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Potrei parlare di questo "romanzo" (il perché delle virgolette lo scoprirete tra poco) in moltissimi modi, con diversi approcci. Da quello di perversa e stramba lettrice a quello di seria e ansiosa (per la verifica su questo) studentessa del classico. Questo'opera deve essere conosciuta per essere apprezzata. Sia perché è in gran parte lacunosa e frammentaria, soprattutto alla fine. (Si, maledetto cliffhanger!). Appartiene probabilmente al primo secolo dopo Cristo e forse, non si sa per certo, venne scritta da Petronio, arbiter elegantiae. Questo Petronio era il mio tipo d'uomo: epicureo, stravagante, distaccato e gran signore. Per darvi un esempio concreto, si suicidò per evitare la condanna dell'imperatore, tagliandosi le vene e lasciandole subito dopo, in modo da potersi godere il banchetto a cui aveva invitato i suoi amici. Inoltre mandò a Nerone il suo testamento contenente tutti i nomi dei vari partner. L'opera non è meno stravagante di lui: scritta in prosimetro, attinge da tutta la letteratura antica senza però appartenere a nessun genere. Si ispira a molte forme letterarie e parodizza la tragedia e l'epica. Insomma, un raffinato pastiche. Lo stile è versatilissimo, raggiunge tutte le tonalità possibili e immaginabili. La lingua è uno strumento efficacissimo per caratterizzare i personaggi. Purtroppo la storia è tronca, ma si comprende subito la trama. Tutti gli altri personaggi sono perfettamente caratterizzati. La vicenda è divertente, scabrosa, irriverente e ironica. Petronio non guarda in faccia nessuno e non rispetta alcun "Catone". Certo, ci sono scene morbose, ma non bisogna essere ipocriti. Ultima cosa: leggetevelo. Anche solo per vantarvi in giro di essere sopravvissuti a una lettura del genere. Se non si può fare una cosa del genere, che senso ha essere lettori? P.s: il "romanzo" greco in realtà non aveva nome nell'antichità, quindi chiamarlo in questo modo è accettato ma non corretto.