...
Show More
Due conversazioni tra Kurt Vonnegut e Lee Stringer sulla scrittura.
LEE: “Mi sono divertito un mondo a imbattermi... per me è sempre una questione di gioia della scoperta. In un certo senso, mi piacerebbe non sapere cosa sto facendo. A cercare di scoprire come fare a riempire queste pagine mi sono divertito un sacco. Poi, quando ormai ero convinto che non ci sarei mai riuscito: bingo! È successo qualcosa. È stato come stringere la mano a Dio. La ricompensa perfetta per le ore passate a chiedermi se sarei mai stato capace di fare quello che stavo cercando di fare, davvero.”
Scrivere è come stringere la mano di Dio. Come se qualcuno da dentro dettasse le parole.
KURT: “Cosa ci accomuna? Be’, lo hai già detto. Scriviamo prendendo spunto dalle nostre vite, e per noi diventare degli scrittori è stato piuttosto semplice, perché avevamo qualcosa di cui scrivere.”
Ma avere qualcosa da dire non basta. Bisogna essere appassionati. Bisogna avere il fuoco vivo dentro.
KURT: “Quando insegno – ho insegnato all’Iowa Writers’ Workshop per un paio d’anni, al City College, a Harvard... – non mi rivolgo a coloro che vogliono diventare scrittori. Cerco persone che siano appassionate, che coltivino ossessioni per qualche argomento. C’è gente che ha una quantità spaventosa di idee, Lee ne è l’esempio emblematico, e se hai una quantità spaventosa di idee in testa, la voce per esprimerle verrà da sola, le parole giuste verranno da sole, i paragrafi usciranno bene. Prendi Joseph Conrad, per esempio, per il quale l’inglese era la terza lingua, ma che era illuminato da una grande passione. Le parole sono venute e hanno dato vita a dei capolavori.”
Non ci avevo fatto caso al rovescio della medaglia del saper scrivere, che è il saper leggere: “La letteratura è l’unica forma d’arte che esiga un pubblico composto a sua volta di artisti, naturalmente. Per fruirne bisogna saper leggere. E maledettamente bene, anche. Bisogna saper leggere talmente bene da cogliere l’ironia.”
“Poi ci sono faccende come la “morte del romanzo”: non è mai stato del tutto in vita – ripeto, il suo pubblico di lettori deve essere composto essenzialmente da artisti e un pubblico del genere è necessariamente molto ristretto.”
Scrivere per se stessi e per gli altri, scrivere per restare umani: “Per me, in tutto questo, la sfida è quella di restare umani, di provare a compiere gesti umani, di cercare di ricordarci la condizione nella quale siamo nati. Secondo me è già una grande sfida essere umani. La sfida non è tanto cercare d’essere qualcos’altro, ma è proprio il sentirsi... umani.”
LEE: “Mi sono divertito un mondo a imbattermi... per me è sempre una questione di gioia della scoperta. In un certo senso, mi piacerebbe non sapere cosa sto facendo. A cercare di scoprire come fare a riempire queste pagine mi sono divertito un sacco. Poi, quando ormai ero convinto che non ci sarei mai riuscito: bingo! È successo qualcosa. È stato come stringere la mano a Dio. La ricompensa perfetta per le ore passate a chiedermi se sarei mai stato capace di fare quello che stavo cercando di fare, davvero.”
Scrivere è come stringere la mano di Dio. Come se qualcuno da dentro dettasse le parole.
KURT: “Cosa ci accomuna? Be’, lo hai già detto. Scriviamo prendendo spunto dalle nostre vite, e per noi diventare degli scrittori è stato piuttosto semplice, perché avevamo qualcosa di cui scrivere.”
Ma avere qualcosa da dire non basta. Bisogna essere appassionati. Bisogna avere il fuoco vivo dentro.
KURT: “Quando insegno – ho insegnato all’Iowa Writers’ Workshop per un paio d’anni, al City College, a Harvard... – non mi rivolgo a coloro che vogliono diventare scrittori. Cerco persone che siano appassionate, che coltivino ossessioni per qualche argomento. C’è gente che ha una quantità spaventosa di idee, Lee ne è l’esempio emblematico, e se hai una quantità spaventosa di idee in testa, la voce per esprimerle verrà da sola, le parole giuste verranno da sole, i paragrafi usciranno bene. Prendi Joseph Conrad, per esempio, per il quale l’inglese era la terza lingua, ma che era illuminato da una grande passione. Le parole sono venute e hanno dato vita a dei capolavori.”
Non ci avevo fatto caso al rovescio della medaglia del saper scrivere, che è il saper leggere: “La letteratura è l’unica forma d’arte che esiga un pubblico composto a sua volta di artisti, naturalmente. Per fruirne bisogna saper leggere. E maledettamente bene, anche. Bisogna saper leggere talmente bene da cogliere l’ironia.”
“Poi ci sono faccende come la “morte del romanzo”: non è mai stato del tutto in vita – ripeto, il suo pubblico di lettori deve essere composto essenzialmente da artisti e un pubblico del genere è necessariamente molto ristretto.”
Scrivere per se stessi e per gli altri, scrivere per restare umani: “Per me, in tutto questo, la sfida è quella di restare umani, di provare a compiere gesti umani, di cercare di ricordarci la condizione nella quale siamo nati. Secondo me è già una grande sfida essere umani. La sfida non è tanto cercare d’essere qualcos’altro, ma è proprio il sentirsi... umani.”