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QUALCUNO MI RIDIA IL TEMPO CHE HO SPRECATO LEGGENDO QUESTO LIBRO.
Vi prego. Esisterà qualcosa tipo un soddisfatti o rimborsati, che ne so. Un sindacato dei lettori?
Ok, respira a fondo. Cerchiamo di calmarci e di mettere giù il libro, invece di continuare ad agitarlo pericolosamente così. Su, spostati dalla finestra. Da brava, così.
Donne innamorate è uno di quei libri che quando lo finisci di leggere, quando compi quel magnifico e agognato gesto di chiudere l'ultima pagina, fa nascere in te delle domande esistenziali estremamente profonde e di difficile soluzione. Domande che si possono riassumere in un:
"Embè? Quindi?"
Solo che qui abbiamo un libro di 688 pagine. Di solito sono molto magnanima in questi casi, mi dico “e vabbè dai sei tu la villica che non ha capito il messaggio che voleva trasmettere l'autore”, ma non DOPO 688 FOTTUTE PAGINE. No. Dopo 688 pagine è un affronto.
Ma andiamo con ordine. Parliamo della trama, ma sì. Ci sono due sorelle, Gudrun e Ursula, che nel secondo capitolo si innamorano di tali Gerald e Birkin. A metà libro una di loro due si sposa. Nel frammezzo, Gerald e Birkin ambiscono a conoscersi meglio in senso biblico. Nell’ultimo capitolo, un tizio tira le cuoia in maniera imprecisata e non frega nulla a nessuno. Sì, e poi? No no, niente poi, non accade nient'altro. E dico davvero. Lawrence può creare un capitolo di 70 pagine parlando di una gita in montagna (in cui non accade nulla di significativo, se non giustamente delle persone che vanno in slittino sulla neve) o uno di 40 in cui ci sono delle signorine che prendono il tè discutendo della vita. E' tutto un continuo scorrere di episodi di cui non ti frega un'emerita cippa, perché non mi interessa proprio sapere che Gerald per catturare un coniglio gli dà una legnata sul collo, e del fatto che Birkin e Ursula vanno al mercato a comprare una sedia e poi la regalano potevo anche farne a meno.
E allora perché 3 stelline? Innanzitutto c'è da dire che sono clemente, perché sono felice di essermi tolta questo fardello dal groppone. Poi forse, seriamente parlando, qualcosa di buono sepolto sotto tutte le ciance di Lawrence c'è. La filosofia di Birkin, ad esempio.
Non ho mai parlato della struttura di un capitolo tipo. Due personaggi, estratti a caso da un cappello che Lawrence teneva sul comodino presumo, si incontrano per caso. Cominciano a parlare. Iniziano a discorrere del tempo, o di un vestito, poi uno di loro si mette a parlare di vita, umanità, amore, morte, filosofia, coscienza, che non c'entra assolutamente nulla col tema di partenza, però se è Birkin che parla qualcosa di interessante lo tira fuori. Ad esempio:
"L'umanità è un albero secco, e i suoi frutti, gli individui belli e brillanti di cui è carica, sono gusci vuoti. [...] Vorrei che fosse spazzata via. Potrebbe tranquillamente sparire, e non se ne sentirebbe di certo la mancanza, se tutti gli esseri perissero domani. Allora il vero albero della vita si sbarazzerebbe della più repellente, pesante messe del frutto del Mar Morto, l'intollerabile fardello di miriadi di simulacri umani, un peso infinito di bugie mortali."
Certo, non è proprio un discorso che fareste ad una persona incontrata per caso qualche minuto prima su un sentiero che porta a un torrente, ma è senza dubbio qualcosa di interessante, che offre diversi spunti di riflessione. Ecco, Birkin parla sempre così. Poi quando inizia a discorrere d’amore intraprende percorsi in lande desolate che sfociano con la metafisica, l’astronomia, la religione, la semiotica…e che non vi sto a riportare. Sarà dura, ma so che saprete farvene una ragione.
Gerald invece è solo una personcina molto inquietante. Ce l’ha coi cavalli e coi conigli. Vede il mondo come una gigantesca macchina, in cui ogni cosa ha un ruolo preciso nel grande ingranaggio dell’esistenza; può dunque asservirsene come più gli aggrada. Donne comprese, ovviamente. Ah, ogni tanto medita di uccidere qualcuno. Tutto normale, poi gli passa.
Parliamo dello stile. Ecco, lo stile di Lawrence è particolare, secondo me non l’ha capito bene neanche lui. Quando è ispirato sa creare immagini meravigliose, in cui ogni elemento è carico di sensualità e malizia, in cui le azioni vengono descritte come meravigliosi amplessi anche se due persone stanno solo parlando. Poi però a volte non sa cosa scrivere, e allora si mette a costruire periodi a caso, mettendoci in mezzo un “la sua coscienza”, “il suo io mistico”, “la sua anima”,”il suo essere” ogni tanto, che fa figo ma non vuol dire un bel niente, soprattutto se lo ripeti ad ogni capoverso.
“Avanzavano rapidi lungo la strada innevata, contrassegnata da rami secchi piantati a intervalli regolari. Gerald e Gudrun procedevano separati, come gli opposti poli di un’unica feroce energia. Però si sentivano abbastanza possenti da scavalcare i confini della vita per inoltrarsi in luoghi proibiti e tornarne.”
PERCHE’. PERCHE’. COSA C’ENTRA.
Donne innamorate ha diversi lati positivi, ma sono sommersi, seppelliti da quelli negativi. Primo fra tutti è che personaggi del genere non esistono nella realtà, e già qui il lettore si sente offeso. Indignato contro un Lawrence che ha voluto strafare ficcando nel suo libro elementi casuali di filosofia (dozzinale, peraltro) con la forza, come vestiti in una borsa da viaggio che chiede pietà.
Il risultato è un romanzo di pura fantascienza.
Vi prego. Esisterà qualcosa tipo un soddisfatti o rimborsati, che ne so. Un sindacato dei lettori?
Ok, respira a fondo. Cerchiamo di calmarci e di mettere giù il libro, invece di continuare ad agitarlo pericolosamente così. Su, spostati dalla finestra. Da brava, così.
Donne innamorate è uno di quei libri che quando lo finisci di leggere, quando compi quel magnifico e agognato gesto di chiudere l'ultima pagina, fa nascere in te delle domande esistenziali estremamente profonde e di difficile soluzione. Domande che si possono riassumere in un:
"Embè? Quindi?"
Solo che qui abbiamo un libro di 688 pagine. Di solito sono molto magnanima in questi casi, mi dico “e vabbè dai sei tu la villica che non ha capito il messaggio che voleva trasmettere l'autore”, ma non DOPO 688 FOTTUTE PAGINE. No. Dopo 688 pagine è un affronto.
Ma andiamo con ordine. Parliamo della trama, ma sì. Ci sono due sorelle, Gudrun e Ursula, che nel secondo capitolo si innamorano di tali Gerald e Birkin. A metà libro una di loro due si sposa. Nel frammezzo, Gerald e Birkin ambiscono a conoscersi meglio in senso biblico. Nell’ultimo capitolo, un tizio tira le cuoia in maniera imprecisata e non frega nulla a nessuno. Sì, e poi? No no, niente poi, non accade nient'altro. E dico davvero. Lawrence può creare un capitolo di 70 pagine parlando di una gita in montagna (in cui non accade nulla di significativo, se non giustamente delle persone che vanno in slittino sulla neve) o uno di 40 in cui ci sono delle signorine che prendono il tè discutendo della vita. E' tutto un continuo scorrere di episodi di cui non ti frega un'emerita cippa, perché non mi interessa proprio sapere che Gerald per catturare un coniglio gli dà una legnata sul collo, e del fatto che Birkin e Ursula vanno al mercato a comprare una sedia e poi la regalano potevo anche farne a meno.
E allora perché 3 stelline? Innanzitutto c'è da dire che sono clemente, perché sono felice di essermi tolta questo fardello dal groppone. Poi forse, seriamente parlando, qualcosa di buono sepolto sotto tutte le ciance di Lawrence c'è. La filosofia di Birkin, ad esempio.
Non ho mai parlato della struttura di un capitolo tipo. Due personaggi, estratti a caso da un cappello che Lawrence teneva sul comodino presumo, si incontrano per caso. Cominciano a parlare. Iniziano a discorrere del tempo, o di un vestito, poi uno di loro si mette a parlare di vita, umanità, amore, morte, filosofia, coscienza, che non c'entra assolutamente nulla col tema di partenza, però se è Birkin che parla qualcosa di interessante lo tira fuori. Ad esempio:
"L'umanità è un albero secco, e i suoi frutti, gli individui belli e brillanti di cui è carica, sono gusci vuoti. [...] Vorrei che fosse spazzata via. Potrebbe tranquillamente sparire, e non se ne sentirebbe di certo la mancanza, se tutti gli esseri perissero domani. Allora il vero albero della vita si sbarazzerebbe della più repellente, pesante messe del frutto del Mar Morto, l'intollerabile fardello di miriadi di simulacri umani, un peso infinito di bugie mortali."
Certo, non è proprio un discorso che fareste ad una persona incontrata per caso qualche minuto prima su un sentiero che porta a un torrente, ma è senza dubbio qualcosa di interessante, che offre diversi spunti di riflessione. Ecco, Birkin parla sempre così. Poi quando inizia a discorrere d’amore intraprende percorsi in lande desolate che sfociano con la metafisica, l’astronomia, la religione, la semiotica…e che non vi sto a riportare. Sarà dura, ma so che saprete farvene una ragione.
Gerald invece è solo una personcina molto inquietante. Ce l’ha coi cavalli e coi conigli. Vede il mondo come una gigantesca macchina, in cui ogni cosa ha un ruolo preciso nel grande ingranaggio dell’esistenza; può dunque asservirsene come più gli aggrada. Donne comprese, ovviamente. Ah, ogni tanto medita di uccidere qualcuno. Tutto normale, poi gli passa.
Parliamo dello stile. Ecco, lo stile di Lawrence è particolare, secondo me non l’ha capito bene neanche lui. Quando è ispirato sa creare immagini meravigliose, in cui ogni elemento è carico di sensualità e malizia, in cui le azioni vengono descritte come meravigliosi amplessi anche se due persone stanno solo parlando. Poi però a volte non sa cosa scrivere, e allora si mette a costruire periodi a caso, mettendoci in mezzo un “la sua coscienza”, “il suo io mistico”, “la sua anima”,”il suo essere” ogni tanto, che fa figo ma non vuol dire un bel niente, soprattutto se lo ripeti ad ogni capoverso.
“Avanzavano rapidi lungo la strada innevata, contrassegnata da rami secchi piantati a intervalli regolari. Gerald e Gudrun procedevano separati, come gli opposti poli di un’unica feroce energia. Però si sentivano abbastanza possenti da scavalcare i confini della vita per inoltrarsi in luoghi proibiti e tornarne.”
PERCHE’. PERCHE’. COSA C’ENTRA.
Donne innamorate ha diversi lati positivi, ma sono sommersi, seppelliti da quelli negativi. Primo fra tutti è che personaggi del genere non esistono nella realtà, e già qui il lettore si sente offeso. Indignato contro un Lawrence che ha voluto strafare ficcando nel suo libro elementi casuali di filosofia (dozzinale, peraltro) con la forza, come vestiti in una borsa da viaggio che chiede pietà.
Il risultato è un romanzo di pura fantascienza.