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Una settimana di Assolutamente Niente
"Ho sentito cittadini americani maggiorenni e benestanti che chiedevano all'Ufficio Relazioni con gli Ospiti se per fare snorkeling c'è bisogno di bagnarsi, se il tiro al piattello si fa all'aperto, se l'equipaggio dorme a bordo e a che ora è previsto il Buffet di Mezzanotte."
"Questo è il fatto. Una vacanza è una tregua dalle cose sgradevoli, e poiché la coscienza della morte e della decadenza è sgradevole, può sembrare strano che la più sfrenata fantasia americana in fatto di vacanze preveda che si venga schiaffati in mezzo a una gigantesca e primordiale macchina di morte e decadenza."
"Nella brochure della crociera, voi siete esonerati dalla fatica di costruire il sogno. Lo fa la pubblicità al posto vostro. La pubblicità, insomma, non manipola la vostra capacità d'azione, né la ignora: semplicemente, la sostituisce. E questo atteggiamento autoritario - simil-genitoriale - crea una promessa davvero speciale, una promessa diabolicamente seducente, che d'altra parte è quasi sincera, perché è una promessa che la crociera extralusso ha tutte le intenzioni di mantenere. La promessa non consiste nel fatto che avrete la possibilità di godervi la vacanza, ma che ve la godrete di sicuro. E loro si assicureranno che ciò accada."
Posso dire di aver chiuso un cerchio; o meglio: un triangolo. Andrea Pomella, per il suo L'uomo che trema, ammise di essere stato profondamente ispirato da Il male oscuro di Giuseppe Berto e il suddetto reportage narrativo stilato da David Foster Wallace durante la settimana dell'11-18 marzo 1995, a bordo della crociera extra-lusso Nadir.
Se l'opera di Berto è un flusso di coscienza di stampo autobiografico, dalla scrittura inarrestabile, che attraverso il narcisismo dell'auto-espiazione permette di librare la sofferenza a vette liriche di ineguagliata onestà (rimanendo divertente), Una cosa divertente che non farò mai più si tradisce maggiormente come autoptica analisi di un cinico nevrotico costretto al confinamento in un contesto a lui alieno.
E probabilmente le prime 30 pagine, dedite alla descrizione di quello che muove il contesto nei confronti dei vacanzieri, risultano le più affilate e a fuoco: come una macchina primordiale di morte, la crociera persegue la squadratura della tua esperienza attraverso un'organizzazione così metodica e coercitiva da ricordare i modellini di Perky Pat e Walt in Le tre stimmate di Palmer Eldrith, ove i coloni su Marte masticano droga di fronte a dei modellini per proiettarsi in un simulacro lisergico fatto di effimera spensieratezza. Ecco, gli involontari tagli distopici di inizio reportage restano i picchi massimi dell'intera lettura. La restante parte dello scritto di DFW, avvalendosi di una cascata bulimica di note che quasi fagocitano il testo scritto, in un tripudio esaltatorio dell'inutile, diventa più esercizio affabulatorio: meno riflessivo e maggiormente divertito nell'osservare il teatro dell'assurdo che si consuma davanti agli occhi del serafico DFW.
Il tutto raccontato con una padronanza tra sarcasmo e ironia che solo un ottimo narratore saprebbe sfoggiare senza eccedere nell'assillo.
(Da menzionare l'intero capitolo sull'opuscolo pubblicitario di Frank Conroy e l'aneddoto sulla moglie del capitano Scott Peterson; a seguire l'ubiquità dell'inserviente Petra e la dittatura ellenica sui poveri libanesi senza requia, ove a spadroneggiare è il losco Dermatitis.)
"Ho sentito cittadini americani maggiorenni e benestanti che chiedevano all'Ufficio Relazioni con gli Ospiti se per fare snorkeling c'è bisogno di bagnarsi, se il tiro al piattello si fa all'aperto, se l'equipaggio dorme a bordo e a che ora è previsto il Buffet di Mezzanotte."
"Questo è il fatto. Una vacanza è una tregua dalle cose sgradevoli, e poiché la coscienza della morte e della decadenza è sgradevole, può sembrare strano che la più sfrenata fantasia americana in fatto di vacanze preveda che si venga schiaffati in mezzo a una gigantesca e primordiale macchina di morte e decadenza."
"Nella brochure della crociera, voi siete esonerati dalla fatica di costruire il sogno. Lo fa la pubblicità al posto vostro. La pubblicità, insomma, non manipola la vostra capacità d'azione, né la ignora: semplicemente, la sostituisce. E questo atteggiamento autoritario - simil-genitoriale - crea una promessa davvero speciale, una promessa diabolicamente seducente, che d'altra parte è quasi sincera, perché è una promessa che la crociera extralusso ha tutte le intenzioni di mantenere. La promessa non consiste nel fatto che avrete la possibilità di godervi la vacanza, ma che ve la godrete di sicuro. E loro si assicureranno che ciò accada."
Posso dire di aver chiuso un cerchio; o meglio: un triangolo. Andrea Pomella, per il suo L'uomo che trema, ammise di essere stato profondamente ispirato da Il male oscuro di Giuseppe Berto e il suddetto reportage narrativo stilato da David Foster Wallace durante la settimana dell'11-18 marzo 1995, a bordo della crociera extra-lusso Nadir.
Se l'opera di Berto è un flusso di coscienza di stampo autobiografico, dalla scrittura inarrestabile, che attraverso il narcisismo dell'auto-espiazione permette di librare la sofferenza a vette liriche di ineguagliata onestà (rimanendo divertente), Una cosa divertente che non farò mai più si tradisce maggiormente come autoptica analisi di un cinico nevrotico costretto al confinamento in un contesto a lui alieno.
E probabilmente le prime 30 pagine, dedite alla descrizione di quello che muove il contesto nei confronti dei vacanzieri, risultano le più affilate e a fuoco: come una macchina primordiale di morte, la crociera persegue la squadratura della tua esperienza attraverso un'organizzazione così metodica e coercitiva da ricordare i modellini di Perky Pat e Walt in Le tre stimmate di Palmer Eldrith, ove i coloni su Marte masticano droga di fronte a dei modellini per proiettarsi in un simulacro lisergico fatto di effimera spensieratezza. Ecco, gli involontari tagli distopici di inizio reportage restano i picchi massimi dell'intera lettura. La restante parte dello scritto di DFW, avvalendosi di una cascata bulimica di note che quasi fagocitano il testo scritto, in un tripudio esaltatorio dell'inutile, diventa più esercizio affabulatorio: meno riflessivo e maggiormente divertito nell'osservare il teatro dell'assurdo che si consuma davanti agli occhi del serafico DFW.
Il tutto raccontato con una padronanza tra sarcasmo e ironia che solo un ottimo narratore saprebbe sfoggiare senza eccedere nell'assillo.
(Da menzionare l'intero capitolo sull'opuscolo pubblicitario di Frank Conroy e l'aneddoto sulla moglie del capitano Scott Peterson; a seguire l'ubiquità dell'inserviente Petra e la dittatura ellenica sui poveri libanesi senza requia, ove a spadroneggiare è il losco Dermatitis.)