Community Reviews

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98 reviews
April 17,2025
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I did enjoy the book, although it's dense and tends to jump from historical point to point. Knowing that, without having a good understanding of those more niche areas of history, it is not a time ti learn about them.

Other than that, I appreciated the viewpoint that was offered and the way it was written. A critique of modern times (of the 90's) that come to bear a lot more today, and are easily noticeable considering recent historical events (2008 crash, COVID-19 and its handling).

I'm not someone who apparently has the best critical thinking skills, so I enjoyed this book at face value. Dense, yes, but informative and an interesting perspective on how we ended up where we are today.
April 17,2025
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I am dumbfounded that anyone could take this book or its author serious. Filled with non sequitur and discordant argumentation throughout, unable to posit a rational argument against reason, it strikes me as only someone devoid of rational thought could enjoy or applaud this rubbish. The book is simply terrible. Unfortunately I cannot rate this lower than one star.
April 17,2025
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Scrivo la recensione in italiano perché l'edizione italiana, che ho letto, non è semplicemente una traduzione dall'inglese, ma una riduzione del testo originale: lungi dall'essere una semplice mutilazione, sembra che autore e curatori abbiano approfittato dell'occasione (e della scusa di veri o presunti riferimenti culturali impervi al lettore italiano) per fare quell'editing di cui svariati recensori dell'edizione originale lamentano la mancanza, laddove parlano di un libro eccessivamente prolisso e ridondante.

Non ho avuto modo di fare confronti, ma posso dire che il problema, se è stato mitigato, non è stato risolto: il libro mantiene una sua natura chiara di guazzabuglio, di appunti sparsi, tutti intorno a un centro fondamentale; quello di una civiltà occidentale che patisce la crisi di turno per l'eccessivo credito dato alla "ragione", ovvero lo straw man di turno, mai passibile, a quanto pare, di una definizione delle molte possibili e tentate. Stessa cosa per i contraltari proposti, dalla "moralità" (ascritta, sembra, a un innatismo vago) al "buon senso".

Così il libro spazia per vari campi prendendo l'avvio da note storiche nella forma preferita dal nume tutelare Voltaire, ovvero il pamphlet, il tratteggio di lunghi elenci di peccati di singoli personaggi trasversalmente colpevoli di stare sul cazzo all'autore per vari motivi, variabili di volta in volta ma sempre orientati, apparentemente, alla formazione della dittatura della ragione in cui viviamo; con esiti che ricordano il più bilioso - e di conseguenza, perlomeno divertente - Karlheinz Deschner quando ce l'ha con qualche santo o prelato: così abbiamo Ignazio di Loyola primo tecnocrate della storia (?), la scema Maria Antonietta (con l'attribuzione della battuta sulle brioche, nientemeno), il nano megalomane Napoleone (anche qui, ancora con questa storia del nano), il cattivo Machiavelli (con cui l'autore a volte concorda, non si sa se rendendosene conto - per esempio si dilunga sull'inopportunità, oggi, di sviluppare tanto l'industria degli armamenti e di incrementare la proria forza militare comprando da fuori; cosa su cui Machiavelli è stato tra i primi a puntare il dito, a proposito delle truppe mercenarie che imperversavano in Italia). Tali atomi del male sono contrapposti a una ristretta selezione di modelli di riferimento - l'ovvio Voltaire, Solone (che l'autore apprezza in quanto amministratore e poeta; e infatti nel libro, all'inizio di ognuna delle tre parti, ci ammanisce delle atroci invettive in versi), Thomas Jefferson e Socrate; quest'ultimo forse il richiamo principale, più di Voltaire stesso.

Si passa poi a elencare i peccati dell'Occidente, e abbiamo fra le altre:

- I succitati investimenti smodati nella fabbricazione di armi, col Giappone che trarrebbe la propria forza dal fatto di non prendervi parte: il libro è del 1992, e insiste abbastanza sulla presa del Giappone come modello positivo di potenza industriale, che non fa delocalizzazioni ecc. Il ristagno in cui il paese versa tuttora era alle porte, l'autore ha avuto giusto il tempo di dirgli sfiga.
- La gestione razionale in aperto contrasto con la democrazia. Magari interessante, ma "razionale" perché?
- Sulle forme di governo e giuridiche occorre una strana schizofrenia: il meridione d'Europa è visto come la terra dell'approccio top-down e della rigidezza leguleia, le tribù germaniche come il modello primigenio delle libertà democratiche (mancava un "terroni!" e c'eravamo); ma allora perché poi cala la mannaia sulla common law e le giurie popolari?
- I leader moderni si distinguono per come sono ossessionati dall'immortalità, tanto che usano farsi fare tombe sontuose e mausolei. Mai viste le piramidi?
- Un odio per il terziario come componente parassitaria dell'economia, non si capisce se in tutto o in parte. Ma l'autore, da accademico, in che settore pensa di rientrare?
- Un'incoerente ontologia del denaro, di cui si dice che è inesistente (vero) diverse pagine dopo aver detto che quello dei salariati è genuino e quello dei finanzieri no.

Tuttavia non tutto è da buttare, e il libro è a tratti interessante in due modi. Uno di questi si trova nei curiosi echi con l'oggi, laddove si allude a molti problemi negli stessi toni odierni, benché siano passati 26 anni; e soprattutto, a problemi spesso dati per precipuamente italiani, mentre l'autore li rileva un po' in tutto l'occidente: così si parla della disoccupazione in Europa, ai tempi all'11%, di recessione ventennale, di calo della qualità dei lavori, di corporativismo, burocrazia, analfabetismo galoppante, della tendenza a guardare con distacco ai leader lagnandosene e aspettandosi un Eroe che risolva le crisi. E si prosegue con le troppe leggi farraginose, le aziende che pagano poche tasse, i magistrati iniqui, l'individualismo trasversale, il divismo fine a sé stesso, la percezione dello stato come di un corpo esterno ed ostile, e così via.

L'altro modo sta in determinati punti teorici potenzialmente fecondi, se l'autore si fosse preso il tempo e lo spazio di approfondirli meglio: il modo in cui i valori di competitività ed eccellenza spingono i più a nascondere i talenti, dato il timore di non poter essere tra i pochi eletti; l'autoreferenzialità della critica letteraria che, emarginando gli scrittori, produce l'immaginario dello scrittore dannato e per questo creativo; la debolezza della letteratura in quanto fatta da professionisti della scrittura che non approfondiscono altri temi; così come il problema annoso della sempre minore fruizione delle arti serie. E per sensibilità personale, mi sono trovato in particolare sintonia con l'antipatia verso le canzoni concepite come inni, evocazioni piuttosto che testimonianze. Una sensibilità estetica, da parte dell'autore, è senz'altro visibile.

In ultimo, abbiamo il manifesto conclusivo, la pars construens compressa in poche battute finali: l'autore si rivela per un continuatore della tradizione socratica, e invita a coltivare il dubbio dopo 450 estenuanti pagine di sentenze e patenti. E dato il mio scarso socratismo, passo: il metodo socratico, per conto mio, è quello del moralista che chiede *a te* di coltivare il dubbio, così il giudizio lo lasci *a lui*. E al Settecento dei pamphlet preferisco sempre il Seicento dei trattati. Grazie.
April 17,2025
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Brilliant. Finally got around to reading this in 2008-9, just after the global financial crisis hit. This guy saw that if those pushing for financial sector deregulation got their way, that it would all come crumbling down.
April 17,2025
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As I was perusing the book store my eye caught the attention of this book.
What could be wrong with reason I wondered? As I found out plenty!
As Macleans says of the book:"Voltaires Bastards may be one of those rare
books that change the way society sees itself.
Its a monster of a book in size and intellect.
April 17,2025
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Tells the truth in his way...if it is the truth...who knows....

not bad, and boring...

that is just me...

April 17,2025
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I think this book does an excellent job of analyzing modern culture and pointing out many of its flaws, especially how there is such specialization that people lack the ability to put actions and events into any sort of context. Without this we cannot hold anyone accountable or judge people/corporations/govts. We need to have some common sense, historical context and morality back in society/corporations/govt before our society slowly implodes back into a society separated into the haves and have-nots.

Economics, corporations and western governments are analyzed in the context of the rise of the technocrat, military industrial complex, consumer culture, debt load, and decline of common sense logic and morality. This book does a great job pointing out flaws in logic, the development of these flaws, obfuscation of blunders, and the mechanisms put in place to reinforce them, which have led us to where our society finds itself today. This is all more evident when put into the context of the fifteen years since this book was written in 1993.
April 17,2025
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The ultimate guide on everything that's wrong with the world
April 17,2025
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Saul quotes: "all styles are good except the boring,” but ignores this advice.  Overlong book becomes tired, cranky as it goes on, on, on...
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April 17,2025
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There's good stuff in here but it's a bit all over the place. It's hampered by being written right after the fall of the USSR and could be more concise, but it's general criticisms are very pertinent to our current cultural moment.
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