengono ritrovate tra le carte di Miss M. dal suo amico ed esecutore testamentario Sir Walter Dadus Pollacke, che, ”sebbene non [gli] incombesse nessun obbligo di pubblicar[le]”, decide di farlo, interpretando in ciò il desiderio dell’autrice, ormai scomparsa dopo una vita appartata nella sua casa a Lyndsey, nel Kent, che ha fatto seguito agli avvenimenti narrati nelle memorie: egli dispone che le memorie vengano date alle stampe dopo la sua (di lui) morte. Tutto ciò il lettore lo viene a sapere nella breve introduzione alle memorie scritta dallo stesso Sir Walter, nella quale descrive anche come Miss M. se ne sia andata: una mattina è accorso da Mrs. Bowater, la governante di Miss M., disperata per la scomparsa di quest’ultima; la sera prima Mrs. Bowater ha sentito delle voci provenire dalla camera di Miss M., anche se nessuno era entrato in casa; bussando poco dopo alla sua porta e non ricevendo risposta, è entrata: la stanza era vuota e tutto era in ordine; appuntato ad una parete un bigliettino con scritto ”Sono stata chiamata. M.” Nulla si sa e si saprà mai su tale chiamata: è uno dei tanti non detti, forse il più importante, di cui è costellato il romanzo, che stimolano il lettore a costruire la propria interpretazione dei fatti.
Una conseguenza pratica dell’introduzione è la retrodatazione dei fatti che saranno narrati nelle pagine successive. Come detto, le memorie vengono pubblicate dopo la morte di Sir Walter, che si presume sia vissuto a lungo, appartenendo alla high class britannica. A sua volta Miss M. ha vissuto anni a Lyndsey, prima di essere chiamata. Il periodo cui le memorie si riferiscono può essere quindi verosimilmente situato nell’800, e ciò emerge effettivamente in un paio di accenni alla regina contenuti nel romanzo. Siamo quindi in piena Età Vittoriana, e ciò, lungi dall’essere una mera constatazione temporale, assume un preciso significato in un autore che, pur vivendo ed operando in pieno novecento, a quel mondo si rifaceva idealmente, rifiutando ogni modernismo, espungendo dal testo qualsiasi riferimento di carattere anche velatamente sessuale o comunque corporale ed avvalendosi di una prosa antica, minuziosa, ricercata ed affabulatoria che, salvo alcuni anacronismi linguistici, è resa molto bene dalla classica traduzione di Santi Farina.
Miss M. nasce a Lyndsey, in una casa di campagna con un grande giardino, circondata dal dolce paesaggio del Kent. Trascorre un’infanzia tutto sommato felice anche se solitaria: la madre, di origini francesi, la tiene lontana dal mondo a causa delle sue dimensioni, mentre il bizzarro padre è intento a redigere una monumentale Storia della fabbricazione della carta e a dilapidare il patrimonio di famiglia inseguendo altri improbabili progetti. M. è una bambina vivace e curiosa, che nonostante non vada a scuola e non abbia un’istitutrice legge i libri della biblioteca domestica, si interessa di astronomia, scienze naturali e pittura. Vuole molto bene al nonno materno, che dalla Francia le manda spesso regali su misura, e alla giovane domestica Polly. Un giorno, passeggiando in giardino, scopre la morte osservando il corpo di una talpa roso dai vermi. Qualche anno dopo la morte irrompe nella sua vita: in poco tempo perde i genitori, e il dissesto finanziario causato dal padre la costringe a lasciare, nell’estate in cui compie vent’anni, la casa natale, i suoi mezzi di sostentamento essendo limitati ad una modesta rendita annua. Dopo aver rifiutato di andare a vivere con l’assillante e bigotta madrina, trova vitto e alloggio a Beechwood, vicino a Londra, presso Mrs. Bowater, moglie di un nostromo da tempo in giro per il mondo. Con la rude padrona di casa instaura un rapporto dialettico ma sincero, che sfocerà in affetto reciproco. Grazie a una porticina e a scale costruite appositamente per lei può uscire di casa, e ne approfitta per recarsi, nei mesi seguenti, ad osservare le stelle nei pressi di una vicina casa abbandonata. Presto scopre che Mrs. Bowater ha una figlia più o meno della sua età, Fanny, insegnante di letteratura in un’altra città, che tornerà a casa per le vacanze di natale. Da una vecchia fotografia intuisce anche che Fanny non è in realtà figlia di Mrs. Bowater. Miss M. è molto eccitata all’idea di divenire amica di Fanny, e quando torna la coinvolge nelle sue uscite notturne e nella lettura comune di Cime tempestose. Fanny è molto bella, volitiva e volubile, e Miss M. rimane soggiogata dalla sua personalità, sino di fatto ad innamorarsene. Fanny però di fatto la disprezza per le sue dimensioni e per la sua sottomissione, chiamandola Midgetina (tradotto Minuzzolina) e giungerà a farsi dare tutti i suoi risparmi per sistemare un misterioso problema che la assilla. Di lei, che si vanta di essere molto amata, è innamorato un vicario del posto, il noioso e depresso reverendo Crimble, che Fanny illude usando Miss M. come messaggera d’amore. La scoperta da parte del reverendo che il suo amore non è corrisposto porterà alla tragedia.
Nel frattempo a Miss M., che si sta rendendo sempre più conto di come la sua diversità costituisca una barriera tra lei e quasi tutte le altre persone, accadono due fatti molto importanti. Viene invitata a bere il tè da una eccentrica signora amica del reverendo Crimble e – mentre una mattina sta leggendo Jane Austen nel luogo dove è solita recarsi ad osservare le stelle incontra un misterioso ragazzo, gobbo e poco più alto di lei, che chiamerà Mr. Anon, Signor Ignoto.
Entrambi questi avvenimenti avranno conseguenze decisive sulla vita di Miss M., che nei mesi seguenti cambierà completamente, secondo modalità che lascio alla piacevole scoperta di chi avrà la perseveranza necessaria a trovare questo romanzo tra gli scaffali dell’usato.
L’edizione da me letta è corredata da una lunga prefazione di Angela Carter - autrice inglese morta da tempo – redatta nel 1982. È una bella prefazione, pervasa della sottile - anche se a tratti gratuita - ironia di una scrittrice che in pieno XX secolo frequentava nei suoi romanzi i territori dell’horror, della distopia e dell’erotismo, nei confronti delle reticenze e delle ambientazioni vittoriane di de la Mare. Carter la chiude così: ”Tutta la narrativa, diceva Balzac, è autobiografia simbolica. La M. di signorina M. potrebbe significare semplicemente miniatura o Midgetina; oppure Metafora. O Me stesso”. Ed è proprio questo lo snodo che, a mio avviso, conferisce al romanzo un peculiare valore, che ne fa un piccolo capolavoro: il fatto che ciascuno possa leggere la storia così com’è o ricercarvi significati più o meno reconditi, tali sono la sua stratificazione, le sue svariate sfaccettature e il suo potere evocativo.
Innanzitutto è da notare come l’autore utilizzi magnificamente, in un romanzo indubbiamente per adulti ed ambientato in un mondo reale, geograficamente localizzato con precisione, in cui ci sono treni, strade trafficate, insegnanti, preti etc., alcuni dei τὸποι più genuini della fiaba, a cominciare dalle dimensioni della protagonista, che resta precocemente orfana, per continuare con l’opposizione tra il giardino – spazio chiuso e familiare che nel romanzo assume particolare importanza, anche laddove manca – e luoghi selvaggi come la casa abbandonata oggetto di visite notturne, dove incontrerà il più fiabesco dei personaggi del romanzo, il povero Mr. Anon, per finire con l’irruzione del circo nella sua vita. Non si tratta a mio parere di elementi volti a far scivolare la vicenda in una sorta di irrealtà, ma – all’opposto – sono lì per sottolineare che la fiaba, come del resto il mistero di cui pure l’autore era maestro, altro non sono che realtà espressa in altra forma, spesso per esorcizzarne gli aspetti più crudeli, come dimostrano il ruolo che la morte, anche violenta assume nel romanzo e la splendida, inesplicata e solo apparentemente inesplicabile chiamata finale della protagonista.
Traguardando il romanzo da un versante sociale si potrebbe supporre che Miss M. sia una diversa che lotta con il conformismo sociale – per il quale è un ninnolo da esposizione - per affermare la sua personalità, riuscendovi solo al prezzo di sacrificare di fatto sé stessa e chi la ama esponendosi a pagamento al pubblico nel circo. Si può pensare anche alla diversità dell’artista rispetto alla società in cui vive; in questo caso prevarrebbe la lettura autobiografica suggerita da Angela Carter, corroborata dalle ascendenze francesi della protagonista, analoghe a quelle dell’autore. Per affermarsi l’artista di oggi non può che vendersi al gran circo dell’industria culturale.
Molto intriganti sono poi i sottili fili che intercorrono tra il romanzo e la grande letteratura anglosassone. Alcuni personaggi, fra tutti Mrs. Bowater ma anche la madrina Miss Fenne e gli avvocati Harris, Harris & Harris sono dichiaratamente dickensiani. Fanny Bowater, senza dubbio il personaggio più complesso del romanzo, è una spregiudicata arrivista che non esita ad usare i sentimenti altrui per raggiungere i suoi obiettivi, e trova i suoi modelli in tante eroine negative della letteratura ottocentesca britannica e non solo. Dell’importanza di Cime tempestose nel rapporto tra Miss M. e Fanny si è già detto, mentre in Mr. Anon si possono intravedere alcuni tratti di Heatcliff, innamorato però di una piccola Jane Eyre. In generale, poi, lungo tutto il romanzo si possono trovare tracce che rimandano ad Austen, a Blake, all’immancabile Shakespeare e ad altri.
Forse però l’autore di cui maggiormente si sente l’aroma in questo romanzo fintamente vittoriano è Henry James, per il livello di ambiguità narrativa e la mole di non detto con i quali il lettore si deve confrontare. Ciò del resto, molto prima e più autorevolmente di me, l’ha intuito Michael Dirda, storico critico letterario del Washington Post, che in una sua recensione del 2004 scrisse: ”Memoirs of a Midget può essere visto come uno dei migliori romanzi che Henry James non ha scritto. La sua voce narrante è spesso severa, formale, ellittica (e prolissa), tanto che il libro avrebbe potuto intitolarsi ‘What Miss M. Knew’”. Tra l’altro, aggiungo io, la voce narrante è anche parziale, in quanto della protagonista, e ciò aggiunge un ulteriore livello di ambiguità e soggettività ad un testo che, proprio per tutti gli elementi di complessità che ho citato, finisce per essere, inevitabilmente, pienamente novecentesco, a dispetto dell’ambientazione vittoriana.
April 1,2025
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Stylistically well written but doesn’t really stand the test of time. Written in the 20’s( ?) heavy on the prose and not easy to work through. Rather a melancholy tale about isolation and its affect on the psyche
“Life consists, of course, in shedding various kinds of skin- and tanning the remainder.”
April 1,2025
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I find it difficult to fully understand what is being said because it is written in an 'old' english style, nevertheless it is a very original story. I started liking it more after about 300 pages.
April 1,2025
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the enchanting story of a short woman: her perspective lovingly caught by De La Mare's detailed prose, particularly her isolation.
April 1,2025
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I love the writing style; it somehow reminds me of intricate pretty old-fashioned things. It's very introspective and the book's real strength is that it's one of those that really get across an individual's experience; the particular way they think and interpret the world. The descriptions felt very vivid to me. There's a heavily hinted romantic fascination with another woman, and that's quite good if you like beautiful, enigmatic, existentially angsty and spiteful characters. What I didn't like -- Mr Anon. Really annoying character bringing the melodrama. The novel could easily have had him cut out. And also the title makes you think the book will cover more of the character's life and basically involve more things happening than it does. It really only covers a year of Miss M's life when she is 20 during which nothing much happens except what I guess is actually quite realistic, ie she angsts about people she knows and how to deal with her crush on Fanny and Mr Anon's crush on her.
April 1,2025
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I tried very hard to read this book, but just could not complete it. I found it too dragging and uninteresting.
April 1,2025
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Someone recommended de la Mare and when I saw the title Memoirs of a Midget, I just couldn't pass it up. The idea is intriguing. The memoirs of a little person before technology could overcome most of their obstacles and further, written by a man! How intriguing!

I finished this book and the first words out of my mouth, "this is stupid". Is it really stupid? No, of course not. First off, de la Mare showed some amazing insight when imagining Miss M's world and he perfectly captured the torturous thought circles to which most women are prone. Additionally he managed to capture the loneliness that is a staple of Miss M's life and to perfectly capture in her thoughts her changes in attitude towards the different individuals she encounters.

I expected this book to be a little less memoir and a little more thriller - in the spirit of Wilkie Collins' Woman in White perhaps, and honestly I might have enjoyed this book more had I not expected more mystery. The novel does have a pall, but it wasn't particularly dark - excepting Crimble's suicide and Mr. Anon's tragic demise. Other than that, we spend a lot of time exploring Miss M's thoughts and feelings, which at times grew a bit boring, was often chaotic, and a little frustrating, particularly in regard to her hot and cold relationship with Franny - who I loathed.

The language is beautiful, but the novel was just too odd for me. The scenes and language between Miss M and Franny are perhaps the greatest testament to the surreality that often suffuses the novel. It is often vague to the point of incomprehension.
April 1,2025
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Cast off into the world with a modest income following the deaths of her parents, the narrator finds a kindly landlady/caretaker. Major adventures at this location were sneaking out at night to view the night sky and forming an emotional attachment to the beautiful daughter. I initially did not realize that the mysterious male suitor there was a dwarf until Miss M refers to him as "the hunchback." Not surprisingly when she is swept up into London aristocracy (by a daughter of "Lord B."), she wearies of being a trinket on display. I got involved with the characters and actually cared about what happened.
April 1,2025
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I don't really remember much about this book and only know I read it in 1987 because I mentioned it in my journal of the time. But I'm so intrigued by reviews by other GoodReads members that maybe I'm due for a re-read. Novels about rebels and misfits were right up my alley when I was 14.
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