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Ho sentimenti contrastanti riguardo questo libro. Ad un primo impatto (soprattutto nella prima metà) mi è piaciuto molto: la malattia dei genitori, della madre in particolare, viene raccontata con un’onestà senza fronzoli ed un’emotività davvero coinvolgente. Eggers ci trascina nel suo mondo fatto di dolore e incredulità, che cerca sempre di stemperare con una sorta di ironia autocompiacente (che, al contrario di molte recensioni in cui mi sono imbattuta, non mi ha dato particolarmente fastidio, semplicemente perché si nota che il suo smisurato ego è un semplice scudo difensivo per sé e suo fratello minore Toph). I suoi dilemmi tra il non voler rinunciare a vivere la sua vita da ventiduenne e il voler essere già adulto per offrire un modello di riferimento al fratello (ricordiamo che Toph ha 11 anni…) sono i protagonisti di molti degli episodi che qui ci racconta; e lo fa bene! Mi ci sono ritrovata in tanti pensieri e moltissime paure che condivide riguardo alla perdita di un genitore. Ho apprezzato tanto anche alcuni passaggi dove, anche se per poco, seppelliva le maschere d’ironia e si lasciava andare a parole tormentate riguardo al lutto e a ciò che ne consegue, a quello che lascia a chi rimane in vita. Così come ho trovato notevoli alcuni espedienti narrativi utilizzati, ad esempio l’intervista per il provino a The Real World, programma di MTV, che diventa un pretesto per raccontarci molto della sua infanzia e dei suoi genitori. É così che scopriamo di più sul padre, un alcolista spesso violento, e della madre, incapace di fermare il marito quando alzava le mani sui figli e, anzi, disposta a scendere a patti con lui perché stufa di dover combattere contro una situazione troppo grande per le sue sole forze.
Dall’altro lato, però, molti brani li ho trovati inutilmente prolissi e poco interessanti. E’ sicuramente un mio limite, ma tutto ciò che riguardava la nascita della rivista fondata da Eggers con l’amico Moody l’ho trovata estremamente noiosa. Insomma, mi pareva di annaspare tra monologhi strappalacrime e dialoghi fuori contesto. Ero un po’ stranita, ecco, e lo sono rimasta fino a fine lettura.
Dall’altro lato, però, molti brani li ho trovati inutilmente prolissi e poco interessanti. E’ sicuramente un mio limite, ma tutto ciò che riguardava la nascita della rivista fondata da Eggers con l’amico Moody l’ho trovata estremamente noiosa. Insomma, mi pareva di annaspare tra monologhi strappalacrime e dialoghi fuori contesto. Ero un po’ stranita, ecco, e lo sono rimasta fino a fine lettura.