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“…ci eravamo squarciati il petto
mostrando il nostro cuore vigliacco, e
non si può rimanere amici dopo una
cosa del genere.”
Undici racconti che sono in realtà capitoli di un romanzo. Pezzi di puzzle in prima persona, frammenti di esperienze, di una coscienza sempre alterata da qualche sostanza, sempre però alla ricerca di uno scopo, di un significato, di un “come sono arrivato a questo punto”.
Racconti in cui muore sempre qualcuno, che sia un uomo vittima di incidente stradale o dei leprottini vittime della follia umana e della negligenza. Oppure c’è sempre qualcuno con qualche limitazione fisica o mentale.
La scrittura segue le allucinazioni, la solitudine, il senso dell’umorismo e l’assurdo per poi scoprire perle di rara bellezza in immagini e frasi. Ho provato la stessa sensazione che mi dà sempre la lettura di Roberto Bolaño: il cuore che si spezza davanti all’empatia, alla sensibilità nella comprensione per la debolezza della condizione umana, espressi come solo un grandissimo scrittore può fare.
mostrando il nostro cuore vigliacco, e
non si può rimanere amici dopo una
cosa del genere.”
Undici racconti che sono in realtà capitoli di un romanzo. Pezzi di puzzle in prima persona, frammenti di esperienze, di una coscienza sempre alterata da qualche sostanza, sempre però alla ricerca di uno scopo, di un significato, di un “come sono arrivato a questo punto”.
Racconti in cui muore sempre qualcuno, che sia un uomo vittima di incidente stradale o dei leprottini vittime della follia umana e della negligenza. Oppure c’è sempre qualcuno con qualche limitazione fisica o mentale.
La scrittura segue le allucinazioni, la solitudine, il senso dell’umorismo e l’assurdo per poi scoprire perle di rara bellezza in immagini e frasi. Ho provato la stessa sensazione che mi dà sempre la lettura di Roberto Bolaño: il cuore che si spezza davanti all’empatia, alla sensibilità nella comprensione per la debolezza della condizione umana, espressi come solo un grandissimo scrittore può fare.